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Era mattina e dopo la colazione mi ero messa a prepararmi per uscire con Dylan.
La giornata di ieri era passata molto tranquillamente e il resort mi aveva rilassato parecchio.
Avevo notato però Dylan e Antoine parlare a lungo lontano da noi e sembravano pure abbastanza tesi, ma non avevo chiesto nulla perché non volevo intromettermi nelle loro questioni, se avevano qualcosa da dirmi allora ero sicura che me ne avrebbero parlato.
Da stamattina però non avevo notizie di Antoine, mi ero svegliata da sola nel letto e quando lo avevo chiamato non mi aveva risposto, Dylan mi aveva detto che era uscito per dei lavori importanti.
E mi chiedevo, cosa aveva da fare di così importante a Sydeny? A malapena conosceva le strade di questa città.
Però Dylan mi aveva rassicurato che era uscito per una buona causa e non c'era nulla di cui preoccuparsi.
Così ora mi ritrovavo a vestirmi e sistemarmi per andare fuori con mio fratello siccome da quanto ero arrivata non avevamo avuto tempo di uscire da soli nella mia vecchia città.
Mi preparai velocemente e assieme a Dylan uscì fuori a piedi, avevamo deciso di camminare per ripercorrere i momenti passati insieme quando io abitavo ancora a Syndey e nessuno dei due aveva la patente.
Per prima cosa andammo verso il nostro posto segreto, dove ci rifuguavamo quando volevamo stare da soli per sfogarci o raccontarci le paure e i segreti che ci tenevamo dentro, era una sorta di posto di confidenze fuori dal caos del mondo esterno.
Per arrivare al posto segreto bisoganava passare per un sentiero che si trovava in una zona poco affolata e abitata di Sydeny, c'era poca presenza umana in questo quartiere per via di scarso mezzo di comunicazione con la città.
Diciamo che ci abitavano gli anziani o coloro che volevano della calma e volevano essere in contatto coatantemente con la città.
Da grande avrei voluto avere una casa in questo quartiere, era sempre stata la mia preferita, era piccola, silenziosa, c'erano poche persone ed era in mezzo alla natura lontano dallo smog e inquinamento della città, proprio come piaceva a me.
Il sentiero che dovevamo percorrere era fatto di terreno ancora da lavorare perciò non c'era una strada e bisognava passare in mezzo agli alberi.
Mentre passavo per quel sentiero, molti ricordi mi si piombarono in testa e sorrisi, il luogo non era per nulla cambiato ma la mia vita sì, nel giro di pochi mesi.
"Come ti senti Kate?", mi chiese Dylan mentre camminavamo.
"Non saprei, sto provando diverse sensazioni ed emozioni", risposi sinceramente.
"Ti capisco, io dopo esser ritornato da Los Angeles non ci sono più venuto perché sapevo che qui la tua assenza si sarebbe sentito di più", disse lui.
Io non risposi e mi limitai a fissarlo da dietro siccome lui era più avanti di me, non sapevo che dire, lui aveva sofferto parecchio per la nostra allontananza e non volevo che accadesse di nuovo, questa volta sarebbe stato peggio.
Arrivammo nel nostro posto segreto e mi fermai per godermi il bellissimo panorama.
Ci trovavamo su una specie di scogliera da dove sotto si vedeva l'acqua del mare.
L'acqua era la stessa che c'era alla spiaggia di Sydeny, solo che eravamo abbastanza lontani dalla sabbia e dalla spiaggia.
Era uno dei posti più belli del mondo per me, c'erano alberi di vario tipo, un prato di un verde acceso, l'acqua blu scuro e una vista fino al confine dell'oceano infinito.
Mi sedetti sulle pietre che si trovano sulla scogliera e chiusi gli occhi per ispirare profondamente.
Un senso di calma e pace mi invase e mi dimenticai di tutti i problemi e pensieri che mi stavano ronzando in testa, mi sentì vuota e finalmente libera da tutto.
Non provavo questa sensazione da moltissimo tempo e mi sembrava la cosa più piacevole esistente.
Aprì gli occhi e posai l'occhio verso l'oceano infinito davanti a me, dove non si poteva scorgere cosa ci stava al di là.
Questa vista mi faceva scorrere un brivido lungo tutto il corpo, il nulla davanti a me mi portava con la testa e con la mente in un altra dimensione, in un universo parallelo, nel sottosopra e in sovrappensiero.
Il cuore mi sembrava che riposasse come non avesse mai fatto, finalmente riusciva anche esso a prendere una pausa e godersi il momento di serenità che stava cercando da tempo.
"A che pensi?", chiese Dylan seduto accanto a me.
"Al nulla, completamente a niente", risposi così per la prima volta in vita mia, non avevo mai passato un minuto della mia vita a non pensare a nulla, era la prima volta e mi sentivo davvero molto bene.
Lui ridacchiò e scuotò la testa per poi guardare l'orizzonte come me.
Rimasi in silenzio come lui per qualche altro minuto per godermi la sensazione di libertà e spensieratezza.
Dopodicchè mi girai per guardarlo e rimasi a fissarlo alla sua insaputa.
Lo stavo fissando perché dopo il panorama davanti a me che mi dava quel senso di tranquillità, lui era la persona con il quale sapevo che sarei sempre stata con la testa apposto e il cuore fermo.
Lui dopo un po' si accorse del mio sgaurdo e si girò per guardarmi abbastanza confuso.
"Come mai guardi me al posto di questo bellissimo paesaggio qui davanti? So di essere bello ma non pensavo di superare tutto questo splendore davanti a noi", disse con un sorriso malizioso.
Io scuotai la testa sospirando e roteando gli occhi al cielo per la sua autostima a mille.
"Non ti guardavo per la tua bellezza", risposi distogliendo lo sguardo da lui.
"E perché allora?", chiese addolecendo la voce.
"Non so, credo che questo posto mi abbia fatto capire che nessun posto sarebbe perfetto per me senza di te", risposi guardando il cielo grigio e nuvoloso che si stava preparando a far cadere piccole gocce di acqua.
"Lo stesso vale anche per me Kate", rispose lui e io incrociai il suo sguardo per poi sorridere dolcemente.
"E farei di tutto per vederti senza ostacoli e con quel sorriso puro e genuino stampato sul volto", disse lui guardandomi intensamente.
"Lo so", risposi e aggiunsi, "Anch'io farei di tutto per te".
"Già, ma io non permetterò a nessuno di spezzarti il cuore", disse e distolse lo sguardo da me, mi sembrò abbastanza personale questa sua affermazione.
"Dylan va tutto bene?", chiesi appoggiando una mano sulla sua spalla e guardandolo con le sopracciglia agrottate.
"Certo", rispose dopo qualche secondo senza però mai incrociare il mio sguardo.
"Sicuro?", chiesi conferma, non mi convinceva il suo 'certo'.
"Sì e sai bene che se qualcosa andasse storto saresti la prima a saperlo", disse lui e mi sorrise lievemente.
Io annuì e cercai di convincermi che andasse tutto bene, forse aveva le emozioni che stavano sbalzando proprio come me.
"Ti voglio bene Kate, se sarei venuto qui senza di te, io non sarei stato in grado di contenere le mie emozioni, sarei stato ingestibile e avrei potuto fare qualche cavolata", disse guardandomi e con gli occhi lucidi.
"Ehi no, non dire così", dissi e mi avvicinai per abbracciarlo forte, lui ricambiò e dopo un po' mi staccai da lui per guardarlo dritto negli occhi.
"Dylan io e te non riusciamo a stare lontani e questa cosa mi spaventa, molto, dovremo essere forti e andare avanti nonostante tutto, non staremo insieme per tutta la vita, prima o poi ci separeremo, magari perché andremo in college diversi o uno dei due si sposerà e si trasferirà, no so, ma dovremo iniziare già a prepararci a tutto ciò. Dovremo imparare a vivere uno senza l'altro prima che la cosa diventi impossibile, difficile e ci sfugga di mano. Dirti queste cose mi sta uccidendo ma voglio farti capire come stanno le cose in realtà", dissi a malincuore, con i fiato sospeso il gola e con la pelle d'oca.
"Lo so bene Kate, sono consapevole di tutto ciò, ma fa male capisci?", disse spingendomi le mani con le sue.
