59-Spionaggio

10.5K 523 81
                                    

Cassandra strinse le mani attorno al proprio corpo, mentre il freddo le penetrava nelle ossa.
Arrivò perfino a pensare che volessero ucciderla in quella stanza, in compagnia solo del suo respiro.

Era stata rinchiusa lì un tempo indefinibile, visto che non era più provvista dell'orologio che le era stato dato dall'FBI.

Non appena era stata portata nella stanza, si era seduta , il dolore alla gamba non le permetteva di camminare molto, ma a quegli uomini sembrava non importare.

Per quello che le sembrò un buon quarto d'ora non aveva fatto che inventare spiegazioni della mancanza della sua squadra , e soprattutto di Gabriel ma ora non riusciva più a ignorare l'evidenza.

Era stata abbandonata , per aver ucciso due nemici.

Non riusciva a credere di averlo solo pensato ma ora risultava la verità più accreditata.

L'agente Anderson le aveva detto che non l'avrebbe mai abbandonata, qualunque cosa fosse successa, era una menzogna e Cassandra ci era cascata in pieno.
Mai fidarsi di un poliziotto.

All'improvviso la porta si aprì.

Entrò un uomo sulla cinquantina, con grande dispiacere di Cass, che sperava fino all'ultimo di sbagliarsi sul conto di Gabriel.

<Cosa volete da me? >
la domanda le parve più che opportuna.

L'uomo allungò un braccio, la mano conteneva un fascicolo.

<Deve firmare questi per l'interrogatorio>

<Q-quale interrogatorio ?>

L'agente alzò le sopracciglia.
<ho sentito che ha ucciso due uomini, è vero?>

Cass abbassò la testa, le fece male il cuore, poi annuì.

<Allora un interrogatorio è il minimo in questo caso>
sospirò l'uomo, porgendole una penna a sfera, Cass la prese nella mano destra e scrisse il suo nome una decina di volte sui moduli,senza leggerli nemmeno, non voleva più sapere cosa ne sarebbe stato della sua vita se Gabriel non le stava accanto.

L'uomo annuì soddisfatto e riprese i moduli, le sorrise cortesemente, ed uscì dalla stessa porta da cui era entrato, come se non fosse mai successo .

L'attesa seguente durò parecchie ore, Cass si mise a piangere diverse volte ma cercò sempre di coprire lo sguardo dalla telecamera, non voleva assolutamente mostrarsi debole.

Non sarebbe stato giusto fare l'innocente , dopo aver ucciso due persone.

La prima cosa che riconobbe fu l'odore di vaniglia, poi udì lo schiocco della porta che veniva chiusa.

Alzò lo sguardo , era lui, avrebbe voluto lanciargli contro decine di insulti per quella mancanza, ma ora il suo unico desiderio era riabbracciarlo.

Si alzò con quel'intenzione ma venne bloccata da un gesto gelido dell'agente.

<NON si muova ! >
lo gridò forse anche troppo forte , ma non riuscì a non perdere la calma in quel momento.

La donna che aveva sperato di poter amare per gli anni successivi ora si stava rivelando un'illusione.
Gabriel non era nuovo a spie abili e seducenti ma Cassandra era tutt'altra cosa , lei lo aveva manipolato non con il corpo ma con la mente, scuotendo il suo senso protettivo.

<è stato facile illudermi, vero?>

<Gabriel non so di cosa tu stia parlando,mi dispiace di aver fatto del male a quelle persone ma , non sono riuscita a fermarli in altro modo>

Cassandra si chiuse il volto tra le mani, l'espressione di Gabriel passò da triste ad infuriata .

<Ma quanto credi sia stupido, tu hai capito benissimo perché sei qui, e non venirmi a raccontare la frottola del 'non volevo farlo, è stao un inciente'>

Cassandra soffocò le lacrime, avrebbbe voluto morire in quel momento, il modo in cui la stava trattando Gabriel le feriva il cuore più di una coltellata.

Si sentivano entrambi traditi , perché nessuno ascoltava i dubbi dell'altro.

<Avrai quello che ti meriti>
sospirò Gabriel, e un attimo dopo scomparve, lasciando Cass di nuovo sola a lottare con i suoi demoni.

Al suo posto entrò un agente ,ma sicuramente non interno all'FBI Cass non ne riconobbe l'uniforme, era molto più ingessata della classica tuta blu scuro.

<Deve seguirci per l'interrogatorio>
esclamò l'uomo.

Cass alzò lo sguardo, vide un paio di occhi azzurri color ghiaccio, circondate da uno strato piuttosto denso di occhiaie, ma non a abbasanza che testimoniare che l'uomo avesse superato la sessantina.

La mora si alzò, facendosi leva con le gambe e lo seguì senza obiettare.

Il tragitto fu piuttosto breve,Cassandra riconobbe la stessa saletta che aveva ospitato il suo primo interrogatorio all'FBI, mesi prima, ora in confronto era diventata pienamente una donna, eppure le circostanze rimanevano le stesse.

<Io sono l'agente speciale Spencer, e questo è l'interrogatorio numero 676, su un caso di tentato spionaggio , ancora da chiarire , e sulla morte di due uomini di origini russe>

Disse l'agente , accendendo una piccola macchina che usava solitamente per registrare tutti i suoi interrogatori.

Cass riflettè su quelle parole , e non aveva nulla da obiettare tranne Spionaggio, ma pensò che si trattasse dei due uomini e preferì non chiedere di approfondire la questione, aveva la netta sensazione che i  suoi dubbi sarebbero stati presto chiariti. <Signorina immagino che lei sappia il perché è stato dato per necessario quest'interrogatorio>

Cass annuì.
<Lo immagino>

<Mi dica cosa è successo in quella Safe House>

Cass si strinse nelle spalle, era stufa di doverlo raccontare a tutti, ogni volta che rievocava l'evento si sentiva sempre più colpevole, come se quegli uomini non avessero voluto ucciderla e lei fosse soltanto un rifiuto umano.

<Va bene >
rispose ed iniziò il racconto.

L'uomo annuì come se si aspettasse le parole di Cassandra.

<Cassandra Roy, non ti voglio prendere in giro>
disse con espressione enigmatica.
<ma non è stata una buona mossa inventare questa storia, abbiamo capito subito chi sei e che cosa vuoi da noi>

<Che cosa significa? >
Cass scosse la testa , le sembrava di essersi catapultata in un giganteso incubo da cui non riusciva più ad uscire.

<Non ti conviene giocare Cassandra, ti abbiamo scoperto, ormai hai perso la partita, ti conviene dire addio alla tua cara libertà >

•UNDER MY SKIN•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora