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La domenica passò tranquillamente, Matt rimase a dormire per tutto il giorno, Nash mi chiamò per sapere come stessi e uscì da sola per comprare dei vestiti nuovi per la scuola.
Ed eccomi qua oggi, svegliata da pochissimo, ancora distesa sul letto pronta per iniziare un anno scolastico in una nuova scuola.
Non ci avrei mai creduto se qualcuno mi avesse detto due mesi fa che stavo per studiare a Los Angeles.
Gli avrei riso in faccia, mentre ora stavo ridendo a me stessa per il fatto di come la mia vita sia cambiata da un giorno all'altro, quando meno me l'aspettavo.
Avevo sempre voluto fare il college in America e il mio sogno si era avverato, anche se non nei migliori dei modi.
L'estate era passata troppo in fretta, prima che potessi ancora realizzare bene le cose, avevo la sensazione che quest'anno sarebbe stato molto particolare, e sapevo bene che sarebbe stato faticoso.
Il penultimo anno prima del college.
Mi alzai a malavoglia dal letto e decisi di prepararmi.
Anche se eravamo a Settembre, qui a Los Angeles faceva lo stesso caldo come ad Agosto ed era una delle poche cose che adoravo di più di questa città.
Aprì la cabina armadio e optai per un paio di jeans neri a vita alta e una maglietta bordeaux normale messa all'interno dei pantaloni e le scarpe fila nere.
Per i capelli feci un coda alta da cavallo e il trucco leggero come sempre, sapevo che era il primo giorno di scuola e tutta nuova per me, ma mi piaceva essere semplice e naturale in un contesto scolastico.
Presi lo zaino e scesi le scale per andare a fare colazione.
"Oh buongiorno Kate", mi salutò David mentre leggeva il giornale. "Buongiorno", salutai sedendomi al tavolo.
"Cosa vuoi per colazione tesoro?", chiese Isabelle ai fornelli.
"Preferisco un bicchiere di succo e basta, di mattina appena sveglia non riesco a mangiare troppo", la informai.
"Oh va bene cara", rispose lei, e mi diede del succo d'arancia.
"Matt sta ancora dormendo?", chiese David.
"Si sveglierà cinque minuti prima di andare a scuola come sempre", rispose Isabelle.
Io odiavo svegliarmi tardi per andare a scuola perché sennò andavo in agitazione e rischiavo di andare via senza le scarpe o senza zaino, quindi per sicurezza mi svegliavo sempre un ora prima d'anticipo per fare le cose con calma.
"Vai a scuola con Matt?", mi chiese David guardandomi e sorridendo.
"No Thomas mi darà sempre un passaggio alla mattina finché non prendo la patente", risposi distogliendo lo sguardo da lui.
Tutti e due mi guardarono e annuirono sorridendo senza aggiungere o chiedere altro e gli ringraziai mentalmente, non avevo nessuna voglia di dare spiegazioni di prima mattina il primo giorno della mia nuova scuola.
Controllai il telefono e c'era un messaggio da Thomas.
<Sono fuori casa tua>, c'era scritto.
"Ok io vado, Thomas è qui", dissi bevendo l'ultimo sorso del succo e salutandoli mentre loro mi augurarono buona fortuna.
Appena uscì di casa, mi immobilizzai.
"Ma che cazz..", sussurrai guardandomi attorno.
C'erano ben tre macchine fuori da casa mia parcheggiate.
Su una c'era Thomas, su un'altro Taylor con altri ragazzi dentro e su un'altra Cameron con dentro Nash ed Emma.
Salutai solamente Nash ed Emma con un cenno del capo e mi dirissi verso la macchina di Thomas.
Ma che diavolo ci facevano tutti qui a quest'ora?
Magari erano venuti a prendere Matt, infatti non mi sbagliai quando lui uscì correndo dalla casa.
Non lo degniai nemmeno di uno sguardo e proseguì la mia camminata verso la macchina di Thomas.
