11-Nuda

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(2 Febbraio)

Gabriel assunse un'espressione corrugata.

"Preferirei che nessuno mi compatisse"

Le parole di Cassandra gli restavano in mente, sembrando richiedere più di quello che la sua intelligenza  era in grado di offrire per comprenderle.

Ardevano come fuoco, dal colore scuro, violacee come il mistero che vi era attorno.

Perché non voleva che nessuno la compatisse , e soprattutto, perché avrebbe dovuto farlo?

Era stata rapita, ma non era l'unica,e non sarebbe stata  l'ultima.

La gente procurava continuamente disgrazie del genere, e le vittime più ricorrenti avevano quell'età, se non più giovane.

Quando Cassandra si girò verso Gabriel , anzi verso lo specchio, lui ebbe quasi il dubbio che riuscisse a vederlo , che gli  stesse chiedendo perdono.

Poco prima, di nascosto sia a Kole sia al suo capo,  si era intrufolato in quella  stanza, non sapeva perché, ma l'istinto gli  aveva detto di farlo.
"O la curiosità"
Rammentò a se stesso, annuendo silenziosamente.

La curiosità di scoprire di più su quella ragazza aveva certamente avuto un ruolo fondamentale nella sua  decisione.

<Allora? Ti decidi a dirmi qual'è la prova della tua  innocenza o dovrò aspettare per l'eternità?>

La sgridò la Ferguson con finta aria melodrammatica, posandosi una mano sulla fronte.

Gabriel si avvicinó  di più allo specchio, mettendo le mani nelle tasche del pantalone scuro.

Cassandra abbassò lo sguardo.

L'uomo non capiva di cosa avesse  paura.
se era innocente , perché non voleva decidersi a rivelare quel piccolo importante tassello ?

Avrebbe salvato la sua reputazione, e reso più sopportabile la sua vita.

Ad un punto alzò lo sguardo, e vide che Cass si stava  lentamente sfilando il maglione.

Restò interdetto.

"Cosa vuole fare?"

Quando vide che continuava a spogliarsi, fece per andarsene.

Non avrebbe dovuto restare a guardare, non avrebbe potuto , ma un particolare attirò la sua attenzione , costringendolo a ritornare sui suoi  passi.

Avvicinó le palpebre fra loro per mettere meglio a fuoco un segno rossastro sulla pelle di Cassandra.

"Cosa..."

Non fece  in tempo a formulare la domanda che comparirono altre escoriazioni.

Scosse la testa, e fece due  passi  indietro, sbattendo contro il tavolo ancorato al pavimento, un PC sopra di esso minacciò  di cadere.

Non se ne curò , piuttosto restò  quasi stordito a guardare quella splendida pelle sfregiata.

Le sferzate partivano  dalla spalla destra fino al bacino sinistro.
Una buona dose invece era  orientata in senso opposto.

Alcune piccole, più vecchie, erano  già cicatrici, bianche ma abbastanza sopraelevate da notarsi anche da lontano.

Altre più grandi, marcate, gli ricordavano  i segni freschi di una frusta.
Talmente rosse che sembravano quasi sanguinare.

Spalancò la bocca, gli occhi ambrati si inumidirono debolmente.

Come aveva potuto? Era stato un mostro con lei.

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