Capitolo 13

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Driiin... Driiin... Driiin...
Quella maledetta sveglia non smette di suonare, così mi alzo  e metto fine a questa tortura, vado di sotto a far colazione, non trovo i miei genitori, così, dopo aver preso un biscotto vado a vedere in camera loro, ed è lì che li trovo, chissà a che ora sono tornati ieri sera.
Non voglio svegliarli, così mi vado a cambiare e quando sono pronta esco di casa.
Mi trovo davanti Edoardo, è appoggiato alla staccionata di casa mia e mi da le spalle, mi avvicino piano piano e dico "ciao", forse un po' troppo forte, perché lui sobbalza girandosi subito, io ridacchio e mi avvicino a lui.
E: Mi hai fatto prendere un colpo.
G: Non abbassare la guardia con me, tesoro.
Sono abbastanza vicina, e lui mi prende per i fianchi avvicinandomi a lui.
E: Stai tranquilla piccola, d'ora in poi starò attento.
Sorrido e lo guardo avvicinare il suo viso al mio, stiamo per baciarci ma qualcuno grida il mio nome.
X: Giulia, dove sei?
Mi giro e guardo la porta di casa che si apre con mia madre subito dopo.
M: Giulia, dove... Ah, eccoti, perché non ci hai svegliato?
Si avvicina a noi e quando mi accorgo delle mani di Edo sui miei fianchi mi scosto da lui.
Mia mamma fa un sorrisone a me e squadra Edoardo.
M: Ciao ragazzi, stavate andando a scuola?
Prendo al volo questa opportunità e rispondo.
G: Si, certo, stavamo giusto andando, ciao mamma.
Prendo per mano Edo e mi volto per andare a scuola, ma lei mi ferma.
M: Aspetta, non mi presenti il tuo amico?
Fa un altro passo verso di noi e allunga la mano verso Edoardo.
E: Piacere signora, mi chiamo Edoardo.
Stringe la mano di mia mamma.
M: Ti prego, non chiamarmi signora, io sono Rossana.
G: Va bene mamma noi andiamo.
Prima che mi allontano troppo mi sussurra all'orecchio.
M: Mi piace.
Le sorrido e vado dietro a Edoardo.
Quando lo raggiungo lo sento ridacchiare.
E: Così ho conosciuto tua mamma.
Alzo gli occhi al cielo.
G: Già, non pensavo potesse accadere così presto.
E: È simpatica.
G: Non è male come mamma.
E: Lo sembra.
Continuiamo a parlare finché non arriviamo a scuola, così lo saluto e faccio per andarmene ma lui mi prende il polso e mi trovo tra le sue braccia, con i visi a poca distanza fra loro.
E: Mi sbaglio o tua mamma prima ci ha interrotti?
G: No, non ti sbagli.
Gli do un bacio a stampo.
G: Ma ora devo, anzi dobbiamo, andare.
Detto questo mi allontano e vado in classe.
Appena arrivo vicino ai miei compagni intravedo Emma, sto per andarle incontro ma vengo bloccata da Andrea.
A: Ciao Giulia.
G: Oh, ciao Andrea.
A: Tutto ok per sabato?
G: Certo, ci sarò.
Annuisce.
A: Allora come va col tuo amico?
G: Se intendi Edoardo, va bene.
A: Te l'ho già detto che non mi sta particolarmente simpatico.
G: Oh, quante storie.
A: Non mi fido di lui, non dovresti frequentarlo.
Mi stavo seccando, non poteva dirmi lui chi dovevo frequentare o meno.
Lo ignoro e vado verso Emma, però lo sento dire il mio nome è subito dopo mi si para di nuovo davanti. Sbuffo.
G: Cosa vuoi?
A: Senti, cosa ho detto di male?
G: Non mi va proprio che tu, soprattutto tu, mi dica chi devo vedere o meno.
A: È per il tuo bene.
G: Senti, lasciami in pace, almeno per oggi, non credo ti sopporterò per molto.
Lo sorpasso e vado da Emma.
Appena mi vede viene da me e mi abbraccia, oggi è il giorno in cui dobbiamo dire tutto ai suoi genitori.
G: Sei pronta, tesoro?
Em: No, ma che ci posso fare, non posso non dirglielo.
G: Stai tranquilla, ci saremo io e Jack con te.
Em: Ti voglio bene.
Ci abbracciamo.
Em: Ho visto te e Edo prima, sembra che vada tutto bene tra voi.
G: Ci conosciamo da poco devo ancora capire cosa provo.
Suona la campana e iniziamo le lezioni.

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