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"Buongiorno piccioncini!", sentì la voce stridula di Emma rompermi i timpani e cercai di tapparmi le orecchie ma non riuscivo a muovere le mie mani.
Aprì di scatto gli occhi e vidi come prima cosa il volto di Antoine confuso come il mio, entrambi ci guardammo per qualche secondo e poi i nostri sguardi si puntarono sulle nostre mani incrociate, lui ritornò a guardarmi con uno sguardo così curioso che io arrossì istintivamente.
"Dormito bene Kate?", chiese Dylan seduto sul manichino del divano e con un sorrisetto malizioso sul volto.
"Sì ma ora non sento più le dita delle mani, scusami Antoine", dissi cercando di staccarmi e lui mi lasciò subito.
Piegai le mani per qualche secondo e scrocchiai le dita perché veramente le mie mani si erano paralizzate, maledetto amore che mi faceva brutti scherzi.
"Kate che ci facevi qui?", chiese Antoine mettendosi seduto sul divano.
"Dormivo", dissi passandomi una mano tra i capelli e guardando altrove ma non nei suoi occhi, notai solo gli altri, ovvero, Cameron, Emma e Dylan trattenere la risata.
"Ma perché qui seduta sul pavimento?", chiese sempre più confuso.
"Eri da solo e mi ero un attimo seduta accanto a te, poi non so quando ho preso sonno", risposi sospirando.
"Oh", esclamò solamente Antoine preso alla sprovvista, non se lo aspettava.
Io non dissi nulla e incrociai le braccia al petto, ero ancora turbata dal fatto di ieri sera, perché non aveva dormito con me? E non avrei digerito la faccenda senza chiarimenti.
"Non ti è venuto il torcicollo o il mal di schiena stando così a dormire seduta tutta la notte Kate?", chiese Cameron guardandomi.
"No sto bene", risposi sorridendo leggermente.
Cameron era davvero cambiato dal giorno in cui avevamo chiarito i nostri malintesi e io gli ero molto grato per tutto ciò che stava facendo per me; Emma mi aveva detto che lui era sinceramente con tutto il cuore felice di me e Antoine, le aveva detto di non aver mai visto due persone amarsi così tanto.
"Bene buon per te perché dopo aver fatto colazione andiamo a fare surf", disse Cameron allegro ed eccitato.
"Cosa?!", chiesi scioccata e scattando in piedi.
"Non ti preoccupare, se non vuoi surfare puoi sempre nuotare come me", mi disse Emma e io impallidì, non sapevo nuotare.
Esattamente, io non sapevo nuotare ed era uno dei miei grandissimi difetti, non l'avevo mai imparata perché non mi piaceva mettere il costume e mi sentivo tremendamente a disagio.
Dylan mi guardò e io incrociai il suo sguardo preoccupata e terrorizzata allo stesso tempo, lui aveva cercato di insegnarmelo ma invano e senza successo, nella piccola piscina gonfiabile da giardino non si poteva fare molto.
Mi aveva anche detto di mettere la tuta da surf e andare a imparare a nuotare se mi dava così tanto fastidio il costume ma ormai avevo 16 anni ed era troppo tardi, mi avrebbero preso in giro in continuazione e siccome lo facevano già, volevo risparmiarmi almeno questa umiliazione.
Non andavo mai alla spiaggia a Sydney e non ci ero mai stata nemmeno a quella di Los Angeles se non fosse per passeggiare o correre; detestavo stare in mezzo alle persone durante il giorno al mare, perciò ci andavo o all'alba o dopo il tramonto.
E ora che giustificazione mi sarei inventata per non andare in spiaggia con loro?
"Ehm...ragazzi, io sto a casa perché ", iniziai balbettando cercando una scusa, e una volta trovata aggiunsi, "I genitori torneranno stanchi e qualcuno dovrà stare qui ad aiutarli no?", provai a essere il più convincente possibile ma con scarsissimi risultati.
"Esatto Kate ha ragione e poi potrà dormire di nuovo bene perché credo che non sia stato comodo tutta la notte sul pavimento freddo", intervenne Dylan a mio sostegno capendo immediatamente il mio disagio e problema, lo ringraziai con uno sguardo e lui annuì sorridendo.
Tutti rimasero in silenzio per un po' per pensare cosa fare e io speravo che decidessero velocemente, mi stavo letteralmente torturando le unghie con i denti siccome ero una persona molto impaziente.
"Ok io rimango con te tanto mi annoierò moltissimo da sola in spiaggia mentre loro surferanno, così ti faccio compagna", disse Emma e io spalancai la bocca, no, lei non doveva perdersi il divertimento per colpa mia, non gliel'avrei mai permesso.
"No Emma tu vai", iniziai a dire che Antoine intervenne, "Rimango pure io, non ha senso divertirsi quando tu starai qui da sola".
"Allora niente surf in questa splendida giornata calda e di sole perfetto per le onde", disse Cameron deluso.
Mi sentivo tremendamente male per aver rovinato la giornata a Cameron e agli altri; no, non avrebbero perso una giornata di divertimento solo per colpa mia e per la mia stupida ragione di non saper nuotare, se fosse stato necessario gli avrei detto la verità perché ero sicura che non mi avrebbero giudicata.
"No voi dovete andare, non preoccupatevi per me", dissi duramente.
"Non sarà la stessa cosa se tu non ci sarai lì Kate", disse Antoine e mi fece male il cuore per tutta l'importanza che mi davano.
"Davvero, andate, a me non cambia nulla, conosco la spiaggia di Sydney, ci andavo sempre", mentì e scambiai un fugace sguardo con Dylan che l'abbassò subito conoscendo la verità.
"No, non ci andremo, lo abbiamo deciso Kate", disse Emma e Cameron aggiunse, "O tutti o niente".
"Ma ragazzi mica stiamo andando in guerra? È solamente una spiaggia!", dissi e poi mi resi conto di cosa avevo appena detto, infatti guardai Antoine e lo vidi fissarmi con le sopracciglia alzate.
"Scusa, non intendevo in quel senso", mi scusai e lui scosse la testa sorridendo e dicendo che non faceva niente, io sospirai e alzai gli occhi al cielo.
"Ok vengo con voi", ammisi alla fine sapendo che non avevo altra scelta.
"Kate se non vuoi allora non importa faremo un altro giorno tranquilla", disse Cameron.
"No, ho cambiato idea, vengo con voi", dissi seria.
Dylan fece per parlare ma gli arrivò una chiamata, rispose e parlò con mamma che gli diceva che sarebbero tornati per l'ora di cena anziché pranzo, fantastico.
"Visto? Anche i genitori vogliono che venga con voi", dissi e tutti ridacchiarono.
"Perfetto allora si va a surfare!", esclamò Cameron sorridendo di gioia e andò subito a prepararsi.
Io ridacchiai per il suo eccitamento e pensai di aver preso la giusta decisione, mi piaceva vedere i miei amici contenti per delle piccole cose, era una cosa molto dolce.
Dopo aver fatto colazione con cereali e latte, io presi delle patatine e biscotti da portare in spiaggia dentro uno zainetto ed Emma pensò a preparare la frutta e delle bevande.
Dopodiché feci per andare in camera per prepararmi ma Dylan mi fermò e mi guardò serio, "Kate sei sicura di ciò che stai facendo?", chiese.
"Sì, se sarà necessario dirò la verità, sono Antoine, Cameron ed Emma, non è una cosa di cui vergognarsi", risposi.
"No io non parlavo della faccenda del nuoto ma che devi metterti un costume in spiaggia", disse e a quel punto ebbi la sensazione di cadere nel vuoto.
"Oddio", risposi solamente portandomi una mano sulla bocca per quanto ero agitata.
"E ora che faccio? Io non voglio mettermi il costume", dissi nervosamente.
"Parlane con Emma, lei ti capirà e ti darà una soluzione. Io essendo un maschio purtroppo questa volta non riesco ad aiutarti Kate", mi consigliò Dylan appoggiando le mani sulla mia spalla e accarezzando per consolarmi.
Io annuì ancora sotto shock e quando Cameron lo chiamò mi lasciò sola a in preda al panico, oggi niente andava per il verso giusto.
Con la poca lucidità che avevo ancora corsi in camera e fortunatamente trovai Emma intenta a domare in qualche modo i suoi ricci ribelli con la spazzola e spray.
Chiusi la porta violentemente e velocemente alle mie spalle dopo essermi assicurata che i ragazzi fossero tutti in camera di Dylan e feci prendere spavento a Emma.
"Kate che succede?", chiese lei prendendo un colpo.
"Ho un problema e ti devo parlare", dissi agitata e andandole incontro.
"Sì certo dimmi tutto", rispose lei preoccupata.
"Ecco...", iniziai balbettando e con i zigomi rossi, "Non mi piace mettere il costume, non l'ho mai messa e mai la metterò in mezzo al pubblico", aggiunsi tutto d'un fiato.
Lei fu colta di sorpresa e rimase qualche secondo a fissarmi per poi sospirare e aggrottare le sopracciglia per pensare.
"Non metterlo allora", affermò dopo un po'.
"Stiamo andando in spiaggia e sarò l'unica vestita", risposi sospirando.
"E allora? Non hai fatto così anche in passato?", chiese.
Avevo detto che andavo sempre in spiaggia e ora cosa le avrei risposto?
"No Emma non è vero, io odio la spiaggia, non ci vado da quando ho compiuto 11 anni", dissi la verità.
"Non vai in acqua al mare da sei anni?! E vivevi a Sydeny?!", chiese lei più scioccata che mai con la bocca e gli occhi spalancati.
"E ora a Los Angeles che ha anche essa una spiaggia. E no non vado da sei anni, non mi manca e non mi viene mai voglia di fare il bagno in mare", dissi roteando gli occhi al cielo.
"Ok Kate io ti adoro e ti ammiro moltissimo ma con questa confessione mi hai completamente sorpresa", disse lei ancora non credendoci.
"Emma, ora non abbiamo tempo per parlare di questo, lo faremo dopo. Ora dammi un consiglio, cosa devo fare con il costume?", chiesi.
Lei scuotò la testa per ritornare concentrare sulla terra e si appoggiò con la mano sulla sedia deglutendo.
"Beh non saprei Kate, non ti dirò mai di mettere il costume se non te la senti. Ogni donna ha il proprio diritto di mostrare il proprio corpo come vuole e se tu ti senti a disagio nessuno al mondo potrà costringerti a mettere il costume", disse e io la guardai dolcemente sorridendo per le bellissime parole.
"Perciò per non farti sentire sola e diversa dagli altri anche se non vedo nulla di male net rimanere vestiti in spiaggia, rimarrò come te e non metterò il costume", constatò sorridendo e guardandomi.
"Lo faresti davvero per me?", chiesi incredula.
"Insomma non mi abbronzerò ma non importa, mi va bene così", disse.
Io le andai vicino e l'abbracciai forte a me, le volevo un bene dell'anima.
Aveva ragione, ogni donna deve vestirsi come meglio le sta comodo e la fa sentire sicura di sé.
Se io non volevo mostrare il mio corpo in pubblico era una mia scelta e non avrei cambiato per nulla al mondo la mia decisione, non mi importava nulla dei giudizi altrui, stavo bene con me stessa vestita e così avrei fatto, sempre.
Non avevo mai giudicato una donna per aver messo un costume o una con l'hijab, siamo donne, possiamo vestirci come ci pare, è un nostro diritto, se vogliamo mostrare la nostra pelle, la mostriamo e se non lo vogliamo non lo facciamo e nessuno dovrebbe giudicare o pensare male, non ne hanno il potere di farlo.
Noi donne dobbiamo essere rispettate per ciò che siamo, per il nostro carattere e non per ciò che indossiamo fuori, nessuno deve avere il coraggio di commentarci da un aspetto esteriore, l'esterno non mostra la vera bellezza, ogni donna è bella sia dentro che fuori in una maniera unica e insostituibile. Spesso le donne venogono messe in cattiva luce dagli altri solo basandosi da ciò che indossa, il che è sbagliatissimo, il mondo è in costante progressione e lo dovrebbe essere anche la mentalità umana, sopratutto quelli di coloro che hanno ancora una percezione antica e coloro che si fanno ingannarre dall'apparenza. Noi donne dobbiamo farci valere in questo mondo difficile dove la nostra permanenza è già fragile di suo,  dobbiamo crearci da sole il nostro posto e non crollare al primo commento o fallimento, dobbiamo tirare su le maniche della camicia e mettere i pantaloni quando il mondo ci costringerà di farlo, per il nostro bene. Siamo donne e dobbiamo supportarci a vicenda, guardarci le spalle e volerci bene, dobbiamo essere una squadra perchè ognuna di noi almeno una volta nella vita ha passato le stesse pene dell'altra, il sostegno che riceviamo l'una dall'altra ci aiuterà a sentirci meno sole in questo mondo crudele. La donna ha un potere che un uomo non potrà mai capire, noi passiamo nove mesi interi della nostra vita a portarci dentro una nuova vita, noi sappiamo cosa vuol dire la vera ragione di vita, sappiamo controllare le nostre emozioni, siamo le creature più forti che Dio sarebbbe in grado di creare e abbiamo quellla fottuta pazienza che ci porta a prendere le decisioni più importanti della vita. Odioavo quando una donna veniva presa in considerazione solo quando c'era un uomo al suo fianco, quando gli altri pensavano che solo un uomo sarà in grado di darci ciò che desideriamo e non saremo mai in grado di farcela da sole mi facevano infuriare, siamo in grado di tenere testa anche agli uomini e comandare quando c'è bisogno, inoltre possiamo dare tutto il nostro appoggio agli uomini che lo necessitano, sappiamo controllare gli uomini e la maggior parte delle volte siamo meglio di loro.  Ci sono donne da ammirare e prendere d'ispirazione ogni giorno: donne che da sole hanno costruito la loro vita, hanno tirato su figli, si sono rotte la schiena per mantenere la famiglia e  hanno realizzato i loro sogni cadendo e rialzandosi sempre più forti. Noi donne possiamo diventare il figlio di una famiglia, il marito in un matrimonio e un padre per un bambino, possiamo essere chi vogliamo perchè noi siamo capaci di farlo, siamo il cento da sole e non abbiamo bisogno di una figura maschile affianco per andare avanti. A volte pensavo che nascere maschio sarebbe stato meglio ma poi realizzavo a quanto le donne fossero coraggiose e brillanti e mi davo della stupida, ero felice di essere una femmina e mi ritenevo fortunata a far parte di questo bellissimo mondo di vere guerriere.

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