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Il mio cuore iniziò a martellare mentre scendevo dalla macchina.
Il sole scottante e il cielo limpido mi accompaganvano mentre entravo all'interno del giardino.
Prima di entrare dal cancello mi girai per scambiare uno sguardo con Dylan che stava fuori.
Lui mi sorrise e annuì per assicurarmi che andrà tutto bene.
Ricambiai il sorriso e girandomi guardai il grandissimo cancello d'acciaio che mi separava dal mio anonimo amirratore.
Presi un respiro profondo e spinsi il cancello per entrare.
Appena entrai dentro al Rose Garden un profumo dolce mi invase, mentre la vista era memorabile.
Tutt'attorno a me era pieno di rose di ogni colore e il grandissimo giardino di un verde acceso che mi circondava era incantevole.
Le rose sono i miei fiori preferiti in assoluto, e appena mi accorsi di un cespuglio di rose nere ne rimasi stregata.
Tutto il giardino era affascinante, da togliere completamente il fiato.
Ero talmente persa nella meraviglia del giardino che non mi accorsi di una piccola bambina che stava al mio fianco.
Solo quando iniziò a tirarmi per il vestito che catturò la mia attenzione.
Mi stava guardando perciò mi abbassai davanti a lei e le sorrisi.
"Ehi piccola", la salutai.
Lei non rispose, al suo posto mi pose una busta bianca e dopo aver ridacchiato scappò via correndo.
"Aspetta!", la chiamai ma era già scomparsa dalla mia vista.
Decisi di aprire la busta e mi ritrovai con una lettera.
L'emittente aveva una calligrafia bellissima, il che mi rese abbastanza perplessa siccome l'avevo già vista in precedenza.
Iniziai a leggera la lettera e scoprì che era spiegato che intenerario seguire per arrivare alla mia destinazione.
Ridacchiai per la fantasia della persona misteriosa e mi avviai verso la vietta indicata nella lettera.
Mentre percorrevo le strade del Rose Garden, passavo sfiorando leggermente le foglie degli alberi, il che mi dava una sensazione di tranquillità e calma.
Sembrava di essere in un paese fiabesco e la natura aveva sempre un effetto positivo sul mio umore.

Arrivai al punto indicato nella lettera e mi sorpresi nel vedere un piccolo altare bianco in mezzo al giardino di solo rose rosse.
Salì sull'altare percorrendo le scale e scoprì che era abbastanza alto e mostrava la vista su tutto il giardino sottostante.
Era una vista mozzafiato e ammaliante.
Non serviva descrivere la mia emozione, mi ero semplicemente persa in quel mondo che sembrava del tutto irreale.
Era il paradiso.
Solo quando sentì qualcuno schiarirsi la voce accanto a me che mi svegliai da quello che sembrava un bellissimo sogno.
Mi girai di scatto mentre il mio cuore batteva all'impazzata.
La persona stava di spalle e stava godendo la vista del panorama perciò non riuscì a scorgere il suo volto.
Mi avvicinai e picchiettai sulla sua spalla per farlo girare verso di me e fargli notare che stavo lì.
Lo sentì ridacchiare leggermente e ciò scatenò dei brividi lungo la mia schiena.
Conoscevo più che bene quella risata.
La persona si girò verso di me e per un attimo dovetti agrapparmi alla ringhiera dell'altare per non cadere.
Non potevo credere ai miei occhi.
Lui era qui.
Era lui, era sempre stato lui.
Fin dall'inizio, tutto questo, è stato lui.
Era Antoine.

Le mie gambe stavano letteralmente tremando e il mio respiro stava diventando pesante.
Lentamente i miei occhi s'inumidirono e spuntò un sorriso sul mio volto.
Lui stava lì con gli occhi lucidi e un sorriso abbagliante mentre spostava il suo sguardo lungo tutto il mio corpo per poi fermarsi a incrociare il mio sguardo.
Non resistetti e mi avvicinai a lui per abracciarlo più forte che potevo, e lui fece lo stesso fondando il volto tra i miei capelli.
"Dimmi che non sto sognando", dissi con lo singhiozzo, ormai con le lacrime che scendevano a dirotto nella felicità di rivederlo dopo lunghi tre mesi.
Sono stati i tre mesi più difficili della mia vita, i giorni sembravano non voler passare e il ritocco lento di ogni secondo faceva sempre più male.
Mi sentivo vuota e spaesata senza di lui e la voglia di vederlo, sfiorarlo, sentire le sue braccia attorno a me e le sue labbra sulle mie, mi uccideva.
Lui era diventato indispensabile per la mia esistenza e stare lontano da lui mi sembrava una punizione, una tortura.
Vivevo nella speranza di un miracolo che mi portasse davanti a lui ed eccolo qui, proprio nelle sue braccia.
Sorprendente il fato, no?
Quando ci staccammo lui non esitò nemmeno un secondo prima di apoggiare le sue labbra sulle mie.
Dio se mi era mancato il sapore delle sue labbra.
Il suo profumo accompagnato dalla sua presa ferrea sulla mia vita mi stava facendo impazzire.
Volevo che questo bacio durasse per l'eternità, le su labbra morbide mi stavano dando scosse lungo tutto il corpo.
Lui spostò una mano dalla mia vita per portarlo sul mio volto e avvicinarmi di più a lui mentre io tenevo una mano sul suo petto e una suo suo collo.
Sentivo il suo battito cardiaco accelerato sotto il palmo della mia mano mentre il suo tocco mi stava facendo venire la pelle d'oca.
Sentivo il suo bisogno delle mie labbra, di me come io ne avevo di lui.
Il nostro bacio era lento ma passionale allo stesso tempo, le nostre labbra avevano movimenti coordinati e le nostre lingue danzavano in sintonia l'uno all'altro.
Mentre lui mi mordeva e tirava leggermente il labbro inferiore mandava il mio cervello in tilt.
Possibile che una perosna potesse farmi perdere completamente il controllo e anebbiarmi la mente?
Sì lui poteva, aveva il potere di farmi ubriacare di lui.
Non ne avevo mai abbastanza della sua dose, ogni volta ne desideravo di più e stargli lontano diventava impossibile.
Lo amavo, nessuno aveva idea di quanto, nemmeno lui.
E avevo paura, ero spaventata, avevo il terrore di amarlo così tanto.

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