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Quella sera di Natale dopo aver finito di cenare, noi ragazzi avevamo deciso di andare a fare una passeggiata siccome faceva molto caldo e un po' di aria fresca avrebbe fatto bene a tutti, solo che era stato la decisione più stupida che potevamo prendere, stare a casa quella sera sarebbe stato perfetto, ma noi ancora non sapevamo cosa ci stava aspettando dietro l'angolo della strada.
Stavamo camminando tutti insieme mentre Dylan continuava a parlare, Cameron faceva battute facendoci ridacchiare, Emma che si lamentava di quei due e io e Antoine che facevamo gli innamorati mano nella mano, eravamo tutti così spensierati e contenti dal fuori che nessuno avrebbe mai sospettato un uragano dentro ognuno di noi, tutti noi avevamo dei maggiori problemi e preoccupazioni che erano invisibili al mondo esterno, alla vista degli altri eravamo solo dei giovani con problemi adolescenziali ma che ne sapevano loro della guerra che ognuno di noi stava combattendo?
Quella sera il vento aveva abbandonato Sydney, si era presa una vacanza anche lui il giorno di Natale lasciando il caldo afoso gironzolare liberamente fino a tardi, il vento aveva avuto la geniale idea di starsene a casa sua al contrario nostro ed era per questo che non si era messo in guai e non era diventato testimone del nostro futuro errore, il vento era stato furbo e aveva previsto il futuro, non voleva immeschiarsi nei sbagli di quei cinque giovani, solo che il cuore del vento era macchiato di tradimento e dolore perché non era riuscito ad avvertirci del pericolo avvenire in tempo.

Senza rendercene conto tra chiacchiere e risate, finimmo a camminare nella via dove io e Dylan non venivano mai perché era la strada che portava al quartiere più pericoloso della città, era una zona popolata dai giovani che compravano erba e ne facevano uso senza essere beccati dagli sbirri e dove i ragazzi si riunivano per finire le loro vendette o i conti in sospeso, ovvero si facevano a botte e quasi non si ammazzavano tra di loro, era un luogo violento e abitato da persone crudeli dove il tasso di criminalità era elevato, ma era molto famoso tra i ragazzi ribelli e i popolari della scuola di Sydney perché potevano fare di tutto, compreso le feste con solo alcool senza finire nei guai, ecco perché io non ci ero mai stata e ne sentivo parlare solo da Dylan che conosceva dei ragazzi che spesso venivano qui però nemmeno lui ci era mai stato di persona, avevamo paura di metterci piede qui dentro, questa via era come la casa infestata e abbandonata della città di Sydney, nota a tutti ma frequentata da pochi.
"Cazzo Dylan fermati!", esclamai a voce alta notando dove eravamo finiti e per fermare un Dylan che continuava a camminare senza preoccupazione.
Lui si fermò di colpo e Cameron ed Emma fecero lo stesso guardando me ma Dylan si guardò intorno e si irrigidì esattamente come me che stringevo forte la mano di Antoine, fortunatamente avevamo un aspirante militare con noi, solo un suo pugno avrebbe disteso uno di questi ubriaconi e Cameron avrebbe potuto fargli da spalla con tutti quei muscoli che si ritrovava ad avere, almeno ora i suoi sforzi in palestra sarebbero stati ripagati, scambiai uno sgaurdo con Antoine che mi guardava preoccupato come i Dallas.
"Ragazzi andiamocene veloci", si affrettò a dire Dylan e spinse Cameron per fare marcia indietro mentre incrociò la sua mano con quella di Emma, un gesto che a me non sfuggì, e scambiò uno sgaurdo con me, con quello sguardo mi ringraziò e mi disse di muovere il passo velocemente e senza fare troppo rumore.
"Antoine ti spiegherò tutto dopo, ora dobbiamo andare", dissi ad Antoine che continuava a fissarmi ed ero sicura che nella sua testa si stava chiedendo che diavolo ci era preso, lui annuì e mi strinse di più a lui facendomi da barriera di protezione e ci afrettammo a uscire da quella via.