"Sì capisco, anch'io soffro tantissimo ma poi penso che è per il bene di entrambi e cerco di tenere duro finché posso, non è facile nemmeno per me Dylan. Cerco di immaginare il nostro futuro e traggo sollievo da ciò. Se fosse per me, ritornerei subito qui a Sydeny, ma non posso essere egoista, devo pensare a Isabelle e David come tu a mamma e papà. Abbiamo delle responsabilità Dylan e delle cose da portare a termine, ma sono sicura che possiamo farcela", cercai di spiegargli anche se mi risultava parecchio difficile fare un discorso sensato mentre ero in pieno tormento di emozioni contrastanti.
"Hai ragione ma sappi che se ti succede qualcosa, anche una minima sciocchezza, io non ci penserò due volte prima di trasferirmi con te a Los Angeles, mamma e papà sapranno cavarsela anche da soli, sono delle persone molto in gamba, coraggiosi e con una potenzialità di nascondere e sopprimere le emozioni allucinante", disse lui meravigliandosi delle capacità dei nostri genitori.
"Non vorrei che mamma e papà si privassero di entrambi i figli", risposi io guardando verso il basso, in qualche modo mi sentivo in colpa per avergli abbandonati per stare con la mia vera famiglia dopo tutti questi anni che mi avevano cresciuta, credo che questa sarà una delle cose che non riuscirò mai a perdonarmi.
"E loro non vorrebbero che i loro figli stessero male e infelici", rispose lui mettendo una mano sul mio volto delicatamente e alzandomela per far incrociare i nostri sguardi.
Io annuì chiudendo gli occhi e mettendo una mano sopra la sua apoggiata sulla mia guancia.
"Per ora non mi sta accadendo nulla perciò quando arriverà il momento ci penseremo. Ora godiamoci questo piccolo momento di serenità, va bene?", chiesi aprendo gli occhi e guardandolo, sinceramente non volevo portare avanti questo discorso, non saremo venuti a capo di nulla, era meglio chiudere una conversazione quando si sapeva già che non sarà andato molto a lungo e saremo ritornati a capolinea.
"D'accordo", rispose e io apoggiai la testa sul suo petto mentre lui mi teneva ataccato a lui con un braccio sopra le mie spalle.
Rimanemmo in quella posizione l'uno abbracciati all'altro per chissà quanto tempo, ormai ne avevo perso la concezione.
Il rumore delle onde, il fruscio del vento, le foglie degli alberi che dondolavano e il battito del cuore di Dylan, erano i suoni più belli e rilassanti che potessero esistere, mi facevano sentire protetta e a casa.
Ad un tratto sentì un altro rumore, la pancia di Dylan che brontolava e scoppiai a ridere.
"La tua fame rovina sempre i momenti più belli Dylan", dissi ancora ridendo e staccandomi da lui.
"Scusami sai, ma io al contrario tuo sono un umano e ho fame", rispose.
"Dici che non sono umana?", chiesi.
"Non hai mai fame! A proposito tu mangi qualcosa a pranzo, a colazione o a cena? Io vedo che le cose sul tuo piatto rimangono sempre tali quali di quando li prendi", disse alzando un sopracciglio.
"Sì che mangio Dylan! Che osservazioni sono queste? Forse mangio poco ma mi sazio sempre e non rimango affamata come te. Anche se le cose dal mio piatto non si spostano, qui la pancia che sta brontolando non è la mia ma la tua", risposi indicando la sua pancia.
Lui mise il finto broncio e incrociò le braccia al petto.
"E va bene ha vinto lei signorina Waston, ora però andiamo a pranzare ti prego", mi supplicò lui e io ridacchiai.
Lui mi aiutò ad alzarmi tirandomi su con le mani per poi lasciarmi per ammirirare un ultima volta questo incantevole e memorabile posto.
Ci sarei ritornata sicuramente prima di ripartire per l'America perché la serenità che mi da questo luogo, non me lo da nessun altro luogo.
Perciò per ora era un arrivederci e non un addio.
Incrociai lo sguardo di Dylan, gli sorrisi e iniziammo a camminare per ritornare nel vivo della città.
Lasciammo il mio quartiere preferito e dopo qualche altra scorciatoia e via entrammo nel caos della città di Sydney.
Fino a qualche secondo fa era tutto calmo e piacevole, subito dopo tutto si travolse con la presenza umana e macchine che sfrecciavano.
