7

1.1K 59 17
                                    

Suonò la sveglia, aprì lentamente gli occhi e una luce accecante toccò le mie palpebre, accarezzando le lunghe sopracciglia nere, mi portai una mano davanti allo sguardo per coprirmi dai raggi di sole e mi misi seduta su questo morbidissimo letto con coperte profumate di Gardenia.
Pian piano i miei occhi si adattarono alla luce mattutina e il canticchio degli uccelli mi fece sorridere, adoravo il suono del loro richiamo, iniziare una calda giornata estiva con questo sole luminoso e il cinguettio dei merli mi metteva sempre di buon umore.
Mi stiracchiai e guardai attorno la stanza, dal letto la camera sembrava ancora più grande ai miei occhi, era come se tra me e il bagno c'era un intero campo da superare a piedi, ma non mi lamentavo, era vasto eppure caloroso, mi faceva sentire a mio agio.
Notai l'ora sul orologio, erano solamente le otto di mattina ma io sentivo già in carica per affrontare la giornata di oggi, avevo molte cose in mente da visitare e da fare, non potevo assolutamente perdere tempo, perciò decisi di alzarmi.
Ma appena misi i piedi per terra e i miei talloni toccarono il freddo marmo, sentì una fitta su entrambe le gambe, tutti i miei muscoli erano rigidi come l'acciaio, e mi ricordai subito la serata di ieri, ero rimasta in piedi per l'intero arco del tempo.
Mi maledissi per non aver riposato le gambe per nemmeno un secondo dopo l'incontro con Antoine al solo pensiero del suo nome e ciò che era accaduto ieri, sentì il sangue accelerare il suo scorrere nelle mie vene, questo ragazzo stava veramente alterando tutto il mio corpo, la mia mente e il mio cuore.
Non andava affatto bene, un militare non poteva avere tutto questo potere sui miei sentimenti, perciò scossi la testa e cercai di archiviarlo con tutta la forza in un angolo della mia mente, mentre con i cassetti del cuore feci più fatica, cercai di porre il suo ricordo dentro uno dei cassetti spingendolo a più non posso, ma tutto lo sforzo risultò inutile per come un pezzo di essa rimase fuori a solleticarmi il petto.
Deglutì e camminando con cautela mi avvicinai a una delle ampie finestre per affacciarmi fuori, il mio sguardo catturò all'istaste il cielo sereno e limpido sopra di me, essa era così liscia che anche uno striscio di nuvola era assente, ed era così azzurra che mi sembrò mi incrociare gli occhi di Antoine.
Spalancai le palpebre e feci dei passi indietro dalla finestra, stavo veramente impazzendo e per ritornare stabile con la mente avevo bisogno di una bella doccia rinfrescante, perciò mi precipitai velocemente in bagno, dovevo tenere tutta me stessa occupata in ogni secondo della giornata, così non avrei più pensato a lui, non dovevo pensare a lui, non potevo pensare a lui, era una cosa impossibile, io e lui.
Ieri sera prima del taglio della torta, avevo parlato con i miei genitori adottivi Beth e Mark, mi avevano chiesto se ero arrabbiata con loro per il fatto che mi avevano nascosto la verità sul mio passato, ma io avevo negato, non provavo alcun sentimento contrastante verso di loro, avevano fatto tutto per il mio bene, non mi avevano mai rivelato niente solo perché non erano sicuri chi fossero i miei veri genitori e avevano cercato di farmi vivere una vita tranquilla senza creare ulteriori drammi.
Avevo però accettato la loro richiesta nel pensare a una possibilità di passare del tempo con la mia vera famiglia, non era ancora nulla di certo, ma mi piacevano gli Waston e mi incuriosivano le loro storie, volevo scoprire altre vicende sulla mia famiglia originale, c'erano delle enigma veramente interessanti da sapere e io volevo saperne tutte.
Per ora, però, avrei goduto questa vacanza estiva senza dare peso alle scelte, alle preoccupazioni o alle varie decisioni che dovrò prendere, volevo solamente passare dei momenti indimenticabili in questa città così splendida e da sogno, volevo creare delle memorie con Dylan e sorridere, tanto.
Finì la doccia, mi vestì e decisi di scendere nel salone principale, cioè quello che doveva essere comunemente chiamato salotto, ma che in questo caso era un enorme sala da ballo antico trasformato in una moderna stanza di incontri familiari.
Non conoscevo ancora bene i corridoi e le scale da prendere per raggiungere il salone, ieri sera Matt mi aveva riaccompagnato in camera, ma non potevo sempre aspettare che si presentasse da me per portarmi in giro per la villa e non potevo nemmeno chiamarlo, non avevo il suo numero del telefono, perciò decisi di arrangiarmi.
Uscì dalla camera e basandomi sulla mia memoria visiva presi le esatte scale e vie che Matt aveva usato ieri per andare alla sala da pranzo, e per quanto avevo capito il salone si trovava lì vicino.
Feci per imboccarmi in un corridoio che sentì dei passi alle mie spalle, non feci in tempo per voltarmi che la voce di Matt si fece strada alle mie orecchie, "Corsia sbagliata", disse.
Mi affiancò e a quel punto lo guardai, stamattina i suoi capelli erano più biondi, sembravano quasi tendenti al platino, ma i ciuffi ricadevano sparsi sulla fronte, non erano tirati all'indietro; indossava una camicia verde bottiglia con le maniche tirate su a metà braccia, i tre buttoni del colletto aperti e infilata elegantemente dentro a dei pantaloni neri e stirati alla perfezione, anche presto di mattina sembrava così raffinato.
Io mi fermai di colpo notando di essermi completamente persa e sospirai, necessitavo urgentemente di una mappa della villa, lo guardai e lui mi sorrise scuotendo la testa, "Potevi aspettarmi in camera, sarei venuto a prenderti", disse.
"Non puoi ogni giorno fare avanti e indietro per la villa per me, dovrò imparare le direzioni di questa villa prima o poi", risposi incrociando le braccia al petto e osservando il quadro attaccato alla parete davanti a noi.
"Poi", disse solamente, anche lui stava guardando il quadro ma al contrario mio aveva teneva le braccia dietro la schiena educatamente.
"Buongiorno comunque Kate", aggiunse, "Buongiorno Matt", risposi.
Stavamo ancora fissando il quadro in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri, quando un rumoroso Dylan fece capolinea nel corridoio, "Che ci fate lì imbambolati?", chiese ad alta voce e sia io che Matt sospirammo, per poi voltarci verso di lui.
"Buongiorno anche a te Dylan", dissi io e Matt si limitò solo a guardarlo. "Buongiorno mi adorata sorella", rispose lui con un ampio sorriso e poi rivolgendosi a Matt disse con il dito puntato contro, "A te il buongiorno l'ho già dato prima".
"Sì Dylan lo so", rispose Matt, chiaramente esausto dalla presenza costante di Dylan nella sua ala della villa e ciò mi fece ridacchiare.
"Come hai fatto a trovarci?", chiesi curiosa, era difficile trovare qualcuno in questa villa, disperdersi era abbastanza facile e ritrovarsi era abbastanza difficile, servivano i cellulari per comunicarsi e delle corse di maratona per raggiungere le varie stanze.
"Mi sono perso", rispose grattandosi la nuca e dopo qualche secondo io e Matt scoppiammo a ridere. "Sono serio!", disse Dylan con le braccia aperte. "Lo sappiamo", risposi calmandomi dal ridere, ecco perché stavamo ridendo, era troppo una cosa da Dylan.

Beyond EverythingDove le storie prendono vita. Scoprilo ora