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Ritornammo a casa Dallas e Thomas subito ci venne incontro.
Tom aveva gli occhi rossi dal pianto e io ero stanca e distrutta.
Volevo andarmene, andarmene via il più lontano possibile da tutti e tutto.
Sì, lo ammetto, volevo scappare dai problemi. Non ne potevo più.
Da una parte di Antoine non si sapeva nulla, a casa la situazione non era delle migliori, David e Isabelle sono sempre via per lavoro e va a finire che ci vediamo solo al weekend, delle volte nemmeno, Matt e io non abbiamo contatto vivendo comunque sotto lo stesso tetto, e qui il mio migliore amico è innamorato della mia migliore amica che sta insieme a mio fratello.
Sentivo la testa scoppiare perciò decisi di fare la prima cosa che mi venne in mente, ovvero, prendere la macchina e andare lontano, il più lontano possibile.
Uscì di nuovo e mi avviai verso la macchina, la accesi e Cameron mi venne incontro fermandomi.
"Kate dove vai?", mi chiese.
"Vado a fare un giro, sai è da meno di due ore che ho la patente", risposi sorridendo forzatamente.
"Vengo con te", insistò.
"No ma Cameron tranquillo, conosco bene Los Angeles ormai", risposi.
"Ok ma almeno dammi un passaggio al supermercato qui davanti che prendo qualcosa per i ragazzi dentro", mi disse entrando dentro la macchina e indicando Tom e Thomas dentro la casa, io in cambio sospirai e annuì.
Lungo il breve tragitto Cameron parlò in continuazione di qualcosa al quale non diedi la minima importanza, infatti annuivo e sorridevo.
Appena arivammo davanti al supermercato, lui scese dalla macchina e io sospirai, ma poi si girò dietro e sorridendo con le mani in tasca venne accanto al mio finestrino.
"So bene che non hai ascoltato niente di ciò che ti ho detto ma non importa, so che c'è qualcosa che non va e non vuoi parlarmene perciò non insisterò, ma sai che se hai bisogno di qualsiasi cosa, io ci sono e ci sarò", disse sorprendendomi.
Poi si allontanò senza aggiungere altro perciò agì d'istinto.
Scesi dalla macchina e lo chiamai, lui si girò immediatamente e io corsi ad abbracciarlo.
Lui al primo istante non capì che era successo, poi si rese conto della mia azione e ricambiò il caloroso e stretto abbraccio pieno di affetto.
Era da tanto che non ci abbracciavamo, anzi non ci sfioravamo nemmeno.
La nostra allontananza era arrivata a tal punto da non farci nemmeno toccare per sbaglio.
Rimasi attaccato a lui finché non mi resi conto della situazione e quando mi accorsi di avere la testa sul suo petto, mi staccai leggermente imbarazzata. Odio il mio istinto.
Mi ero promessa di non avvicinarmi mai più del dovuto a Cameron ed eccomi qua tra le sue braccia.
Non sono per niente brava a mantenere le promesse.
Lui mi lasciò andare con le mani sospese all'aria e fissandomi.
"Scusa", dissi solamente guardando altrove e facendo di tutto per non incrociare il suo sguardo.
"Tranquilla va tutto bene", rispose lui sorridendo.
Chiusi gli occhi e presi un bel respiro per poi parlargli.
"Cameron, ci sono delle cose che stanno andando avanti nella mia vita che purtroppo non posso confidarti per la privacy di altre persone. Ma davvero grazie e avevo bisogno di un tuo abbraccio", dissi sorridendo e guardandolo.
Lui ricambiò il sorriso e abbassandosi alla mia altezza, mi sussurrò all'orecchio, "Era da tanto".
Io risi e lo spostai da me scherzosamente.
"Ci vediamo dopo?", mi chiese.
"Sì sì tornerò sana e salva a casa tua", risposi incrociando le braccia.
Lui sorrise e si avviò camminando verso l'entrata del supermercato.
Solo in quel momento mi venne in mente una cosa.
"Ehi Cameron, come hai fatto a capire che non ti stavo ascoltando?", gli chiesi ad alta voce da dietro.
"Ti avevo chiesto, 'ti ricordi quando stavamo insieme?' e tu in risposta avevi annuito", mi rispose allo stesso tono e non aggiungendo altro sorridendo entrò dentro al supermercato.
Io rimasi a bocca aperta per qualche minuto e poi ritornai in me stessa.
"Che scema!", dissi fra me e mi diedi una pacca sulla fronte.
Poi entrai in macchina e partì senza una destinazione precisa.
Accesi la radio e partì subito la playlist di Tom, odiavo le canzoni che ascoltava lui, erano tutte depresse, perciò ataccai il mio telefono alla radio e guidai con la mia playlist mista di tutti tipi e generi musicali.
Amavo le strade notturne di Los Angeles, le palme lungo le vie, le luci accese, il cielo pulito che faceva intravedere le stelle e il fresco venticello proveniente dal mare.
Sembrava tutto perfetto.
Solo che l'imperfezione stava al mio interno.

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