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Antoine's pov

Avevo perso tutto, avevo perso lei, avevo perso la mia felicità, la mia vita, il mio cuore, non mi rimaneva più nulla, non avevo più niente di mio che mi poteva dare un pizzico di conforto, avevo perso anche la tranquillità e la calma, niente sarebbe riuscito più a rendermi vivo, ero una nullità, ero solo carne e ossa, all'interno non mi rimaneva più nulla, mi era stato sottratto tutto solo con uno sguardo, io non ero più Antoine, non più senza di lei.
Non avevo altra scelta, il mio lavoro, il mio dovere, il mio giuramento non mi lasciava altra scelta, dovevo andarmene da lei, dovevo lasciarla sola, non volevo che lei si portasse dietro il mio pensiero per chissà quanti anni, questa missione per la quale stavo partendo non aveva un limite, non avevo idea di quando sarei ritornato a casa e se mai sarei più ritornato.
Era una missione estremamente pericolosa, la probabilità di uscirne vivo era molto bassa, non ero sicuro se avrei mai più rivisto i suoi occhi, stavo per abbracciare direttamente la morte e non sapevo se mi avrebbe risparmiato, se mi avrebbe lasciato libero o incatenato a sé stessa per l'eternità.
Volevo che Kate si godesse i suoi anni del college con l'unico pensiero di avere dei buoni voti accademici, non potevo permettere che lei soffrisse a causa della mia partenza, non volevo che mi pensasse nel campo di battaglia, non volevo che piangesse per me ogni sera, non volevo che rimanesse con il ricordo di un mio ultimo bacio, non volevo che passasse intere giornate a scrivermi una lettera che non mi sarebbe mai arrivato e non volevo che poi aspettasse invano una mia risposta, lei non si meritava tutto ciò, lei non doveva passare le pene dell'inferno, lei doveva essere al paradiso, lei era un angelo non un diavolo come me.
Ero stato un egoista, ero stato uno stupido a farla innamorare di me, di un caso perso, sapevo già dall'inizio che sarei dovuto partire per qualche missione importante eppure mi ero avvicinato a lei, non ero riuscito a lottare contro la violenza delle mie emozioni per lei, mi ero lasciato trasportare e ora a soffrire era lei, sentivo che il dolore che stavo provando io non era abbastanza, dovevo provare più male per riuscire a sminuire il mio errore.
Non era giusto nei suoi confronti, lei doveva divertirsi, avere una vita semplice e piena di belle avventure, doveva essere felice, ma io avevo rovinato tutto, io rovinavo sempre tutto, avevo tolto ogni cosa alla persona che amavo alla follia, io l'amavo, sin dal suo primo giorno a Los Angeles, e l'avrei amata fino all'ultimo secondo del mio ultimo respiro.
Le avevo mentito, le avevo detto delle cose terribili, delle cose false, mentre pronunciavo quelle parole sentivo tutte le mie interiora bruciare come se fossero stati gettati nel fuoco incandescente di un vulcano in eruzione, vedere il suo volto deluso e ferito mi stava portando all'orlo del soffocamento, volevo solo buttarmi per terra, tirarmi i capelli e sperare che qualcuno mi martellasse con qualcosa di così forte da poter sopprimere quel dolore insopportabile che stavo provando al petto.
La sua sberla era stata come una sua ultima carezza sul mio volto, perché ero consapevole che un suo ultimo bacio non sarebbe mai arrivato, il tocco della sua mano calda contro la mia pelle fredda e pallida era stato piacevole, era durato pochi secondi ma io volevo che lei continuasse, volevo che continuasse a torturarmi, a darmi schiaffi, a farmi male solo per sentire il suo tocco nella mia pelle, la sua sberla aveva alleviato il turbolento uragano che stava distruggendo il mio corpo, non mi aveva fatto male, anche una sua sberla mi faceva bene all'anima.
