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Antoine riempì quello spazio che stava tra di noi e mi prese per i fianchi per avvicinarmi di più a lui.
"Sei bellissima Kate", disse con occhi sognanti e sorridendo lievemente.
Io sorrisi e abbassai lo sguardo imbarazzata, non ero abituata a ricevere complimenti sul mio aspetto.
Lui mi alzò il volto con due dita sotto il mento e mi lasciò un bacio casto sulle labbra facendomi rabbrividire.
"Antoine, cos'è tutto questo?", chiesi una volta che le nostre labbra si separarono malinconicamente.
"Beh non abbiamo mai avuto un vero primo appuntamento quindi eccoci", disse e aggiunse, "Lo so che non è tanto ma volevo fare qualcosa di semplice e 'a casa' solo noi due come piace a te", mi rispose guardandosi attorno e mi sembrò anche abbastanza agitato.
Io sorrisi perché mi faceva tenerezza e mi alzai in punta di piedi per lasciargli un bacio sulle guance.
"Lo adoro, grazie", dissi a bassa voce e sorridendo dolcemente.
"Avrei voluto portarti a cenare al Syndey Opera House ma poi ho pensato che forse non avresti gradito e...", non gli lasciai finire di parlare che gli tappai la bocca con un dito per fargli capire di non parlare.
"Sai benissimo che amo le piccole cose e sono felicissima di ciò che hai fatto, è tutto perfetto così", dissi guardandolo intensamente.
Lui sorrise e io tolsi il dito dalle sue labbra per ricambiargli il casto bacio di prima.
"Comunque con questo vestito mi farai svenire prima o poi", disse spostandosi di poco per inquadrarmi da capo a piedi.
"Grazie per avermelo preso, non dovevi, davvero", dissi io prendendogli le mani.
"Sì che dovevo, finora non ti ho fatto nessun regalo", disse ritornando a guardarmi negli occhi.
"In realtà mi hai già fatto un regalo", dissi io abbassando gli occhi.
"E quando?", chiese lui confuso.
"Quando mi hai salvato la vita", dissi io incrociando il suo sguardo che si addolcì quando sentì la mia risposta.
"Il tuo regalo più grande per me è stato quando sei entrato nella mia vita e non potrò mai ringraziarti abbastanza", aggiunsi con il cuore che mi voleva uscire dal petto.
Non ero mai stata brava a parole ed era la prima volta che mi stavo confessando davanti a lui, mi sembrava una cosa così difficile da fare prima, ma ora le parole mi uscivano involontariamente non dalla bocca ma da dentro il cuore.
"Kate, non so che dire...io...", iniziò lui ma non lo lasciai finire nemmeno questa volta, stasera avrei parlato io.
"Non dire nulla, dici sempre tu di quanto io sia importante per te ma non ti ho mai detto a voce che tu sei l'essenziale per la mia esistenza", dissi e vidi i suoi lucidi.
"Non farmi commuovere", disse lui scherzando ma sapevo bene che lo stava dicendo per nascondere le sue emozioni.
"Era il mio intento quello", risposi anch'io scherzandoci su e sorridendo lo abbracciai forte, posai la testa sul suo petto e sentì il suo cuore battere all'impazzata, il che mi fece piacere, era bello sapere che il mio tocco lo faceva questo effetto.
Dopodicchè lui mi baciò velocemente di nuovo e mi prese per mano per farmi accomodare al tavolo.
Il quale era decorato con delle candele profumate e dei fiori freschi e vivi appena raccolti.
Antoine mi disse di mettermi comoda e sparì dentro la casa lasciandomi ammirare la bellezza di quel incantevole decorazione del giardino, non riuscivo più a riconoscere che quello era lo stesso giardino della casa dove spesso papà faceva le grigliate.
Sorrisi al ricordo delle feste a casa quando l'unico pensiero era di come ignorare i cuginetti temendi che venivano come ospiti.
Da sbadata che ero, dopo un po' notai vicino a me sopra il tavolo, stava una bellissima rosa rossa con i petali al quale era legato un bigliettino.
Annusai la rosa essendo il mio fiore preferito e aprì il biglietto curiosa.
'Sei la donna più importante della mia vita e grazie per esserci e farmi capire cosa vuol dire il vero amore, il tuo militare', c'era scritto.
I miei occhi s'inumidirono davanti a tale dolcezza ma trattenni le lacrime e comabattì contro me stessa per non iniziare a piangere.
Antoine ritornò con in mano due piatti come un vero e proprio cameriere.
Ecco un altra persona come Emma, c'era qualcosa che questo ragazzo non riusciva a fare? Non credevo proprio.
Loro due insieme avrebbero fatto una bella squadra, anzi sarebbero stati ottimi fratelli, entrambi simili, ed ecco perché avevo un legame speciale con entrambi, erano unici nel loro genere.
Io lo ammirai appoggiando la testa su un braccio e sorridendo.
Lui mise un piatto davanti a me e una davanti alla sua postazione, il profumo del cibo era squisito.
