Capitolo 35

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Sto andando da Emma, ora che sono agitata e felice devo dirle un sacco di cose, senza pensare a Edo.
Suono il campanello di casa di Jack e dopo pochi secondi eccolo davanti a me, dopo avermi inquadrato mi fa un enorme sorriso.
Ja: Ciao Giulia, che ci fai qui?
G: Vorrei parlare con Emma, dov'è?
Ja: Sta facendo la doccia, arriva subito.
Dice spostandosi per farmi passare. Entro in casa e mi siedo sul divano.
G: Dove sono i tuoi genitori?
Chiedo a Jack che intanto si è seduto davanti a me.
Ja: Sono usciti a cena, lo fanno spesso da quando Emma si è trasferita qui, vogliono un po' di tranquillità, forse.
G: Mi sembra giusto, si ritrovano due adolescenti in casa, una anche incinta.
Lui ridacchia piano, come se pensare a questo fatto gli desse fastidio. Mi chino verso di lui, e gli faccio la domanda più importante.
G: Cosa vuoi fare? Cosa vuoi fare con lei?
Sospira e si gratta la testa appoggiandosi allo schienale della poltrona.
Ja: Questo bambino non era desiderato, diciamo, se si potesse tornare indietro starei più attento, ma ora che c'è, non voglio proprio lasciare sola Emma. Giulia, io la amo, con tutto il mio cuore, ed è anche colpa mia se il bambino è arrivato, ma non ci lasceremo, io sono il padre alla fine.
Sorrisi a quelle parole, alla fine Emma era in buone mani, soprattutto con un ragazzo che l'amava alla follia.
G: Sono felice di questa cosa, Jack, anche lei ti ama, te lo assicuro.
Anche lui sorrise a quel pensiero, anche se lo sapeva già, ripensare soltanto che la ragazza di cui sei innamorato ricambia è una gioia.
Em: Ehi bella gente, e tu -dice indicandomi- che ci fai qui?
Mi si avvicina e mi da un bacio sulla guancia, con un sorriso enorme. Emma si siede vicino a Jack e gli da un bacio a stampo prima di appoggiarsi a lui e guardarmi, aspettando la mia risposta.
G: Ciao anche a te Emma. Come va?
Em: Tutto bene, ma te, se sei qui, c'è qualcosa che non va.
Faccio segno di no con la testa, sorridendo.
G: Non c'è niente che non vada, anzi...
Ja: Aspetta, prima di iniziare, mi annoierò di tutta la tua storia?
Faccio una smorfia, pensandoci.
G: Possibile...
Jack si alza e da un bacio a Emma.
Ja: Scusa amore, ho anche altre cose da fare, ti dispiace?
Em: Figurati, vai pure, ti amo.
Ja: Ti amo anch'io.
Le da un altro bacio e se ne va. Emma sospira trasognata.
G: Sarà un buon padre, Emma, andrà tutto bene.
Em: Lo so, ma torniamo a te, cosa è successo?
Cerco di soffocare un sorriso, ripensando ad Andrea.
G: Beh, sai che piaccio ad Andrea, giusto?
Sorride a sua volta, probabilmente immagina dove andrò a parare.
Em: Si, continua.
G: Beh, mi ha chiesto di diventare la sua ragazza...
Lei continua a sorridere, aspettando il resto.
G: ...E io ho detto di si!
Fa un urletto e mi si butta addosso, abbracciandomi e baciandomi.
Em: Oh, tesoro, sono così felice per te!
Ridacchio spingendola abbastanza lontano da guardarla negli occhi. Continuo a sorridere vedendo i suoi occhioni marroni, con una luce che li accende.
G: Da quanto mi ricordo a te piaceva di più Edo.
Em: È vero, mi piace di più anche tutt'ora, ma se sei felice io sono più felice.
Le sorrido, è un'amica fantastica.
Em: Già che è sera ti va di mangiare con noi?