Anche la temperatura e il clima era stranamente diverso, se prima faceva un po' fresco e il cielo era più cupo, ora il sole splendeva raggiante e il caldo cocente bruciava la mia pelle.
Sembrava di essere passati da una zona all'altra con un battito di ciglia, il cambiamento era impressionante.
Persa nei miei pensieri non mi accorsi che eravamo arrivati davanti al nostro ristorante dove spesso ci fermavamo dopo scuola per pranzare quando i genitori non erano a casa.
Era un luogo dove si mangiava grazie al buffet e anche se non era molto caro, il cibo era squisito, perfetto per dei studenti di high school.
Avevamo deciso di pranzare qui in memoria dei vecchi ricordi.
Entrammo dentro il ristorante e mi accorsi che era stata ristrutturata e ora era più elegante e classica.
Io e Dylan ci avviammo a pagare per poi prendere dei piatti per servirci di tutto ciò che era esposto al buffet.
Lui si riempì tre piatti col cibo mentre io lo guardavo storto e a malapena riuscivo a riempire un piatto.
Dopodicchè ci acomodammo in una zona del ristorante abbastanza appartato e per coloro che volevano mangiare in tranquillità senza essere disturbati dalla presenza di ragazzini della middle school.
Dylan immediatamente si ingozzò di cibo e io sospirai guardandolo prima di iniziare a mangiare, lui era un caso perso ormai, le buone maniere non facevano parte della sua vita quando si trattava di cibo.
Nel frattempo che mangiavo, controllai il cellulare per vedere se c'erano messaggi da parte di Antoine ma ne rimasi delusa non avendone nessuna.
"Emma e Cameron dove hai detto che sono andati?", chiesi a Dylan rimettendo il cellulare sopra il tavolo.
"A fare shopping", rispose lui masticando e poi deglutendo.
"Quindi magari gli becchiamo in giro?", chiesi siccome non c'era altro posto tranne il centro di Sydney per fare shopping e anche noi ci trovavamo qui.
"Non direi, stanno facendo degli acquisti speciali", rispose lui molto vagamente.
"Che significa?", chiesi curiosa e mangiando la mia insalata.
"Vedrai", rispose e notai che aveva fatto tutta la conversazione senza distogliere lo sguardo dal piatto.
Questo fatto mi fece ridacchiare, doveva essere davvero molto affamato.
Dopo aver finito di mangiare, io alzai lo sguardo e quando guardai oltre le spalle di Dylan, alzai le soppraciglia per la sorpresa.
"Che c'è? Che guardi?", chiese Dylan notando la mia espressione.
"Non girarti, c'è la tua ex!", risposi trattenendomi di ridergli in faccia.
"Stai scherzando vero?", chiese lui diventando pallido in volto.
"No per niente, e ora sta venendo esattamente da noi", dissi guardandolo, spalancano gli occhi e trattenendo il fiato.
"Merda, che cazzo faccio?", chiese lui impanicato come non mai.
"Fai finta di stare tranquillo e cerca di avere un atteggiamento da noncuranza come sempre", risposi.
"Ok ma tu continua a parlarmi così magari non si ferma al nostro tavolo", rispose e già lui e la sua ex non erano per niente in buoni rapporti, era la ragazza con la quale aveva perso la verginità.
"Ho cercato di evitarla per mesi da quando sono ritornato da Los Angeles e ora me la ritrovo qua, non poteva andare peggio", disse bisbigliando e abbassando lo sguardo.
"Beh Dylan preparati ad affrontarla perché mi ha appena salutata", risposi e alzai la mano per ricambiare il saluto della sua ex.
Io e lei non abbiamo mai avuto qualche specie di amicizia o legame, diciamo che la vedevo solo la mattina uscire dalla camera di Dylan e ritornare a casa.
Ci siamo scambiati qualche parola educatamente quando si creavano momenti imbarazzanti, come ad esempio quando Dylan rientrava in camera perché si dimenticava di prendere i preservativi.
Lei non mi stava molto simpatica perché la vedevo a scuola che era la classica ragazza ricca e popolare.
Mi ricordava in qualche modo Alissa e al suo ricordo un brivido percorse lungo tutto il mio corpo.
Al solo ricordo di quella tremenda notte il cuore iniziava a battermi all'impazzata.
