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Cameron.
Dallas.
Cosa diavolo ci faceva lui qui a Sydney?
Perché?
Proprio ora che avevo ritrovato la felicità avendo accanto le persone più importanti della mia vita, arrivava lui a rovinare tutto.
Di nuovo.
Sentivo la rabbia salire dentro di me e provai totale indifferenza verso di lui.
Distolsi subito lo sguardo da quei occhi falsi, e guardai Antoine.
"Entriamo?", chiesi frettolosamente.
"Certo", rispose lui sorridendo.
Presi Dylan a braccetto e tutti e tre entrammo all'interno del ristorante facendoci spazio tra la gente.
Speravo solo di non rivedere Cameron fino alla fine della serata e soprattutto finché ero qui a Sydney.
Non avevo nessuna voglia di creare scenate e confusioni mentre stavo con la mia famiglia.
Volevo godermi questi giorni e non volevo avere qualsiasi tipo di casino, era tanto che stavo aspettando di rivedere Dylan e la mia vecchia famiglia e non avrei lasciato che lui rovinasse la mia vacanza.
E in più, perché doveva venire proprio in Australia, precisamente a Sydney?
Non era che aveva sentito qualcosa sul piano di Alissa?
Oppure che fosse venuto per controllare se stessi bene?
O magari semplicemente in vacanza?
Mille domande mi stavano balenando in testa ma decisi di scacciarle via e non sprecare i miei pensieri per una persona inutile.
Lui non aveva alcuna importanza nella mia vita e desideravo con tutto il cuore che mi vedesse assieme ad Antoine così avrebbe rosicato e capito che nessuna potenza al mondo aveva la forza di separarmi da Antoine, lui veniva molto dopo.
Lui non era nessuno per me e provavo disprezzo per quel ragazzo.
Io avevo una mia vita, una mia strada, avevo scelto Antoine sin dall'inizio e ora stavo con Dylan, ero felice e non avrei lasciato che lui mi togliesse tutto ciò. Fine.

Cercai con lo sguardo il tavolo dove i genitori dovrebbero essere seduti e li trovai.
Lasciai Antoine e Dylan indietro e accelerai il passo.
"Mamma! Papà!", gli chiamai a voce alta per attirare la loro attenzione.
Loro si girarono e si alzarono di scatto, per poco non svenivano per la sorpresa.
"Oh mio dio! Non ci posso credere!", disse la mamma coprendosi la bocca con la mano per la sorpesa.
"Kate!", disse papà incredulo e con gli occhi spalancati.
"Ciao mamma!", la salutai e la abbracciai forte, "Ciao papà!", salutai anche papà e lo abbracciai.
"Tesoro, ma che sorpresa!", disse la mamma ancora sotto shock.
"Da quanto sei qui?!", chiese papà più felice di quanto mi aspettassi ed era raro vederlo sorridere in questo modo.
"Sono arrivata proprio oggi pomeriggio", risposi sorridendo.
"Non ci avevi avvisato a che ora atteravi sennò saremo venuti a prenderti cara", disse la mamma acarezzandomi i capelli dolcemente.
"Volevo farvi una piccola sorpresa", risposi ridacchiando.
"Hai fatto un buon viaggio tesoro?", chiese papà mettendo una mano sulla mia spalla.
"Sì molto bene e...", dissi e mi girai per scambiare uno sguardo con Antoine per poi aggiungere rivolgendomi ai genitori, "Non sono sola, c'è Antoine con me".
Ero nervosa, non sapevo come avrebbero reagito sentendo che avevo compiuto un viaggio oltreoceano con un ragazzo.
Loro erano sempre stati dei genitori classici e io non ero ancora maggiorenne per compiere un viaggio con un ragazzo, perciò mi aspettavo di tutto.
"Buonasera signore e signora O'Brien", salutò cordialmente Antoine affiancandomi.
"Buonasera anche a te", lo salutò la mamma scrutandolo da capo a piedi mentre papà lo osservava.
Loro erano sempre stati abbastanza severi nei confronti dei ragazzi che frequentavo, persino i miei compagni di classe, quindi speravo che Antoine gli desse una bella impressione, sennò sarei stata spacciata.
Se non gli sarebbe piaciuto Antoine, mi dispiaceva per loro perché io al mio militare non ci avrei rinunciato nemmeno sotto tortura.
E i miei lividi ne erano l'esatta conferma.