Proprio quando stavo per aprire la portiera della macchina di Thomas che Matt mi chiamò dalla macchina di Cameron.
Lo guardai e gli chiesi cosa voleva con un alzata del volto senza aprire bocca.
Non volevo iniziare nessun tipo di conversazione per non rovinarmi la giornata.
"Non vieni a scuola con noi?", chiese aprendo la portiera della macchina di Cameron.
Scuotai la testa intendendo un 'no' in risposta e aprì la portiera di Thomas.
Prima di salire in macchina scambiai uno sguardo con Cameron che sembrava parecchio confuso dal mio atteggiamento come anche Matt.
Entrambi cercarono di dirmi qualcosa ma fu troppo tardi perché io ero già seduta nella macchina di Thomas per partire verso la scuola.
"Direi che non ne vale più la pena di darti il buongiorno", mi disse Thomas iniziando a guidare.
"Esatto", risposi sbuffando e lui ridacchiò leggermente.
Quei ragazzi erano riusciti a far peggiorare il mio umore in meno di dieci minuti.
Non erano per niente salutari per me.
"Cam era venuto a prenderti", mi informò Thomas.
"Stai scherzando?", chiesi annoiata.
"No, era ubriaco sabato sera e sicuramente non si ricorda niente. Ho chiesto a Nash se gli ha detto qualcosa ma a quanto pare, no", rispose concentrato alla guida.
"Già e sembra che nemmeno Matt si ricordi qualcosa", dissi io con lo sguardo puntato verso la strada e le braccia incrociate al petto.
"Matt?", chiese lui agrottando le soppraciglia.
"Sì sabato sera anche lui era parecchio ubriaco e mi aveva detto delle cose poco gradevoli, che non sto qui a dirtele, e non penso si ricordi, perché sennò non avrebbe avuto il coraggio di parlarmi stamattina", spiegai alzando gli occhi al cielo.
"Mi dispiace tanto Kate, vorrei poter fare qualcosa per te", disse scambiando un fugace sguardo con me per poi ritornare alla guida.
"Questo è già tanto per me", risposi indicando lui che mi portava a scuola in macchina e sorridendo.
In effetti lui abitava attaccato alla scuola e ci avrebbe messo cinque minuti a piedi, ma era venuto a prendermi facendo il doppio della strada solo perché non si fidava a lasciarmi con il gruppetto, sapeva che non mi sarei trovata bene con loro.
Lui ricambiò il sorriso e fece partire la radio per rimanere sveglio e non prendere sonno durante il tragitto.
"Ma Thomas secondo te gli ubriachi dicono sempre la verità?", chiesi ad un tratto.
"Sì Kate, dicono la verità e soprattutto fanno cose che non avrebbero il coraggio di fare da sobrio", rispose sbadigliando e battendo le palpebre parecchie volte.
Io annuì e lo guardai, se non ci fossi stata io e la radio, lui a questo punto avrebbe iniziato a dormire con gli occhi aperti.
"A che ora sei andato a letto ieri sera?", chiesi ridacchiando.
"Tardi, molto tardi", mi rispose sospirando e iniziando a raccontarmi il perché.
Arrivammo davanti alla scuola e Thomas parcheggiò davanti a uno dei tre edifici che costituivano l'insieme della scuola.
Scesi dalla macchina assieme a lui e mi guardai intorno, davanti a me c'era un edificio color rosso scuro e grigio con la scritta 'L.A. High School' .
Il mio cuore iniziò a battere forte, avevo visto questi edifici solo in tv e ora la stavo per vivere in realtà.
Era parecchio buffa la sorte, no?
A quest'ora nella mia precedente vita sarei stata seduta tra i banchi della vecchia scuola di Sydney con Dylan accanto che mi faceva ridere commentando i nuovi arrivati che si perdevano lungo i corridoi e guardavano i senior impauriti.
Un sorriso malinconico spuntò sulle mie labbra, stavo per attendere una scuola dell'America ma da sola e senza Dylan.
Era un nostro sogno studiare in America insieme, e sfortunatamente solo il mio si era avverato.
