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Ad un tratto qualcuno bussò alla porta.
Mi asciugai le lacrime e mi sistemai i capelli davanti al volto.
Cercai di alzarmi a fatica anche se mi risultava molto difficile, in quanto avevo perso tutte le forze.
Aprì la porta e vidi la figura di Matt guardarmi preoccupato.
"Stai bene?", mi chiese.
Io annuì semplicemente e andai a sedermi sul bordo del letto, lui entrò in camera e chiuse la porta per poi sedersi accanto a me.
"Kate mi dispiace", disse lui e io lo guardai.
"Per cosa?", chiesi confusa.
"Per ciò che è successo con Antoine", rispose incrociando il mio sguardo.
"E tu come fai a saperlo? Te l'ha detto lui?", chiesi arrugando le sopracciglia.
Lui scuotò la testa e mi mostrò una sua chat con Cameron che gli diceva che era riuscito nel suo piano.
Sentì mancarmi il terreno sotto i piedi.
Era stato Cameron a mandare quella cavolo di foto falsa ad Antoine.
Ma come aveva fatto a compiere un gesto così crudele nei miei confronti?
E io che lo consideravo ancora un amico che mi voleva bene.
Mi venne da ridere, mi sembrava di essere diventata pazza.
Era possibile che le persone potessero essere così pericolosi?
Che un amico potesse rovinarti la vita per vendetta?
Non me lo sarei mai aspettata da Cameron una cosa del genere.
Mi aveva sconfitta.
Oggi era stata una giornata veramente pesante e difficile da reggere.
"Non volevo mostrartelo oggi ma avevi il diritto di sapere chi era stato a rompere il tuo rapporto con Antoine", disse Matt appoggiando una mano sopra la mia.
"Devo riposarmi", risposi solamente a Matt senza commentare la chat.
"Kate, se hai bisogno, io ci sono", mi disse capendo la mia non voglia di conversare al momento.
Io annuì e mi misi sotto le coperte, lui spense le luci e uscì dalla camera silenziosamente.
Io chiusi gli occhi e sperai con tutta me stessa che tutto ciò che era accaduto era solamente un brutto incubo.
Ma purtroppo non era così.

Dopo quella serata in cui avevo perso ogni tipo di legame con Antoine e capito che nel mondo prevalevano le false amicizie, decisi di scegliermi bene le persone che volevo al mio fianco.
Invece, avevo capito che l'amore non faceva per me, questo tipo di sentimento non riuscirò mai a sopportarlo.
Essere tradita, poi tradire, rompere rapporti con persone, scoprire messaggi segreti, rimanere male per qualsiasi cosa, litigare e poi amare di nuovo.
Tutto questo era una follia e io non riuscivo a controllarmi.
Non potevo faecela, non ce la farò mai, era più grande e forte di me.
Il mondo mi stava continuamente facendo brutti scherzi, come se volesse vedere fino a che punto potevo reggere tutto.
Mi sentivo solitaria e impotente.
Ero immersa in un ambiente aggressivo e doloroso.
Non avevo capito quanto tutto attorno a me potesse essere così difficile da vivere.
La realtà era ben diversa da come mi ero immaginata nella piccola stanzetta a Sydney.
Stavo scoprendo la vera disumanità e insensibilità del mondo circostante.
Mi sembrava di essere il gelsomino notturno che stava in mezzo al campo di battaglia.
Riuscirò mai a riavere la felicità oltre tutto?

Era arrivato il giorno della gita e sfida a coppie.
Ero con Tom e non poteva andare peggio ma era molto meglio delle vicende che mi erano capitate negli ultimi giorni.
Sarei riuscita a sopravvivere anche a questa.
Mi preparai velocemente, poi scesi le scale, arrivai in cucina ma non trovai nessuno in casa.
Dove erano finiti tutti quanti?
Non diedi molta importanza e feci colazione.
Finito, decisi di fare la strada a piedi per raggiungere la scuola dove il bus ci aspettava.
Misi le cuffiette e feci partire I'm coming home di Skylar Grey.
Quella canzone me l'aveva fatta conoscere Antoine.
Aveva delle parole bellissime e mi aveva detto di ascoltarla ogni volta che mi mancava.
La canzone mi fece un effetto negativo e sentì un pugno al petto.
Non sapevo perché mi facevo così male da sola.
Arrivai a scuola ed entrai nel parcheggio ma era tutto vuoto, cioè non c'era né il bus e nemmeno i miei compagni.
Ma dove erano finiti tutti?
Mi guardai intorno e in tanto in tanto vedevo qualche prof entrare e uscire dalla scuola.
Dopo sentì il campanello della scuola suonare e solo in quel momento capì di aver perso il bus.
Mi portai una mano sulla fronte e sbuffai, da una parte ero felice di averla persa ma dall'altra non volevo nemmeno fare il progetto con Tom per interi pomeriggi.
"Kate!", mi chiamo qualcuno da dietro e quando mi girai vidi la persona che meno avrei voluto incontrare in questo momento.
Cameron Dallas, appoggiato fuori sulla sua macchina.
Non risposi e andai incontro a parlarli pacificamente.
Avevo deciso di non avere nessun tipo di rapporto con lui, nemmeno di semplice amicizia.
Quello che mi aveva fatto era imperdonabile e orribile.
Gli avrei parlato come una normale compagna di scuola e non di più.
Non sentivo niente per lui, era come se tutte le emozioni per lui erano scomparse nel nulla.
Provavo solo vuoto e indifferenza nei suoi confronti.
Avevo deciso di non chiedergli nulla riguardo alla foto perché non avevo nessuna voglia di riportare tutta la vicenda a galla.
Mi faceva male ricordare di nuovo le parole di Antoine, il suo sguardo e la sua delusione.
Non volevo rivivere quei momenti, la sua voce ribombare di nuovo nelle mie orecchie e i suoi occhi rossi passarmi davanti allo sguardo.
Non potevo reggerlo, ormai avevo chiuso quel capitolo e non volevo riaprirlo.
Perciò decisi di far finta di non sapere nulla e parlare con quel falso, ipocrita, bugiardo e pessimo ragazzo.
Arrivai davanti a lui e lo guardai dritto negli occhi incrociando le braccia al petto.
Lui mi guardava divertito e mi fece ribrezzò solo a vederlo sorridere e inquadrarmi in quel modo.
"Perso il bus?", chiese e io annuì.
"Bene, anch'io, ho già contatto il professore e mi ha detto che dobbiamo prendere il treno e mi ha mandato la posizione del luogo", mi informò.
"Va bene", risposi solamente e iniziai a imcamminarmi verso la stazione.
"Vai in stazione a piedi?", chiese da dietro.
Sospirai chiudendo gli occhi e facendo i pugni per non andare lì davanti a lui e tirargli una sberla.
Dopodicchè mi girai prendendo un bel respiro per calmarmi e lo guardai.
"Sì", risposi solamente e prima che potesse rispondermi avevo già iniziato a camminare.
Avrei dato tutto ma non sarei salita in macchina con lui.
Mi sarei fatta venti minuti a piedi per raggiungere la stazione che andare con lui.
Arrivai in stazione con calma e vidi la sua macchina parcheggiata.
Sbuffai ed entrai in stazione, lui mi stava aspettando sul binario con in mano i biglietti perciò non dovetti comprarli e andai direttamente da lui.
Una volta arrivata mi misi il più lontano possibile da lui mentre lui seduto mi fissava.
Non parlammo, il che era meglio per entrambi.
Il treno arrivò e noi salimmo, lui mi diede il mio biglietto e cercai il numero del mio posto.
Stranamente era accanto a quello di Cameron e io sentì le mie vene pulsare dalla rabbia.
Mi sedetti vicino al finestrino senza aprire bocca e lui esitò un po' prima di sedersi accanto a me.
Misi le cuffiette e guardai il finestrino, non prima di aver dato un'occhiata a Cam, che prese il cellulare e iniziò a guardare qualcosa sullo schermo senza dire nulla.
Magari doveva Photoshoppare un altra foto per rovinare un altro rapporto.
Ripugnata da lui chiusi gli occhi e mi apoggiai con la testa sul finestrino.
In giro di pochi minuti mi addormentai, ero stata sveglia tutta la notte perché non riuscivo a prendere sonno e poi mi ero dedicata a scrivere una canzone.
Diciamo che avevo fatto la notte in bianco ed era la ragione per quale avevo perso il bus.
Ad un tratto sentì caldo e quando aprì gli occhi mi ritrovai in una posizione molto scomoda.
Cameron mi cingeva a lui con un braccio attorno alla mia vita.
Mi alzai velocemente e mi spostai bruscamente da lui scrollando frettolosamente il suo braccio da me.
"Ma come ti permetti di toccarmi senza il mio consenso?", chiesi con il sangue che mi ribolliva dentro.
"Ma che cazzo...Kate stavi dormendo e volevo che fossi comoda", si difese lui.
"Se vuoi che sia comoda, non azzardarti mai più a toccarmi o avvicinarti a me", gli risposi con così tanto odio e acidità che lui si intimorì.
"Perché sei così arrabbiata con me? Ho solo cercato di aiutarti", chiese guardandomi scioccato.
"Stammi lontanto e basta", risposi tra i denti e guardandolo dritto negli occhi.
Lui non rispose e si limitò a guardarmi scombussolato, terrorizzato e quasi incavolato.
Si allontanò quanto possibile da me e io ritornai con la mia posizione di partenza con la testa apoggiata sul finestrino.
Mi maledissi per essermi addormentata e decisi di rimanere sveglia per il restante tragitto.
Ora mi stava venendo un serio dubbio sul fatto che avesse fatto una foto mentre ero addormentata tra le sue braccia.
Non riuscivo più a fidarmi di lui e mi sembrava di viaggiare con uno sconosciuto, indifesa.
Non potevo nemmeno chiedere se aveva scattato qualche foto perché sarebbe stato da maniaca.
Sbuffai per l'ennesima volta e guardai il panorama fuori dal finestrino per tranquillizzarmi.
Dopo un tempo che mi sembrò interminabile, il treno si fermò e Cameron si alzò, segno che eravamo arrivati.
Scesi dal treno dietro di lui e ci trovammo in mezzo al nulla.
Era proprio così, c'era solo verde attorno a noi.
Uscimmo dalla stazione e caminammo silenziosamente distanti l'uno dall'altro, per un breve percorso fino a fermarci davanti a un cancello di, da quello che mi sembrò, un labirinto.
C'erano due panchine lì davanti e Cameron si sedette su una mentre io mi guardavo intorno.
Il bus dei nostri compagni doveva ancora arrivare e noi eravamo in anticipo.
Era buffo come noi avendo perso il bus, eravamo arrivati prima di loro.
C'erano solo alberi alti, pianure verdi attorno a noi e c'era rara presenza di vita.
Il panorama aveva una vista mozzafiato.
Non faceva caldo e si stava molto bene, io amavo tantissimo le montagne, zone calme e lontane dal chiasso della città.
Se qualcuno mi chiedesse se preferivo mare o montagna, avrei risposto senza pensarci due volte, la montagna.
Amavo tutto delle montagna, il rumore degli animali, il vento che ti faceva venire la pelle d'oca, il leggero raggio di sole coperto dalle nuvole, il canticchiare degli uccelli e i grandi prati dove potevi correre liberamente, sdraiarti e sentirti spensierata.
Chiusi gli occhi e presi un bel respiro sentendo il profumo dell'erba appena tagliata, il miele fresco e il gelsomino.

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