Guardo l'orologio, sono le 21.30, ma non mi sembra il caso restare a cena.
G: No, grazie Emma, preferisco andare a casa, così posso stare un po' tranquilla.
Em: Ok, ciao gioia, ci vediamo domani a scuola.
Mi bacia la guancia e io esco, urlando un saluto a Jack.
Sto camminando per strada, verso casa, quando mi arriva una chiamata. Sorrido prima di rispondere.
G: Pronto?
A: Ciao pasticcino, sai che sta facendo la mia ragazza?
Ridacchio.
G: No, proprio non lo so, sarà in strada che torna a casa, probabilmente.
A: Oh, ok, se la vedi la inviteresti domani a pranzo con me?
G: Si, certo, ma sicuramente accetterà.
A: Perfetto pasticcino, ci vediamo domani, ciao.
G: Ciao.
Sorrido e chiudo la chiamata, pensando a domani e a quanto mi divertirò.
Tempo 20 minuti e arrivo a casa, sono le 22.00 e non ho fame, ma non sfuggo alla vista di mia mamma, che mi ferma.
M: Tesoro, non mangi?
G: No, mamma, ho cenato da Emma, ha insistito tanto, così abbiamo mangiato insieme.
M: Va bene amore, ora va a dormire, è tardi.
Annuisco e mi dirigo in camera mia, pensando a tutto quello che è successo: oggi mi sono fidanzata con Andrea, il don Giovanni della scuola, non ci ho pensato quando me l'ha chiesto, avrei dovuto farlo? Vedremo nei prossimi giorni.
Sono a letto cercando di prendere sonno, quando il mio telefono si illumina, allungo la mano ancora un po' assonnata e leggo il messaggio. È Edoardo.
E: "Dobbiamo parlare"
Gli rispondo subito.
G: "Lasciami in pace Edo, non ho voglia di parlare con te"
Rimetto il telefono sul comodino e mi sistemo nelle coperte, quando il telefono mi suona, sbuffo e guardo il suo nome comparire sullo schermo. Non rispondo e metto il silenzioso. Mi rimetto comoda quando il cellulare vibra di nuovo, e lo sento bene, è come se mi vibrasse nel cervello. Devo rispondere.
EDOARDO POVS
Al secondo tentativo Giulia risponde.
G: Che vuoi?
Dice con voce seccata. Sapere che è così per colpa mia mi spezza il cuore.
E: Giulia, posso spiegarti, Jessica...
Non mi lascia finire, uffa.
G: Edo, non mi servono le tue patetiche scuse su Jessica, sappi che io non voglio fare l'amante, solo questo, lasciami stare, non cercarmi, ora sono felice con Andrea, basta.
E: Aspetta Giulia, Jessica non è...
Mi chiude il telefono in faccia. Ora come faccio?! La devo avvisare in qualche modo...
Aspetta, che ha detto di Andrea?! Ha detto che è felice con lui?! Si sono messi insieme?! Non può essere, lei deve essere mia, ma cosa posso fare ora?! Prima di tutto devo scoprire se è vero, poi devo escogitare un piccolo piano per farli lasciare, io non posso avvicinarmi a Giulia però, cavolo!
Sento bussare alla porta, poi vedo la testolina di Marco fare capolino dalla porta.
M: Ciao fratellone, posso entrare?
E: Certo piccolo, vieni.
Entra in camera mia e si siede vicino a me, io lo avvicino e gli stampo un bacio sulla guancia.
E: Che c'è, Micro?
M: Non riesco a dormire.
E: Piccolo, ora rimediamo subito, ti va una bella storia?
Lui annuisce e io lo prendo in braccio, avviandomi verso camera sua, per poi stenderlo sul letto e iniziare a leggergli la sua storia preferita. Dopo poco si addormenta e io torno in camera mia cercando di dormire anch'io, anche se non è facile con tutti i pensieri che mi girano per la testa.

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