23-Hilbert

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(3 febbraio)

Gabriel aggrottò  le sopracciglia, annuì leggermente.

Dopo un  suono metallico le porte si aprirono, una folata di aria condizionata ed un leggero sentore di alcool penetrarono nell'ascensore.

Cassandra aveva  lo sguardo puntato in basso, la faccia pallida non rivelava nulla di quello che stava pensando.

Anderson  si  domandò cosa volesse  dire restare bloccati nei propri ricordi, nel passato.

Non aveva  la vita più facile del mondo ma niente di paragonabile alla sua.

Strinse le labbra in una linea leggermente arcuata verso l'alto.
L'avrebbe aiutata lui, ci sarebbe sempre stato quando ne avesse sentito il bisogno.

Lo realizzò in quel momento.

Quella ragazza era la sua sola occasione per redimersi, aiutando lei, avrebbe aiutato se stesso e, se non cancellato, almeno sbiadito i suoi errori.

Prese  una ciocca dei  capelli della ragazza e la spostò  dietro l'orecchio

Lei  sobbalzò , fissandolo.

<Andiamo>
La esortò, accennando un sorriso.

Cass lanciò  uno sguardo oltre il muro invisibile che li divideva  dal piano, con i suoi uffici e gli agenti a lavoro, alcuni chini sui PC, altri riuniti in gruppetti bisbiglianti.

Erano tutti abbastanza concentrati nel proprio compito , nessuno aspettava che il tempo passasse per andare a casa mangiando qualcosa.

Quelle persone davano tutto per proteggere il proprio paese da persone come gli uomini che l'avevano rapita.

<Si>
Sussurrò, colta dalla consapevolezza del suo dovere,e mosse  un passo.

G. la seguiva  piano piano, finché non si fermò  di botto.

Kole si alzò dalla sua postazione, venendo loro  incontro, un espressione incuriosita in volto, le braccia piegate con le mani tese all' altezza del petto.

<Cassandra, ciao>
La salutò , lei ricambiò, un po' intimidita.

<Cosa?...>
Non fece in tempo a terminare la frase che Hank Taylor si avvicinó.

Sembrava alquanto nervoso, gli pulsava una vena sulla fronte ampia.

I capelli erano  spettinati, i primi bottoni della camicia scura aperti.

Faceva tutto pensare che  non avesse  completamente il controllo di sé.

<La Hilbert è nella sala 105, portala da lei>
Disse , risoluto, la sua voce era  rauca, quasi come se avesse gridato poco tempo prima.

Gabriel fece cenno di sì, e  il capo sparì fra la piccola folla blu.

L'agente aggrottò  le sopracciglia, non sapeva  cosa fosse  preso a Hank, sperò solo che la colpa fosse   del caso che vedeva  coinvolta Cassandra, che non avesse  problemi personali.

In ogni caso appena  si assicurò
che la ragazza lo seguisse  cominciò  a camminare verso la stanza.

Il corridoio sembrava  non finire mai per Cassandra, Gabriel invece per poco non oltrepassò la 105, dirigendosi verso un altra viuzza della sede.

Ma quando il numero risaltò davanti ai suoi occhi , ritornò sui suoi passi.

Prima di impugnare la maniglia in metallo la squadrò  completamente.

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