Purtroppo nemmeno la fortuna era dalla nostra parte quella sera, anch'essi si era presa una pausa da noi come se si fosse stancato di servirci, anche se non lo aveva mai fatto appieno, aveva sempre lasciato il suo lavoro incompiuto e toccava a noi portarlo a termine a fatica, la fortuna era veramente un scansafatiche che si divertiva a vedere gli altri arrivare al culmine della pena per poi intervenire per un brevissimo tempo e prendersi tutto il merito, era un egoista e un maleducato che però era riuscito a salvare migliaia di vite, compreso la mia, era solamente un genio antipatico che tutti lodavano e che davano troppa importanza, non capirò mai se servirà a qualcosa darne così tanto valore, forse più avanti lo avrei capito, ma non stasera.
"Dylan sei tu?", urlò qualcuno da dietro di noi e io mi pietrificai sul posto come mio fratello.
"Fate finta di non aver sentito, continuate a camminare", sussurrò Dylan e noi lo seguimmo senza fermarci e dare ascolto a chi lo chiamava da dietro.
"Dai amico non fingere di non aver sentito! Sono Cody!", urlò di nuovo il ragazzo e io sentì il mio cuore iniziare a battere forte, era Cody, uno dei ragazzi più belli della scuola e l'unico che stranamente non mi aveva mai presa in giro, però non capivo che diavolo ci faceva lui qui, era un bravo ragazzo proveniente da una buona famiglia, non aveva bisogno di essere qui per niente al mondo.
Io e Dylan ci scambiammo uno sguardo e lui sospirò imprecando, non poteva comportarsi da idiota ed andarsene facendo finta di non aver sentito, Cody era un suo amico a scuola e Dylan non aveva alcuna intenzione di dare l'aria di essere un codardo o una persona antipatica che non parlava con un amico solo perché si trovava in questa via, anche noi eravamo qui, poteva essere che Cody fosse qui anche lui per puro caso e non per qualcosa in particolare, anzi era ciò che io speravo, perciò Dylan si girò e alzò la mano salutando da lontano Cody e senza avvicinarsi però lui sorrise e iniziò a correre verso di noi mentre io ripercorrevo con la mente le poche volte che avevo interagito con lui.
Era stato il mio compagno di laboratorio di scienze e avevamo fatto un progetto insieme, a dire il vero avevo fatto io l'intero lavoro ma lui si era offerto parecchie volte di aiutarmi solo che io avevo rifiutato perché non volevo passare i pomeriggi con lui da sola, per quanto fosse gentile, non volevo essere distratta per il mio A+ nel lavoro, era un bel ragazzo con occhi blu e capelli castani e giocava con Dylan nella squadra di calcio della città, Cody non mi aveva mai presa in giro e di solito era cordiale e simpatico con me, mi salutava quando mi vedeva e cercava di fermare i suoi amici se volevano offendermi, una volta mi era anche venuto incontro dicendomi che c'erano delle persone che volevano approfittarsi di me per fare falsa amicizia e usarmi per fare i loro compiti, mi aveva avvertito di stare attenta; non avevo mai capito perché era sempre carino con me, forse perché era amico di Dylan e io ero sua sorella oppure perché era una buona persona con il cuore, Kelly e Lucy mi dicevano sempre di uscire con lui siccome era bello e in gamba ma io ero sicura che non ero alla sua altezza, insomma lui era popolare a scuola e la sua ex era Daphne, una delle ragazze più belle della città; finché non avevo incontrato Antoine, pensavo di non essere abbastanza per nessuno ed ero senza speranza, lui mi aveva alzato l'autostima anche se delle volte dubitavo di me stessa accanto a un ragazzo così bello e perfetto come lui.
"Ehi Dylan che ci fai qui?", chiese Cody una volta che ci raggiunse sorridendo e passando uno sgaurdo su Emma, Cameron e Antoine, mentre non mi aveva ancora notato siccome ero bassa e stavo dietro ad Antoine.
"Abbiamo sbagliato strada amico", rispose Dylan passandosi una mano tra i capelli e poi aggiunse incarcando un sopracciglio in modo sospetto, "E tu invece che ci fai qui Cody?".
"Ah nulla di brutto Dylan, ho solo accompagnato mio fratellastro che doveva prendere a pugni un suo compagno di Università", rispose lui facendo le spallucce e mettendo le mani nelle tasche dei jeans.
"Non è che ti fai di quella roba vero?", chiese Dylan indicando due ragazzi che fumavano erba in un angolino.
"No ma scherzi? Non fumerei quella roba neanche se mi pagassero e poi devo tenermi in forma per il campionato, dimentichi?", rispose Cody e io sospirai sapendo che una vita si era salvata e non si era rovinata da quelle maledette droghe.
Non capivo il senso della droga, cosa ci trovano i ragazzi nel assumerla? Sapevo perfettamente che era una scelta personale e ognuno poteva fare ciò che desiderava con la propria vita ma mi si spezzava il cuore sapendo che i giovani con ancora tutta la vita intera da vivere avanti si rovinavano così senza pensarci due volte, forse la droga gli dava il piacere di qualche ora ma poi cosa accadeva? Finivano per strada o chissà dove incoscienti e dimenticavano tutto ciò che era successo in quelle ore, sprecavano soldi e c'erano persone che erano diventate povere comprando questa roba, era una cosa da pazzi, poi quando una persona voleva riprendersi, doveva passare giornate, mesi e persino anni per intossicarsi, il che era un processo molto doloroso e lento e delle volte le persone andavano fuori di testa; veramente non capivo che divertimento ci trovavano le persone nel buttare via la propria vita con le stesse mani, che senso aveva vivere morendo ogni giorno di più? Ci sono vari modi per sentirsi bene, allora perché rincorrere al metodo più orribile e tremendo? Perché non dare un opportunità alla vita di godersi i propri momenti senza mettere dentro tutta quella polvere sul corpo? Perché mettere sul fuoco la propria vita per qualche minuto di piacere? Sapevamo tutti bene che una volta assunta la droga e creata la dipendenza, ritornarci indietro era un impresa ardua e il più delle volte impossibile; migliaia di persone avevano perso tutto per questa estrema e cattiva forma di dipendenza, persone erano morte e nessuno sembrava accorgersene e darne importanza, ognuno continuava nella propria strada senza pensare che quella fine poteva essere la sua, quindi perché non smettere finché c'era ancora tempo e finché non era troppo tardi? Perché andare avanti se si era già consapevoli che la fine era lì dietro la porta che li aspettava? Perché non salvarsi prima del collasso? Perché non smettere? Perché non iniziare mai? Perché non stare puliti per tutta la vita? Io non avevo mai fumato e mai ci avrei provato ma non mi stavo perdendo assolutamente nulla e avevo una vita normale, perciò perché non provare ad essere normali per un unica volta? Perché non cancellare dal vocabolario la parola droga? Perché non produrne più, non venderne più, non comprarne più e non assumermene più? Perché diamine, perché? Queste erano delle semplici e comuni domande che l'umanità non sarebbe mai stata in grado di rispondere perché era attratta dalle cose impossibili e dalle cose che avrebbero danneggiato la propria vita.
Mi ero completamente persa la conversazione di Cody con Dylan perché mi ero persa nei miei pensieri guardando i due ragazzi fumare, a svegliarmi fu però proprio lo stesso Cody con una sua domanda, " Ma Kate  non è arrivata? Non doveva venire per le vacanze di Natale?".
"Oh sì è qui con noi", rispose Dylan e a quel punto Antoine si spostò da me per farmi vedere da Cody, il quale alla mia vista spalancò gli occhi.
"Oddio Kate, come stai?", chiese sorpreso e guardandomi da capo a piedi e alzando le sopracciglia.
"Ciao Cody, sì sto bene e tu?", chiesi guardandolo curiosa, il suo sgaurdo sbalordito alla mia vista era strano, non mi aveva mai guardata così prima d'ora, certo ero cambiata molto esteticamente, a Los Angeles, Isabelle mi aveva portata a tagliarmi i capelli in pessime condizioni e ora avevo un taglio con il ciuffo lungo ai lati del volto, la riga in mezzo ed erano leggermente più corti rispetto a prima, in più ero anche dimagrita a causa di tutto lo stress del trasferimento, Antoine, la scuola, Dylan e il resto e spesso saltavo i pasti per quanto ero occupata tutto il giorno con lo studio per entrare a medicina a Harvard, oggi invece mi ero truccata, avevo fatto le beach waves ai capelli e avevo adosso un vestito corto fino a metà coscia, attillato che risaltava bene le mie forme e che non volevo assolutamente mettere ma Emma aveva insistito minacciandomi quindi non avevo scelta, lei mi diceva sempre di mostrarmi sexy ad Antoine anche se io non lo desideravo e oggi che era Natale volevo accontentarla, perciò in parte capivo la sorprsa negli occhi di Cody, non ero io quella, ero praticamente un prodotto direttamente costruito dalla fabbrica chiamata città di Los Angeles.
