Capitolo 44

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EDOARDO POVS
Dopo aver ricevuto la minaccia di Jessica ho chiamato mio papà.
P: Pronto?
E: C'era una minaccia sulla porta, di Jessica.
P: Cosa dice?
E: So dove abiti, ora, sta attento a te e alla tua puttanella.
P: Non dovevi allontanare Giulia? No, ora non importa, vai alla polizia e consegna il foglio, magari velocizzano le ricerche con una minaccia scritta, poi quando arrivo a casa ci organizziamo meglio.
E: Ok, vado.
Chiudo la chiamata e corro in centrale, una volta arrivato trovo sempre la donna della scorsa volta.
P: Ciao ragazzo, vuoi sapere se ci sono aggiornamenti?
Strano si ricordi di me. Va beh.
E: No, quella ragazza mi ha minacciato.
Le porgo il foglio, dopo averlo preso e letto mi guarda.
P: Faremo il possibile, puoi venire con me, ora? Vorrei farti delle domande.
E: Certo.
Prende delle carte e poi mi accompagna in una stanza abbastanza piccola, con due sedie e un tavolo.
P: Allora, vorrei farti qualche domanda su questa Jessica, per arricchire la descrizione e facilitare la cattura.
Passo circa un'ora e mezza in centrale a rispondere alle domande, ho descritto bene Jessica, i suoi comportamenti e anche cosa aveva fatto in passato, alla fine la poliziotta mi lascia andare.
P: Grazie tante per la tua descrizione, ci aiuterà di sicuro.
E: Grazie a lei.
Mi volto e torno a casa, ancora agitato per quello che è successo. Una volta arrivato trovo la macchina di mio papà parcheggiata, è in casa. Corro dentro, dobbiamo parlare.
Trovo mio papà sul divano con Marco, così mi avvicino e quando mio padre mi vede allontana gentilmente Micro.
P: Piccolo ti va di andare a giocare in camera tua? Tra poco ti mando anche Edo, così vi divertite insieme.
M: Ok.
Scende dal divano e corre in camera sua, mi siedo al suo posto, guardo mio papà, che comincia a parlare.
P: Mi è venuta in mente una cosa, per la vostra sicurezza è meglio se ce ve andate, solo per un periodo limitato.
E: Dove vorresti andare?
P: Vorrei mandarti da mia sorella, soltanto tu e Marco, mentre io e tua madre monitoreremo la situazione restando qui.
E: Da zia Clara?
P: Si, da zia Clara.
E: Ma lei vive a Roma, giusto?
P: Giusto, ma è meglio così, almeno tu e Marco potrete stare al sicuro.
E: No, io da la non potrò proteggere Giulia!
P: Se gli hai detto cosa sta succedendo sono sicuro starà il più attenta possibile. Ora va a fare la valigia per te e tuo fratello, io prenoto tutto il necessario per arrivare a Roma.
Annuisco, so che ha ragione, e io voglio troppo bene a Micro, lo porterei ovunque per metterlo al sicuro. Vado in camera mia, poi chiamo Marco, così facciamo le nostre valigie insieme. Mi aspettavo protestasse, ma so che a lui sta molto simpatica zia Clara, così fa volentieri le valige.
Abbiamo finito, è tardi, ci abbiamo messo tanto ma si sa che gli uomini non sono fatti per queste cose. Micro sta dormendo in piedi, così lo prendo in braccio e lo porto a letto, per fortuna portava già il pigiama, in previsione di questa evenienza.
Dopo aver chiuso la porta di camera di Marco vedo mio padre, mi viene incontro.
P: Ho trovato dei biglietti per l'aereo, per dopodomani, o domani, visto che è mezzanotte passata. Vi accompagneremo noi, poi ci sarà zia Clara ad aspettarvi a Roma.
E: Ok. E quando torneremo?
P: Volevamo aspettare che prendano Jessica, ma se non accade troppo presto, tornerete il 2 gennaio, prima non possiamo, volevamo il 30 dicembre, ma l'aereo è pieno.
E: Ok, tutto chiaro, ora vado a dormire, sono stanco.