"Sei il suo ragazzo?", chiese papà con un tono autoritario.
"Ehm..", Antoine esitò un po' scambiando un fugace sguardo con me, io invece posai lo sguardo altrove perché non sapevo come aiutarlo.
Non eravamo certi se stavamo veramente insieme o stavamo cercando di ricostruire il rapporto perso, non capivamo se ci stavamo solamente frequentando o la relazione che avevamo, voleva dire che fossimo fidanzati.
"Sì signore", rispose infine Antoine per non creare ulteriori dubbi ai miei genitori e subìre altre domande, era meglio non dire tutto agli adulti certe volte.
Però Antoine sembrava quasi che stesse rispondendo al suo comandante, non che cambiava molto, ma comunque era un po' troppo teso e retto.
"Aspetta, tu per caso sei il figlio maggiore di Marie? Quello che fa l'accademia militare di aeronautica?", chiese la mamma dopo averlo osservato per bene e spalancando gli occhi come se si fosse ricordato di qualcosa.
"Sì sono proprio io", rispose Antoine sorridendo.
"Ah ho capito chi sei allora!", disse la mamma e aggiunse rivolgendosi a papà "Caro, è il figlio maggiore di Marie! La amica di Isabelle che avevamo conosciuto a Los Angeles, ricordi?".
"Oh si si ora mi ricordo! Bene allora", disse papà e sembrò quasi che si fosse rilassato di colpo.
Sembrava che Antoine gli andassero bene e che sapessero già di lui.
"Sono contenta che tu abbia scelto proprio Antoine, da quanto ho sentito è un bravo ragazzo", disse poi la mamma rivolgendosi a me e sorridendo.
Io arrossì leggermente e annuì ricambiando il sorriso.
"Grazie figliolo per aver portato mia figlia sana e salva fin qui ed essertene preso tutta la responsabilità del viaggio", ringraziò papà ad Antoine dandogli la mano.
"Nulla di che, è mio dovere proteggerla e farla felice", rispose Antoine cortese come sempre e stringendo la mano a papà.
I genitori si scambiarono uno sguardo di approvazione e poi annuirono sorridendo.
"Ti diamo il permesso di uscire con nostra figlia", confermò papà ridacchiando.
"Papà!", lo richiamai io e tutti i presenti scoppiarono a ridere.
"Certo, la ringrazio", rispose Antoine sorridendo e scambiando un dolce sguardo con me.
A quanto pare, l'idea che Antoine era veramente un bravo ragazzo, aveva funzionato e aveva conquistato i miei genitori di Sydney.
Quelli di Los Angeles tra poco organizzavano di già il nostro matrimonio per quanto adoravano il militare.
Direi che Antoine piaceva a tutti gli adulti e non esisteva cosa più tranquillizzante di questa, non ci sarebbero mai stati litigi tra me e le mie due famiglie.
Se i genitori di Sydney mi avrebbero detto di non frequeantarlo, non lo avrei comunque lasciato, perciò mi faceva molto piacere che lo accettavano.
Anche se ora non ero sotto la loro responsabilità, ci tenevo ancora alle loro decisioni e consigli.
Infondo erano stati loro che mi avevano cresciuta e fatto in modo che avessi un carattere forte, decisa e determinata, con una personalità unica.
Perciò gli dovrei ringraziare per tutto ciò che avevano fatto per me adotattandomi e prendendo cura di me come se fossi la loro vera figlia.
Non mi avevano mai fatto mancare di nulla e mi trattavano meglio di Dylan, avevo avuto tutto il loro amore e ne ero veramente grata.
Perciò ascoltavo ciò che mi dicevano e gli obbedivo, erano stati i miei genitori e sapevo che volevano sempre del bene per me.
"Mamma, papà ma chi deve venire a trovarvi?", chiese ad un certo punto Dylan che nel frattempo aveva assistito tutta la scena divertito e seduto al tavolo.
"Un nostro vecchio caro amico che dopo tutti questi anni ha avuto il tempo di viaggiare con i suoi figli e sua sorella", spiegò la mamma.
"Vengono pure loro a cena qui?", chiese sempre Dylan guardandoli.
"Certamente e devono essere già qui", disse papà controllando l'orologio.
Una parte di me pensava il peggio, ovvero che la famiglia fosse proprio della persona che non volevo sentire pronunciare il nome e l'altra parte pensava che fosse una cosa impossibile.
"Oh eccoli", indicò la mamma verso l'entrata del ristorante e tutti si girarono a guardare, tranne me.
Chiusi gli occhi e cercai di respirare in modo calmo, rimanere rilassata mentre il cuore mi usciva fuori dal petto.
"Ma è uno scherzo?", sentì dire Antoine ed in quel punto mi girai.
Non poteva essere vero, no, io stavo facendo un incubo.
Chiaramente era un incubo, non poteva essere reale.
Cameron con Emma e un signore a braccetto con una signora si stavano avvicinando a noi.
Sentivo le mie gambe tremare e dovetti agrapparmi al braccio di Antoine per reggermi.
Non sentivo più il sangue circolarmi nelle vene e le pulsazioni erano a mille.
Come potevano in tutto il mondo con sette miliardi di persone proprio la mia famiglia conoscere quella dei Dallas?
Questo era veramente un complotto dell'universo contro di me.
Era come se nessuno ma proprio nessuno volesse vedermi felice a lungo, più di una giornata.
Esatto, ero stata felice per una giornata intera e mi sembrava strano infatti che non stesse succedendo qualcosa per farmi ritirare al punto di partenza con problemi e tristezza.
Ero arrabbiata anzi infuriata con il mondo, quanto gli costava rendermi felice ancora un po' più a lungo?
Non avrei commesso nessun sbaglio e finalmente il mio cuore avrebbe iniziato a battere regolarmente.
Davvero, non ci credevo ancora che stava per accadere veramente.
Che Cameron era qui e stava per venire al nostro tavolo.
Incrociai la mano con Antoine e la strisi forte fino a farmi male, ero troppo agitata e incavolata.
Cameron era a pari merito con Alissa in ultima posizione nella mia lista degli indesiderati.
Affianco a me, Dylan si alzò immediatamente dalla sedia e scattò in piedi sorpreso quanto me.
"Non posso crederci", sussurrò Dylan con la bocca aperta.
Ebbi la forza di guardare Antoine e vidi che non dava segni di vita, aveva un espressione indescrivibile sul volto, era diventato una statua pallida e con lo sgaurdo incendiato dalla rabbia.
I genitori salutarono il loro papà e la loro zia quando ci raggiunsero e dopodicchè salutarono pure noi che eravamo pietrificati e componevamo gesti come i robot.
C'era anche Emma e quando si accorse di me, mi saltò letteralmente adosso in un abbraccio.
"Oddio Kate! Anche tu qui?! Non sapevo che gli O'Brien fossero la tua vecchia famiglia!", disse Emma una volta staccatosi da me e sorridendo entusiasta.
"Già", risposi cercando di sorridere ma mi risultava impossibile.
"Oddio è fantastico, passeremo le vacanze insieme!", disse lei esultando.
"Cosa?! Ehm...cioè non ho capito scusa", dissi ridendo in modo nervoso per la notizia appena ricevuta.
"Papà, zia, e i tuoi genitori hanno deciso di passare il Natale insieme perché è dopo tanti anni che si rivedono! Non lo sapevi?", chiese lei sorridendo felicemente.
"No per niente", risposi con un filo di voce, scuotando la testa e guardando il vuoto.
Sentivo come se un uragano mi avesse avvolta e dalla quale non c'era via d'uscita.
Tutto ciò era assurdo.
"Beh vedrai che ci divertiremo", disse lei gioiosa.
"Certo", risposi sorridendo difficilmente.
Ero in tensione, magari Emma sapesse cosa era successo con Cameron, sarebbe stato tutto più facile da gestire e avrei avuto lei per stare alla larga da suo fratello, potevo contare su di lei.
Ma nemmeno quello potevo fare perché lei non era al corrente della orrenda azione di suo fratello.
Dopodiché arrivò la mia rovina davanti a me.
Proprio così, Cameron era la mia rovina.
Se lui non mi avesse separato da Antoine, tutta la faccenda di Alissa e la tortura non sarebbe accaduto.
Cameron aveva distrutto tutto e aveva iniziato una guerra dalla quale Alissa aveva tratto vantaggio.
Cameron mi aveva frantumato la vita e mi aveva fatto male, molto male.
Tutto questo sarei riuscita a risparmiarmela se solo non avessi lasciato entrare Cameron nella mia vita.
Avevo commesso un grave errore, non ero riuscita a riconoscere le persone.
Lui era un falso, un ipocrita che per tutto questo tempo indossava la maschera da bravo ragazzo.
"Che bello rivederti, anzi no, rivedervi insieme qui ora", disse Cameron rivolgendosi a me e Antoine che lo guardava in cagnesco come se con lo sguardo sarebbe stato in grado di fulminarlo.
Io avanzai verso di lui con il sangue che mi ribolliva dentro per tirargli una sberla ma Dylan e Antoine mi trattennero.
Mi scansai dalle loro prese bruscamente e mi accomodai su una delle sedie del tavolo seguita dallo sgaurdo di Emma.
Fortunatame gli adulti non mi videro perché erano troppo impegnati nella loro conversazione.
"Sei diventata violenta Kate", mi sussurrò Cameron avvicinandosi.
"Se non ti levi immediatamente da me ti do una dimostrazione pratica di quanto violenta sono diventata", risposi tra i denti e guardandolo con sguardo di sfida.
"Mi spieghi che cazzo ti ho fatto perché tu mi odi così tanto ora?", chiese mettendo forte una mano sopra il tavolo e causando rumore.
"Ah e me lo chiedi anche? Coraggioso sei", dissi senza distogliere lo sguardo di disgusto da lui.
Lui avanzò verso di me in modo pericoloso chiaramente arrabbiato ma fu allontanato immediatamente da Antoine e Dylan.
"Ok basta", intervenne Antoine mettendo un braccio in mezzo alla distanza che separava me da Cameron.
Cameron alzò lo sgaurdo e si alzò per affronteggiare Antoine ma Dylan lo prese per le spalle e lo fece accomodare due sedie più lontano da me.
"Stai buono qua", disse Dylan a Cameron facendolo sedere e dandogli delle pacche sulle schiena.
Fortunatame i genitori posero l'attenzione su di noi e ci dissero di ordinare da mangiare.
Antoine si sedette accanto a me e mi prese la mano da sotto il tavolo stringendomela mentre io scambiai uno sguardo con lui.
Emma si sedette anche lei accanto a me mentre Dylan occupava il posto tra Antoine e Cameron per fare da barriera a qualsiasi tipo di rissa.
La cena passò molto lentamente o forse era quello che sembrò a me.
Era come una specie di interrogatorio per me e Antoine e ad un certo punto mi sentì soffocare dalle tante domande.
Come se il fatto che sia venuta da America fino al l'Australia con un ragazzo fosse una cosa troppo incredibile, e gli adulti erano tutti curiosi.
"Quindi voi ragazzi vi conoscete?", chiese Johanna, ovvero la zia di Emma e Cameron.
"Sì zia, frequentiamo la stessa scuola a Los Angeles, Cameron è in classe con Kate ed io con Matt ovvero il vero fratello di Kate", risposi Emma.
Anche loro sapevano della mia storia riguardo l'adozione e la cosa bella era che non giudicavano nessuno anzi erano delle brave persone con un cuore d'oro.
"Oh interessante! E quindi sei qui per le vacanze natalizie con il tuo ragazzo?", chiese sorridendo Dean, ovvero il papà di Emma e Cameron, rivolgendosi a me.
"Sì", risposi esitando un po' quando disse che era mio ragazzo ma poi aggiunsi, "La mia famiglia a Los Angeles non aveva molto tempo e io volevo rivedere la mia vecchia famiglia quindi siamo venuti noi due insieme", sorridendo e cercando di essere più convincibile possibile.
Infondo era la verità, solo la parte di Antoine no e anche se non ero brava a mentire, ci stavo provando per il bene di tutti.
"E tu caro, che scuola fai?", chiese Johanna ad Antoine.
"Faccio l'Air Force Academy di Colorado", rispose lui.
"Mamma mia! E a che anno sei?", chiese sempre Johanna sorpresa.
"All'ultimo, mi mancano pochi esami per entrare ufficialmente nell'esercito", rispose Antoine e io non potevo altro che essere fiera del mio militare.
"Davvero sorprendente, bravissimo figliolo, continua così, almeno abbiamo voi che ci proteggete ogni giorno", disse Dean sorridendo.
"La ringrazio", rispose Antoine ricambiando il sorriso.
"Quindi dovresti conoscere Robert Dallas", disse Dean.
"Certamente, è un mio compagno e soprattutto un buon amico", rispose Antoine.
"È mio figlio maggiore", disse Dean sospirando e sorridendo.
