La giornata più brutta della mia vita

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P.o.v. Eris

Mi sveglio di buon umore e dopo aver fatto colazione, decido di vestirmi con un top grigio a maniche corte, una gonna corta a scacchi scozzesi neri e grigi e parigine bianche. Salgo sulla mia moto e vado a scuola. Quando arrivo Natan mi saluta con un cenno della mano... e mi sembra di vederlo sbavare... sì, ho visto giusto. Gli sorrido e poi entro a scuola compiacendomi del risultato appena ottenuto.

A ricreazione sto andando al mio armadietto, che ho scoperto essere nello stesso corridoio di quello di Nate, quando ad un tratto lo vedo parlare con una ragazza che sembra chiaramente interessata a lui. Riesco a sentire Nate pronunciare le quattro parole che una ragazza vorrebbe sentirsi dire dal ragazzo che ama, peccato solo che quella ragazza non sia io -Anche tu sei carina- a quelle parole non ci vedo più dalla rabbia e, senza essermi resa conto di essermi mossa, conficco due pugnali d'argento imbevuti di aconito nelle scapole di quella tipa che si spezzano provocando un rumore sinistro. Poi estraggo i pugnali e la sbatto contro gli armadietti. Sto usando il mio potere per nascondere agli altri studenti quello che sto facendo, solo Natan può guardare. -Ehi... calma... era solo una scommessa... non...- tenta di giustificarsi quella gallina senza cervello ma le sue parole non fanno altro che farmi arrabbiare di più -NON PROVARE PIÙ AD AVVICINARTI A LUI SE NON VUOI MORIRE IN ATROCI SOFFERENZE!- la interrompo urlandole praticamente contro quello che provo per Nate mentre avvolgo le mie mani nel fuoco pronta per tirarle un pugno che non si dimenticherà... ma ovviamente Natan si mette in mezzo e io lo colpisco in pieno viso ustionandolo gravemente. Lui ulula dal dolore ed emette dei flebili guaiti, posso leggere chiaramente la delusione nei suoi occhi che ora sono diventati gialli -Ma cosa ti è saltato in mente?! Sei impazzita?!- mi urla contro con rabbia. I miei occhi neri che prima erano colmi di tristezza ora si accendono di una nuova luce: rancore. Non gliene frega niente di me, mi sono illusa inutilmente. Prima che se ne renda conto gli lancio contro un pugnale normale che si conficca sul suo stomaco e corro via. È stato un gesto impulsivo ma non me ne pento affatto: il dolore fisico che sta provando ora non è niente di fronte al mio cuore spezzato. Sono stata una stupida a credere di piacergli... ma infondo credo di aver sbagliato io... lui non è il mio ragazzo... perché ho reagito così? Sento un dolore fortissimo al petto, come se il mio cuore si fosse rotto in piccoli pezzi... mi viene da piangere ma mi trattengo e quando finisce la scuola mi fiondo sulla mia moto e sfreccio via. Quando arrivo a casa la mia tristezza si è trasformata in rabbia cieca e durante l'allenamento per poco non uccido Steve, che preoccupato sia per la sua incolumità sia per me conclude prima l'allenamento ed io ne approfitto per correre in camera mia e piangere. Piango per tutto quello che è successo oggi ma non solo... non avevo mai pianto prima d'ora... mi sono sempre tenuta tutto dentro... ma ora, versando tutte le lacrime trattenute durante tutti questi anni, è come se mi fossi tolta un peso dal cuore, come se fosse più leggero ed ora potessi finalmente concedermi di piangere per tutto quello che ho dovuto passare... e devo dire che è una sensazione liberatoria...
Continuo a piangere per non so quanto finché il familiare cigolio della mia porta che si apre mi fa tornare alla realtà. Mio padre. Non mi ha mai vista in condizioni simili e, anche se non ha mai fatto nulla per me, dalla sua espressione potrei quasi credere che questa volta sarebbe stato diverso. Che avrebbe fatto qualcosa di tanto tremendo quanto gentile solamente ed esclusivamente per me. Inaspettatamente mi si avvicina e per la prima volta scorgo nei suoi occhi della preoccupazione. Lui si siede accanto a me ma non prova a toccarmi, come se la sua sola presenza potesse bastarmi ma non è mai stato così: ho sempre voluto provare la sensazione di essere stretti in un abbraccio, sentirmi per un attimo protetta e al sicuro. Mi asciugo le lacrime e faccio un respiro profondo. -Cos'è successo Eris?- mi domanda con tono piatto -Nulla, non ti preoccupare...- gli rispondo con voce un po' tremante. Mio padre si alza di scatto, forse avevo ragione -È colpa di quel ragazzo non è vero?!- il suo tono è pacato ma cela rabbia e rancore come se Nate avesse ferito lui e non me -Ti prego non fargli del male...- cerco di dirgli ma lui è già sparito. No! Devi impedirgli di fargli del male! Non avrei mai creduto che la situazione precipitasse in questo modo per delle stupide lacrime. Non posso permettere che lo uccida, perché sì, nonostante quello che ha fatto, mi piace ancora. Velocemente spicco il volo e mi immergo nell'oscurità della notte.

Li trovo poco dopo in un parco abbandonato, Natan è pieno di ustioni che non guariranno facilmente, mio padre è poco lontano da lui e ha un braccio alzato verso il cielo. No! Lo vuole colpire con un fulmine! Non sopravvivrebbe! Appena prima che il fulmine colpisca Natan riesco a raggiungerlo e gli faccio da scudo con il mio corpo. Quando il fulmine mi attraversa un dolore atroce percorre ogni centimetro del mio corpo, ma non urlo, cado a terra scossa da tremiti mentre respirare diventa sempre più difficile. Faccio in tempo a vedere la faccia sconvolta di mio padre poi tutto diventa sfocato e confuso finché le tenebre mi avvolgono completamente.

Death's daughter is my mate Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora