12

828 42 14
                                    

Entrai in casa con il fiatone e rinchiusi la porta dietro di me con un rumore assurdo.
Non potevo e non dovevo assolutamente provare a fare tutto ciò che stavo pensando.
Andai direttamente in camera mia e mi chiusi la porta a chiave.
Mi sedetti per terra contro la porta a rielaborare tutto ciò che era accaduto poco tempo fa.
Non mi era mai successo una cosa del genere, io ero una ragazza fedele alle mie decisioni e non mi era mai capitato di allontanarmi dagli schemi.
Dovevo prendere fiato, respirare con calma e mettere in chiaro le idee.
La scoperta della mia adozione, la scelta da prendere, la partenza di Dylan e dei vecchi genitori, l'incontro con Antoine e oggi l'avvenuto con Cameron mi stavano facendo scoppiare la testa e non avevo nessuno con cui parlarne.
Le lacrime mi stavano premendo per uscire ma cercai invano di trattenerle.
Accesi la musica sul cellulare ad alto volume e partì subito Lego House di Ed Sheeran.
Una delle canzoni preferite di Dylan.
Questo era veramente un complotto contro di me per farmi stare male, non riuscì a reggermi e apoggiai la testa sulle ginocchia per poi chiudere gli occhi.
Non trovai pace con me stessa e mi tirai su per controllare l'ora, andava bene, potevo chiamare Dylan.
Dovevo per forza parlare con lui per sentirmi meglio.
Lo chiamai sperando tanto che rispondesse, e con mia grande sorpresa rispose.
"Ehi Kate come va?", chiese con la voce spezzata, il che di conseguenza spezzò il mio cuore.
"Male Dylan", risposi con il singhiozzo.
"Ehi cucciola che succede?", chiese preoccupato.
"Hai tempo ora?", chiesi per sicurezza, tirando su con il naso.
"Tutto il tempo che vuoi", rispose lui.
Presi fiato e iniziai.
Gli raccontai tutto in minimi dettagli della giornata passata oggi, tutto ciò che mi stava affliggendo e quanto mi mancava.
Non mi vergognavo con Dylan, lui sapeva tutto su di me e sapeva come ero fatta, quindi anche se gli dicevo che mi era venuta una voglia strana di baciare qualcuno, non rideva di me anzi mi ascoltava tranquillamente.
Era abituato pure lui ai miei strani problemi sentimentali.
Diciamo che era l'unica persona a cui confidavo ogni singola cosa della mia vita e l'unica di cui mi fidavo ciecamente.
Era davvero un incubo non avercelo qui vicino accanto a me, lui era la mia salvezza.
Finì la mia lunga storia e sospirai.
"È una questione complicata Kate", disse pensieroso.
"Lo so Dylan", dissi disperata.
Sapevo che non era una cosa da disperarsi ma per me era nuova, non avevo mai provato cose del genere per nessun tipo di ragazzo e avevo promesso a me stessa di non mettermi in casini del genere finché non sarei diventata maggiorenne.
Tutti mi avevano dato della pazza, ma io ero decisa.
Mi dicevano che l'amore veniva da solo senza nemmeno che te ne accorgessi, ma io da testarda non credevo a nessuno; invece ora dovevo dirlo, ero la stupidità in persona.
Amore per Antoine e forte amicizia per Cameron? Giusto?
O era viceversa?
Non ne avevo la minima idea.

"Ascolta, penso che tu non abbia tanto le idee chiare, quindi ti do un consiglio", disse ed era quello che speravo.
"Allora, innanzitutto vai alla festa che mi hai detto c'è domani sera e guarda come Cam si comporta con te, se ti sta vicino in continuazione, cerca di attirare la tua attenzione, vuole stare sempre in contatto con te allora gli piaci e in quel caso lo puoi prendere in considerazione e magari cercare di capire cosa provi tu per lui. Ma se inizia a fare il coglione con le altre ragazze è solo un pezzo di merda che vuole usarti perché sei nuova", mi spiegò lui e io ci riflettì un attimo.
"Sì forse hai ragione", risposi ancora indecisa.
Era impossibile che io provassi qualcosa per Cameron, ero sicura di essere cotta di Antoine.