"Molto bene ora che ti ho vista dopo tanto", rispose lui finalmente togliendo lo sguardo dal mio corpo e posandolo sul mio volto.
"Mi fa molto piacere", risposi sorridendo e Antoine mi strinse a lui mettendo una mano sulla mia vita e chiarendo immediatamente il fatto che ero di sua proprietà mentre lo guardava serio.
"Anche a me, però non mi avevi nemmeno salutato prima di partire", disse lui passando uno sguardo da me ad Antoine e viceversa ancora più scombussolato di prima.
"Ci sei rimasto male?", chiesi corrugando la fronte dispiaciuta e lui quasi non spalancò la bocca per la mia risposta, non gli avevo mai risposto così prima d'ora, povera creatura non faceva altro che sorprendersi.
"Beh diciamo che sarebbe stato meglio", rispose quasi balbettando.
"Non pensavo di rimanerci a Los Angeles sai", risposi alzando le spalle e lui annuì senza dire nulla, non sapevo perché ma mi divertivo a vedere le espressioni e i volti sorpresi dei miei ex compagni di scuola al mio cambiamento di carattere e aspetto esteriore, ora più che mai capivo che non ero più la Kate di una volta.
"Ragazzi che ne dite se usciamo da questa via e andiamo a parlare da qualche altra parte?", intervenne Antoine notando la situazione attorno a noi e guardandoci.
"Sì buona idea, tanto gli amici di mio fratellastro sono già arrivati, lui non ha più bisogno di me ora, nemmeno a me piace questo posto", disse Cody e noi annuimmo per poi avviarci e uscire frettolosamente da quella via.
Una volta fuori e ritornati nel centro di Sydney io sospirai di sollievo solo che nessuno se ne accorse eccetto ovviamente Antoine che rallentò il passo e fece andare tutti più avanti da noi per stare con me da solo in mezzo alla strada e parlarmi così che nessuno potesse ascoltarmi in mezzo alla folla della città che era viva anche se era sera tardi, però era giorno di festa e faceva caldo perciò valeva che il centro fosse così affollata a quest'ora.
"Avevi paura lì dentro?", chiese mentre camminavamo mano nella mano, da quando eravamo usciti di casa lui non mi aveva lasciato la mano neanche per un secondo.
"Sinceramente no, sapevo che avevo un futuro militare affianco per proteggermi", risposi guardandolo e sorridendo in modo furbo.
"Anche se non fossi stato uno studente militare ti avrei protetta in qualsiasi modo possibile, ti avrei fatto da corazza e non avrei permesso a nessuno nemmeno di sfiorarti, tutte le violenze sarebbero arrivate a me e ti avrei salvata a qualunque costo perché so che avrei lottato per una buona causa, la più importante della mia vita", disse portando la mia mano sulle sue labbra e lasciando sopra un tenero bacio.
"Lo so Antoine", risposi dolcemente e lo presi a braccetto sorridendo e appoggiando leggermente la testa sulla sua spalla.
"Nessuna guerra sarebbe alla pari di quella che combatterei per salvare te", aggiunse e ciò fece scoppiare il mio cuore, era una delle frasi più tenere e commoventi che lui potesse mai dirmi, lo amavo così tanto che mi doleva il petto, essi era così pieno del mio amore per lui che faceva fatica a riempirsi ancora di più ed era sicura che non sarebbe finita lì, più avanti doveva fare più spazio per contenere il mio amore per lui, doveva iniziare già a prepararsi da ora.
Smisi di camminare e lui si fermò girandosi e guardandomi, lo tirai per il braccio e lo avvicinai a me, lui appoggiò le mani sui miei fianchi e inchiodò il suo sguardo sul mio, senza che io dovessi dire qualcosa lui posò le sue delicate labbra sulle mie e mi prese il volto con una mano portandola leggermente sui capelli per attaccare di più le nostre labbra, ogni suo singolo bacio mandava il mio cervello in tilt e facevo veramente fatica a elaborare qualsiasi cosa in modo lucido e ragionevole, Antoine aveva quella magia e quel fascino che mi faceva letteralmente impazzire, con quel bacio ci eravamo detti tutte le cose che a parole non riuscivamo ad esprimere, tutte le scuse l'uno per l'altro, tutto l'amore e le nostre paure più grandi, un bacio era ciò che ci serviva per raccontarci.

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