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"Stai scherzando? Ma come? Cosa? Non può essere vero", dissi a Dylan totalmente sorpresa.
"È così, ti abbiamo portata qui perché a Sidney non riuscivano a curarti quindi abbiamo fatto la prima cosa giusta, ovvero, trasportati a Los Angeles attraverso un aereo di soccorso mandato dai tuoi veri genitori", spiegò Dylan guardandomi.
"Ma cosa mi era successo?", chiesi guardando le mie ferite e con la voce bassa, spezzata e roca, Dylan prese un lungo respiro e poi mi raccontò tutto.
"Dopo che tu mi avevi detto che volevi rimanere a Sydeny, io avevo lasciato te e Antoine a parlare, avevamo tutti sentito le vostre urla però non volevamo intervenire perché era una faccenda che dovevate occuparvene da soli", iniziò lui e io iniziai a ricordare maggior parte della storia.
"Ad un certo punto salendo le scale ti vidi uscire dalla stanza seguita da Antoine che ti diceva in continuazione di fermarti ma tu non lo ascoltavi perché eri troppo incazzata. Mi avevi pure spintonato nelle scale per scendere velocemente e ti avevo vista in uno stato indecente, Antoine era corso da me pregando di cercare di fermarti e così io feci, noi ti stavamo seguendo ma eri molto più avanti di noi. Eri uscita dalla casa e ti stavi dirigendo, secondo me, nel luogo segreto ma la tua testa stava girando troppo quindi non ti eri resa conto di aver sbagliato strada. Prima che noi potessimo raggiungerti, stavi attraversando la strada senza guardare altrove ma proprio in quel momento una grande camion ti è venuto contro e ti ha rotto a metà. Noi non siamo riusciti a fermarti e vederti fare l'incidente davanti ai nostri occhi senza riuscire ad agire e salvarti, è stato la cosa più brutta della mia vita e non riuscirò mai più a farmi perdonare per questo, e nemmeno Antoine, davvero Kate tu non hai idea di come ci si prova vedere l'unica ragione della tua vita ferirsi davanti ai tuoi occhi e non poter fare nulla. Vederla semplicemente chiudere gli occhi e non muoversi più ti uccide dentro".

Capivo come si sentiva ora ma la colpa non era sua o di Antoine ma mia, perché ero stata io quella non attenta e quella sbadata e testarda di sempre, Dylan non doveva assolutamente pensare in quel modo, io non gliel'avrei permesso.
"No Dylan non dire così, mi sono procurata l'incidente da sola, tu e Antoine non c'entrate niente. Per favore non sentirti in colpa fratello, lo so benissimo che hai fatto di tutto per fermarmi e salvarmi ma ho fatto di testa mia come sempre e causando problemi come sempre", dissi appoggiando una mano sulla sua.
Lui annuì ma non tanto sicuro e aggiunse "Infondo non è tua colpa nemmeno, ma della tua testa che girava forte in continuazione", mi fece sorridere e sorrise pure lui.
"Sai perché mi girava così tanto la testa?", chiesi.
"Hai avuto un forte calo di zuccheri ed eri diventata debole perché da giorni non stavi mangiando nel modo giusto", rispose lui.
"Ah bene, almeno sono dimagrita un po' ", dissi scherzosamente.
"Sì così tanto da essere sottopeso ora", rispose lui infastidito.
Lo guardai colpevole di tutti i problemi che avevo causato solo per la mia disattenzione sulla mia salute.
"Dylan per favore, ora vai fuori e chiedi a scusa a tutti ma tutti quanti da parte mia", dissi abbassando lo sguardo.
"Ma perché?", lui mi guardò confuso.
"Non chiedermi perché, fai come ti ho detto e basta ti prego", risposi.
"D'accordo, se lo dici tu va bene lo farò", disse per poi lasciarmi un bacio sulla mano e alzarsi, fece per andarsene ma io gli presi la mano e lo fermai, lui si girò e mi guardò serio.
"Antoine pensa che è tutta colpa sua vero?", chiesi e lui annuì.
"Digli che voglio parlargli", dissi.
"Lui si vergogna a mostrarsi davanti a te perché è completamente distrutto per la tua salute e pensa che solo per colpa sua tu ora ti ritrovi in questo stato", mi disse Dylan.
"Capisco, però Dylan cerca di convincerlo a parlare con me. È veramente importante per me", lo supplicai e lui rispose sorridendo "Farò del mio meglio Kate".
"Grazie. Te ne vai via così presto?", chiesi rattristandomi.
"Ritorno tra pochissimo, credo che anche gli altri vogliano salutarti, sennò rimango solo io qui e non do spazio a nessuno. Ma tranquilla, resterò sempre qui", disse sorridendo e io ricambiai.
Dopodiché mi fece un occhiolino e uscì dalla stanza chiudendo la porta dietro di sé e lasciandomi sola.