Ma ciò che stavo provando e volevo fare nel momento del saluto con Cameron era oltre le mie stesse aspettative, non me l'aspettavo da me stessa.
Forse non ero ancora sicura al cento per cento dei miei sentimenti.
"E nel tuo caso, so che è difficile credere per te di provare qualcosa per qualcuno essendo una cosa totalmente nuova e strana ma devi capire che il tuo momento dei problemi di cuore è arrivato, non puoi non viverti questi anni da giovane e non provare il formicolio in pancia o il cuore che batte forte, è completamente normale. Io stavo iniziando seriamente a preoccuparmi, quando mi avevi detto che non volevi innamorarti e avere un ragazzo, pensavo avessi problemi mentali. Ma ora tutto sta cambiando anche per te, un po tardi ma comunque stai avendo cambiamenti, finalmente. Quindi fai come ti dice il cuore e troverai sempre la risposta. Kate vivila sta vita, che questi anni non gli ritrovi più e l'amore ne è la protagonista", mi incoraggiò e dopo tutti questi giorni riuscì a ritrovare mio fratello.
Sapevo che stava cercando di fare il possibile per tirarmi su il morale, fingendo di essere felice e ritornando come prima ma solo io sapevo la verità.
E la verità era che era morto dentro.
"Dylan non so come andare avanti senza un tuo appoggio e senza un tuo consiglio, davvero grazie di cuore", lo ringraziai per le perle di saggezza.
"Ehi non ringraziarmi mai, sono tuo fratello, anche se non vero ma comunque lo sono da tanto, e tra noi niente grazie e niente scuse", rispose ed ero sicura che stesse sorridendo.
"Tu per me sarai sempre come un vero fratello e penso che a volte i fratelli di non dello stesso sangue hanno un legame più forte rispetto a quelli che lo sono realmente", dissi.
"Perché non ti trovi bene con Matt?", chiese preoccupato.
"Sì, mi trovo bene ovviamente, ma non è come te, capisci?", risposi, non ero per niente brava a esprimermi e dire ciò che veramente volevo intendere.
"Sì", rispose solamente.
"Quanto vorrei che tu fossi qui con me, sarebbe tutto più facile", ammisi alzandomi e buttandomi sul letto, sapevo bene che non sarei riuscita a reggermi in piedi.
"Io sono sempre accanto a te", rispose a bassa voce e dolcemente.
"Tu non sai quanto è brutto cercare di chiamarti nel momento giusto per il cazzo di differenza del tempo e quanto mi manca un tuo abbraccio nei momenti più difficili", dissi con le lacrime che premevano per uscire.
"Si sistemerà tutto presto, fidati, lascia che il tempo faccia il suo lavoro", rispose schiarendosi la voce.
"Non dovevo scegliere di restare, ho preso la decisione più sbagliata di tutta la mia vita. Stare senza di te qui mi soffoca e non averti accanto mi sta facendo impazzire", finalmente gli dissi ciò che stavo tenendo dentro da giorni, e lo sentì sospirare.
"Anche per me non è per niente facile Kate ma questa è la realtà e noi dobbiamo accettarlo. Hai fatto la tua scelta e ti meriti una nuova vita, so benissimo che è difficile per noi non stare vicini, ti penso ogni singolo giorno e ti immagino qui accanto a me e anche se ti voglio solo sfiorare non ci riesco. Ma mi sto facendo forte, Kate anche tu devi cercare di andare avanti, se rimani ancora fissa sul passato, non potrai mai trovare la felicità. Devi andare oltre tutto ciò che sta accadendo ora. Noi ci sentiremo ogni giorno e me la sento, ci rivedremo anche molto presto", mi spiegò, stava cercando di fare di tutto per rimanere forte e mantere le emozioni stabili e neutre, anche se ciò richiedeva uno sforzo enorme.
"Ci proverò", gli risposi non del tutto sicura delle mie parole.
"Me lo prometti? Lo farai solo per me?", chiese conferma.
Esitai qualche secondo prima di rispondere.
"Te lo prometto", risposi infine.
Dopodicchè ci fu un momento di silenzio in cui mi immaginai lui sorridermi soddisfatto.
