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Io stringevo forte la camicia di Tom mentre il cuore mi batteva forte.
Tom camminava lentamente cercando di fare il minor rumore possibile, sentivo il suo petto alzarsi ed abbassarsi a un ritmo irregolare e veloce.
Era sicuramente agitato e intimorito ma stava mettendo a rischio la sua vita per me.
Per me.
Stava sacrificando tutto per me e io gli sarei stata per sempre debitore.
Ad un tratto sentì dei passi venire nella nostra direzione, io trattenni il respiro e Tom si fermò.
"Dove la stai portando?", chiese una voce maschile.
"Bart, si era svegliata, ma parlava troppo e io mi sono incazzato quindi le ho urlato contro ed è svenuta di nuovo, ora la sto portando in un luogo molto freddo così quando si sveglierà di nuovo non avrà più il coraggio di aprire bocca", disse Tom con la voce stabile, cercando di sembrare brutale e cattivo.
"Bella idea, vai vai", rispose Bart ridendo di gusto e diede una pacca sulla spalla di Tom prima di andarsene.
Tom sospirò rumorosamente e imprecò a voce bassa.
"Mi fa schifo Bart, non ha pietà per una ragazza cazzo. Brutto figlio di *******", sussurrò lui e io sorrisi, si preoccupava davvero molto per me e tra le sue braccia mi sentivo protetta, come se nessuna forza del mondo sarebbe stato in grado di farmi del male e tanto meno sfiorare.
Tom accelerò il passo e con il fiatone arrivò all'ascensore per andare in seminterrato.
Una volta entrati in ascensore, io scesi dalle sue braccia per farlo respirare e lui si appoggiò alla parete dell'ascensore chiudendo gli occhi e sospirando.
"Cazzo che ansia", commentò e io annuì semplicemente rimanendo in piedi agrappata a un suo braccio.
L'ascensore arrivò in seminterrato e si fermò aprendo lentamente la porta.
Mentre si apriva, vedevamo l'ombra di una persona davanti e Tom s'irrigidò all'istante mentre io avevo il cuore in gola.
La porta si aprì completamente e io trattenni il respiro mentre Tom si fece scivolare lungo la parete dell'ascensore con la schiena.
"Oddio Kate!", disse Antoine e si avvicinò subito a me stringendomi in un abbraccio caloroso.
Quanto mi erano mancati i suoi abbracci solo Dio sapeva.
Mi sentì subito invadere le narici del suo profumo e mi sentì a casa, nel mio rifugio preferito.
Chiusi gli occhi e mi lasciai andare tra le sue braccia appoggiando la testa sul suo petto e trattenendo le lacrime che premevano per scendere.
Lui era agitato e mi prese il volto fra le mani prima di lasciarmi baci sulla fronte e sulle guancie per poi guardarmi con gli occhi umidi e addolorati.
"Stai bene?", chiese con la voce tremante, io sorrisi leggermente e portai la mia mano sopra la sua che teneva il mio volto e annuì chiudendo gli occhi.
Lui mi abbracciò di nuovo e disse le parole che scaldarono il mio povero freddo cuore, "Kate ora ci sono io, non permetterò nessuno di posare un dito su di te, sei mia ora".
"Oh pezzo di merda, ti avevo detto di aspettare nello scantinato, mi facevi fare un infarto prima con la tua entrata in scena! Dai ora muovetevi a uscire che non abbiamo tempo", si intromise Tom alzandosi in piedi, guardando storto Antoine e tenendo bloccata la porta dell'ascensore.
Noi ci staccammo dall'abbraccio e Antoine si girò verso di Tom prendendomi per mano e aiutandomi a camminare per uscire fuori dell'ascensore.
Una volta fuori, entramo nello scantinato dove finora Antoine mi stava aspettando.
"Scusa Tom, ma non ho resistito, grazie di tutto, davvero", disse Antoine rivolgendosi a Tom.
"Questo e tanto altro per la mia amica, prenditi cura di lei mi raccomando Anto, so che è in buone mani e io mi fido di te, ricordati bene tutto il piano e ci sentiremo presto, te lo prometto", disse Tom avvicinandosi ad Antoine e posando una mano sulla sua spalla.
"Tu cerca di stare attento e non farti beccare, noi contiamo su di te amico, e di Kate non ti preoccupare, sai già tutto", disse Antoine e si guardarono con uno sguardo di intesa.
Cosa sapeva Tom?
Che io ero innamorato di lui e forse pure lui lo era?
O qualcos'altro che io non sapevo?
Non ebbi il tempo di pensarci su perché davanti a me si presentò una scena a dir poco strappalacrime.
Tom e Antoine si abracciarono come dei fratelli e si diedero delle pacche sulle spalle prima di annuire e sorridere in modo malinconico.
Era sorprendente come loro si erano uniti, fatto squadra, rischiato la propria vita e carriera per me.
Erano diventati amici in poche ore, avevano creato un legame di fratellanza.
Nei momenti più tesi e difficili della vita, le amicizie che si creavano erano quelle che sarebbero durati e rimasti indistruttibili fino alla fine.
Tom e Antoine avevano fatto una cosa simile, il lupo solitario aveva trovato il suo compagno nel momento del bisogno.
Erano diventati amici, o meglio, fratelli.
Dopodiché Tom mi lasciò un bacio sulla fronte e incrociò la mia mano a quella di Antoine prima di aprire la porta del retro per farci scappare.
"Ci rivedremo presto, buona fortuna", ci disse Tom quando uscimmo fuori dalla villa e lui rimaneva dentro.
"Stammi bene Tom", dissi io con le lacrime e la non voglia di lasciarlo da solo in un luogo pericoloso.
"Non è un addio, è un arrivederci", disse Antoine sicuro di sé, e poi scambiando uno sguardo con me, mi prese in braccio e iniziò a camminare velocemente.
Scambiai un ultimo sguardo soffocante con Tom e il suo volto pallido, gli occhi stanchi, i zigomi arrossati dalla corsa, i capelli scompigliati e il sorriso debole mi rimasero impressi nella mente prima che il buio invadesse la mia vista facendolo scomparire come il fumo.
A presto Tom.
Ci rivedremo presto.

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