Robert. Cameron me ne aveva parlato la prima volta che eravamo usciti.
Lo guardai e notai che mi stava già fissando da parecchio.
Incrociai il sguardo ma lo distolsi immediatamente.
"Davvero? Non lo sapevo, è veramente fantastico sapere che è suo padre, mi ha parlato molto di lei. Dovrebbe essere fiero e orgoglioso di suo figlio, è un ottimo studente e uno dei migliori del nostro corso", disse Antoine a Dean.
"Oh sì sono contento per Robert, ci mette il cuore in ciò che fa, lo vedo poco ma so che sta facendo ciò che ama e ha sempre desiderato fare. Io non posso altro che volere solo la sua felicità e il suo bene, anche se ciò costa la lontananza", disse Dean e io lo guardai.
"Tu Kate, cara, sicuramente capisci cosa intendo vero?", mi chiese Dean notando il mio sgaurdo addolorato.
"Sì la capisco, e percepisco anche il suo dolore perfettamente. Lei lo ama come un figlio e io Antoine come mio ragazzo, ma la sofferenza è la stessa. Anche se ci vediamo poco e il più delle volte sono in tensione per la sua vita, non posso altro che essere fiera di lui. Ho scelto questa vita con lui anche se ero a conoscenza delle conseguenze perché, come lei ha detto, io voglio solo la sua felicità", risposi e non mi accorsi nemmeno io di aver praticamente dichiarato a tutti di essere innamorata di Antoine.
Solo quando vidi tutti sorridermi dolcemente e Antoine guardarmi con uno sguardo tenero, capì cosa avevo detto, ma che potevo farci io?
Quando le persone mi chiedevano di Antoine non riuscivo a fermare me stessa nel esprimere ciò che provavo per lui.
"Voi due siete davvero fortunati ad avere l'uno l'altro, vi auguriamo tutto l'amore di questo mondo e una relazione molto duratura, perché meritate di essere felici", disse mamma con gli occhi lucidi e io sorrisi abbassando lo sgaurdo mentre Antoine mi accarezzò la gamba da sotto il tavolo.
"Antoine, tu invece in Accademia come te la cavi? Sarai sicuramente bravo vero?", intervenne Emma capendo che mi stavo sentendo a disagio con tutti gli occhi puntati su di me e cercò di cambiare discorso.
La guardai e mimai un grazie sospirando ma lei non mi diede molta importanza, come se fosse arrabbiata con me.
"Sì vado abbastanza bene", rispose Antoine umilmente ma io sapevo che era il migliore in Accademia.
"Non fare il modesto Anto", intervenne Dylan e aggiunse, "Negli ultimi esami ha ottenuto il massimo dei voti tra gli studenti del suo anno, raggiungendo il primo posto nella classifica degli studenti più brillanti dello Stato".
Tutti gli sguardi della tavola si puntarono su Antoine e ognuno aveva un espressione sorprendente.
Non se l'aspettavano proprio, non avevano immaginato che Antoine potesse essere così bravo.
Pure Cameron lo guardò meravigliato alzando le sopracciglia, per lui sarebbe stato un impresa impossibile, a malapena arrivava alla sufficienza a scuola.
Tutti sapevano che Antoine era un ragazzo di grande capacità ma non pensavano fino a questo punto, diciamo che era riuscito a colpire il segno in pieno.
Aveva messo la ciliegina sulla torta, anzi non lui da solo, Dylan lo aveva aiutato.
Ora potevo confermare che Antoine era del tutto perfetto.
Insomma, era bello, fisico perfetto, secchione a scuola, sempre alla moda, gentile, educato, disponibile, altruista, futuro militare di volo... avrei potuto scrivere un libro solo sulle sue qualità e capacità.
"Però te ne sei scelto uno bello tosto eh Kate?", scherzò Johanna e tutti risero, compreso Cameron che però mi sembrò più una risata soffocata o una smorfia.
Il resto della serata la passammo tutti chiaccherando sui vari argomenti e sull'attualità.
"Kate per caso dobbiamo parlare?", mi chiese ironicamente Emma quando tutti erano impegnati in qualche conversazione.
"Direi di sì", risposi sospirando.
"Da dove vuoi partire? Dal fatto che tu e Cameron vi odiate per qualche ragione o che tu e Antoine siete piombati insieme a Sydney dopo non esservi parlati per mesi?", chiese lei e mi sembrò parecchio irritata.