Quando lui si sedette davanti a me, io gli presi la mano sopra il tavolo dove lo aveva appoggiato e gli dissi semplicemente un 'grazie' intendendo il biglietto con la scritta più bella che abbia mai ricevuto e lui mi sorrise dolcemente incrociando le nostre mani e rispondendo, "È solo un biglietto".
"Per me vale molto", risposi io e lui annuì guardandomi con uno sgaurdo che mi sembrò di un innamorato, ma forse ero io che mi facevo troppi visioni inutili.
"Allora, hai cucinato tu?", chiesi per distrarmi dal suo sguardo e perché avevo una certa fame.
"Oui madam", rispose in francese.
"C'è qualcosa che non sai fare?", chiesi corrugando le sopracciglia e guardandolo con espressione interrogativa.
"Tu non hai idea di quante cose non so ancora fare", rispose lui mettendo il tovagliolo sopra i pantaloni elegantemente.
La sua elenganza nelle maniere e nel comportarsi non erano nulla al confronto mio, io sembravo una contadinella al suo posto.
"Che però imparerai", risposi imitandolo con il tovagliolo.
"Beh non saprei ancora se tutte sono possibili da imparare...", ci ragionò su lui però poi aggiunse, "Ma ci penserò, ora però assaggia e dimmi quanto fa schifo per favore".
Io ridacchiai e scuotai la testa prima di mettere in bocca un cucchiaio della zuppa come antipasto.
Era ancora calda ma il sapore era davvero delizioso.
"È veramente buono", commentai io prendendone un altra cucchiata.
"Non mentire per farmi contento", disse lui guardandomi.
"Dico sul serio, e non fingerei mai con te", risposi con accento ovvio e continuando a mangiare.
Lui ridacchiò e sospirando iniziò a mangiare per poi complimentarsi da solo per la cucina ben riuscita.
Dopo l'antipasto seguì anche il primo, il secondo e il dolce che mi rivelò che la mia madre e la zia Dallas avevano aiutato siccome lui non era bravissimo nella pasticceria.
In complesso tutta la cena era buonissima e alla fine non c'era nemmeno un minimo di spazio nel mio povero stomaco.
"Una delle cene più buone che abbia mai mangiato, davvero, Antoine puoi fare carriera anche come chef", dissi io esausta ma contenta di una cena così saziante e deliziosa, direi cento volte meglio di un ristorante.
"Sì beh quando mi ritirerò dalla carriera militare, ci penserò su", rispose ridacchiando e facendo ridere pure me.
Durante tutta la cena, in cui Antoine faceva avanti e indietro con i piatti, abbiamo anche chiacchierato parecchio e scambiato idee su vari argomenti interessanti.
Parlare con Antoine di vari questioni era veramente piacevole e interessante, andavamo spesso d'accordo e il nostro punto di vista era simile, ecco perché con lui non ci poteva mai annoiarsi, era divertente, spiritoso e anche molto ironico, il che era un aspetto nuovo per me da parte sua, diciamo che non smetteva mai di sorprendermi questo ragazzo.
Dopo esserci riposati un po' a causa della cena, Antoine si alzò e andò ad accendere la musica.
Era una musica lenta da ballo e me piaceva molto.
Lui si avvicinò a me e mi porse la mano per chiedermi di ballare assieme a lui.
Io accettai e presi la sua mano sorridendo e alzandomi dalla sedia.
Lui mi squadrava in continuazione dalla testa a piedi e alzava le soppraciglia.
"Come mai continui a guardarmi così?", chiesi dopo che iniziammo a ballare lentamente, io con le mani al suo collo e lui sulla mia vita.
"Perché non ci credo ancora che ho la ragazza più bella al mondo tra le mie braccia", disse lui facendomi arrossire.
"Sai che ogni volta che arrossisci per me, il mio cuore inizia a perdere colpi?", disse abbassando la voce e avvicinandosi ancora di più a me.
Io alzai lo sgaurdo su di lui e me ritrovai a pochissimi millimetri.
Le nostre labbra sfioravano e io riuscivo a sentire il suo respiro caldo su di me.
Lui posò le labbra sulle mie e iniziò a baciarmi lentamente per poi aumentare la pressione sulle labbra e far movimentare di più il bacio.
Il sapore delle sue labbra era la mia preferita e quel dolce tocco di amarezza che aveva sempre a causa delle gomme alla menta rendeva il tutto più gustoso per le mie labbra.
Non avrei gradito nessun altro sapore se non fosse stato quello della sua bocca e nessun altro rumore se non fosse stato quello proveniente dalle sue labbra mentre mi baciava.
I suoi baci erano come delle calamite per me, non riuscivo a stare lontana e non mi stancavo mai di provare la stessa sensazione di brivido lungo il corpo ogni qualvolta che mi baciava.
Era come se non mi riempirei mai di avere le sue labbra dentro le mie, non mi sentirei mai piena, ne avrei sempre bisogno e sempre di più.
Le scosse elettriche che ricevevo ogni volta che lui mi mordeva il labbro erano più potenti di qualsiasi interruttore e mi mandavano il cervello in tilt, completamente fuori uso, senza nessun segnale, come se fosse annebbiata e offuscata.