Mi svegliai di colpo dai miei pensieri quando una macchina parcheggiò esattamente accanto a dove stavo io in piedi.
Dalla macchina scesero Cameron, Matt, Nash ed Emma, quest'ultima mi sorrise e mi affiancò dopo avermi abbracciata mentre Nash si limitò a sorridermi e salutarmi con la mano.
Cameron e Matt invece cercarono un contatto verbale con me, dicendomi di aspettare ma io gli ignorai completamente distogliendo lo sguardo e avviandomi verso l'entrata della scuola con Thomas ed Emma.
Appena entrai dentro l'edificio, tutto quello che mi ero immaginata piombò davanti alla mia vista.
Gli armadietti lungo il muro, le lunghe strisce di scritte per incitare i giocatori di rugby e calcio, i poster attaccati ovunque per l'elezione della rappresentanza studentesca, bacheche piene di informazioni riguardanti feste, eventi, uscite didattiche, volontariato, cheerleaders già vestite che andavano in giro a far conquiste, ragazzi che ridevano allegri o che facevano gossip accanto ai loro armadietti, alcuni si sbaciucchiavano, i professori che correvano da una classe all'altra; e il grandissimo cortile fuori e la sala da pranzo giacevano ancora vuoti ma che si sarebbero riempiti presto dopo il suono della campanella della pausa da studenti che non si erano ancora ripresi dall'estate appena terminata.
Tutto ciò mi sembrava irreale e fottutamente bello.
La scuola era enorme e c'era dentro tutto ciò che avevo desiderato ci fosse.
Mi sentivo spaesata ma allo stesso tempo contenta di esser riuscita a uscire fuori dal mio sogno e viverlo nella realtà davanti a me.
"Che te ne pare Kate?", mi chiese Emma quando notò la mia espressione meravigliata.
"È stupendo", risposi ancora con gli occhi che viaggiavano sull'intero edificio della scuola.
"Beh, lo dici perché sei ancora nuova, aspetta qualche mese e vedrai che vorrai starne alla larga", disse Thomas facendo ridere me ed Emma.
Suonò la campanella della prima ora di lezione e loro mi accompagnarono nella stanza della preside per prendere l'orario e i documenti necessari.
"Ci vediamo dopo", mi salutarono e io annuì prima di prendere un lungo respiro e bussare alla porta della preside.
Sentì dirmi un 'avanti', perciò aprì la porta ed entrai in un ampia stanza luminosa con i mobili interamente bianchi e moderni.
"Buongiorno", salutai cordialmente e una donna con capelli corti scuri e occhi verdi mi sorrise.
"Buongiorno, lei è la signorina Katherine Waston giusto?", mi chiese mettendo le mani sopra il tavolo davanti a lei e indicandomi di sedere.
"Sì", risposi sorridendo ed accomodandomi.
"È un piacere averti qui con noi in questa scuola, ho letto il tuo fascicolo proveniente dalla scuola di Sydney e devo ammettere che i tuoi voti sono eccellenti, il comportamento ottimo e hai anche accumulato molti crediti formativi facendo corsi e progetti extracurricolari per il College. Ti do la buona notizia che i crediti sono tutti accettati in questa scuola per il tuo college in America e ti faciliteranno l'entrata in qualsiasi facoltà vorrai iscriverti", mi informò.
"La ringrazio", risposi sollevata dal fatto che il mio duro lavoro a Sydney era stato ripagato.
"Bene, hai tutto l'anno per pensare al College, perciò passiamo alle cose del presente, per te sarà facile recuperare gli argomenti delle materie siccome da come ho notato, non c'è tanta differenza dal programma della tua vecchia scuola alla nostra", disse sorridendo per poi cercare dei fogli da una busta gialla e io sospirai per il fatto di non dover recuperare molti argomenti.
Mi stava dando una buona impressione la preside, era giovane, amichevole e comprensibile.
Speravo di trovarmi bene con lei, a Sydney il preside non lo vedevamo quasi mai, era raro parlargli.
