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Le ultime stelle stanno scomparendo tra le nuvole rosate, lasciando spazio al sole, il cielo sembra la tavolozza di un pittore: arancio, azzurro, viola, rosso si mischiano fino a creare uno spettacolo unico.
Amo guarda l'alba e in questo periodo mi ritrovo a fissarla spesso, non riesco a dormire serenamente, i pensieri mi tengono sveglia più del dovuto e mi ritrovo a riflettere senza sosta quando intorno ame tutto tace.
Dormendo poco ho imparato ad ammirare la notte, la tremolante luce dei lampioni, i gatti randagi che passeggiano indisturbati per strada, con l'aria di chi non si preoccupa di niente e nessuno.
Vorrei anche io poter essere così ed invece la paranoia in me è così tanta che, se chiudo gli occhi mi sento trasportata in un vortice senza fine: incubi.
Quando mi sveglio non riesco mai a ricordarli precisamente, quello che invece mi resta è un'orribile sensazione di angoscia che mi impedisce di tornare riposare.
Mentre sono, come sempre, persa nella mia mente, la città intorno a me si sta risvegliando, le macchine iniziano a essere sempre più presenti sulle strade e il suono di clacson e grida di autisti arrabbiati aumenta col passare dei minuti.
Ed un altro caotico giorno incomincia anche per me.
Mi preparo in fretta per entrare a scuola in anticipo, odio essere sommersa da una massa di studenti che urla e spinge da tutte le parti, non sopporto la maggior parte dei miei compagni ed evito qualsiasi contatto che non sia estremamente necessario.
Alla maggior parte di loro importa solo con quante persone sei stato e che marca di telefono usi, come se bastasse ciò a determinare una persona.
Non capirò mai cosa ci trovano di tanto interessante nel stare con qualcuno senza amore, nell'indossare il nome di un altro per sentirsi Qualcuno e l'importanza che attribuiscono ad una vita sui social quando non sanno nemmeno più guardarsi negli occhi.
La campanella mi riporta alla realtà, gli occhi dei miei compagni si puntano per un attimo su di me e poi iniziano a bisbigliare tra di loro, a quanto pare sono l'argomento di conversazione più interessante che hanno.
Ciò mi lascia quasi totalmente indifferente, anche perché so che non avrebbero mai la forza di dirmi ciò che pensano guardandomi negli occhi, ridicoli.
Preferisco essere presa in giro che diventare come loro per essere accettata.
La prima ora ho matematica e non me ne importa nulla di numeri ed equazioni, quando ho dei problemi non ho schiere di persone che provano a risolverli devo farcela da sola e la matematica avrebbe dovuto imparare a fare altrettanto.
Così tiro fuori un libro di poesie dallo zaino e inizio a leggere, è una delle mie poche passioni, un'azione che mi fa rinascere.
È una raccolta di vari autori tra cui Bukowski e altri scrittori famosi, mi perdo nelle loro parole, nella loro capacità di trascrivere su carta le emozioni.
Il dolore, l'amore, l'amicizia, la malinconia sono lì, nero su bianco e a leggere queste storie mi estraneo dalla realtà.
Provo tristezza assieme ai personaggi, mi illudo di poter trovare anche io qualcuno che mi dedichi una poesia sotto la luce di mille stelle.
Leggendo il mio cuore si alleggerisce e le preoccupazioni sembrano volare lontano come foglie al vento, libri dovrebbero essere prescritti come medicinali, antidepressivi, da usare in caso di nostalgia o tristezza.
Situazioni che conosco fin troppo bene.





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