Non avevo idea di cosa lui provava quando mi baciava ma sentivo il suo respiro irregolare e pesante e sapevo che il suo cuore non voleva stare zitto per quanto lui ci provasse a calmarlo e tenerlo fermo.
Ci staccammo e lui mi guardò intensamente dritto negli occhi come se stesse leggendo cosa stessi provando in quel momento.
Dopodiché senza dire nulla mi prese per mano e mi fece accomodare accanto a lui in una dondola bianca lì posizionata in mezzo al giardino e appeso al grosso ramo del grande albero in centro.
"Kate io dovrei dirti una cosa...", iniziò lui nervoso e prendendomi le mani sulle sue ma prima che lui mi dicesse qualcosa io volevo chiarire delle cose che mi stavano tormentando dentro una volta per tutte.
"Anch'io dovrei dirti delle cose che mi stanno uccidendo dentro, non riesco più a pensare a ciò", risposi io.
"A che cosa amore?", chiese lui preoccupato.
"Al fatto che magari un giorno tu dovrai lasciarmi e io non saprò come comportarmi, perderei del tutto l'essenza della vita, esso diventerebbe vuota e senza colori, io diventerò come una morta vivente diciamo", dissi io e lo guardai, era diventato pallido sul volto, perciò decisi di spiegarmi meglio e seriamente.
"Davvero, Antoine senza di te non saprei dove starei ora, starei naufragando in un oceano infinito, tu sei stato la mia ancora e mi hai portata a galla", continuai, "Non lasciarmi mai perché senza di te io non potrei più vivere, diventerebbe una cosa impossibile da sopportare per me la tua mancanza, morirei nel tuo ricordo".
A quelle parole vidi Antoine cambiare espressione e diventare ad un tratto più serio con le labbra semichiuse e le soppraciglia agrottate.
"Antoine non mi lascerai vero? Me lo hai promesso, per niente al mondo mi abbandoneresti. E so che se ci allonteneremo, ci faremo solo del male a noi stessi fino a non riuscire più a sopportare il dolore di stare l'uno senza l'altro, diventerebbe una cosa ingestibile e sarà tanto difficile andare avanti. Almeno io non ci riuscirò, ormai non riesco a immaginarmi una singola giornata senza di te al mio fianco, sei diventato come un mio portafortuna che deve stare sempre con me. Sei così fondamentale per me Antoine che non posso pensare a nulla senza di te nella mia vita quotidiana, nel mio presente e nel mio futuro. Se mi abbandonerai, darò di matto e impazzirei, non potrei più vivere serenamente e non sarei mai più felice in vita mia, so che sembra una follia dire così ma sei diventato speciale per me a tal punto che potrei fare di tutto per stare con te e se mai tu dovessi lasciarmi, io non riuscirei ad accettarlo e sarebbe davvero un bruttissimo colpo per me. Per favore non farmi mai una cosa del genere Antoine. Non mi lascerai mai vero? O chiedo troppo?", finì finalmente di svuotare il sacco e ciò che mi tenevo e temevo di più dentro di me.
Lui sembrò pietrificato dalle mie parole ed era come se non respirasse più, stava immobile a fissare il vuoto davanti a lui.
"Oddio che stupida che sono! Scusa Antoine io non volevo spaventarti dicendo queste cose, davvero. Sono proprio una scema, quando parlo non mi rendo conto di ciò che dico. Ho esagerato vero? Perdonami, non era mia intenzione", chiesi scusa avendo capito che forse gli avevo detto molte cose senza pensarci due volte.
Io e la mia maledetta lingua senza peli che non vuole stare zitta, ma questa volta non erano solo le labbra a pronunciare le parole, era il cuore che stava parlando.
Lui sembrò svegliarsi dal suo stato di shock e incrociò il mio sguardo sorridendomi lievemente.
"No Kate, figurati, mi ha fatto davvero molto piacere sapere ciò che desideri", disse accarezzandomi la guancia delicatamente con la mano e aggiunse, "E no, non ti lascerei per niente al mondo, nessuno e niente riuscirà a separarci".
Io annuì solamente e sorrisi dolcemente, era una sicurezza per me sentire dire quelle parole da lui.
Lo avrei avuto per sempre al mio fianco e non avevo bisogno di altro.
"Allora che volevi dirmi prima?", chiesi curiosa e gaurdandolo.
Lui guardò davanti a lui e rimase a pensarci per un po' con l'espressione pensierosa e agitata, poi deglutì rumorosamente e scuotò la testa.
"Non era nulla", disse senza incrociare il mio sguardo.
"Dai Anto, cosa c'è? Sai che puoi dirmi tutto", dissi io incoraggiandolo e pensando a cosa lui avrebbe potuto dirmi tanto che il mio cuore e mente doleva.
"Davvero, Kate non era nulla in compenso a tutto ciò che tu mi hai detto, le tue parole mi hanno colpito profondamente e non le dimenticherò mai in vita mia. Parole così belle ed emozionanti sono difficili da scordare", disse lui finalmente posando il suo sguardo sul mio.
"Non pensi che abbia detto troppo?", chiesi imbarazzata.
"No affatto amore, hai detto solo la verità e ciò che tenevi dentro, ne hai il diritto, e io lo apprezzo davvero tanto. E ti capisco perfettamente perché anch'io provo esattamente lo stesso per te", disse portandomi delicatamente una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
"So di averti spaventato con un discorso simile, sembro pazza", risposi con una risata nervosa.
"Allora sono pazzo anch'io per pensare al tuo stesso modo costantemente", rispose lui sorridendo.
"Siamo pazzi entrambi", dissi io e lui aggiunse, "Sì l'uno dell'altro".
"E non commeteremo lo stesso errore di lasciarci di nuovo, giusto?", chiesi conferma e lui annuì con le labbra premute da un lato del volto, che a me sembrò un sorriso forzato ma non diedi molta importanza.
Sorrisi e lo abbracciai rassicurata dal fatto che almeno lui per me ci sarebbe sempre stato.
Restammo abbracciati l'uno all'altro per un bel pò e nessuno dei due parlò perché non c'erano bisogno di tante parole tra di noi per passare un bel momento tranquillo e memorabile.
Ad un tratto Antoine volle spostarsi perciò io lo lasciai e lo vidi alzarsi dalla panchina per entrare dentro la casa senza dirmi nulla.
Dovevo ammettere che da quando gli avevo confessato di non poter vivere senza di lui nemmeno un minuto, era diventato più cupo e freddo.
Era come se le mie parole avessero cambiato il suo umore allegro in un nanosecondo, peggiorandolo.
Quando gli stavo parlando, teneva le mascelle serrate e guardava il vuoto come se fosse appena caduto nel nulla, senza la possibilità di salvarsi, era come se si sentisse mancare il fiato e la terra sotto i piedi.
Lo avevo veramente scioccato così tanto con il mio discorso?
Non capivo perché era diventato così teso e bianco in volto, come se il sangue non gli scorresse più nelle vene e il cuore gli fosse fermato di colpo all'improvviso.
In qualche modo mi sentivo davvero in colpa per avergli rovinato la serata ma prima o poi dovevo confidargli cosa stavo provando o no?
Magari avevo esagerato un pochino, anche se lui non lo ammetteva ma la cosa che ora mi spaventava più di tutti era il perché di questo suo veloce cambiamento di umore.
Non aveva proferato più parola da quando gli avevo chiesto che non ci saremo lasciati e ora ero sicura che quel sorriso era decisamente non voluto da lui che serviva solo a nascondere le sue vere emozioni.
Ma che gli prendeva?
Perché aveva ad un tratto inziato a comportarsi in modo così distaccato con me?
Decisi di avere risposta seguendolo dentro la casa, mi alzai dalla panchina sopprimendo i miei pensieri e prendendo dei bei respiri profondi per calmarmi dall'agitazione.
Entrai dentro la casa e lo trovai appoggiato al bancone della cucina che stava al telefono con qualcuno.
Rimasi indietro senza intervenire per capire con chi stava parlando anche se una parte di me mi diceva di non farlo siccome origliare non era giusto ma un altra parte mi incuriosiva per capire come mai si comportava in modo così misterioso.
"No Dylan ascoltami, non posso!", disse alzando leggermente la voce.
Dylan?
Lui cosa c'entrava?
Già ieri gli avevo visti parlare in privato al resort e ora anche al telefono, ma che diavolo stavano combinando questo due?
"Ok ok va bene, ne riparliamo dopo", disse Antoine duramente e chiuse la chiamata mettendo violentemente il cellulare sopra il bancone.
Dopodiché lo vidi appoggiarsi con entrambi le mani sul bancone e rimanere lì a sospirare e scuotare la testa con gli occhi serrati.
Io mi avvicinai lentamente a lui e lo vidi aprire solamente gli occhi sentendo il rumore dei miei tacchi ma non si mosse dalla sua posizione.
Mi avvicinai a lui e gli accarezzai la spalla dolcemente mentre lo guardavo preoccupata.
"Anto, va tutto bene?", chiesi con la voce tremante.
Lui non rispose e rimase fermo come una statua senza emozioni sul volto, aveva un espressione indecifrabile.
"Sai che puoi parlarmi, ho sbagliato qualcosa? Non dovevo dire quelle cose vero? Ho rovinato tutto di nuovo, scusami", dissi io sentendomi tremendamente in colpa.
Lui scuotò la testa in risposta però non incrociò il mio sguardo.
"Allora perché da un tratto hai cambiato atteggiamento?", chiesi deglutendo perché avevo paura delle conseguenze della mia domanda.
"Perché Kate tu mi rendi tutto più difficile", disse voltandosi e finalmente guardandomi con degli occhi lucidi e rossi.
Io lo socchiusi le labbra e lo guardai confusa con le sopracciglia agrottate.
"So di aver esagerato nel dirti le cose sul non lasciarmi mai ma forse dovevo pensarci prima di dirtele", dissi indietreggiando di qualche passo e ciò mi chiese uno sforzo enorme siccome la sua affermazione mi aveva completamente pietrificata.
"No Kate...non hai esagerato e non è colpa tua, davvero, ma sai sarà tutto più complicato ora", disse lui passandosi una mano tra i capelli per il nervosismo e avanzando verso di me per prendermi le mani.
"Cosa sarà più complicato?", chiesi e gli lasciai incrociare le nostre mani.
"Non posso dirti, anzi, no, non è niente", disse balbettando e abbastanza confuso.
"Perché non mi dici la verità? Non ti fidi di me?", chiesi mentre il cuore mi batteva forte.
"Mi fido di te più di qualunque altro e ti sto dicendo la verità, non è nulla", disse e abbassò gli occhi.
"Capisco quando menti Antoine", dissi io cercando il suo sguardo e lo trovai spaventato subito su di me, mi fece troppa tristezza quello sguardo distrutto, perciò aggiunsi, "Ma se non te la senti di dirmelo adesso, non importa, sono sicura che quando arriverà il momento giusto me lo dirai e io sarò pronta ad accettarlo".
Lui mi guardò con uno sguardo mai visto prima, era un misto tra dolore, incertezza e amore.
Era come se ero riuscita a dire ciò che stava provando e pensando in quel preciso istante ma che non riusciva a dirlo a parole.
Gli avevo letto la mente ed ero certa che quando sarebbe arrivato il momento opportuno lui mi avrebbe detto quella cosa che gli stava turbando così tanto.
"Grazie", rispose solamente con la voce roca e spezzata.
"Per cosa?", chiesi non avendo capito il senso del suo grazie.
"Per avermi capito", rispose e il mio cuore si sciolse nella maniera in cui lo disse, sembrava un cucciolo ferito.
Io non gli risposi ma lo abbracciai immediatamente e mi sentì di nuovo protetta e al sicuro tra le sue braccia.
"Volevo che questa sera ti rimanesse impressa per sempre ma ho mandato a fumo tutto, mi dispiace Kate, ti ho rovinato il primo appuntamento", disse una volta che ci staccammo.
"È tutto perfetto così com'è, noi siamo così, stiamo bene un po' e male un altro un po' ", dissi io sorridendo dolcemente.
Lui mi prese il volto tra le mani e mi lasciò un tenero bacio sulla fronte mentre io chiudevo gli occhi per godermi quel dolce affetto.
Ad un certo punto la porta di casa si spalancò e un Dylan abbastanza infuriato entrò dentro casa.
Io sobbalzai per lo spavento ma Antoine mi tenne accanto a lui posando una mano sulla mia vita.
Tutti e due guardammo Dylan che chiuse la porta di casa e avanzò a passi svelti verso di noi.
Si fermò a qualche passo da noi e incrociò le braccia al petto guardando di cagnesco Antoine.
Io seguì lo sguardo di mio fratello spaventata dal suo bizzarro comportamento e vidi un Antoine che reggeva il suo sguardo abbastanza annoiato e serio allo stesso tempo.
"Kate vai in camera tua, devo parlare con Dylan in privato", mi ordinò Antoine e io mi spostai da lui guardandolo.
"Perché? Non posso ascoltare anch'io? Cosa mi state nascondendo?", chiesi iniziando a irritarmi.
"Kate ne abbiamo appena parlato...", mi disse Antoine con accento ovvio e io sospirai annuendo, aveva ragione, non riuscivo più a elaborare qualcosa.
"Vai Kate", mi disse Dylan e scambiai uno sguardo con lui ed era la prima volta in tutta la mia vita che non riuscivo a decifrare il suo sguardo.
Io non dissi più nulla, non abbracciai nessuno e abbassando lo sguardo salì in camera mia.
Finsi di chiudere la porta ma rimasi fuori dalla stanza per ascoltare la loro conversazione, però purtroppo loro erano mille volte più intelligenti di me, infatti uscirono di casa chiudendo la porta e lasciandomi da sola in una casa buia e fredda.
Istintivamente i miei occhi si inumidirono e una goccia solitaria cadde dai miei occhi.
L'asciugai subito ed entrai in camera mia per togliermi questi stupidi tacchi, pulirmi la faccia dai chili di trucco e togliermi il mio primo vestito da parte di Antoine.
Mentre facevo il tutto, avevo messo la musica al volume più non posso, per colmare il silenzio della casa.
Ero completamente da sola, e non solo a casa ma mi sentivo altrettanto così dentro di me.
Gli adulti erano usciti e avevano detto che non sarebbero ritornati prima di domani mattina, Dylan e Antoine erano appena usciti e Cameron ed Emma non sapevo dove erano e non avevo nessuna voglia di chiamarli.
Volevo solo stare un po' da sola e dare un po' di tempo a me stessa per riflettere e mettere la testa apposto.
Erano successe troppe cose una dopo l'altra in questi giorni e mi sentivo sul punto di crollare, ero al limite dell'esaurimento e la cosa che mi faceva più male, era che non avevo nessuno con cui parlarne in questo momento, mi sentivo lasciata da sola a combattere questa folle guerra contro me stessa.
Sì era così, anche se sembravo sorridendo e apposto da fuori, dentro non lo ero, stavo davvero male ma nessuno sembrava accorgersene, nemmeno Dylan.
Nessuno mi aveva chiesto come stavo dopotutto e ciò mi spezzava il cuore in mille pezzi.
Sapevo che mi volevano un bene immenso ed erano pronti a tutto per aiutarmi ma io volevo solo qualcuno al mio fianco per parlargli di ciò che mi stava succedendo, di cosa avevo paura e quanto ero triste dentro.
Mi mancavano Tom e Thomas in una maniera inspiegabile, loro due mi ascoltavano senza commentare o giudicare e mi davano la forza di anadare avanti.
E siccome ora non avevo loro, dovevo cavarmela da sola, dovevo imparare a farcela da sola, non era la prima volta che dovevo affrontare i miei ostacoli sola e non sarebbe stato nemmeno l'ultima volta.
Dopo aver messo il pigiama, mi sedetti sul divanetto vicino alla finestra con un libro di Emily Bronte in mano e la canzone Visions of Gideon di Sufjan Stevens che andava, esattamente come i vecchi tempi.
Come quando l'unico pensiero era di avere la media alta a scuola ed entrare in un buon college.
Mi sembrava di essere ritornata nella mia vecchia vita a Sydney dove stavo così da sola la sera con il mio amico libro, una lampada accesa con la luce che illuminava le pagine del libro, una tazza di tè al limone tiepida, la vista sul cielo stellato dalla finestra e la colonna sonora di Chiamami col tuo nome, uno dei miei film preferiti in assoluto, che mi faceva provare tanti sentimenti ed emozioni.
Avevo promesso a me stessa che il primo viaggio che avrei fatto da sola sarebbe stata il nord Italia, a Crema, precisamente, dove era nata la nota storia tra Elio e Oliver, il loro amore era così sincero e genuino che non smettevo mai di meravigliarmi di quanto era bello provare ciò che loro due provavano l'uno per l'altro.
Non era una storia semplice tra due ragazzi innamorati, era qualcosa di più, era la scoperta del proprio essere e del proprio piacere, era una storia che ti faceva sognare e ti rimaneva impressa dentro.
Erano passati due anni intero da quando lo avevo visto per la prima volta e letto il libro e nulla era cambiato, mi veniva ancora la pelle d'oca ogni volta che ascoltavo Mystery of Love o rileggevo le mie frasi preferite dal libro di André Acimen.
La cosa che mi aveva colpito più di tutto dal film era il paesaggio mostrato, io amavo quel tipo di sentiero e la natura, tutto in mezzo al verde era qualcosa di pazzesco e stupendo ai miei occhi.
Non c'erano posti così naturali a vicino a casa né in Australia né in America e io pensavo che Crema, Cremona, Bergamo e Sirmione fossero proprio stati costruiti per me, insomma andavo matta per luoghi magici come quelli mostrati nel film.
In più avevo scoperto che il nord Italia era un posto magnifico, era la parte del mondo che adoravo di più, con tutte quelle montagne, pianure, laghi, fiumi, enormi prati verdi, insomma erano posti che almeno una volta nella vista dovevano essere visti, goduti e ammirati.
E io lo avrei fatto, se fosse stato possibile mi sarei trasferita in uno dei piccoli paesi del nord Italia, lontano da tutto il caos della città, le persone e avrei vissuto la mia intera vita in mezzo alla natura in pace e tranquillità perenne.
Sorrisi per via dei miei strani pensieri, ero brava a farmi mille film mentali, e a sognare ad occhi aperti sia di giorno che di notte.
Ritornai concentrata sul mio libro in grembo e sorseggiando il tè iniziai a leggere le belle parole dell'autrice.
Però ripensando a Elio, mi venne in mente Timothée Chalamet e ridacchiai per il fatto che avevo e ho tuttora un enorme cotta per quell'attore, insomma era perfetto.
Infatti, presi il cellulare ed entrai su instagram per guardarmi le sue foto o sapere le nuove notizie su di lui, qualche mese fa prima di incontrare Antoine, lui era il ragazzo per il quale avevo perso completamente la testa.
Me lo sognavo la notte e fantasticavo sul fatto di quanto sarebbe bello incontrarlo almeno una volta nella vita, ero innamorata di lui.
Però quanto era buffa la vita, a sostituire la mia ossessione per lui e l'incondizionale amore era piombato Antoine nella mia vita e mi aveva tirato fuori da quello stato di irrealtà.
Avevo sperato così tanto di avere Timothée nella mia vita che mi era arrivato uno simile a lui di lineamenti del volto e metà francese e metà americano.
Sorrisi e scuotai la testa per la strana coincidenza ma fui grata di aver incontrato Antoine e posto Timothée in un piccolo angolo del mio cuore.
Dopo aver stalkerato Timothée per un bel po' misi via il telefono e guardai fuori dalla finestra pensando a quanto ero fortunata nel avere Antoine nella mia vita, era un vero proprio miracolo a dire la verità.
Non me lo sarei mai aspettata di meritarmi una perosna così anzi non penso ancora di meritarmi lui ma non posso farne a meno di lui, non più.