E ora mi aveva lasciato guardandomi con quel suo sguardo pieno di odio, una parte di me aveva sospirato perché lei ci aveva creduto, aveva iniziato ad odiarmi e ciò avrebbe aiutato a dimenticarmi e non avrebbe passato notti insonni con incubi e il cuore che richiamava il mio nome, ma l'altra parte di me desiderava ardentemente che qualcuno mi sparasse o mi accoltellasse, preferivo morire che lasciarla andare in quel modo da me, per sempre.
La sua corsa aveva portato via da me ogni singola cosa che mi rimaneva, aveva portato via con sé tutto ciò che mi formava, tutto ciò di cui ero costruito, si era preso il mio cuore prima di tutto, l'aveva presa con cura all'inizio ma man mano che le mie crudeli parole si diffondevano, il mio cuore veniva pestato e tagliato il piccoli pezzi da lei, io ero contento che il mio cuore veniva buttato nella spazzatura dalle sue mani, ne aveva tutto il diritto di farlo, volevo che lei distruggesse il mio cuore, che non ne lasciasse nemmeno un singolo briciolo per poterlo raccogliere e incollarlo di nuovo insieme, il mio cuore non si meritava nessun luogo se non quello del petto di Kate e se lei lo rifiutava allora esso non aveva nessun'altro luogo dove andare a nascondersi, io non la volevo indietro, io odiavo il mio cuore.
La vedevo andare via, sempre più lontana e a me sembrava che la morte mi si era avvicinata, sentivo la sua presenza accanto a me, le mie ginocchia mi avevano tirato giù provocando un rumore fastidioso, era come se le mie ossa si fossero rotte all'impatto con il suolo, ma che ne sapeva il mio corpo che non erano solo quelle ossa ad essersi rotte, tutto al mio interno stava crollando come i crateri di una grotta buia e gelida, dalla quale niente sarebbe riuscito a uscirne vivo, il mio corpo fratturato sarebbe rimasto intrappolato dentro di me per sempre e non ci sarebbe stata una Kate a salvarmi e tirarmi fuori dalle macerie formate dalle mie vene spezzate, il sangue bloccato, il respiro inesistente e la mente spenta. Avevo detto delle cose così terribili a Kate che la mia gola si era tagliata, sentivo il cattivo sapore del ferro in bocca, il mio respiro si era bloccato a causa del sangue che voleva fuoriuscire da tutti i pori mentre i muscoli mi stavano piegando per il dolore, posai le mani suolo per tossire, non riuscivo a reggermi, non riuscivo a respirare, vedevo tutto sfocato e la testa mi stava girando incessantemente, sentivo la mia anima uscire attraverso le labbra, era come se la stavo vomitando fuori, continuai a tossire senza sosta finché delle gocce di sangue non fuoriuscirono dalla mia bocca, quel sangue erano le parole dette a Kate.
Quelle gocce di sangue erano state accompagnate dalle mie lacrime, stavo piangendo, le mie lacrime stavano scendendo senza far rumore perché anch'essi si vergognavano di essere mie, esse non fecero alcun suono, non disturbarono la mia mente rumorosa in tempesta, però fecero chiudere le mie palpebre con forza per contenere all'interno le violente urla che stavano prendendo posto nella mia bocca mescolandosi con il sangue.
Sentivo una stretta al petto, era quasi come un'attacco al cuore, le mie braccia tremolanti cedettero e mi buttai per terra di lato, il contatto della mia pelle infuocata con il suolo freddo mi fece rabbrividire, abbracciai strette le mie ginocchia e rannicchiato lì per terra tenni le labbra serrate con la poca energia che mi rimaneva ancora all'interno. La mia bocca si gonfiava sempre di più e faceva fatica a contenere le urla, non volevo lasciarle andare, non qui, non ora, lei poteva essere ancora nei dintorni, poteva ancora sentirmi e poteva ritornare da me, e io ciò non lo volevo perché sapevo che questa volta non sarei più riuscito a lasciarla andare.