Tutta colpa mia, era sempre colpa mia, non riuscivo mai a stare alla larga dai guai e finivo per complicare la vita agli altri, non ero brava a migliorare la giornata agli altri ma solo a peggiorarla, mi odiano davvero tanto, speravo davvero che non esistesse un'atra Kate come me nella vita di qualcuno.
Avevo fatto preoccupare così tante persone solo per non aver preso cura di me stessa, Antoine si sentiva terribilmente colpevole solo a causa mia, Potevo evitare tutto questo casino se fossi stata meno sbadata o testarda.
Perché cavolo non ascoltavo mai gli atri e continuavo a fare di testa mia causando problemi a tutte le persone che mi circondavano e volevano bene?
Ero così arrabbiata con me stessa che volevo prendermi a schiaffi da sola, non mi meritavo l'amore e la cura di queste persone.
Per calmarmi chiusi gli occhi e feci dei respiri profondi, intanto facevo il pugno puntando le unghie sul palmo della mano per controllarmi e non scoppiare in lacrime per il dispiacere che provavo nei confronti di tutti i presenti là fuori dalla porta.
Già mi faceva male la testa e se iniziavo a piangere avrei sicuramente peggiorato la situazione così iniziai a pensare all'ultimo episodio bello che mi ricordavo prima di perdere i sensi, quando ero felice dopotutto, ovvero Antoine.
Ero felice con lui un prima del nostro litigio e tutto ciò che avevo passato con lui mi si era fissato nella mente in un modo indelebile, quel bacio prima della festa era stato tutto quello di cui avevo bisogno e che tuttora volevo, era stato un momento indimenticabile e mai me lo scorderò perché ero contenta, cazzo ero felice lì con lui.
A solo pensare del bacio spuntò un mezzo sorriso sul mio volto e mi persi nel mio ricordo delle sue labbra attaccate alle mie, persa per quel momento magico e dolce, non notai nemmeno che la porta della stanza si era aperta e che un ragazzo con i capelli castani e occhi azzurri era entrato e mi stava fissando.
Appena mi accorsi di lui, distolse subito lo sguardo, cercai di muovermi ma lui fu più veloce e mi venne accanto, fece di tutto per non incrociare il mio sguardo ma appena non ebbe scampo, vidi i suoi occhi rossi e gonfi dal pianto.
Alla vista della suo stato indecente il mio cuore fece un tuffo nel mare di tristezza e iniziò a naufragare nella malinconia, ero stata io a farlo diventare così e non esisteva cosa più dolorosa di vedere quei suoi bei occhi blu diventare rossi per il pianto, non sarei mai riuscita a ricambiare le lacrime amare che aveva versato per me questo giorni perché lui non sarebbe mai stato in grado di farmi così tanto male come io ne avevo fatto a lui.
Lui si sedette accanto a me nel posto in cui c'era Dylan poco tempo fa, teneva sempre lo sguardo abbassato così io gli accarezzai il volto dolcemente.
A quel punto scattò in piedi e mi abbracciò dicendo con voce spezzata e roca "Kate, scusami per tutto".
Mi staccai dalle sue braccia calorose mi avvicinai per lasciargli un bacio sulle guance.
"Sono io quella che deve scusarsi Antoine, non tu, la colpa qui è mia e sono io che dovevo stare attenta", dissi guardandolo.
"Ma se io non ti avessi detto quelle cose e fossi rimasto zitto sarebbe stato tutto più facile e tu ora non saresti qui", disse non guardandomi nemmeno per sbaglio.
Gli alzai il volto e feci incontrare i nostri sguardi.
"Non importa di chi sia la colpa, dimentichiamoci di quello che è successo. La cosa più importante è che ora sono qui insieme a te", dissi appoggiando una mano sopra la sua.
Sapevo benissimo che se continuavo a insistere che la colpa era mia, lui avrebbe tirato fuori altre trecento ragioni per contraddire.
E non era proprio il momento adatto per verificare di chi era la colpa.
Ero sicura che la colpa era solo ed esclusivamente mia ma non potevo ammetterlo davanti a lui, almeno non quando ero mezza morta.
Avrò abbastanza tempo per discutere dell'avvenuto con lui e con gli altri, per ora volevo solo assicurare a tutti che stavo bene ed ero viva, specialmente ad Antoine.
Finalmente mi guardò con il suo solito sguardo freddo e fermo come il ghiaccio.
"Hai visto che la mia presenza accanto a te fa solo del male?", disse, era più testardo di me questo ragazzo se si metteva in testa una cosa, non la lasciava andare per niente al mondo.
"Antoine mi ascolti o no quando ti parlo?", chiesi stanca.
"Sì ti ascolto, non posso ignorare la tua voce", rispose, e a quanto sembrò a me, con un mezzo sorriso sul volto.
"Già, quindi metti un annotazione fissa in quella testolina dura, che grazie a te sono salva", risposi indicando la sua testa.
"E come?", chiese incarcando un sopracciglio.
