4-Speranze

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(1 Febbraio)

Chiuse gli occhi per un momento quasi accecata dal sole e mise le mani davanti al viso, le dita gelide la fecero rabbrividire.

Le abbassò poco dopo.
Vide qualcosa in lontananza ma non riuscì a capire se si trattasse di una città.
I piedi le facevano male, la testa stava cominciando a girare vorticosamente , quasi non si resse più in piedi.

Riuscì a sostenersi tramite dei rami, per non cadere.

Tenne lo sguardo basso, e ascoltò i rumori della foresta.

Il gracchiare di qualche uccello, e dei piccoli passi, sicuramente di scoiattoli.

Si voltò verso gli alberi, ma non vide nulla.

Respirò rumorosamente, poi si fermò di colpo.

A terra dei ciottoli avevano preso il posto della neve anche se coperti da uno strato sottile di bianco.

"Dev'essere l'ingresso di una città"
Riflettè, e respirò più forte, il dolore ai polmoni era indescrivibile , li poteva sentire bruciare come tizzoni ardenti.

Strinse i denti e guardò ciò che aveva davanti , delle piccolissime casette di mattoncini rossi e arancio, alcune più grandi, costruite con il legno della foresta.

Ma non si sentiva anima viva, sembrava quasi una città fantasma.

Continuò ad aggirarsi e si avvicinó ad una delle costruzioni.

Bussò un paio di volte, poi si rifugiò sotto il portico, per non venire coperta da altra neve.

Non rispose nessuno, così si alzò sulle punte e guardò dentro, attraverso una minuscola finestra posta in alto, vicino alla porta.

Era buio, ma dei piatti sporchi e dei rifiuti le fecero capire che era abitata.

Tirò un sospiro di sollievo.
La fortuna stava girando a suo favore, non lo faceva da mesi.

Pensava di essere abbastanza infelice prima che la rapissero.

Non sapeva che potesse esistere una vita così orribile, che potesse essere la schiava di qualcuno, senza ricevere nessuna gentilezza.

Pianse una lacrima, che le attraversò laguancia e la fece tremare quando diventò ghiaccio al contatto con l'aria.

Un breve sbandamento per poco non la fece cadere a terra non appena tentò di proseguire.

Riprese, anche da ferma.

Vide tutto nero, le palpebre lottavano per abbassarsi, ma cercò di tenere forte e sconfiggere il bisogno di crollare.

Sì ripetè di essere forte, ma ormai, non ci credeva più neanche lei.
Non era forte, aveva solo diciotto anni, non poteva continuare, voleva solo avere pace.

Un'ultima violentissimo capogiro la fece crollare.

Il volto cadde a terra a contatto con il terreno freddo e duro.
Quasi come fosse morta, aveva le labbra leggermente socchiuse e spaccate dal freddo , da cui uscivano piccoli sospiri.

I capelli scuri sparsi attorno al volto.

Sentì il calore delle guance diminuire piano piano, così come la forza che l'aveva sostenuta fino a quel punto.

"Mi dispiace"
Sussurrò.

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<Проснитесь!*>Svegliati!

Le fischiavano le orecchie, un calore strano quasi le bruciò la guancia.

Riuscì a spostarsi su un fianco, e il tessuto su cui era coricata le graffiò la pelle.
Era rigido, e pungente.

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