Tenevo chiuso gli occhi e la bocca con una violenza dolorosa, tanto che la testa iniziò a farmi così tanto male che mi sembrò che un animale mi stesse mordendo, mi sentivo sul punto di decedere per quanto stavo male, non fisicamente, non sentivo il mio corpo già da un po', esso era paralizzato, io stavo male emotivamente.
Era l'amore che mi stava uccidendo, mi stava schiantando in continuazione contro un treno in corsa ad alta velocità, mi stava lanciando contro di essa e mi stava facendo a pezzi ogni singola volta, era come un avvenimento che si ripeteva in continuazione, si ripeteva e si ripeteva finché non ne era soddisfatta, e soddisfare l'amore era un impresa ardua.
Se questo era lo sconforto che l'amore faceva provare, allora ogni uomo doveva temerlo, in confronto a tutto questo un proiettile non era nulla, essa sì faceva male, faceva sanguinare e la zona colpita ci metteva un sacco a guarire ma non tanto quanto l'amore, essa ti demoliva dall'interno, ti disintegrava completamente e poi ti lasciava lì da solo con le ferite aperte e sanguinanti, non aiutandoti a metterti in piedi, ti lasciava lì a rimuginare per l'eternità sugli sbagli commessi; l'amore era cattiva, era la peggior cosa che poteva esistere e capitare all'uomo, eppure senza amore siamo persi e vuoti, essa ti rovina ed essa ti salva.
Non ne potevo più, sentivo tutto il mio corpo pesante e la mente che riproduceva in continuazione gli sguardi di Kate, quel tradimento riflesso nei suoi occhi era come un coltello sul petto, tutto ciò mi contorse lo stomaco e sentì come se qualcuno mi stesse pestando, perciò cercai di ricordarmi i bellissimi momenti passati con lei, tutti suoi sorrisi, i suoi abbracci e i suoi baci, riuscì a sospirare grazie a lei, riuscì di nuovo a prendere fiato.
Ma nell'esatto momento in cui cercai di aprire gli occhi, tutto attorno a me divenne buio e ogni rumore svanì, era come se fossi svenuto ma ero cosciente, sapevo che non ero svenuto, era una sensazione orribile, non riuscivo a muovermi, i miei arti erano immobili, ero paralizzato, il mio sangue aveva smesso di scorrere, non sentivo più il battito del mio cuore e la testa mi stava andando a fuoco, ci misi tutta la forza che possedevo per tirarmi su ma i miei gomiti tremavano, era come se una roccia fosse posata sopra di me e non mi lasciava respirare.
Stavo giacendo nel silenzio, ero da solo, volevo urlare, volevo chiedere aiuto e lanciare un segnale che ero ancora vivo, dovevo pregare, dovevo lottare con me stesso finché una salvezza non si sarebbe presentata davanti a me, non ero ancora pronto a morire, avevo tante cose irrisolte, dovevo vedere i suoi occhi un'ultima volta.
Mi lasciai andare, non ce la facevo più, il mio corpo non riusciva più a reggere il peso della roccia sopra di me, mi distesi con la schiena che toccava il freddo suolo e chiusi gli occhi mentre il mio respiro era corto e veloce, volevo solo un momento di tregua, una pausa da tutto, volevo solo Kate, la cercai, la cercai fino in fondo nella mia testa e i suoi occhi cupi si presentarono davanti alla mia vista.
"Ti prego Kate, salvami, ti prego non rompere il rotto, tu sei la mia unica speranza in questo disastro, tirami fuori da questo disastro, non bruciare le mie ceneri, non incatenarmi al dolore, ti prego tirami fuori, sotto il nostro cattivo sangue abbiamo ancora una triste possibilità, ancora una casa e non è troppo tardi per ricostruirla, perché una su un milione di occasioni esiste ancora un'occasione, puoi dire ciò che vuoi, fare ciò che vuoi perché io morirei per te, sono in ginocchio e ho bisogno che tu sia la mia guardia, sii il mio aiuto, sii il mio unico salvatore, io ti amo", sussurrai lentamente ma non ci fu nessuno a sentire la mia voce bassa e solitaria.

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