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Cam's pov
(Capitolo scritto dal punto di vista di Cameron)

Kate sembrava nervosa, come se in quel cellulare ci fosse qualcosa di molto importante.
Si vedeva che era qualcosa che la riguardava e temeva molto che io la vedessi.
Non girerò, non vedrò quello che c'è sotto quel display, non sarebbe giusto.
Se c'era qualcosa che lei mi nascondeva allora volevo che me lo dicesse personalmente.
La guardai e incrociai i suoi occhi color azzurro come il mare.
Quegli occhi mi avevano colpito già il primo giorno che l'avevo vista qui a Los Angeles.
Era timida e silenziosa, aveva paura di fare brutte figure già il suo primo giorno.
La sua tenerezza, la sua intelligenza e il suo modo di ragionare, mi avevano fatto perdere la testa.
Subito, non avevo notato quanto fosse bella questa ragazza.
Di solito, qui a Los Angeles guardavo se prima una era una bella ragazza o se era famosa e poi parlavo con lei o cercavo di flirtare.
Ma nel suo caso, era stato diverso, tutto, sin dall'inizio.
C'era qualcosa in lei che mi attirava particolarmente.
Diciamo che per me era amore a prima vista, il che era davvero strano siccome ero un ragazzo che aveva sempre avuto relazioni tira e molla.
Questa volta volevo proprio fare le cose per bene e in modo stabile con la persona giusta.

Ricordavo ancora quando, il giorno della festa del suo compleanno, le avevo veramente parlato.
Avevamo ballato insieme un lento, e avevo fatto io il primo passo.
Dovevo assolutamente conoscerla.
Arrossiva ogni volta che mi avvicinavo a lei, le sussurravo qualcosa all'orecchio o le davo qualche bacio sulla guancia.
Era fragile, e mi veniva da rimanerle accanto per proteggerla.
Mi stava facendo impazzire.
Divenne più forte di cuore quando decise di lasciare andare Dylan e i suoi genitori adottivi.
Iniziò a cambiare lentamente, fino ad avere la forza di parlare contro l'ingiustizia davanti a tutti.
La partenza dei suoi cari era stato un colpo basso per lei ma era riuscita comunque a tenere testa alta e affrontare ogni ostacolo da sola.
Mi sorprendeva ogni giorno di più.
Un giorno le avevo chiesto di uscire con me, proprio con l'intenzione di avvicinarmi a lei.
Le avevo raccontato la storia della mia famiglia perché la consideravo, anzi la considero ancora oggi, una ragazza molto matura con delle idee fantastiche.
E soprattutto della quale mi fidavo ciecamente.
Quel giorno era stato uno dei miei preferiti in tutta la vita.
Non riuscivo a dire subito un ti amo ad una ragazza, non ce la facevo.
Prima cercavo di essere dolce, poi stronzo e infine fare l'ultimo passo baciandola.
Avevo cercato di baciarla in diversi occasioni ma avevo sempre fallito.
Già, io Cameron Dallas, avevo fallito a baciare una ragazza, ed era una cosa a dir poco, umiliante.
Una cosa che mi faceva arrabbiare, era che, con tutte le ragazze che avevo avuto a che fare, erano cadute ai miei piedi subito; invece lei no.
Era determinata e faceva le cose con calma.
I primi giorni che ci sentivamo, non faceva altro tranne abbracciarmi e parlarmi lentamente, come se voleva scoprire come ero dentro e poi finalmente si era avvicinata.
Avevo capito che prova qualcosa per me, anche se non era perfettamente certa delle sue emozioni, quando inziò ad ignorarmi dopo la festa sulla spiaggia.
Lei sicuramente non se la sarebbe presa se mi avesse considerato semplicemente come un amico, c'era qualcosa sotto.
Il fatto che mi stava evitando, in un certo senso mi piaceva ma non lo facevo notare.
L'avevo delusa, era vero, ma non di proposito, ero ubriaco e Chloe ne aveva approfittato, essendo una delle tante che mi andavano dietro a scuola.

Perso nel suo sguardo, non mi ero reso conto che avevo ancora il suo cellulare nella mia mano mentre lei era ansiosa di prenderla.
Che le succedeva?
Non l'avevo mai vista così nervosa, prima d'ora.
Sembrava bloccata, senza via d'uscita.
Ma non importava, non volevo per niente controllare il suo cellulare.
Girai il telefono e senza guardarlo glielo restituì.
Lei era sorpresa, non se lo aspettava.
Già, se fosse stato qualcun'altro al posto mio, l'avrebbe sicuramente guardato ma io non ero così, mi piacevano le cose dirette.
Volevo che ci fosse fiducia tra di noi.
Le sorrisi per tranquillizzarla e lei prese il telefono.
"Stai bene Kate?", le chiesi preoccupato.
Lei annuì e abbassò lo sguardo come una colpevole.
Doveva riposare e chiarirsi le idee.
"Kate, ora vai di sopra e rilassati, dormi e parliamo domani ok?", dissi appoggiando le mani sulle sue spalle.
Lei mi guardò e non rispose.
Stava sicuramente pensando a qualcosa.
Decisi di lasciarla strare per stasera e di andarmene, almeno così poteva stare calma.
Mi allontanai e dando la buonanotte, mi avviai verso la porta d'uscita della biblioteca.
"Cam aspetta", mi chiamò da dietro.
Mi girai e la vidi avvicinarsi a me.
C'era qualcosa che non andava qui.
"Kate, cosa c'è?", chiesi accarezzandole la guancia.
"Mi sembri spaventata", aggiunsi notando la sua espressione.
"Beh forse lo sono veramente", mi disse distogliendo lo sguardo.
"Perché?", le chiesi.
"Siediti", mi disse portandomi a sedere su una poltrona.
Lei si sedette davanti a me.
Chiuse gli occhi e prese fiato.
"Dovresti sapere la verità, ne hai il diritto", disse e mi porse il cellulare.
Se me lo diceva lei, allora certo.
Per la prima volta in vita mia, il mio cuore inziò a battere forte per l'agitazione.
Cosa avrà di così brutto?
Presi il cellulare e guardai lo schermo.
Rimasi in quella posizione a guardare quella foto mentre mi sentivo a pezzi.
Non poteva essere vero.
Kate non poteva avermi fatto una cosa del genere.
Dentro di me sentì un fuoco accendersi e qualcosa distruggersi, probabilmente il mio cuore.
Mi aveva tradita.

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