Capitolo 18

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Stiamo uscendo dal cinema e io sono ancora spaventata, insomma, non credevo che un film potesse farmi questo effetto?!
A: Hei pasticcino, ti ho traumatizzata?
Chiede ridendo. Io sbuffo e rispondo infastidita.
G: No, sto benissimo, e non mi chiamare pasticcino.
A: Dai su, è un nome carinissimo.
G: Non mi puoi chiamare così.
A: E perché?
G: Perché non siamo fidanzati e non è adatto per un'amica.
Mi giro ma con la coda dell'occhio lo vedo sorridere, chissà perché.
A: Senti, sono solo le 15.15...
G: Esprimi un desiderio.
Lo dico senza pensare, però quando ero piccola tutte le volte aspettavo sempre che l'ora fosse uguale, tipo 15.15, 16.16, 17.17 e così via. Dicono che se esprimi un desiderio in quel minuto si esaurisce, io cambiavo desiderio ogni volta, ne ho espresso talmente tanti che non me li ricordo neanche.
Lui mi guarda sorridendo, forse non la sa questa cosa del desiderio.
A: Come?
G: Non lo sai, se l'ora è uguale da entrambe le parti, tipo 15.15 o 16.16, esprimi un desiderio è quello si avvera.
A: Interessante, dovremmo provare.
Guardo il telefono, che ha sempre l'ora giusta, ma vedo che il momento è passato, sono le 15.16, peccato.
G: No, Andre, mi spiace ma è già passato un minuto, non possiamo.
Alza le spalle e riprende a camminare.
A: Aspetteremo le 16.16.
G: Ok, aspetta che metto la sveglia.
A: Con un minuto di anticipo, così siamo sicuri di non perdercelo.
Metto la sveglia mentre continua a camminare con lui affianco, e quando ho finito ritiro il cellulare.
G: Allora, cosa stavi dicendo prima che io ti interrompessi con la mia fissazione?
Si mette a ridere e sorrido anch'io.
A: Volevo dire che è presto e se volevi fare un'altra passeggiata.
G: Certo, d'altronde oggi sono tutta per te.
A: È sono proprio felice di questo, pasticcino.
Ce l'ha su con questo nomignolo.
G: Te lo devo ripetere?
A: Che cosa, pasticcino?
Dice facendo il finto innocente.
Sbuffo.
G: Non mi chiamare così.
A: Oh, scusa pasticcino.
Ma cos'ha oggi, non mi ha mai chiamato così. Uff.
X: Andrea, Andrea, fermati, aspettami!
Mi giro, non riconosco quella voce, ma è di una bambina, che sta appunto arrivando: mentre si avvicina la vedo meglio, ha i capelli biondi e lisci, occhi azzurrissimi e viso fine, una bambina stupenda.
A: Ciao mostriciattolo, che ci fai qui?
Dice facendo volare la bambina in aria per poi prenderla in braccio e baciarle affettuosamente la guancia.
X: Stavo facendo un giro per i negozi...
A: Da sola?
La interrompe Andrea con tono sorpreso.
X: No, c'è anche la mamma.
Ok, forse quella è sua sorella.
A: Meglio così... Oh scusa Giulia, questa è mia sorella, Celeste.
C: Ciao!
Dice la bambina entusiasta.
G: Ciao piccola, io sono Giulia.
Dico con un sorrisone.
A: Dov'è la mamma, scricciolo?
Prima che la piccola possa rispondere si sente una voce che urla.
X: Celeste! Celeste, dove sei?
La bambina da un bacio al fratello e salta giù, mettendosi a correre via, probabilmente dalla mamma.
Io guardo Andrea, che sorride vedendola andare via.
G: Non sapevo avessi una sorellina.
A: Nessuno lo sa, e non credo che a qualcuno interessi.
Ci rimettiamo a camminare.
G: Quanti anni ha?
Sorride, come se il pensiero della sorella lo rendesse felice.
A: Ha 5 anni, però ha già iniziato la prima elementare.
G: È un amore!
A: Si, è una sorellina fantastica.
Arriviamo ad una panchina e aspettiamo "l'ora del desiderio."

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