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"Ciao", disse lui.
"Ciao", risposi io.

Il mio cuore era schiacciato con un martello, essi non riusciva a muoversi o spostarsi dal peso del solido aggeggio che continuava a pressare sopra, si sentiva soffocare, mancare il fiato e vedeva tutto sfocato, era come se stesse per prendere un ultimo respiro e spegnere le sue luci per l'eterno ma inaspettatamente una piccola aura lo circondò e il cuore sentì quel dolore insopportabile essere sedato e trasportato via, era successo tutto troppo velocemente, il martello era scomparso da sopra il suo petto e il suo respiro sembrava essere riornato stabile, il cuore a fatica si rialzò e guardò attorno a lui l'aura che lo stava abbracciando, si sentì protetto e a casa, erano giorni che si sentiva solo e con quel peso opprimente che lo stava uccidendo con il dolore, gli stava spezzando tutte le ossa e strappando le vene, quel cuore grazie all'aura trovò finalmente pace e quando l'aura si fece vedere alla vista del cuore, essi prese la forma degli occhi azzurri di Antoine.
Lui era lì sulla soglia della porta con le mani nella tasca dei pantaloni neri a guardarmi con quei suoi occhi che mi laceravano i tessuti del corpo quando le sognavo che si stavano allontanando da me sempre di più, ora invece la sua presenza mi stava trasmettendo calore, un calore che riuscì a scongelare i miei arti freddi e riuscì a sbloccare la mia mente offuscata dal caos e dalla malinconia che si era impossessata in me prendendo il controllo di tutto il mio corpo, questa dolce malinconia combinato alla delusione, mancanza, impazienza e solitudine sembrava avermi abbandonata e volata via con il leggero soffice vento che proveniva dalla finestra aperta in camera, queste emozioni contrastanti eppure perfettamente combacianti non neccessitavano più della ospitalità del mio corpo perché ora avevo il mio angelo davanti a me per prendersi cura dei miei sentimenti, il loro lavoro si era concluso e ora potevano viaggiare liberi, il mio corpo era ritornato in possesso di Antoine, ora essi avrebbe eseguito solo i suoi comandi, ne era devota.
"Come stai?", chiese lui, dio mio se mi era mancato sentire la sua voce roca, le mie orecchie trovarono finalmente sollievo, quel ronzio continuo trasmesso dal dolore che mi ripeteva che lui non era lì con me era finalmente sparita e si era riempita della soave voce di Antoine.
"Io...bene...ora", risposi balbettando, sentivo il mio corpo vibrare all'interno.
"Ho interrotto qualcosa?", chiese poi passando lo sguardo sulla busta nella mia mano e Harry accanto a me, del quale me ne completamente dimenticata la presenza, mi sembrava di essere dentro a una stanza tutta vuota attorno a me, solo con una luce proveniente dalla porta e quella luce era Antoine, tutto il resto era diventato bianco e senza senso.
"È stata accettata alla Stanford", rispose Harry notando il fatto che non riuscivo a parlare, la mia lingua sembrava essere stata tagliata e mossa dalla mia bocca.
"Oh... congratulazioni!", rispose lui sorpreso e con gli occhi spalancati mentre un leggero sorriso gli si stampava sul volto, io non riuscì più a tenere a bada i miei continui sbalzi di emozioni, sentì la mia testa scoppiare e dovetti apoggiare una mano sul divano per tenermi in piedi.
Prima l'accettazione dalla Stanford e ora Antoine, erano due delle cose più importanti ed enormi che potevano accadermi in meno di dieci minuti ed era troppo per la mia mente e il mio cuore da reggere, sentivo il mio respiro diventare corto e i polmoni che facevano fatica a consegnarmi l'ossigeno alle labbra, le vene si stavano assottilendo fino al punto di chiudersi e ciò metteva in difficoltà la distribuzione del sangue al mio interno, il sangue non riusciva a scorrere e ciò creava problemi al mio cuore, mi sentivo a pezzi ma ero felice, ero davvero felice.
"Ehi, tutto ok?", chiese Antoine avanzando verso di me e guardandomi mentre teneva le mani sopra la mia spalla ma non le apoggiava e non mi toccava.
Io alzai lo sguardo ed esso andò ad incontrare quello di Antoine a qualche passo da me, i miei urli e pianti di notte in questi ultimi giorni non potevano competere con la balena di forti sentimenti che stavo provando al momento, quei suoi occhi vicini a me che mi guardavano mi erano mancati troppo, non sarei mai stata in grado di dimostrare quanto, ogni singolo piccolo dettaglio mi era mancato così tanto da togliere il fiato e sentire il corpo bruciare mentre colava nelle grotte dell'inferno.
Io annuì, deglutì notando che la saliva si era asciutta nella mia gola e distolsi lo sguardo da lui per non scoppiare a piangere e urlagli quanto mi era mancato, dovevo mantenere la calma e capire la ragione per la quale era qui, ma prima che potessi chiederglielo io, lo fece Harry, "Che ci fai tu qua a quest'ora e come hai fatto ad entrare?".
"La porta di casa era aperta", rispose Antoine abbassando le mani e riportandole alle sue tasche.
"Ah forse le avevo lasciate aperte mentre correvo con la busta qui!", rispose Harry portandosi una mano sulla fronte.
"Come mai la posta così tardi?", chiese Antoine, e nel frattempo io lo guardai, stava bene rispetto all'ultima volta che lo avevo visto, aveva un volto riposato, le occhiaie erano ancora visibili ma gli occhi avevano una nuova scintilla particolare che non riuscì a scorgere, i suoi zigomi erano colorati di un lieve rosa e le labbra dipinti di un rosso invitante, i suoi capelli castani erano cresciuti di qualche centimetro e la sua postura eretta rappresentava che era qui per qualche faccenda positiva, non dava segni di nervosismo, agitazione né rabbia, era molto calmo, tranquillo e procinto a fare pace o qualsiasi tipo di riconciliazione ritenesse opportuno, qualcosa gli era successo sicuramente, lo notavo da come parlava e si muoveva insicuro verso di me come se avesse paura di ferirmi, era delicato, dolce, e ciò mi spaventava perché non riuscivo a percepire i suoi segni, non riuscivo a leggerlo e non riuscivo a stare dietro alle mosse che si stavano creando nella sua brillante mente, ma non volevo darci troppa attenzione a tutto ciò, per ora mi bastava averlo qui a qualche metro da me più bello che mai.
"Mi ero dimenticato di controllare la posta tutto il giorno perché ero impegnato a studiare", rispose Harry e notai il sorriso di Antoine espandersi leggermente facendo il mio cuore scoppiare di amore per lui, quel suo sorriso così incantevole con le fossette erano la fine del mondo, era così tenero e irresistibile che sentivo le farfalle volare battendo le loro ali senza un minimo di riposo nel mio stomaco, volevo posare le mie labbra sulle sue per prendere in prestito con un bacio un po' di quel suo sorriso.
"Harry mi dispiace per quella sera, davvero, scusami", ammise poi Antoine smettendo di sorridere e abbassando lo sguardo.
"Tranquillo, avrei agito nello stesso modo anch'io, ti capisco", rispose Harry e loro due si guardarono come per intendersi e notai le spalle di entrambi rilassarsi, era come se la tensione che tenevano sopra di esse, fosse scivolata via.
"Sicuro? Non ti ho fatto tanto male?", chiese Antoine imitando una smorfia di dolore sul volto.
"Sì un po' ma mi è passato presto, nessun problema", rispose Harry grattandosi la nuca e con le guance leggermente rosse.
"Senti Antoine se sei venuto qui per far ancora del male a Kate per favore lascia la casa, non puoi ancora ridurla in uno straccio, io non te lo permetterò ma se sei qui per altro, allora, vi lascio da soli per parlare e chiarire", aggiunse Harry guardando dritto negli occhi di Antoine, il lieve disagio che aveva avuto qualche secondo fa era scomparso e ora c'era durezza e serietà nel suo sguardo, quando si trattava di me, diventava ossessivamente protettivo.
"Sono qui per altro Harry", rispose Antoine e io lo guardai ma lui non incrociò il mio sguardo.
"Bene allora io vado in salotto, ma se vi sento litigare, Antoine ti caccio fuori amico", disse Harry e dopo avermi accarezzato la schiena con la mano e scambiato uno sguardo in cui chiedeva se per me andava tutto bene e io gli avevo annuito sorridendo leggermente, uscì fuori dalla mia camera chiudendosi la porta alle spalle.

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