Scuotai la testa per schiacciare via i brutti ricordi e presi un bel respiro per affrontare la ex di mio fratello.
Però se dovessi essere sincera, lei tra tutte le altre ragazze che Dylan si era portata a letto, era la più decente dal punto di vista di carattere perché non si faceva mettere sotto da lui e gli teneva testa mentre le altre praticamente gli stavano appiccicati e ridevano a ogni sua battuta, patetiche.
"Ciao Kate da quanto tempo!", mi salutò lei avvicinandosi al nostro tavolo e io per buona educazione mi alzai per stringerle la mano formalmente.
"Come stai Meghan?", chiesi dopo essermi di nuovo seduta e sorridendo.
"Io molto bene grazie, tu invece? Non ti vedo più a scuola", mi chiese per e a quel punto sentì un nodo alla gola, non ero preparata per questa domanda, non sapevo che rispondere o cosa inventarmi.
"Io sto bene...ehm non vengo più a scuola perché...", balbettai un po' ma per fortuna Dylan mi venne in soccorso.
"Ehi Meghan", salutò lui senza incrociare il suo sguardo ed ero sicura che il cuore voleva uscirgli dal petto.
Anche se si erano lasciati da tempo, sapevo che lei era stata importante per lui, era stata il suo primo amore, perciò le voleva ancora bene.
"Ciao Dylan", rispose lei secca e fredda, il suo umore allegro cambiò in un nanosecondo.
Non avevo mai capito perfettamente perché si erano lasciati, Dylan era stato molto vago e mi aveva detto che era perché lei era pesante, difficile da sopportare, da gestire e si era stancato di lei ma sapevo che aveva sofferto per la rottura e non ne voleva parlare perciò non avevo sforzato per sapere com'erano andate veramente le cose.
Lui aveva avuto una cotta per lei da quando andava alla middle school e quando finalmente era diventata la sua ragazza era felicissimo ma poi conoscendola meglio aveva amesso che di bello aveva solo il fisico, la testa e il cuore di lei erano inesistenti.
Diciamo che probabilmente era stato deluso dai comportamenti di lei e non si aspettava che lei fosse in realtà una ragazza molto materialista.
"Come va?", chiese lui con la voce spezzata e roca.
"Bene, tu tutto bene?", chiese lei incrociando le braccia al petto e gaurdando altrove.
"Sì tutto bene grazie", rispose lui e la loro conversazione morì lì.
Dylan era chiaramente a disagio e immagino che si sentiva mancare il fiato per quanto lo vedevo nervoso e agitato, teneva lo sgaurdo puntato davanti a lui a fissare il vuoto mentre dondolava le gambe in continuazione.
Io sotto il tavolo apoggiai una mano sulla sua gamba per farlo fermare e lui incrociò il mio sguardo, gli diedi uno sguardo rassicurante e un mezzo sorriso.
"Tutto bene a scuola Meghan?", chiesi per sdrammatizzare la situazione imbarazzante che si era creata.
"Oh sisi, sono sempre piena di test e compiti ma per il resto tutto ok", rispose guardandomi e cercando di sorridere, sapevo che era difficile anche per lei davanti al suo ex, infondo anche se sembrava perfida come Alissa, aveva un cuore da qualche parte nascosta.
Ad un tratto il cellulare di Dylan si illuminò e vedi la scritta 'Emma' sul display.
L'espressione di Dylan cambiò velocemente, se prima era teso, subito le sue spalle si rilassarono e uno strano sorriso, mai visto, spuntò sul suo volto.
Non sapevo se mi stavo sbagliando ma il messaggio di Emma lo aveva rallegrato e calmato allo stesso tempo, infatti le sue gambe non stavano più tremando e il suo sgaurdo compiaciuto stava fisso sul cellulare.
Anche Meghan lo notò infatti i suoi occhi si inumidirono e diventò rossa in volto come se potesse scoppierebbe in lacrime da un momento all'altro.
Volevo dirle che lui ed Emma non stavano insieme oppure non si sentivano per metterle il cuore in pace ma decisi di non peggiorare la situazione.
"Io devo andare...è stato bello rivederti Kate", disse lei con un filo di voce e io annuì dispiaciuta cercando di sorriderle in qualche modo.
"Anche per me, ci vediamo", risposi io e lei scappò via a passi veloci da noi senza nemmeno salutare o degnare di uno sgaurdo Dylan, il quale era così concentrato a rispondere a Emma che non se ne accorse nemmeno che Meghan ci aveva lasciati.
Io mi schiarì la gola rumorosamente per farmi notare da Dylan, il che funzionò perché lui balzò sulla sedia in cui era seduto.
"Dimmi", mi disse guardandomi e io rimasi a fissarlo con le sopracciglia agrottate e le mani incrociate al petto.
"Che ti ha scritto Emma di così importante?", chiesi.
"Niente...", rispose distogliendo lo sguardo da me.
"Davvero? A me sembra che ti abbia cambiato l'umore", puntualizzai.
"Ed è una brutta cosa allora secondo te?", chiese lui ritornando a guardarmi.
"No non lo è ma potevi almeno salutare Meghan, è scappata via poverina", dissi.
"Da quando lei ti fa pena?", chiese.
"Da mai ma non dovevi trattarla così", risposi cercando di sbirciare sulla sua conversazione con Emma acceso nella schermata del cellulare, sapevo che era una brutta azione ma si trattava di mio fratello e la mia migliore amica, avevo il diritto di sapere che stava succedendo o no?
"Sì ma lei mi ha trattata di merda sempre, non dimenticartelo", rispose.
"Ok va bene, ho capito, sono decisioni tue e tu più di tutti sai come comportarti con le tue ex, io non ci stavo insieme e non posso né giudicare né dirti come parlare con loro", risposi e mi apoggiai con la schiena sulla sedia siccome leggere la loro conversazione era praticamente impossibile, non ci vedevo nulla.
"Sapevo che avresti capito, ecco perché ti adoro", disse lui sorridendo e io annuì sospirando.
"Ora dimmi cosa c'è tra te ed Emma", dissi diretta e i suoi zigomi si arossarono leggermente.
"Nulla, davvero", rispose scuotando la testa e abbassando lo sguardo.
"Sai che capisco quando menti", dissi.
"Non ti sto mentendo, non c'è proprio niente tra di noi", rispose guardandomi.
"Ok magari ora non c'è nulla ma ci sarà, nel modo in cui hai sorriso per un suo messaggio mi fa capire che c'è del tenero tra di voi", dissi e lui scoppiò a ridere.
"Davvero pensi che lei sia la ragione per cui abbia sorriso leggendo il suo messaggio?", chiese ridendo e mettendomi in confusione.
"Non stavi sorridendo perché lei ti aveva mandanto il messaggio?", chiesi non riuscendo a capire.
"Certo ma non era perché lei me l'aveva mandato ma per ciò che c'era scritto", rispose e io ero ancora più in confusione.
"Ti aveva scritto qualcosa di dolce quindi?", chiesi, ormai non ci capivo più nulla.
"No qualcosa di molto meglio e fidati avresti sorriso pure tu se avresti saputo cosa c'era scritto", rispose sorridendo ed annuendo.
"Ok allora dimmi cosa ti ha scritto, sono curiosa", risposi.
"No, lo vedrai con i tuoi stessi occhi", disse e io arrugai le sopracciglia per non aver compreso la sua affermazione.
"Ora andiamo, stiamo facendo tardi", disse e ci alzammo dal tavolo per poi lasciare il ristorante.
Lui mi prese per mano e iniziò a camminare per la strada opposta a quella che dovevamo prendere.
Avevamo deciso di andare a fare un giro alla mia vecchia scuola siccome ora era chiusa per le vacanze natalizie ma lui aveva cambiato rotta.
"Ma dove stiamo andando?", chiesi scombussolata.
"A prepararti", rispose lui semplicemente.
"A far cosa?", chiesi alzando leggermente la voce.
"Kate taci e cammina", rispose lanciandomi uno sguardo stanco di rispondere alle mie domande e sospirando.
Io sbuffai e accelerai il passo assieme a lui, mi dava sui nervi non sapere a cosa stavo andando incontro, era fastidioso quando Dylan faceva così.
Dopo aver camminato quasi per un quarto d'ora arrivammo davanti all'entrata di un hotel e io spalancai gli occhi leggendo il nome del luogo, era l'hotel dove i Dallas stavano alloggiando.
"Che ci facciamo qui?", chiesi a sotto voce e lui senza rispondere mi fece entrare dentro l'hotel.
Prendemmo l'ascensore e arrivammo davanti a una stanza, Dylan bussò e sentì Emma dire di entrare dall'altra parte della porta.
Entrammo e rimasi a bocca aperta vedendo la camera completamente allestita da vestiti, scarpe, borse e trucchi per il make up.
"Emma che stai combinando?", chiesi dopo averla salutata con un abbraccio.
"Emma ti prego ora rispondi tu alle sue domande che a me ne ha fatti migliaia mentre venivamo qui e non ne posso più!", disse Dylan esausto e buttandosi sul letto della stanza.
Lei rise e chiuse la porta della stanza per poi prendermi per mano e farmi accomodare sulla sedia davanti allo specchio e i trucchi.
"Dobbiamo andare in qualche festa della quale io non ne so nulla?", chiesi capendo che lei ora mi avrebbe truccata.
"Una cosa del genere", rispose lei e iniziò a mettere delle creme sulla mia faccia e sciogliere i miei capelli dalla coda che avevo.
Decisi di non fare altre domande siccome era inutile con dei muri come Emma e Dylan.
Dylan si era addormentato e io mi chiedevo come faceva a dormire in qualsiasi luogo a qualsiasi ora?
Emma era concentratissima mentre mi truccava e non capivo perché non lasciava fare a me, forse ero terribile nel truccarmi.
Dopo un tempo che a me sembrò infinita, Emma sorrise soddisfatta guardandomi.
"Finito?", chiesi stanca di rimanere seduta su una sedia ad avere la faccia piena di prodotti estetici.
Lei annuì solamente con gli occhi spalancati che trasmettevano gioia.
Io mi specchiai e rimasi affascinata dal lavoro svolto di Emma su di me, mi aveva praticamente cambiata, ero un'altra persona.
Dovevo ammetterlo, d'oggi in poi averei osato un po' di più con trucco, infondo copriva il mio orrendo volto.
"Emma sei stata fantastica, grazie!", dissi io ad Emma e mi alzai per abbracciarla forte, era davvero brava in tutto quella ragazza, c'era qualcosa che Emma Dallas non poteva fare? Non credevo proprio.
"Ora devi metterti il vestito", disse lei una volta staccatosi dall'abbraccio.
Io la guardai confusa, non le avevo dato nessun vestito mio, come poteva averne una?
"Ehi Dylan sveglia, porta il vestito!", urlò Emma all'orecchio di Dylan, il quale sobbalzò per lo spavento e si mise in piedi di scatto.
"Calma Emma! Così mi farai fare un intarto Dio santo!", riproverò Dylan a Emma, la quale lo guardava con le sopracciglia alzate e le braccia incrociate al petto.
"Allora vai a prendere il vestito o no?", chiese Emma impaziente dopo che lei e Dylan si erano scambiati uno sguardo intenso.
"Vado vado!", rispose lui alzando le mani al cielo in segno di arresa.
Io non commentai e presi il cellulare per controllare messaggi o chiamate da parte di Antoine ma ancora nulla, dove diavolo si era cacciato?
Dopo esattamente un minuto Dylan ritornò in camera sorridendo e con in mano un vestito.
Appena la vidi spalancai la bocca e trattenni il respiro, era bellissimo.
Era grigio chiaro, la parte del petto era attillato mentre scendendo giù si apriva come una gonna tulle come anche le maniche lunghe del vestito.
"È stupendo!", esclamai sbalordita, non avevo mai visto prima d'ora un vestito così sensuale e vezzoso.
"Ti piace eh?", chiese Dylan guardandomi sorridendo.
"Un sacco", risposi avvicinandomi al vestito e accarezzandolo dolcemente.
"Bene allora, corri a metterlo dai", mi incitò Emma e mi diede in mano il vestito per poi spingermi velocemente verso il bagno.
Chiusi la porta alle mie spalle e misi il vestito, e per fare ciò ci misi abbastanza tempo perché non capivo come metterlo e mi incasinavo.
Dopo vari tentativi ci riuscì e uscì finalmente dal bagno.
Appena Dylan ed Emma mi videro, dissero 'wow' e portarono la mano sulla bocca per la sorpresa nel vedermi così.
"Come sto?", chiesi agitata.
"Da dio", rispose Dylan con gli occhi spalancati.
"Sei meravigliosa Kate", aggiunse Emma commossa.
Io sorrisi e mi guardai allo specchio, sì il vestito mi stava perfetto, non risultava molto le mie forme ma mi calzava a pennello.
"Chi me l'ha preso?", chiesi ancora guardandomi allo specchio.
"Antoine", risposero Emma e Dylan allo stesso tempo.
Io mi girai di scatto per guardarli incredula, non potevo crederci.
"State scherzando?", chiesi sorpresa.
"No, infatti ora ti portiamo proprio da lui", disse Emma passandomi dei tacchi da mettere mentre Dylan prendeva la mia borsa.
Io misi i tacchi ancora più confusa di prima e dopo aver dato un ultima occhiata allo specchio uscì assieme a loro dalla camera dell'hotel.
Uscimmo dal hotel seguito dagli sguardi di tutti ed entrammo velocemente nella macchina dove alla guida stava Cameron.
"Ehi Kate, sei molto bella oggi", mi disse lui e io lo ringraziai sorridendo.
Partimmo e se prima mi sentivo confusa ora mi sentivo a disagio, non mi piaceva essere trattata così specialmente dagli altri.
Sapevo che erano miei amici e familiari ma mi dava fastidio tutti questi trattamenti e lavori solo per me, era come se facessero tutto questo per me e io niente per loro.
Se io glielo avrei detto mi avrebbero sgridato dicendo che non dovevo pensare così e che facevano tutto ciò perché mi volevano bene però a me non piaceva.
Io mi mettevo sempre nei guai e portavo tutti con me a passare le pene dell'inferno con me e ora invece si stavano comportando come degli assistenti per me, il che mi stava dando sui nervi.
Dovevo assolutamente rimediare e fare qualcosa per loro e ringraziarli per tutta la fatica che stavano facendo per me, davvero.
Persa nei miei pensieri non mi accorsi nemmeno di essere arrivata a casa.
A casa?!
Aspetta un attimo, cosa ci facciamo a casa? Pensavo che vestita così sarei andata da qualche altra parte.
"Eccoci arrivati", disse Cameron dopo aver parcheggiato davanti al vialetto.
"A casa?", chiesi scombussolata.
Emma, Dylan e Cameron sorrisero maliziosamente e ciò non mi piacque affatto, anzi tutto questo non mi dava per niente una buona sensazione.
"Andiamo Kate, ora vedrai", rispose Dylan e mi prese per mano per condurmi dietro la casa, ovvero nel giardino abbastanza grande.
Appena entrai nel giardino rimasi completamente scioccata alla vista.
Era stata completamente decorata con piccole luci appese lungo i rami degli alberi, piccoli portacandele da giardino messe lungo intorno a tutto il giardino, l'erba tagliata fresca e i fuori posizionati su dei vasetti colorati.
La cosa che mi aveva colpito di più era un tavolo posizionato in mezzo al giardino ordinato perfettamente per una cena per due persone.
Io avevo le lacrime agli occhi per tutta la vista davanti a me, questo giardino era stato completamente trasformato solo per me e Antoine.
Strinsi forte la mano di Dylan per non scoppiare a piangere e rovinare dure ore di lavoro di Emma su di me.
Nessuno parlò finché non vidi un Antoine in camicia bianca larga senza a colletto e pantaloni neri avvicinarsi a me con le mani in tasca.
Sembrava una divinità greca, era fottutamente bello e perfetto.
Dylan lasciò andare la mia mano delicatamente e dopo avermi lasciato un semplice bacio tra i capelli, si allontanò da me, come anche Emma e Cameron.
Mi girai per vedere dove stavano andando e li vidi salire in macchina e partire mentre Emma prima di andare mi fece il segno di buona fortuna con il pollice alzato.
Sospirai, perciò era una serata dedicata interamente a me e Antoine, sarebbe stata una specie di sorpresa.
Mi girai per incrociare il mio sguardo con Antoine.
Lui stava a qualche metro in più in là rispetto a me e quando i miei occhi si posarono sui suoi blu scuro per via di solo luci di candele, il mio cuore iniziò a battere forte.
La mia mente continuava a dire che sarebbe stata una delle serate più belle della mia vita ma il cuore non mi dava pace.

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