Sospirai pensando al perché lui si stava comportando così ultimamente ma cercai di non pensarci più per non finire di impazzire o scoppiare a piangere.
Perciò per l'ennesima volta ritornai a leggere il libro e finalmente riuscì a svuotare la mia mente e porre tutta la mia attenzione sul libro ed entrarci dentro.
Ero così immersa nella lettura che non mi accorsi nemmeno della porta di casa che si apriva e qualcuno che saliva le scale per poi entrare in camera mia.
Solo quando sentì il mio nome chiamare alzai lo sguardo dal libro e lo posai su Antoine.
"Dimmi", dissi piegando l'angolo della pagina del libro sulla quale ero arrivata a leggere.
"Sei in pigiama..", disse notando ciò che avevo adosso con uno sguardo confuso e rattristato.
"Sì volevo stare comoda", risposi e aggiunsi ingenua, "Perché? C'è qualche problema?".
"No, è che volevo andare a fare un giro fuori con te", disse accarezzandosi la nuca.
Io mi sorpresi per la sua affermazione ma non lo diedi a vedere, pensavo che sarebbe tornato a casa con il pessimo umore per come era uscito fuori con Dylan.
E a dire la verità ora non avevo nessuna voglia di andare in giro né con lui né con nessun altro, ero troppo stanca e pigra per vestirmi di nuovo.
"Antoine, sono un po' stanca, ti dispiace se usciamo domani?", chiesi io alzandomi in piedi.
"No, certo, va bene Kate tranquilla", mi rispose lui sorridendo lievemente.
Io annuì ricambiando il sorriso e mi sedetti di nuovo con il libro in mano e ritornando a leggere.
Sinceramente non stavo leggendo ma aspettando che Antoine dicesse o facesse qualcosa anziché stare lì in piedi impallato.
Dovevo ammettere che ero estremamente curiosa di sapere di cosa avevano parlato lui e Dylan ma mi ero promessa di non farlo finché loro non me l'avrebbero detto.
"Ehi Kate", attirò la mia attenzione Antoine e io lo guardai.
"Mi dispiace davvero tanto per averti rovinato la serata, il nostro primo appuntamento, volevo che tu ne avresti un bel ricordo e non che finisse così, scusami", disse lui avvicinandosi a me.
"Antoine te l'ho detto prima, è stato memorabile così com'è, e chi ti ha detto che hai rovinato la serata? Sto leggendo un libro ora e non c'è altro modo per rendermi felice", risposi sorridendo e dicendo la pura verità.
L'appuntamento anche se concluso in fretta, era andato bene e io non potevo altro che essergli grato per tutto ciò che aveva fatto per me.
Lui sorrise e scuotò la testa per poi inginocchiarsi e sedersi sul pavimento accanto al divanetto.
"E tra noi? È tutto apposto vero?", chiese perplesso.
"Certo Antoine", risposi solamente.
"Sicura? Non è che ti ho ferito in qualche modo?", chiese.
"Assolutamente no", dissi ritornando a guardare le pagine del libro.
Ed ero puramente sincera, non ero né arrabbiata né delusa di lui, ero solamente un po' giù per colpa mia e solo per me stessa.
Non sapevo perché ma eccellevo nel riuscire a dare la sensazione di voler allontanare le persone da me, il che non era per nulla la verità ma non ero brava a esprimere le mie emozioni a parole perciò alla fine rimanevo sempre da sola.
Ora avevo Antoine, Emma, Dylan, Tom e Thomas ma comunque mi sentivo sola perché non riuscivo a dire a parole ciò che stavo provando dentro di me.
Avevo provato con Antoine a dirgli che avevo bisogno di lui ma ero finita per rovinargli l'umore e il nostro appuntamento.
Non ero brava a far nulla, ero veramente un caso disperato e completamente inutile.
Mi sentivo vuota e spaesata dentro di me, e anche se ripetevo continuamente a me stessa che avevo tutti al mio fianco e potevo contare su di loro e dire ciò che stava succedendo dentro di me, sapevo che al momento giusto non sarei riuscita a spiccare parola e avrei soppresso le mie emozioni fingendo di stare benissimo per non far pensare e preoccupare agli altri del mio stato mentale e psicologico.
Infatti quel esatto momento non tardò molto ad arrivare.
Antoine rimase in silenzio per qualche minuto che a me sembrò eterno a fissarmi mentre io rileggevo la stessa frase del libro dieci volte, non riuscivo a concentrarmi se lui mi osservava così intensamente.
Dopo poco lui prese un bel respiro e mettendo una mano sopra il mio ginocchio mi chiese,
"Kate, stai bene?".
Chiese quella fatidica domanda che stavo aspettando che qualcuno mi facesse e cercai di lottare contro le mie lacrime guardando fuori dalla finestra, chiudendo gli occhi, prendendo un bel respiro e facendo i pugni con le mani, tanto forte che le unghie fondate sul palmo mi facevano male, ma non quanto stavo male dentro di me.
Non sapevo cosa rispondere, cosa avrei dovuto dirgli?
Aveva già così tanti preoccupazioni che non volevo tormentarlo anche con le mie.
Anche se volevo a tutti i costi confidarmi con lui, non potevo, non volevo peggiorare la sua salute con anche i miei problemi.
Ero troppo altruista per questo mondo e mi andava bene così.
Deglutì e sbattendo le palpebre un paio di volte per cacciare indietro le lacrime, mi girai per guardarlo.
"Sì", risposi brevemente e cercai di sorridere.
"Davvero? A me non sembra, sai che puoi parlarmi Kate, di tutto", mi disse lui e non riuscendo più a reggere il suo sguardo preoccupato per quanto mi doleva il cuore vedendolo così per me, mi alzai bruscamente dal divanetto e andai a posare il libro sopra la scrivania.
"Va tutto bene Antoine", lo rassicurai mentendo e cercando di fare tutto fuorché incrociare il suo sguardo.
"Kate", mi chiamò lui per l'ennesima volta, prendendomi per il polso per fermarmi dal muovermi a vanvera per la camera.
"Antoine, ho troppo sonno ora, lasciarmi dormire per favore", dissi guardandomi le punta dei piedi.
Lui sospirò e mi fissò per qualche secondo prima di lasciar andare il mio polso.
"Ok ma ne riparleremo", disse solamente e lasciò un bacio sulla guancia dopo avermi accarezzato i capelli e uscì dalla camera.
Io sospirai e mi sedetti sul letto tirando con le mani i capelli per la disperazione.
Perché non riuscivo mai a dire alle persone cosa provavo?
Perché mi risultava così difficile?
Mi buttai con la pancia in su sul letto e rimasi a fissare il soffitto.
Dopo poco tempo le mie palpebre si chiusero e tutto divenne buio.

Mi svegliai di soprassalto nel cuore della notte e mi misi seduta.
Ero bagnata dal sudore e la testa mi faceva un male allucinante.
Controllai l'ora sul orologio nel comodino e ciò segnava le 3.30 di notte fonda.
Mi passai una mano tra i capelli sciolti e cercai la bottiglia d'acqua che stava sempre accanto a me nel comodino e stranamente non la trovai.
Accesi la lampada e mi sorpresi nel vedere che non avevo né la bottiglia nel comodino e né Antoine al mio fianco a dormire.
Però notai di essere nella parte giusta del letto con il cuscino e una coperta su di me.
Era la seconda notte di fila che non avevo Antoine al mio fianco a dormire con me.
Non ci diedi molto peso perché non riuscivo a pensare lucidamente metà sveglia e metà ancora addormentata.
Avevo assolutamente bisogno di un sorso d'acqua perciò mi alzai a malavoglia dal letto e uscì dalla camera trascinandomi e sbadigliando.
Scesi le scale stando attenta a non cadere e non fare troppo rumore.
Entrai in cucina e bevvi l'acqua finalmente, stavo morendo di sete.
Uscì dalla cucina e feci per salire le scale però qualcosa attirò la mia attenzione.
Guardai verso il salotto e vidi una figura dormire sul divano.
Avanzai lentamente verso la figura e mi sorpresi nel vedere un Antoine ranocchiato sul divano.
Aveva il viso di un angioletto mentre dormiva e mi fece una tale tenerezza che non resistetti ad accarezzargli i capelli dolcemente.
Non capivo perché stava dormendo sul divano quando poteva tranquillamente dormire con me.
Gli accarezzai anche il volto e lo sentì freddo, perciò toccai anche il braccio e lo vidi rabbrividire per il freddo.
Mi spostai e corsi in camera mia per prendere una coperta, scesi le scale velocemente e ritornai di nuovo da lui quasi correndo e con il fiatone.
Gli misi la coperta sopra e lo sentì sospirare nel sonno, ciò mi fece sorridere e mi portò a lasciargli un tenero bacio sulla fronte.
Feci per spostarmi da lui ma la sua mano bloccò il mio braccio e lo prese stretto come un cuscino mentre era addormentato.
Avevo il braccio incastrato al suo e dormiva beato abbracciato al mio braccio, non lasciandomi andare.
Mi teneva attaccato a lui nel sonno e non esisteva cosa più dolce di questa.
Non era sveglio ero sicura e il fatto che mi aveva riconosciuto nel sonno mi riempiva il cuore di gioia.
Non volevo togliere il mio braccio da lui e non volevo nemmeno lasciarlo solitario lì, perciò mi misi seduta sul pavimento accanto a lui.
Apoggiai il mento sul divano e lo guardai dormire con le labbra semichiuse e il petto che andava su e giù a un ritmo regolare.
Nessuno poteva capire il mio amore incondizionato per lui.
Lo amavo a tal punto da non riuscire a distinguere la parola amore dal nome Antoine, per me valevano la stessa identica cosa.
Lo amavo.
Mi ero innamorata di lui in pochissimo tempo e a prima vista.
Maledetto quel 17 Agosto che i miei occhi si erano posati sui suoi.
Sorrisi al pensiero del brivido di quel giorno e guardandolo dormire ora qui affianco a me abbracciato.
Pian piano le mie palpebre mi appesantirono e caddì in un sonno profondo e tranquillo sapendo di essere al sicuro accanto a lui.

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