Non avevo mai vista Emma arrabbiata o nervosa, forse questa volta l'avevo fatta davvero grossa non raccontandole metà delle cose.
Era mia migliore amica e non le avevo detto delle cose importanti, sicuramente si sentiva tradita ed era delusa dal mio comportamento.
"Emma ti spiegherò tutto, promesso, ma è successo tutto così velocemente che non ho avuto il tempo di contattarti", mentì, dovevo in qualche modo cercare di calmarla.
"Abbiamo l'intera vacanza davanti, cara, ne avrai di tempo, fidati e io sono qui con te perciò anche se vorrai non potrai nascondermi le cose", disse furente e iniziò a parlare con Dylan che la chiamava.
Sospirai e scuotai la testa, dovevo almeno accenarle qualcosa su quello che era successo con Cameron anche se era sua sorella.
Aveva la testa per prendere le sue decisioni e io dovevo dirle tutto ciò che suo fratello mi aveva fatto, poi stava a lei crederci e decidere come comportarsi con lui.
Di Antoine invece non avevo avuto veramente il tempo di dirle cos'era successo ma aveva ragione, se lei non fosse stata qui ora, non le avrei mai raccontato come io e Antoine eravamo finiti insieme qui a Sydney, le avrei nascosto pure questa.
Mi sentivo una terribile amica e una cattiva persona.
Lei mi considerava sua migliore amica e mi voleva bene, si fidava di me e io l'avevo delusa, le avevo nascosto parecchie cose.
Non dovevo farlo, lei mi avrebbe aiutata e mi avrebbe dato consigli utili ma io da testarda stupida non ne avevo parlato con lei.
Avevo sbagliato e non volevo perdere un'altra persona importante a me per una mia stupida scelta.
Dovevo assolutamente rimediare.
"Va tutto bene?", mi chiese sussurrando Antoine, io lo guardai e annuì.
"Non mi sembra", disse inclinando il volto per cercare il mio sguardo abbassato.
"Ho bisogno di un po' d'aria, usciamo fuori?", chiesi guardandolo.
"Certo Kate", rispose preoccupato e incrociò la mia mano sotto il tavolo.
Ci alzammo e ci congedammo temporaneamente da tutti i presenti, per poi uscire dal ristorante che mi stava facendo diventare claustrofobica.
Uscì e mi allontanai velocemente dall'ammasso di gente, appartandomi e avvicinandomi a un piccolo ponticello.
Era una specie di ponte chiuso sopra ad un lago enorme che grazie alla sua altitudine mostrava tutta la città illuminata di Sydney sotto di noi.
Era una vista semplicemente mozzafiato.
Sentì un colpo di vento fresco e leggero invadermi e sfiorare ogni centimetro della mia pelle.
Chiusi gli occhi e inspirai profondamente per poi riaprirli e accorgermi dello sguardo scombussolato di Antoine.
Io sorrisi e lo guardai dolcemente prima di alzarmi in punta di piedi e lasciargli un bacio a stampo.
"Sto bene Antoine", dissi per rassicurarlo, accarezzandogli la guancia.
"Kate appena vedo che il tuo sorriso scompare, il mio cuore si ferma", mi disse abbracciandomi.
"Non devi preoccuparti così tanto per me, così finirai per impazzire", dissi io appoggiando la testa sul suo petto.
"Io sono già pazzo di te", disse lui e io alzai lo sguardo sorridendo.
"Vedi? Questo sorriso ha faticato molto a ritornare e se qualcuno te lo fa perdere di nuovo, giuro che lo ammazzo", aggiunse guardandomi.
"Ammazzeresti pure te stesso quindi?", scherzai ridacchiando.
"Se devo la vita per te, lo farò", rispose lui con così tanta serietà che mi vennero i brividi e la mia risata scomparve.
"Non amarmi così tanto, mi fa paura", dissi io sussurrando e con il cuore che batteva a mille.
"Ormai non posso farci più nulla, non potrò mai più amarti di meno", rispose lui allo mio stesso tono di voce.
I nostri sguardi erano incatenati l'uno all'altro e le sue iridi blu come l'acqua dell'oceano si fondevano con le mie nere come il cielo a notte fonda.
I nostri occhi parlavano a posto nostro e si stavano raccontando le nostre paure nel perdersi, nel farsi del male e nel lasciarci, ma non solo quello, stavano esprimendo anche quanto eravamo pazzi l'uno dell'altro.

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