"Ecco tieni, questo è il tuo orario scolastico con il numero delle varie aule che frequenterai", disse per poi aggiungere, "Immagino tu conosca già qualcuno in classe tua, sei la sorella di Matthew e quel ragazzo conosce l'intera scuola, spero ti abbia presentanto qualcuno".
"Oh sì, ho conosciuto i suoi amici", risposi semplicemente.
"Sembra che Matthew sia molto popolare qui", commentai a sottovoce ma lei mi sentì.
"Sì Katherine lo è, ma io lo conosco bene perché mio figlio è uno dei suoi migliori amici, credo che te lo presenterà presto", disse e prima che potessi chiederle chi fosse e di che anno era, un ragazzo con i capelli biondo platino entrò nella stanza dopo aver bussato.
"Salve preside, mi voleva?", chiese il ragazzo scambiando uno sguardo con me, aveva gli occhi color ghiaccio.
Erano blu scuro, più scuri di quelli di Antoine, non avevo mai visto degli occhi così magnetici.
"Sì Edward ti avevo chiamato per far fare il tour della scuola alla nuova arrivata", disse alzandosi in piedi e lo stesso feci pure io.
"Katherine, lui è Edward, un tuo compagno di classe", mi presentò la preside mentre stringevo la mano con Edward sorridendo.
Dopodicchè salutammo la preside che ci augurò un buon anno e ci disse di mantenere i voti alti, per poi congedarci.
Uscimmo dalla stanza ed Edward mi disse di seguirlo.
"Iniziamo dal tuo armadietto perché penso sia la cosa più importante", disse sorridendo e si appoggiò con la schiena su un armadietto.
"Questa è la tua", disse indicando l'armadietto accanto a quello sul quale era appoggiato.
"Metti la password che vuoi", aggiunse sorridendo e voltandosi per non vedere la mia password.
Misi una sequenza di numeri a caso, tanto non avrei avuto segreti dentro a quel armadietto, ci sarebbero stati solo i miei libri; anche se lo avrei personalizzato e dato un tocco di mio.
"Fatto", dissi e lo guardai sorridendo.
"Bene ora andiamo un po in giro e perdiamo il più tempo possibile perché alla prima ora c'è studi sociali", disse iniziando a camminare al mio fianco.
"Per me va benissimo", risposi ridacchiando siccome non mi piaceva molto studi sociali, secondo me era parecchio noiosa e insensata e non capivo a cosa mi sarebbe servita in futuro, come anche storia dell'arte.
Sapevo come dovevo comportarmi nella società e come interagirmi con gli altri, non avevo bisogno di una metria per impararlo.
Edward mi fece fare un giro di tutta la scuola e mi spiegò anche le varie aule e i laboratori.
Dovevo ammettere che era un bravo guida, insomma non mostrava le cose velocemente e senza voglia, anzi mi faceva ridere con le battute e mi dava tutte le informazioni necessarie per sopravvivere in questo posto.
"Bene questa è la nostra aula, ma non possiamo entrare ora", disse appena arrivammo davanti alla classe e lui si fermò.
"Perché?", chiesi guardandolo ma suonò la campanella.
"Ecco perché", rispose indicanomi la campanella suonare e io annuì ridacchiando.
"Ho anche la seconda lezione uguale alla tua, perciò ti accompagno", disse sorridendo e iniziammo a camminare uno affianco all'altro.
In America funzionava in modo diverso rispetto a Sydney, qui ognuno aveva il proprio corso distinto dagli altri, le materie di base come matematica, letteratura inglese, studi sociali, scienze e arte, che era una particolarità solo di Los Angeles, erano uguali per tutti ed erano obbligatori, poi si doveva scegliere le materie extra da aggiungere all'orario, come io avevo scelto tutte materie scientifiche.
Non amavo particolarmente la fisica o chimica ma mi sarebbero serviti per l'ammissione al College nella facoltà di medicina e chirurgia.
Volevo diventare un medico già da quando ero piccola.

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