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Era mattina e casa mia era sottosopra per il ballo di stasera, ieri notte avevamo fatto tardi e Antoine aveva dormito da me, solo che stamattina ci eravamo svegliati abbastanza tardi per la stanchezza e lui di corsa se ne era ritornato a casa sua perché doveva prepararsi e presentarsi al luogo del ballo prima per l'organizzazione.
Io ero ancora in vasca da bagno mentre mi facevo una bella doccia rilassante per sciogliere i nodi nei muscoli e far scendere la tensione dalle spalle quando sentì qualcuno bussare velocemente sulla porta del bagno, speravo tanto che non fosse Emma perché la sua agitazione faceva andare me in panico.
"Chi è?", chiesi abbassando il volume della musica.
"Tua madre, esci che è già l'una e devi ancora pranzare che poi vengono le ragazze a prepararti alle 3", mi informò lei a voce alta e io le risposi con un "Va bene", lamentoso siccome stavo troppo bene sotto l'acqua calda e profumata.
Uscì dal bagno dopo venti minuti con ancora i capelli bagnati e notai che non avevo il phon in camera perciò lo cercai e mi ricordai che l'ultima volta Harry me l'aveva preso in prestito perciò mi recai in camera sua e bussai, lui mi aprì subito con un sorriso stampato sul volto, solo in boxer e i capelli ricci arruffati, segno che si era appena svegliato, e come potevo dargli torto? Io mi ero svegliata a mezzogiorno ed era la prima volta che mi succedeva nei miei 18 anni di vita, non ero abituata a dormire fino a tardi perché non mi piaceva, però stamattina non riuscivo proprio a tenere gli occhi aperti ed era tutta colpa dei ragazzi che mi avevano portata a casa verso le 2 dopo aver fatto un giro della spiaggia notturna di Los Angeles.
"Buongiorno Kate!", mi disse e ancora non capivo come faceva sempre ad essere di buon umore la mattina.
"Giorno Harreh, hai tu il mio phon?", chiesi guardandolo.
"Oh non ricordo, entra", mi disse andando a cercare il phon in camera mentre io entravo all'interno.
Aveva la camera disordinata però non tanto quanto la mia, dovevo ammettere che era il più ordinato della casa, oltre ovviamente a Isabelle, mi guardai un po' attorno e il mio occhio cadde su un libro che stava accanto al suo letto, si chiamava "My Policeman", e mi ricordai di averla letta molto tempo fa, parlava di un poliziotto gay che però non poteva fare coming out ed era innamorato di un'altro uomo che era sposato con una donna, ciò mi fece tornare in mente la conversazione con Antoine su Harry, dovevo chiedergli alcune cose ma non volevo stressarlo e premerlo se non desiderava parlarne apertamente al momento.
"Stai leggendo my policeman?", chiesi per iniziare la conversazione in qualche maniera.
"Uhm... sì", disse abbastanza noncurante cercando sempre il phon che l'aveva messa chissà dove.
"E ti sta piacendo?", chiesi curiosa e prendendo in mano il libro.
"Sì, racconta una storia molto personale", rispose scambiando uno sguardo fugace con me.
"In che senso?", chiesi anche se avevo capito in parte cosa intendeva.
"Non lo so, non riesco ancora a capirlo ma mi sembra che mi rappresenti in qualche modo", rispose arrossendo leggermente e io annuì.
"Però Kate quando capirò te ne parlerò prima di tutti", aggiunse poi capendo che io ero abbastanza perplessa dalle sue affermazioni.
Io non gli risposi e mi avvicinai a lui sorridendo ed abbracciandolo stretto a me, il suo petto caldo a contatto con la mia pelle fredda mi fece piacere e lo sentì ridacchiare dopo avermi ricambiato forte l'abbraccio, mi staccai da lui e lo guardai incarcando le soppraciglia mentre lui si passava una mano tra i capelli.
"I tuoi capelli baganti mi facevano solletico", disse ridacchiando e facendo ridacchiare pure me.
"Vieni ti asciugo io i capelli", mi disse dopo aver trovato il phon dentro a un cassetto e io accettai volentieri siccome lui era veramente bravo nell'acarezzare i capelli e io non avevo voglia di asciugarli, erano troppo lunghi e ogni volta ci mettevo troppo e mi facevano male le braccia.
Mi sedetti sul suo letto e lui in piedi si mise ad asciugare i capelli toccandoli, spostandoli e massaggiandoli delicatamente e con cura, così tanto che quasi non mi addormentavo, Harry aveva un tocco così dolce e cauta che sembrava di essere in paradiso, quando finì lui ridacchiò e mise via il phon per poi inginocchiarsi davanti a me e guardarmi come un cucciolo, alcuni suoi ricci gli ricadevano ribelli davanti alla fronte mentre i suoi occhi verdi e le pupille che ricoprivano maggiormente l'iride lo rendevano incantevole.
"Cosa guardi?", chiese sorridendo.
"Niente", dissi scuotendo la testa, arrossendo leggermente e abbassando lo sguardo mentre mi mordicchiavo le labbra.
Lui tirò su il mio volto mettendo due dita sotto il mio mento e fece incontrare i nostri sguardi, il suo era divertito e il mio imbarazzato, "Sono bello vero?", chiese malizioso e io sospirai roteando gli occhi, "Certo Harry lo sei tantissimo, ora devo andare perché se non pranzo mia madre mi ammazza e anche tu dovresti scendere", risposi e aggiunsi, "Ah e vestiti per favore".
"Perché? Senti di perdere il controllo se sto a petto nudo?", chiese con un sorrisetto scherzoso sulle labbra rosse e prendendomi per il polso mentre uscivo dalla sua camera.
"Harry sento puzza di incesto", risposi io girandomi, guardandolo e togliendo la mia mano dalla sua presa.
"Non è detto, infondo noi non siamo veri cugini", disse e io mi bloccai sul posto non capendo la sua affermazione.
"Che diavolo stai dicendo?", chiesi più confusa che mai.
"Non lo sapevi? Mia madre non è la vera sorella della tua, tua madre aveva perso i genitori a 14 anni e in quel momento la famiglia di mia madre l'aveva presa a carico perché mio nonno era il padrino di tua madre", disse tranquillamente mentre io spalancavo gli occhi incredula delle sue parole, non poteva essere vero.
"Perché nessuno me l'ha mai detto?", chiesi con la voce tremante.
"Io pensavo che Isabelle te l'avesse detto, e poi si nota benissimo che non è inglese come la mia famiglia o me", disse facendomi ragionare sul fatto che aveva ragione, Isabelle era tutt'altro che inglese, aveva la pelle abbronzata e i capelli scuri, sembrava essere del sud America e inoltre aveva l'accento americano, non aveva un briciolo di inglese dentro di lei.
"Mi sembra di vivere con degli sconosciuti", risposi solamente prima si uscire dalla camera di Harry e dirigermi correndo verso la mia.
Entrai dentro e chiusi la porta alle mie spalle scivolando contro di essa con la schiena, era vero, io ormai non avevo idea di con chi vivevo, era come se tutti volessero nascondermi le cose perché pensavano che ero troppo debole per reggere il tutto ma non era vero, tutto ciò che avevo passato io, non l'aveva passato nessuno eppure ero ancora qui in piedi e con la testa alta, non mi ero mai fatta abbattere da niente e da nessuno, ero davvero stanca di tutti che mi davano la giustificazione che mi nascondevano le cose per il mio bene perché qui nessuno stava facendo del bene per me anzi mi stavano facendo soffrire sempre di più sbattendomi contro la faccia mille porte chiuse.
Mi portai la mano tra i capelli per la disperazione e tutta la mia voglia di andare al ballo di stasera svanì nel nulla, non volevo andarci, non sarei riuscita a vedere la faccia di Antoine, fingere di sorridere e fare finta che l'enorme segreto che lui mi stava nascondendo non esisteva, il mio cuore aveva un limite di dolore e tutto ciò la stava facendo oltre passare, mia madre biologica mi aveva nascosto che era stata adottata, Harry non era mio vero cugino di sangue, David aveva detto ad Antoine di non fare l'amore con me, Dylan ormai non mi raccontava più nulla e lo vedevo raramente, infatti non mi aveva nemmeno detto cosa era successo ieri con Emma, mi aveva solamente risposto che non era il momento di parlarne, Emma invece era come se si fosse dimenticata di me, di solito mi chiamava ogni due secondi ma era da due giorni che non la sentivo, e poi Antoine, la persona che amavo più di tutti mi stava mentendo in continuazione.
Pensavo di poter affrontare il ballo senza pensare al segreto di Antoine ma era come se la bolla dentro di me fosse scoppiata e non riuscivo a contenere il dolore, come potevo rimanere spensierata quando le persone a cui tenevo di più sembravano degli sconosciuti per me? Mi sentivo la testa scoppiare e il sangue congelarsi nelle vene come se un ghiacciaio mi avesse appena divorato interamente, dalla quale non riuscivo più a uscire e non ci fosse nessuno a darmi una mano per liberarmi, mi sentivo sola e con mille domande senza risposta ronzarmi nella mente confusa e intrecciata da corde di pensieri ingestibili, sentivo delle grida echeggiare nella mia testa e si fermavano alla mia gola che mi bruciava dal fondo, ogni grida che premeva di uscire dal petto erano come il fuoco, erano i miei sentimenti bruciati dalla troppa sofferenza e il respiro corto che mi usciva era come se facesse fatica a raggiungere l'uscita, mi venivano fuori respiri strozzati dalle grida mai urlate e tenute nascoste come le mie emozioni sepolte in quel buco nero e profondo del mio leggero cuore.

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