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Erano le sette di sera e la festa iniziava alle otto, avevo solo un ora per prepararmi.
Dopo tanta fatica di scelte, decisi di mettere un top bianco a maniche corte con una gonna di jeans neri e stretti, che mi arrivavano fino metà coscia.
Misi gli anfibi neri e feci la doppia treccia alla francese tanto per cambiare acconciatura.
Ci misi mezz'ora solo per farmi la treccia, e per il trucco decisi di essere leggera come sempre, misi mascara e fondotinta, ma azzardai anche con un filo di eyeliner.
Presi la mia borsetta, misi dentro il cellulare e uscì dalla camera praticamente correndo perché ero già in ritardo da un pezzo.
Scesi le scale e mi ritrovai un Matt vestito con camicia e pantaloni corti, ad aspettarmi.
"Eccomi, scusa per il ritardo", dissi appena lo raggiunsi davanti alla porta.
Lui si girò e restò a guardarmi dalla testa a piedi con la bocca aperta.
"Sei veramente bella", complimentò continuando a guardarmi.
"Ti ringrazio, ma vuoi continuare a osservarmi o vogliamo andare?", chiesi ridacchiando.
Uscì dalla casa e non mi sentì per niente pronta per festeggiare, non ero dell'umore adatto.
Non ero per niente una persona da feste, potevo contare sulle dita delle mie mani le uniche feste a cui avevo partecipato, dei quali questa era la seconda a Los Angeles in meno di un mese.
Non amavo particolarmente le feste e odiavo le discoteche, pensavo che fossero solo un posto rinchiuso in cui i ragazzi si ubriacavano e si strisciavano l'uno sull'altro, il che era una cosa parecchio disgustosa per me.
Non entrerò mai in una discoteca, quel posto rinchiuso con pochissima luce, musica ad alto volume e soprattutto l'ammasso di gente mi avrebbe causato un attacco di panico e soffocamento.
Io ero più una ragazza da serate tranquille, con un bel film classico sotto le coperte e cibo, o un bel libro con una tazza di tè o una passeggiata in riva al mare o in centro città sotto le luci delle stelle.
Non mi andava per niente di andare alle feste e assistere a scene non gradevoli, poi, ero astemia e non aveva senso per me passare del mio prezioso tempo in mezzo a dei ragazzi con gli ormoni scatenati.
Questa festa sulla spiaggia era diversa, non ero mai stata a una festa del genere e non ne avevo mai sentito parlare a Sydney perciò mi incuriosiva.
Anche se ero sicura che alla fine non sarebbe cambiato più di tanto rispetto alle feste normali di ogni weekend.
Il mio unico obbiettivo per cui stavo per assistere la festa era capire l'atteggiamento di Cameron e mettere a fuoco i miei veri sentimenti.
Era la mia unica possibilità prima dell'inizio della scuola di scoprire il vero volto delle persone in mezzo agli altri e non volevo scamparmela.
"Sai se tu non fossi mia sorella, ci avrei sicuramente provato con te, beato Cam e compagnia bella", disse Matt svegliandomi dai miei pensieri e aprendomi la porta della macchina.
Alzai le soppraciglia per lo shock della sua affermazione.
"Pensa al lato positivo, io sarò per sempre accanto a te proprio perché sono tua sorella e mi vedrai sempre, potrai abbracciarmi e uscire con me quando vuoi. Non pensi sia un vantaggio?", dissi poi, entrando in macchina e guardandolo.
"Beh hai sicuramente ragione", disse sorridendo e accendendo la macchina.
Dopo un breve tratto di strada arrivammo a destinazione.
"Eccoci", disse Matt parcheggiando la macchina e già con i finestrini chiusi si sentiva la musica alta che proveniva dalla spiaggia.
Mi chiedevo come facevano queste povere persone che vivevano qui attorno a dormire.
Scesi dalla macchina e subito Madison ed Emma mi saltarono adosso.
Ma da dove erano saltate fuori?
"Dai Kate muoviti, che la festa è iniziata da poco", urlò Madison per farsi sentire a causa della musica troppo alta.
"Sì arrivo!", dissi anch'io a voce alta.
Mi girai per vedere Matt ma era già scomparso, perciò sospirai perché me l'aspettavo.
Poi guardai Emma e vidi che stava fissando qualcosa, seguì il suo sguardo e vidi Matt.
Madison mi tirò la mano e mi portò via prima che potessi chiedere qualcosa a Emma.
Ma prima o poi le avrei chiesto spiegazioni di quello sguardo che spiegava più di una semplice occhiata, trasmetteva qualcosa di più intenso.
Madison mi portò verso il loro gruppetto e subito notai Cam fissarmi come aveva fatto Matt.
"Buonasera principessa", mi salutò Cam con un abbraccio.
Se ancora qualcuno mi avesse chiamato principessa gli avrei tirato un pugno in faccia.
Ero ben altro che una principessa e mi irritavano i nomignoli così sdolcinati, mi facevano venire il diabete per quanto zuccherate erano.
Si staccò dall'abbraccio e mi baciò la guancia, sussurrandomi all'orecchio "Sei bellissima stasera".
Fortunamente la situazione non si fece scomoda come avevo previsto e lui si comportò come se non fosse accaduto nulla ieri pomeriggio durante il saluto.
E lo ringraziai mentalmente per non aver creato un momento imbarazzante tra di noi e di aver fatto filare tutto liscio.
Forse per lui era una cosa naturale ed ero io che mi stavo facendo troppi problemi per il nulla.
Magari stavo aggravando una questione che era piccola e leggera, causandone un dramma.
Perciò lo guardai e sorrisi, ricevendo in cambio un suo sorriso ammaliante.
Dopodiché salutai tutti gli altri con un alzata di mano e sorridendo.
"Ragazzi andiamo a ballare!", urlò Taylor facendo le gesta per farci muovere.
Non avevo nessuna voglia di ballare, soprattutto quando dall'altra parte del mondo c'era Dylan da solo rinchiuso a casa e io qui in una festa.
Ma non riuscì a impiantarmi sulla sabbia siccome le ragazze mi trascinarono con loro nella pista da ballo creata in mezzo alla sabbia.
La canzone che stava andando era This is what you came for di Calvin Harris, e sinceramente mi piaceva il ritmo della musica.
'Dai Kate lasciati andare, divertiti finché puoi', m'immaginai Dylan accanto a me sulla pista dirmi questa frase sorridendo.
Lo cercai accanto a me ma non c'era perciò decisi di seguire le sue indicazioni e iniziai a muovermi lentamente.
Non sapevo ballare, non avevo idea di come si faceva, ero una vera e propria imbranata in certe cose.
Mi lasciai guidare dalla musica e sentì la presenza delle mani di Cameron sui miei fianchi mentre ballava.
Non lo spostai da me, dovevo capire se riuscivo a sentire delle scossa al suo tocco, ma non arrivò nemmeno quando lui mi avvicinò di più a lui.
Mi sembrava un semplice e normale tocco, e niente di più, non stavo provando assolutamente nulla.
Non stavo provando i brividi che avevo provato con il leggero tocco sulla mia mano di Antoine.
Non c'era quel fuoco d'artificio dentro di me e non arrivò nemmeno.

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