62-Innocente

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L'agente Spencer scosse la testa guardando i risultati completi del test, la ragazza non aveva mentito.
e ora?

quante persone sarebbero state denunciate per l'accaduto? E soprattutto fin quando il suo senso di colpa lo avrebbe tormentato?

Doveva comunicare quello che aveva scoperto alla squadra che si occupava di lei.

Hank Taylor e Gabriel Anderson si trovavano nella stessa stanza.

Il giovane agente continuava a guardare fisso un punto sul muro, in basso, ad un lato della stanza, era perso tra i suoi pensieri, e con una mano si carezzava i capelli ramati,l'altra stava a penzolone.
Aveva un'espressione distrutta in volto, le labbra leggermente schiuse, a tratti spaccate dal freddo.

Appena l'agente Spencer entrò nella stanza le due facce si voltarono verso di lui sincronicamente, dandogli i brividi.

<Ho i risultati>
annunciò con un tono fiero.

Hank Taylor lo guardò sconcertato,
<così presto? >
era la paura che parlava per lui.

Gabriel mantenne un tono fermo, come se si fosse rassegnato all'evidenza in quelle ore, Cass era colpevole e sarebbe rimasta solamente un brutto ricordo.

<Sì, e volete il risultato?>

nessuno dei due rispose, Spencer scosse la testa.

<è completamente innocente secondo la macchina della verità>

Hank per poco non venne colto da un inarto.

<è impossibile, come ha ucciso quegli uomini, chi l'ha aiutata? >
domandò prendendosi la testa fra le mani.

<è stata una delle mie domande, e fidatevi, ha fatto tutto lei, a meno che la macchina della verità più evoluta al mondo si sia sbagliata, ma trovo questa possibilità abbastanza remota>
Disse sorridendo e poi concluse con una frase che fece venire la pelle d'oca a Gabriel.

<Congratulazioni, avete una bella arma per le mani>

Detto questo l'agente Spencer li salutò con un cenno e uscì, aveva operazioni più importani alle quali pensare,con sospettati veri.

Gabriel sospirò rumorosamente, avrebbe voluto piangere in quel momento, davanti al suo capo.
Si ricordò di cosa aveva detto a Cassandra, un'innocente che stava per essere uccisa.

Avrebbe dovuto credere in lei.

Tutti quegli insulti gli risuonarono in mente.

"Avrai quello che ti meriti " le aveva detto.
Si era sbagliato.
Cassandra poteva nascondere qualunque segreto ma non si meritava un giorno come quello.

Hank scosse la testa.
<Eppure ne ero convinto, mah, dev'essere stata una questione di fortuna. Aveva le armi vicine e quegli uomini la devono avere sottovalutata per via della sua corporatura >

Gabriel rise amaramente.
<E perché non l'ha pensato prima di farmi perdere la sua fiducia?>
Lo rimproverò.

<Agente Anderson, tutto ciò che ha detto a quella ragazza non è stato parte di un mio ordine ma del suo astio,veda di controllare le sue parole >

Gabriel non poteva restare lì un minuto in più. Doveva correre da Cassandra, spiegarle i suoi dubbi, e farsi perdonare.

Raggiunse la stanza degli interrogatori neanche un secondo dopo, aveva la testa frastornata, il mondo gli girava intorno, come se si trovasse in mezzo ad un tornado.

Aprì la porta di getto e guardò il corpicino di Cassandra.
La ragazza teneva la testa bassa ed i capelli le scendevano lungo le spalle, erano più belli ed in salute rispetto al giorno in cui aveva raggiunto Washington.

<Cassandra, non->

Gabriel si bloccò.
All'improvviso si accorse che tutte le parole  del mondo non avrebbero potuto garantirgli una giustificazione.

<Ho sbagliato, ti ho giudicata, senza sapere cos'era successo, e me ne pento ogni secondo di più, per favore, dimmi se stai bene>

Cassandra annuì, ma senza alzare lo sguardo.
<Sto benissimo >
Rispose con un tono di voce che raggelò l'ambiente.

Non era mai stata così, si sentiva tradita nel profondo, usata e poi gettata come un giocattolo rotto.

<Cass s->
La mora scosse la testa e lo fulminò con lo sguardo, aveva gli occhi rossi, e le labbra infiammate.

<Non voglio sentire altro da te Gabriel.
Andrò avanti, troverò le ragazze ma non mi parlare più in questo modo, non sono tua amica, ricordatelo >

L'uomo dovette abbassare lo sguardo, non aveva mai visto Cassandra così arrabbiata e le sue parole sembravano sincere.

Aveva ragione, non era sua amica, lei era più di un'amica.
Ma l'aveva persa.
Doveva fare i conti solo con se stesso per questo fatto.

<Nessuna Safe House è veramente sicura per te quindi vivrai a casa mia finché il caso non sarà risolto >
L'avvisò.

Cassandra sentì il cuore spezzarsi.
Le ci era voluta tutta la forza che possedeva per formulare la risposta precedente, non avrebbe potuto stargli accanto senza crollare.

Ma doveva farlo, Sabrina, ricordò a se stessa.
Doveva cominciare a pensare agli altri, se lei non era altro che un fantoccio, almeno sarebbe servita a condurre un gioco importante.

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Nuovo capitolo.
Scusate per l'assenza ❤️

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