"A proposito come stanno mamma e papà?", chiesi poi.
"Bene direi, ormai se ne sono fatta una ragione che hai una nuova vita, vivi con delle persone che farebbero di tutto per vederti felice e sei in una città che ami perciò sono sereni pensando a ciò", disse.
"Cavolo quanto mi mancano", confessai.
"Anche tu manchi molto a loro Kate", mi rispose e il fuso orario catturò la mia attenzione.
"Scusa Dylan se ti ho trattenuto troppo, vai a pranzare ora dai", gli dissi per non allungare il discorso sulla mancanza perché sennò non resisterei un secondo in più qui a Los Angeles.
"Tranquilla, ora vado, sappi che io ci sarò sempre e non pensare troppo, vada come vada", mi sottolineò.
"Certo seguirò i tuoi consigli, ti voglio un casino di bene. Ci sentiamo prestissimo e salutami mamma e papà rassicurandoli che sto bene", salutai.
"Ti amo Kate, stammi bene cucciola" disse e chiuse la chiamata.
Provai la sua nostalgia appena non sentì più la sua voce sulle mie orecchie, e il sangue nelle mie vene si congelò.
Gli avevo promesso di andare avanti e ci dovevo provare, almeno per lui, perciò presi un bel respiro e chiusi gli occhi.
Analizzai bene i suoi consigli e pensai di avere le idee molto più chiare ora e sapevo bene come comportarmi, cosa fare e come agire la prossima volta.
E capirò di essermi seriamente innamorata di qualcuno quando il mio cuore mi darà il segnale giusto e mi farà capire la risposta.
Era tutto così fottutamente nuovo per me che non riuscivo più a prendere il controllo della situazione.
Però dovevo farcela da sola, ora che non avevo più l'appoggio di Dylan accanto, dovevo camminare da sola a testa alta.
Aprì gli occhi e sentì di avere sete perciò decisi di andare a bere qualcosa in cucina.
Scesi le immense scale e raggiunsi la cucina che stava al lato totalmente opposto della casa.
Questa casa era enorme e finché arrivai in cucina avevo già il fiatone, dovevo ancora abituarmi a tutte queste scale e lunghi corridoi.
Quando entrai in cucina, trovai un Matt in cerca di qualcosa tra gli scaffali.
"Ehi", lo salutai prendendo il succo dal frigo.
"Ciao Kate", mi salutò ancora concentrato a trovare qualcosa.
"Cosa stai cercando?", chiesi versando il succo al mango sul bicchiere.
"Le patatine", rispose ancora cercando con attenzione.
"Sono qui da poco ma so già che le patatine non si trovano lì ma nello scaffale accanto", dissi neutrale.
"Giusto, che stupido! Grazie", disse mettendo una mano sulla fronte e spostandosi per prendere le patatine dallo scaffale giusto.
"Dove ce l'hai la testa Matt?", chiesi una volta che mi guardò.
"Alla festa sulla spiaggia di domani sera", disse e aggiunse entusiasto, "Vieni vero?".
"Ho già detto sì a Cam quindi mi tocca", risposi senza espressioni sul volto e lui sembrò ricordarsi qualcosa.
"Ah già com'è andata con Dallas?", chiese con un sorriso malizioso.
"Togli quel sorriso dalla faccia", risposi annoiata.
"Dai Kate", insistette facendo la faccia triste.
"È andata bene", risposi solamente.
"E vi siete già baciati?", chiese entusiasto mettendo le patatine in bocca e masticando.
"Matt mangia le tue patatine con la bocca chiusa per favore", dissi distogliendo lo sguardo da lui e ripensando a tutto il casino di oggi pomeriggio.
"Ei ei cosa non mi racconti?", chiese avvicinandosi a me.
"Che penso tu sia uno stupido", risposi e uscì dalla cucina spostandolo con il braccio mentre sbuffavo.
Non avevo nessuna voglia di fare questa conversazione inutile con lui.
"Almeno dimmi se vi siete baciati!", urlò dalla cucina ed iniziò ad inseguirmi come un bambino.
Mi fermai di colpo e lui sbattè contro la mia schiena, poi mi girai e lo guardai severa incrociando le braccia al petto.
"No non ci siamo baciati", risposi perché sapevo che non mi avrebbe lasciata in pace.
"Davvero? Ah, va bene...", disse alquanto sorpreso, passandosi una mano tra i capelli.
"Qualcosa non va?", chiesi scrutandolo.
"No...cioè sì", rispose ancora confuso.
"Matt!", lo chiamai alzando la voce per farlo tornare sulla terra con la testa, sembrava perso nel suo mondo di unicorni e arcobaleni.
"Sai è la prima volta che Cam non bacia già al primo incontro quindi è strano, è sempre riuscito al primo colpo a farsi le ragazze che gli interessavano", disse accarezzandosi il mento con le dita come se stesse investigando sulla questione.
"Con me non va tutto nella stessa maniera", risposi acida.
"Infatti sei l'unica, un eccezione penso, o semplicemente non ci è riuscito, il che è davvero raro", ammise ridacchiando.
"Matt, io non sono come le altre che mi faccio trasportare già dalla prima volta che esco, siamo partiti come amici, quindi lo saremo finché io non capirò le sue intenzioni", gli spiegai quasi irritata.
Avevo immaginato Cameron che si comportasse così con le ragazze.
Era il solito capitano della squadra di calcio del college che ci provava con tutte le ragazze della città per far crescere la propria popolarità.
"Ok scusa, d'accordo fai come vuoi, è la vostra vita, io ho solo detto che è la prima volta che Cam fa così ma non volevo farti arrabbiare", disse alzando le mani in segno di resa.
"Va bene non importa", risposi sospirando e guardandolo per poi sorridere leggermente.
Non era colpa sua e non mi ero alterata per le sue parole, lui era solo curioso e sorpreso dal comportamento dell'amico.
Ricambiò il mio sorriso e controllò il cellulare tirandolo fuori dalla tasca.
"Cazzo", imprecò poi leggendo qualcosa dallo schermo.
"Che succede?", chiesi bevendo un sorso del succo dal bicchiere.
"Mi ero dimenticato che dovevo uscire con un alcune ragazze e un mio amico", disse ritornando calmo, ma sempre con lo sguardo puntato sul cellulare.
"Alle otto di sera?", chiesi alzando un sopracciglio.
"Sì dovrete cenare senza di me, mi dispiace", disse scrivendo un messaggio velocemente.
"Ma a che ora torni?", chiesi.
"Non so, vedo", disse lasciandomi completamente a bocca aperta.
"E i genitori lo sanno?", chiesi spalancando gli occhi.
"Non serve, è tutto ok", rispose e mi salutò frettoloso con un abbraccio per poi uscire di corsa dalla casa.
Rimasi qualche secondo impalata a fissare il vuoto.
Non sapeva a che ora tornava a casa? Ma che cosa faceva tutta la notte fuori da casa?
E poi non aveva nemmeno avvertito Isabelle e David.
Sapevo che Matt non era un figlio modello e perfetto ma non credevo che avesse tutta questa libertà, in più era ancora minorenne.
Capivo che eravamo a Los Angeles e qui tutto funzionava così, mentre io ero una tradizionalista che preferiva essere a casa prima di sera, ma un minimo di controllo ci doveva essere da parte dei genitori.
A quest'età era molto probabile compiere errori, fare azioni e prendere decisioni sbagliate perciò bisognava sempre stare attenti e all'allerta.
Però, questo non era un mio problema, se loro erano abituati in questa maniera, io non potevo farci proprio nulla.
Era invano pensare di poter cambiare qualcosa.

Per dare una pausa alla mente, decisi di andare in biblioteca per prendere un nuovo libro.
Percorrendo le scale mi vennero in mente le parole dette da Matt su di Cameron e le sue uscite.
Non era che lui mi stava solo usando?
Cancellai subito il brutto presentimento e mi ricordai delle parole di Dylan, ovvero aspettare fino a domani sera e vedere come andava.
Non sapevo se confrontarmi anche con Matt sulla questione dei miei sentimenti, ma alla fine decisi che sarebbe stato meglio di no vedendo l'attuale situazione.
Matt era uno dei migliori amici di Cam quindi se io gli raccontavo qualcosa, in qualche modo, forse, sarebbe finito nelle orecchie di Cam.
