Capitolo 12

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Sono giorni che Scoot e Leila non si fanno né vedere né sentire. Gli ho aspettati fuori al cortile della mia scuola,ma non c'erano,lungo la strada di casa loro,quelle che una volta erano vicino alla mia,ma non c'erano,al parco,il nostro solito posto,ma non c'erano,al ristorante sul mare,ma nemmeno lì c'erano.
Non mi resta altro da fare se non andare da Scoot e chiedere cosa è successo, non mi ha più chiamata dopo la cena al ristorante.

<<Mamma devo uscire>> dico velocemente vicino alla porta d'ingresso mentre mi infilo un giaccone pesante e mi attorciglio intorno al collo una bella sciarpa larga

<<Dove vai?>> Domanda lei continuando a lavorare al computer

<<Ehm...rientrerò per cena>> concludo uscendo in fretta prima che possa continuare a farmi domande

A passo svelto cammino sul marciapiede e anche se dovrò attraversare mezza città in mezz'ora non mi importa,ho bisogno di capire cosa è successo.

Dopo un bel po' di tempo raggiungo casa di Scoot. Prima però mi accerto che Leila sia a casa sua. Come lo so? Da bambini,appena conosciuti,era il nostro segreto. Ognuno di noi lasciava la luce accesa della propria camera,anche quando era in un'altra stanza della casa. Era un modo per avvisare che ognuno era in casa. Per gli altri bambini del quartiere era una cosa stupida,insensata,ma per noi era di vitale importanza e sono felice di vedere che la tradizione non è andata persa.
Suono al campanello di casa di Scoot e subito dopo sento dei passi dietro la porta. Quando si apre,sulla soglia compare Scott, vestito nel suo abituale pigiama a scacchi blu e rosso.

<<Ehi>> mormora guardandosi intorno

<<Ehi>> ripeto <<Posso entrare?>>

<<Se vuoi...>> dice spalancando appena la porta

Cammino in avanti entrando in casa e sperando che tutto si sia risolto,anche se molto improbabile dato che ormai è passata una settimana e di Leila e Scoot non ho visto nemmeno l'ombra.

<<Siediti...>> ordina vicino al divano. Faccio come ordinato e incrocio le mani alzando di tanto in tanto lo sguardo verso di lui,seduto accanto a me

<<Come stai?>> domando e sento già gli occhi bruciarmi

<<Bene,tu?>> Domanda

<<Secondo te?>> ripeto io

I suoi occhi scrutano ogni singolo centimetro della mia faccia e poi noto che abbassa gli occhi e porta una mano ai capelli

<<Non ti ho chiamata per non farti soffrire>> inzia

<<Secondo te non sto soffrendo in questo momento?>> chiedo silenziosamente

<<Leila non vuole più vederti. Ha detto che una vera amica non avrebbe mai rinfacciato quelle cose,sono storie vecchie e le hai riportate in vita>>

<<Io non le ho rifacciato un bel niente> sbotto

<<Non voglio intromettermi>> dice lui

<<Le dai ragione?>> Domando spalancando gli occhi, sorpresa

<<Be' Paige, sei stata dura con lei>>

<<Quindi anche tu sei contro di me?>> Mi alzo in piedi fissandolo negli occhi. Non risponde. <<Io non so cosa vi sia successo, non so come tutto questo sia potuto succedere a noi. Avevo promesso che nulla sarebbe cambiato una volta trasferitami,ma ho mentito a quanto pare>> indietreggio ritornando nel corridoio
<<È la prima volta che non mantengo una promessa>> lo fisso seria negli occhi

<<Paige...>> lo sento correre dietro di me

<<Ti voglio fare una sola domanda. Dovrai rispondere si oppure no>> sbotto ad alta voce asciugandomi le lacrime <<Noi due siamo ancora amici?>>

La casa è immobile. Sommersa nel silenzio incute un'aria ancora più timorosa. Giro gli occhi intorno a me,lui non risponde e non ha nemmeno il coraggio di guardarmi negli occhi

<<Ho capito>> mormoro abbassando la maniglia e correndo fuori nel viale abbracciando con un ultimo sguardo la casa di Leila,la sua cameretta e il quartiere. Credo che non metterò mai più piede in questo posto.

Imbocco una scorciatoia che mi farà arrivare prima a casa. L'unica cosa di cui ho bisogno ora è di sdraiarmi sul mio lettone,triste e vuoto,ascoltare un po' di musica con una tazza di cioccolata calda tra le mani mentre vedo come le goccioline di acqua cadono sulle finestre. Poi qualcosa sconvolge i miei piani.

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