Entro in camera mia e chiudo, poi mi spoglio e mi metto a letto, ma non riesco a dormire, guardo il soffitto e conto le pecore, cercando di illudermi possa funzionare. Resto li, immobile per chissà quanto, poi penso a Giulia, la ragazza che amo dovrà stare sola per circa una settimana. Prendo il telefono e guardo l'ora, 1.45 del mattino, non importa, la chiamo e spero non mi odierà.
G: Perché diavolo mi chiami a quest'ora?!
E: Si, mi sei mancata anche tu.
Sbuffa.
G: Dimmi cosa c'è di così importante da chiamarmi alle due meno un quarto del mattino, rischiando inoltre di svegliare i miei genitori, per fortuna mia madre porta i tappi e mio padre ha il sonno pesante.
E: Scusami, non riuscivo a dormire, poi devo dirti una cosa.
G: Va bene, dimmi tutto.
La sua voce si è ammorbidita, rendendola stupenda anche per telefono.
E: Me ne andrò, piccola, fino al 2 gennaio sarai sola qui con Jessica a piede libero.
G: Cosa stai dicendo?
E: Oggi ho trovato un biglietto, lei sa dove abito, allora i miei genitori hanno deciso di mandarmi via, solo che non voglio lasciarti solo che quella pazza che gira.
G: Stai tranquillo, an..
E: Non posso stare tranquillo, potrebbe farti del male, cavolo!
G: Mi lasci finire un attimo?
E: Si, scusa, dimmi.
G: Anche io me ne vado, i miei hanno deciso di fare una vacanza a..
E: Ma è fantastico, sarai al sicuro anche mentre sarò via!
Mi metto seduto sul letto, mettendomi una mano tra i capelli.
"Poi starai pure lontano da quel deficente di Andrea" penso, felice quasi più per questo che per la Jessica.
E: Ottimo. Ottimissimo. Allora, vai lontano vero?
G: Più o meno, scusa se non te l'ho detto prima, l'ho saputo questo pomeriggio, e tra fare la valigia e sistemare le cose non ho avuto tanto tempo.
E: Quando parti? Quando torni? Mi mancherai.
G: Anche tu. Parto dopodomani e torni il 30 dicembre.
C'è qualcosa di strano nelle sue parole, quasi famigliare. Poi collego tutto, mi papà che dice: "...Ho trovato i biglietti per l'aereo, per dopodomani......Tornerete il 2 gennaio, volevamo il 30 dicembre ma l'aereo è pieno..."
E: Ma dove vai?
G: Vado a Roma, mia mamma...
Continua a parlare, ma non l'ascolto più, rimango fermo su quelle parole "Vado a Roma."
E: Anch'io...
G: Anch'io cosa?
E: Vado a Roma, parto dopodomani, ma torno il 2 gennaio, non il 30.
Resta in silenzio.
G: D-davvero?
Dice con l'eccitazione nella voce.
E: Si, sul serio.
G: È stupendo, staremo insieme vero? O almeno ci vedremo qualche volta?
E: Certo, ti farò visitare tutta Roma, la c'è mia zia Clara...
Continuiamo a chiacchierare su Roma, sul fatto che veniva il mio fratellino ma non i miei genitori, e lei che ci andavano per sua mamma, perché voleva visitarla da sempre.
G: Sai, sono un po' stanca, sono le 2.30, mi ha fatto molto piacere questa chiacchierata, ma che ne dici di dormire?
Ridacchio, non ho per niente sonno, ma quando lei sbadiglia la seguo a ruota, non riuscendo a trattenermi.
E: È così bello parlare a quest'ora, a te non piace?
G: Non ho mai detto questo.
E: Ti vorrei qui con me, così potrei abbracciarti, baciarti, coccolarti...
G: Sarebbe stupendo.
E: Allora fa come se fossi lì.
G: Affare fatto. Ma ora i sogni mi chiamano.
E: Come vuoi. Ti amo.
G: Ti amo anch'io.
E: Vuoi essere la mia Wendy?
G: E tu il mio Peter Pan?
E: Non c'è nient'altro al mondo che vorrei essere.
G: Ti amo.
E: Ti amo.
Chiudiamo la telefonata e io mi stendo sul letto, guardando il soffitto. Con il cuore che mi galoppa nel petto mi addormento, sognando la mia Wendy.

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