18-Ripensamenti

21.8K 1K 57
                                    

(2 Febbraio)

<Raccontami qualcosa>
La incitò,
prima li avessero presi prima si sarebbe potuta  liberare di questo peso, altrimenti non avrebbe mai vissuto felicemente.

Il suo cuore non avrebbe visto la luce se oscurato dalla colpa.

Cassandra si fermò,  tese lo sguardo verso la finestra era leggermente sporca, una piccola ragnatela pendeva dall'alto, la prese con un dito e sfregò contro il pollice, fino a farne solamente qualche piccolo granello biancastro.

<Solo se vuoi>
Chiarì Gabriel.
Forse per lei era stato  abbastanza , forse le serviva solo un po' di pace.

La ragazza si  voltò , le mani incrociate al petto.

<Non c'è molto da sapere>

Gabriel abbassò lo sguardo.
<Prima hai detto che i "clienti">
Pronunciò quella parola con disprezzo e piano, tanto che lei la sentì appena.

Aveva affrontato casi simili ma mai con la stessa rabbia, forse la vista di quelle ferite per lui era stata peggiore degli stupri più efferati.

Quelli, non poteva neanche riuscire a immaginarseli sulla propria pelle.

Le ferite si, anche lui aveva provato dolore, gli era capitato più volte di essere stato picchiato durante una missione.

Ma non aveva mai avuto addosso segni così profondi, così scavati nella pelle.
Sembrava che Cassandra fosse stata ferita dal diavolo in persona.

<...Si facevano vedere in volto>

La ragazza annuì, battendo le palpebre, rivide gli occhi, i loro colori, le loro forme più strane e le loro più strane inclinazioni.

A volte venivano al castello gruppi imponenti di asiatici, lei si nascondeva dietro le porte, stretta contro il muro.

Con questo trucchetto era riuscita a evitarli varie volte.

<Ne hai riconosciuto qualcuno?>
Sussurrò  l'agente, sfiorandosi la mascella con il pollice.

Cass  contrasse la mascella e scosse piano la testa, stringendo le palpebre, ma non ricordò nulla.

In quel momento le  sembró  di essere inutile, avrebbe  dovuto prestarsi alle loro pretese, forse sarebbe stata più d'aiuto

Quelli non erano visi familiari, ma d'allora in poi lo sarebbero stati.

Avrebbe potuto capire se un uomo fosse un verme da una sola espressione, la crudeltà lascia segni anche sul boia.

L'espressione che si portano da bambini scompare per lasciare il posto ad una palesemente falsa.

Eppure alcuni la usano per proteggersi, credono che sia meglio farsi ritenere carogne che essere vulnerabili.

<in realtà non ne ho visti molti da vicino, solamente nella sala comune.

Mi  tenevano per la maggior parte del tempo rinchiusa in una stanza, con...Sabrina>
Confessò e quel nome brució sulla sua  lingua quando battè contro i denti, lo sentì  impossessarsi dei suoi pensieri  e strapparle  via quello che stava  riacquistando.

<Sai il suo cognome?>
Chiese Gabriel, eppure sembrava che stesse pensando ad altro.

<No>
Ammise..

Erano  convinte che non sarebbero mai uscite da quel posto a che sarebbe servito rammentare i loro  cognomi, la loro  famiglia, ciò da cui venivano?

<È molto malata>
Mugolò, alzando il volto al cielo, per ricacciare indietro le lacrime.

<Dovete trovarla, in fretta, è l'unica persona che mi rimane>

Sì allontanò dalla finestra, avvicinandosi nuovamente alla sedia, non smise di guardare giù non ci riusciva.

Forse temendo che sarebbe  scoppiata a piangere di nuovo e che lui provasse  pena per lei .

<Non sei sola, non lo sarai più d'ora in poi.
Ti do la mia parola che rivedrai la tua famiglia, e che avrai una vita felice>

<Deve stare attento a quello che promette signor Anderson>
Sussurrò Cassandra ticchettando sul tavolo.

Gabriel capì che aveva ragione, lei non avrebbe più potuto avere una vita normale, anche con tutto l'aiuto del mondo, sarebbe rimasta ferita, nell'anima e nel corpo.

<Dovrai  lottare è vero, ma l'importante è non arrenderti>
Riflettè , lei gli sorrise  debolmente e annuì  poi ritornò seriosa.

Gabriel pensò  a  quello che aveva  detto prima.

< Cos'era la sala comune?>

<Noi... ci trattavano come animali, chi si ribellava al loro volere...>
Cassandra si aggrappò al mobile della cucina, mettendo le braccia indietro, per non crollare.

Il suono delle frustate ritornò a impaurirla, avrebbe preferito morire che rivivere quel dolore.
Le sentì ancora bruciare, quasi fossero un marchio, quello di Cassandra Roy.
Sì era ribellata e aveva pagato la sua ribellione con il sangue.

Lui strinse i denti.

<Chi si ribellava al loro volere...
Veniva punito, e io...>
Cassandra alzò le spalle e inspirò, ancora quell'odore di Vaniglia, e si calmò tanto da poter finire la frase.

<... non mi sono mai adeguata>

--
Cosa ne pensate del carattere di Cassandra?

•UNDER MY SKIN•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora