Capitolo 19

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Siamo sulla panchina a parlare quando mi suona il telefono e no, non è "l'ora del desiderio", qualcuno mi sta chiamando, così tiro fuori il cellulare e guardo chi è: EDO✨ l'ho salvato così.
Andrea mi guarda mentre rispondo, io non mi sposto, tanto che può succedere se rispondo con lui affianco.
G: Pronto?
E: Ciao piccola, ti va se ci vediamo?
Faccio una smorfia mentre rispondo.
G: Mi spiace Edo, ora sono impegnata.
E: Oh, ok, facciamo domani?
Si sente la delusione nella sua voce.
G: Neanche, sono da mia nonna tutto il giorno, torno solo la sta tardi, mi dispiace.
E: Figurati, non c'è problema, ci vediamo lunedì a scuola.
È proprio triste.
G: Certo, ciao.
E: Ciao piccola.
Chiusi la telefonata, così ritiro il telefono e guardo Andrea, sembra soddisfatto.
Sorrido.
G: Perché quella faccia?
A: Quale faccia?
Chiede facendo finta di niente.
G: Quella faccia soddisfatta che non si toglie neanche col sapone.
Rispondo ridendo.
A: Oh, quella faccia.
Si mise a ridere anche lui.
G: Non mi hai risposto?
A: A cosa?
Dice continuando a fingere.
Sbuffo.
G: Al perché hai quella faccia.
A: Ah, ok, sono felice che non mi hai mollato qui da solo, perché a giudicare dalla mezza conversazione che ho sentito, qualcuno -tossisce il nome di Edo e io alzo gli occhi al cielo- ti ha invitata a uscire oggi e domani, ma tu hai rifiutato.
G: Domani non potevo proprio, lo sai, ma se vuoi lo richiamo e vado da lui ora.
A: No, abbiamo scommesso, ricordi?
Dice subito e io ridacchio.
G: Si, stai calmo.
A quel punto la sveglia suonò per annunciare "l'ora del desiderio" con un minuto in anticipo.
G: Sta per essere l'ora, già scelto il desiderio?
A: In verità no, non ne ho proprio idea, tu?
G: Ah, io si.
Desidererò che con Edo andrà tutto bene, niente di speciale.
A: Che cosa?
G: Se te lo dico non si avvera.
A: Uffa.
Guardo l'orologio, sono le 16.16, sono pronta.
Chiudo gli occhi ed esprimo il mio desiderio, una volta fatto apro gli occhi e guardo Andrea, che mi sta imitando, ridacchio e mi alzo dalla panchina andando dietro di essa, lo voglio spaventare.
Appena lui apre gli occhi azzurri e si guarda intorno io balzo fuori e lo spavento da dietro, lui fa un passo indietro e mi guarda abbastanza spaventato.
A: Sai, non avevo desiderato una cosa del genere.
Giro intorno alla panchina mentre ridacchio.
G: Devi aspettarti di tutto da me.
Iniziamo a passeggiare e passiamo il resto del pomeriggio divertendoci.
Sto camminando e per sbaglio inciampo ma Andrea mi afferra il braccio tirandomi su per poi stringermi a lui.
Siamo a pochi centimetri di distanza e il mio cuore batte all'impazzata, ci guardiamo negli occhi, due occhi azzurri uno nell'altro, lui mi stringe e le mie gambe tremano.
A: Tutto bene, pasticcino?
Me lo chiede sussurrando, siamo talmente vicini che non serve il tono di voce normale.
Non mi accorgo del nomignolo, ormai l'unica cosa che contano sono gli occhi, i suoi e anche i miei, perché sto perdendo il loro controllo, non riesco a distogliere lo sguardo.
Con uno sforzo rinsavisco e rispondo.
G: S-si, s-sto bene, g-grazie.
Continuiamo a guardarci negli occhi.
A:....

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