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Passò una settimana.
Io migliorai leggermente e grazie alle stampelle riuscì finalmente a camminare, la mia salute sembrava rimettersi a posto molto lentamente ma non mi lamentavo, volevo solo uscire da questo edificio, non ero mai stata un amante degli ospedali, essi mi terrorizzavano.
Ero in quest'ospedale da troppo tempo e mi sembrava di soffocare, rinchiusa in una stanza pallida e triste non aiutava il mio morale e soprattutto non riuscire ad uscire per prendere un po' d'aria in mezzo alla natura era decisamente il limite.
Durante la mia permanenza erano venuti tantissime persone a trovarmi e avevo assicurato a ciascuno di loro che stavo bene, il che rendeva tutto ancora più difficile siccome la mia voglia di socializzare era a livello zero ma avevo apprezzato tantissimo i loro fiori e le dolci parole di guarigione, erano stati tutti molto cordiali e simpatici, ciò mi aveva fatto molto piacere. Era venuto anche Tom con un mazzo di fiori colorati e profumati a trovarmi, alla sua vista la mia contentezza aveva raggiunto le stelle, il suo abbraccio rassicurante mi aveva fatto sospirare di sollievo, rivederlo era stato veramente una delle cose più belle capitate negli ultimi giorni, lui stava bene e ciò faceva stare bene me.
La conversazione più rilassante l'avevo avuta solo con lui, infatti non si era soffermato solamente sulla mia salute, ma mi aveva chiesto di tutto, voleva sapere nei minimi dettagli tutto ciò che era accaduto a partire da quando ci eravamo visti l'ultima volta fino ad oggi, avevamo parlato a lungo ridendo e scherzando, era stato veramente uno dei pomeriggi più tranquilli per me.
Avevamo anche parlato di cose serie, mi aveva informato sul fatto che Alissa doveva parlarmi urgentemente appena sarei stata meglio e ritornata a casa, il che mi confondeva e spaventava allo stesso tempo ma ero curiosa, cosa doveva dirmi una ragazza psicopatica che aveva cercato di farmi del male? In più la cosa più sorprendente accaduto in questi giorni era stato esattamente da parte di Alissa che mi aveva mandato un messaggio chiedendo semplicemente come stavo, tra tutte le cose esistenti in questo pianeta, questa era l'ultima nella mia lista, anzi non esisteva proprio, io davvero questa ragazza non la intendevo, cosa le stava succedendo? Però non ci avevo dato troppa importanza per la mia salute mentale che non era al massimo al momento e avevo lasciato da parte la questione ripetendomi che era una ragazza di 18 anni ed era comune avere degli sbalzi di carattere, anche se la sua questione era abbastanza strana.
Anche Antoine e Dylan erano molto sorpresi per quest'azione e la sospettavano, pensavano che era qualche altro malefico piano per avere la mia fiducia, incastrarmi di nuovo e finire ciò che non era riuscita a concludere precedentemente ma Tom ci aveva detto e confermato che era totalmente sincera, e se lui le credeva allora lo avrei fatto anch'io, di Tom mi fidavo.

A proposito di Antoine e Dylan, loro erano rimasti all'ospedale tutti i giorni, Dylan la sera ritornava a casa ma Antoine rimaneva costantemente accanto a me, non mi lasciava sola nemmeno un secondo, dormiva sulla poltrona davanti al mio letto e quando io non avevo sonno lo fissavo, avevo imparato a memoria ogni centimetro, ogni dettaglio, ogni lineamento del suo volto. Era bello passare ogni minuto della giornata con Antoine, non mi annoiavo mai, mi faceva sorridere, mi abbracciava quando più ne avevo bisogno, mi prendeva per mano e mi parlava per ore e ore e poi mi baciava, i suoi delicati baci erano il momento che attendevo di più. Il mio cuore cedeva ogni volta quando lui mi svegliava la mattina con un dolce bacio sulla fronte e sussurrando il mio nome, mi prendeva per mano e mi faceva scendere dal letto attentamente per accompagnarmi in bagno e aspettava fuori dalla porta lievemente aperta così da poter soccorrermi se avessi avuto qualche problema, poi mi pettinava i capelli facendomi ridere perché ne era completamente incapace, mi sistemava la stanza, metteva in ordine, chiamava le infermiere e il dottore per il check up giornaliero, e mi imboccava perché facevo fatica a mangiare; soprattutto il mio cuore non reggeva quando mi aiutava a cambiarmi i pigiama, aspettavo la mamma o Isabelle per cambiarmi ma delle volte quando loro non erano presenti, lui faceva il tutto, i suoi zigomi arrossati e il calore del mio corpo si diffondevano per la stanza e raramente incrociava il mio sguardo ma era estremamente professionale e non si lasciava mai andare mentre io cercavo di rimanere calma il più possibile. Una cosa dovevo ammetterlo, questa mia permanenza all'ospedale e la sua preoccupazione ci aveva avvicinati e legati molto più di prima, avevamo imparato tante cose l'uno sull'altro, passavamo ore a colmare informazioni e conoscere i gusti e le preferenze di uno e dell'altro e non esisteva cosa più speciale, ora ero piena di lui, era come se avevo finalmente finito di leggerlo, avevo concluso il mio libro preferito; lui invece aveva letto me, mi ero completamente aperta a lui, volevo farlo, volevo renderlo partecipe a ogni singola minima cosa della mia vita perché questo era ciò che lo rendeva felice lui e me, adesso potevo dirlo, io ero l'unica persona che conosceva Antoine fino in fondo, e lui me.
Dylan invece lentamente migliorava il mio umore al passare dei giorni, mi dava notizie al di fuori delle mura dell'ospedale e mi rianimava con le sue battute sarcastiche e le ironiche barzellette, i quali il più delle volte oltre a essere buffe erano del tutto inappropriate, che mettevano in imbarazzo me e Antoine, ma comunque producevano delle risate. Quando c'erano tutti e due mi sentivo completa e felice, come se tutto il mio mondo si rapresentasse in loro due, ed era così, loro due mi tenevano in vita, mi davano una ragione per andare avanti e mi davano speranza.

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