"Ho pensato a te prima di svegliarmi e ciò mi ha dato la spinta di aprire gli occhi, dovevo vivere, almeno per te, e basta", risposi dolcemente e funzionò a quanto pare per qualche secondo infatti i suoi occhi si illuminarono per un secondo ma poi diventarono di nuovo cupi e bui.
"Kate non ci casco", disse guardando altrove.
"Cosa vuoi che ti dica o faccia per ammettere che è così in realtà?", chiesi disperata.
Lui ci pensò un attimo, il giusto per perdere una decisione e poi rispose "Baciami".

Era una ordine abbastanza confusionaria siccome lui mi aveva lasciata e poi ora mi diceva lui stesso di baciarlo, non lo capivo proprio delle volte, leggere la sua mente mi richiedeva uni sforzo enorme e al momento ne ero al limite.
Il mio cuore batteva forte e stavo iniziando a sudare freddo perché non sapevo che fare ed ero indecisa, ciò che ero la maggior parte del tempo ma non con lui, con lui sapevo sempre cosa fare perché lo amavo e anche se questa sua richiesta mi confondeva, lo avrei fatto nonostante tutto, io lo amavo e lo avrei amato fino alla mia fine, anche se non stavamo insieme io sarei ritornato da lui ogni qualvolta me lo avesse chiesto e sapevo che non era giusto e non era nel mio carattere ma non potevo comandare il mio cuore, esso era follemente innamorato del suo.
Il suo sguardo mi stava penetrando, stava scavando dentro di me per capire cosa avevo intenzione di fare ma la mia espressione era neutra e impassibile, non tralasciava nessun tipo di indizio su ciò che stavo provando all'interno.
Lo guardai e incrociai il suo sguardo, rimasi a fissarlo per qualche minuto e capì che ero completamente fottuta, non avevo alcun potere nel competere contro le sue labbra e i suoi occhi, essi erano più forti di me e il mio cuore e la mia mente mi stavano implorando di dargli un momento di pace e di tranquillità baciandolo senza pensarci troppo perché sapevano entrambi che non sarei riuscita a resistere.
Lo stavo ossevando bene: i suoi occhi con le pupille dilatate che coprivano maggior parte dell'azzurro come il cielo fresco e limpido; le occhiaie per la tensione e la prova che in questi giorni non ha chiuso le palpebre per nemmeno un minimo di secondo; i suoi lineamenti perfetti e geometrici, che lo rendono affascinate; la sua pelle lucida e bianca, tanto da farlo sembrare innaturale; le sue labbra, quelle labbra sottili e rosse dai baci calmi e appassionati, dalle quali escono le parole come le perle e che fanno da contorno a un sorriso indimenticabile che trasmette felicità da tutti i pori, che fa sorridere anche chi gli sta vicino, e in poche parole, un sorriso incantevole; infine, per finire, le fossette che si formano ogni volta che le sue labbra si piegano per una risata o un sorriso vero e puro come la sua mente e il suo cuore.

Questo ragazzo che dal primo giorno mi aveva tormentata e ora era qui accanto a me con una mano appoggiata sopra la mia.
Sin dall'inizio era stato il mio dilemma, non avevamo mai avuto una tregua, un momento di pace e serenità insieme come due persone felici e innamorati.
C'era sempre qualcosa o qualcuno a impedirci di proseguire tranquillamente, non eravamo mai riusciti a stare alla larga dai problemi.
Ci eravamo trovati, lasciati, ritrovati e di nuovo lasciati per finire con una relazione senza nome.
Quanto era tragico il nostro amore, Romeo e Giulietta sarebbero stati contenti di vederci lottare per il nostro amore che non volevamo mai lasciare andare definitivamente, ci ritrovavamo sempre in qualche modo, il più delle volte nelle peggiori di modi con qualcuno che si faceva male, potevamo scrivere un dramma sulla nostra storia che era appena iniziata e non ci sarebbe bastato un libro intero per raccontarlo, e anche questo assurdo capitolo ci sarebbe stato all'interno, in cui io stavo per commettere un assurdità ma una stupida e bellissima assurdità.
Mi avvicinai lentamente a lui, fino al punto in cui riuscì a muovermi e feci attaccare le nostre labbra che si stavano cercando in una maniera inspiegabile.
Lui aveva perso le speranze ma le ritrovò subito quando io lo baciai, era un bacio leggero come le mie forze, era semplice e casto ma c'era tutto, tutto ciò che volevo dirgli ma non riuscivo, tutto ciò che provavo per lui, tutto ciò che volevo dargli ma non ci ero mai riuscita per via di qualche imprevisto, tutto ciò che ci era stato impedito, tutte le barriere che avevamo avuto finora.
Era un bacio leale, sincero e sicuro, un bacio che mi aveva fatto provare mille emozioni dentro, un bacio che mi confermava per l'ennesima volta che lui era il mio tutto, il mio piccolo mondo, un bacio che mi ricordava che lui era la ragione della mia sopravvivenza, un bacio che mi faceva credere nell'amore e un bacio che mi aveva fatto innamorare di lui ancora una volta, il bacio aveva il sapore del primo.

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