E io non volevo assolutamente che accadesse ciò.
Entrai in biblioteca e presi dallo scaffale il primo libro dalla saga di Divergent, volevo stare sul leggero.
In questi giorni avevo finito Mansfield Park di Jane Austen e dovevo fermarmi con la letteratura inglese, ne stavo leggendo troppa.
Uscì dalla biblioteca e mi imbattì in Isabelle che mi guardò appena si accorse di me.
"Vieni a cenare cara?", chiese con un dolce sorriso.
"Sì arrivo subito", dissi e andai in camera mia ad appoggiare il libro sul comodino per leggerlo più tardi.
Scesi giù e mi sedetti al grande tavolo di vetro decorato sfarzosamente, anche se eravamo solo io, Isabelle e David.
I piatti erano bianchi ed eleganti e al centro del tavolo stavano dei fiori freschi di tulipani profumati.
Isabelle era veramente una donna raffinata e aggraziata, nessuno poteva batterla in ciò.
Ogni centimetro della casa era decorata alla perfezione con tonalità di colori e mobili coordinati, con un misto tra moderno e antico.
Dovevo ammettere che David e Isabelle si erano superati per realizzare la loro dimora dei sogni e la fatica che stava dietro, lo si notava dall'amore e calore che la casa trasmetteva.
Dopo aver ammirato il tavolo, iniziai a canare tranquillamente.
Avevo una fame tremenda e il cibo era squisito, Isabelle aveva anche una buona mano in cucina.
Mi sorprendevano i talenti di questa donna, era indipendente, una donna d'affari nota e una vera e propria moglie e mamma a tempo pieno.
Ancora quando ero nuova in questa casa, avevo notato un cuoco ma da qualche giorno non lo vedevo più.
Probabilmente il mio ritorno aveva riportato la voglia in Isabelle di cucinare, e io ne ero veramente felice.
Erano queste piccole gioie nella vita di David e Isabelle che mi avevano fermato per restare a Los Angeles.
Erano rinati dopo avermi ritrovata e non potevo lasciargli morire di nuovo.
"Matt dov'è?", chiese ad un tratto David guardandosi in giro.
"Mi ha detto di informarvi che è uscito con degli amici e non cenerà con noi stasera", risposi passando lo sguardo da lui a Isabelle.
"Questo ragazzo è sempre in giro", disse David senza darci però troppo peso.
"Sai a che ora torna Kate?", chiese Isabelle guardandomi.
"No, non me l'ha detto", risposi solamente.
"Va bene", disse lei come se la questione fosse normale.
Ma qualcosa mi diceva che lei non aveva potere su questo fatto e nemmeno David, forse avevano cercato di parlare e far ragionare Matt di non stare fuori di casa per tanto tempo ma lui non aveva ascoltato e fatto di testa sua.
A Sydney io e Dylan non potevamo uscire dopo le sette e potevamo andare ad una festa dopo aver dato la conferma esatta dell'ora in cui saremo ritornati a casa.
"Domani c'è una festa sulla spiaggia", dissi tanto per informarli anche se sapevo perfettamente che mi avrebbero comunque lasciato andare, visto la situazione di Matt.
"Oh sì, quella organizzata ogni anno da Matt e i suoi amici per finire l'estate in bellezza", rispose Isabelle sorridendo.
"Ti divertirai Kate, Matt ci sa fare con le feste", aggiunse David ritornando a mangiare.
Io annuì e sorrisi, non ebbi neanche bisogno di dirgli che ci andavo, come se la cosa fosse ovvia.
Finì di cenare e ritornai in camera mia, mi tolsi le scarpe, mi struccai e misi il comodo pigiama per poi mettermi definitivamente sotto le coperte.
Avevo troppi pensieri e dubbi per la testa ma decisi di toglierli almeno per ora, per un momento di totale silenzio, tranquillità e calma.
Dove c'ero solo io, il mio morbido letto e il mio libro.
Iniziai a leggere ma in poco tempo i miei occhi si chiusero lentamente lasciando cadere giù il libro dalla mano e iniziando il viaggio nel regno dei sogni ed incubi.

Beyond EverythingDove le storie prendono vita. Scoprilo ora