Nuova scuola

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P.o.v. Eris

Oggi comincia la scuola, è il mio secondo anno di liceo e mio padre, Dominic, ha deciso di accompagnarmi, ovviamente non per gentilezza ma solo per mantenere intatto il suo profilo pubblico, con la sua bellissima Ferrari rigorosamente nera. Quando arriviamo nel parcheggio della scuola tutti gli studenti appena mi notano cominciano a bisbigliare tra loro... odio cambiare scuola, essere la nuova arrivata mi fa sentire a disagio, anche se fortunatamente questa è l'ultima volta dato che non ho intenzione di andare all'Università. Mio padre accenna un sorriso anche se il suo sguardo gelido non lascia trasparire alcun tipo di emozione -Buona giornata Eris- mi dice mentre apro la portiera dell'auto, io mi limito a fargli un falso sorriso e velocemente mi avvio verso l'entrata della scuola cercando di ignorare gli sguardi, curiosi dei ragazzi ed invidiosi delle ragazze. Mi viene quasi da ridere, se solo sapessero come sono costretta a vivere non desidererebbero così tantoessere come me. Mi affretto ad entrare e, oltrepassata la soglia, velocemente cerco la segreteria per ritirare il mio orario e il numero dell'armadietto... il numero 223... alla prima ora ho... inglese... una delle tante materie che odio. Sospiro sconsolata e comincio a cercare l'aula sperando di raggiungerla il più presto possibile, ma quando finalmente la trovo la campanella è già suonata da almeno dieci minuti. Fantastico: in ritardo il primo giorno di scuola. La prof. fortunatamente arriva poco dopo di me e mi chiede di aspettare fuori guardandomi con aria di superiorità passando subito nella mia lista nera. Quando, dopo qualche minuto mi chiama, tutta la classe ha gli occhi puntati su di me e questo mi mette un po' in soggezione e a disagio ma cerco di non darlo a vedere. Il mio sguardo vaga sulla classe e, senza che possa evitarlo, si ferma in fondo all'aula dove un ragazzo dai capelli neri e dagli occhi di giada incrocia per un breve istante i miei occhi. È b.e.l.l.i.s.s.i.m.o., ha l'aspetto di un ragazzo ordinario, nemmeno molto in forma, non ha niente che potrebbe attirare l'attenzione di qualche ragazza ma per qualche oscuro motivo mi incuriosisce. Il ragazzo dagli occhi di giada è affiancato da uno zombie, che non sembra avere l'aria molto sveglia...
Non faccio in tempo a pensare ad altro che con voce stridula la prof. mi chiede di presentarmi... in cinque secondi. -Ciao... mi chiamo Eris... sono figlia della Morte... e...- comincio, ma ovviamente quell'oca della prof. mi interrompe urlando -Tempo scaduto! Siediti in un posto a caso e non fare casino!- conclude infine. Io ovviamente non me lo faccio ripetere due volte e corro a sedermi in uno dei posti liberi in seconda fila, accanto ad una ragazza che appena mi vede mi sorride e cerca in tutti i modi di iniziare una conversazione che io prontamente evito. Sento gli sguardi di tutti puntati su di me ma uno in particolare alle mie spalle mi fa salire dei brividi lungo tutta la schiena. Mi costringo a non voltarmi e a concentrarmi, almeno per il momento, sulla lezione. Ad un tratto sento la prof. rimproverare qualcuno -Ehi Natan, tu e la tua bocca ci tenete a venire impalati? No? Bene chiudila!- tutto ciò seguito da risate generali. Mi volto anch'io e noto che il ragazzo a cui si è rivolta è colui che ha attirato la mia attenzione quando sono entrata e di cui percepivo lo sguardo su di me. Vengo colta da un improvviso istinto omicida verso la prof. mentre sento i battiti del mio cuore accelerare a causa della rabbia: come si permette quella mezza gallina di parlargli a quel modo?! La vista mi si oscura e conficcandomi le unghie nei palmi delle mani mi costringo a calmarmi e a riprendere il controllo. Velocemente abbasso lo sguardo per evitare che vedano i miei occhi tingersi completamente di nero. Non so perché mi importi di ciò che quel ragazzo potrebbe pensare di me... forse non voglio che anche lui, come tutti del resto, mi tema o che pensi che io sia una principessina viziata che andrebbe a chiedere l'aiuto di suo padre per qualsiasi cosa...
Mi giro verso la cattedra e guardando il mio quaderno non riesco a trattenere un sorriso amaro. Nessuno può sapere e non sa cosa, ormai da sedici anni, succede all'interno della villa reale.
La cosa positiva è che ora, grazie alla prof., so il nome di quel ragazzo... forse le risparmierò la vita. Non presto molta attenzione alla lezione di inglese, che di lezione non ha nulla dato che l'argomento di cui si tratta è la moda e gli abbinamenti che si possono fare con i vestiti rosa shocking...

Sono ancora persa nei miei pensieri quando la campanella suona spaventandomi non poco.
Sollevo la testa dal mio quaderno ancora bianco giusto in tempo per vedere, non senza provare una fitta al petto, Natan schizzare fuori dall'aula trascinandosi dietro lo zombie. Li guardo perplessa prima di alzarmi per dirigermi verso la prossima aula dove ho lezione di... matematica. Fantastico: di bene in meglio. Come prevedevo nessuno ha perso un attimo per rivolgermi la parola o solamente un saluto, si sono tutti precipitati fuori dall'aula come se ne andasse della propria vita ma, stranamente, quello che adesso mi preoccupa è Natan, chissà perché è corso via a quel modo, spero proprio che non sia perché ha visto la trasformazione dei miei occhi. L'ultima cosa che volevo era mostrargli il mio lato peggiore che, prima di adesso, ero sempre riuscita a tenere sotto controllo senza avere particolari problemi. Anche se, pensandoci, quando ho incrociato il suo sguardo ho sentito qualcosa spezzarsi dentro di me e ho provato una strana sensazione di calore al centro del petto seguita da un'improvvisa leggerezza ma non posso essermi innamorata di quel ragazzo... è impossibile... eppure è anche vero che sto morendo dalla voglia di guardarlo di nuovo negli occhi per perdermi nelle profondità della sua anima e provare quella sensazione di completezza che prima ha fatto battere più forte il mio cuore.

Death's daughter is my mate Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora