Omicidio

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P.o.v. Eris

Nero, solo nero. Sono più di cinque ore che sto fissando in silenzio il soffitto della mia camera stando distesa sul letto con le mani dietro alla nuca a riflettere e ormai si è fatto giorno. Non ho dormito tutta la notte. Sono rimasta sveglia a pensare ad ogni possibile "inconveniente" che si sarebbe potuto verificare oggi. Sì, oggi è l'uno Novembre, il giorno in cui dovrebbe avvenire l'omicidio di mio padre. Al contrario di quello che si potrebbe pensare non sono agitata, più precisamente non provo nulla, è come se tutto si fosse fermato, come se il mio cervello avesse attivato la modalità "soldato" per non farmi mai perdere lucidità. Come sempre chi occupa la maggior parte dei miei pensieri è Natan, ma questa volta sono preoccupata per lui: non si tirerà mai indietro e questo è ammirabile... se non fosse che è un grandissimo imbranato e questo ha i suoi lati positivi e negativi... soprattutto negativi in questo contesto. Se poi ci fosse un danno collaterale non so come potrebbe reagire... per lui perdere un altro amico potrebbe essere troppo da sopportare e considerando chi si ritrova come amici la cosa sembra pressoché inevitabile.
Mi strofino il dorso della mano sugli occhi per poi alzarmi con un unico movimento fluido stiracchiandomi. Velocemente mi faccio una coda alta per poi indossare la mia tenuta da battaglia, ovvero dei pantaloni e una maglia a maniche lunghe in spessa pelle nera molto utile per ridurre al minimo le ferite superficiali. Infilo gli stivali e mi dirigo in armeria dove inaspettatamente trovo Dylan, anche lui in tenuta da battaglia che gli mette in risalto la carnagione pallida e i capelli dorati, intento a scegliere un arco. -Non credevo di trovarti qui a quest'ora- commento guardandolo afferrare una faretra e infilarsela a tracolla.
-Sapevo che ti saresti svegliata presto- mi dice sorridendomi.
-Oppure hai pensato anche tu che il killer potrebbe tradire le nostre aspettative e attaccare di giorno per coglierci impreparati- deduco mentre mi lego stretta alla vita la cintura delle armi.
Dylan ridacchia dando implicitamente ragione alla mia ipotesi -Vetro giusto?- mi chiede afferrando una freccia dalla punta trasparente, io annuisco. Facendo qualche ricerca nei database di alcune delle più grandi Leghe di assassini avevo scoperto che il nostro nemico è un demone come me e mio padre e l'unico materiale capace di causargli gravi danni senza dargli la possibilità di guarire in fretta è proprio quest'ultimo. Si dice che sia per la sua trasparenza che dà l'idea della purezza divina il motivo per cui può scalfire l'anima oscura, e quindi impura, dei demoni. Non so se sia vero, non ho mai avuto il coraggio di chiedere a mia madre come fosse la mia anima, ma so che il vetro fa parecchio male e questo mi basta.
-Dobbiamo fare in modo che nessuno oltre a noi si faccia del male- lo informo ad un tratto. Non posso fare tutto da sola e Dylan è l'alleato migliore, e l'unico, che io abbia a disposizione.
Lui alza un sopracciglio -Ma che gentile che sei! Quindi io posso anche farmi male?- mi chiede in tono falsamente offeso, io gli do una gomitata e alzo gli occhi al cielo -Non sto scherzando Dylan- lo rimprovero con tono piatto infilandomi due pugnali nella cintura e uno nello stivale destro. Dy sentendomi pronunciare il suo nome completo torna serio e annuisce -Oggi sono ai tuoi ordini principessa- mi rassicura.
-Soprattutto Natan, sicuramente vorrà intervenire, ma non dobbiamo lasciare che sia necessario-
Dylan annuisce -Io controllo la zona dall'alto- mi informa aprendo le ali.
-Bene, io starò di guardia davanti alla porta di mio padre: sarò l'ultima cosa che il killer vedrà prima di morire-

Fortunatamente nell'arco della mattinata il killer non si è fatto vivo e nemmeno nel pomeriggio, ora è quasi mezzanotte ed è tutto tranquillo. Il mio corpo è teso come una corda di violino, ogni mio muscolo è rigido e pronto a scattare, tutti i miei sensi sono in allerta e pronti a cogliere ogni minimo rumore. Mio padre è andato a dormire già da due ore ignaro di tutto, io ho aspettato che si addormentasse per mettermi nella mia postazione. Natan e Kate stanno controllando il perimetro della casa ma sinceramente mi fido di più di Sef, mentre Louis e Johan controllano le finestre della villa... riesco a sentire distintamente ogni loro passo, i loro respiri e il loro cuore battere più veloce a causa della paura e dell'agitazione. In pratica sono sola. A parte Dylan nessuno di loro potrebbe avere possibilità contro un assassino ben addestrato, l'espressione che ha fatto Natan quando gli ho messo in mano una pistola conferma la mia situazione. Sono come una bomba pronta ad esplodere, in questo momento qualsiasi cosa potrebbe farmi scattare ma la mia mano è ferma sull'impugnatura del pugnale che ho sulla cintura. Il mio sguardo percorre per l'ennesima volta tutta la lunghezza del corridoio per poi fermarsi sulle scale.
Ad un tratto sento un urlo, subito soffocato, che riconosco essere quello di Johan.
In un decimo di secondo mi ritrovo alla fine del corridoio e da sopra il corrimano scorgo un uomo imboccare le scale silenzioso e veloce.
Mi costringo ad aspettarlo in silenzio.
Appena mette piede sull'ultimo gradino e si volta nella direzione della camera di mio padre mi vede e subito il suo sguardo si posa sulla lunga lama del pugnale che ora tengo stretto in mano.
Lo vedo indietreggiare, voltarsi, correre.
Sta andando verso Johan e Louis.
In pochi secondi lo raggiungo.
È in trappola.
Il killer invece di fermarsi e girarsi verso di me per affrontarmi inaspettatamente entra nella mia camera e si lancia contro la finestra, infrangendo la vetrata laterale, e correndo via nella notte.
Mi giro verso lo zombie e il licantropo che ora sono bianchi come lenzuoli e hanno gli occhi sbarrati -Se mi seguite morirete dopo di lui. Controllate se mio padre si è svegliato- gli ordino autoritaria per poi lanciarmi dalla finestra. Espiro profondamente l'aria fresca della notte mentre sento l'adrenalina circolare nel mio corpo donandomi forza e agilità superiori. In poco tempo riesco a recuperare terreno e noto una sagoma scura imboccare una delle vie laterali. Immediatamente la seguo, chiudo gli occhi e richiamo a me una delle più potenti forze della natura, dalle mie mani cominciano a brillare delle scintille di elettricità e davanti all'uomo un fulmine si abbatte al suolo accompagnato dal forte boato di un tuono e da un'abbagliante luce sui toni del viola, arrestandone la fuga. Il killer si gira verso di me e si mette subito in posizione di difesa. Io estraggo anche il secondo pugnale la cui lama proietta bagliori argentei illuminata dalla luce della luna. Senza aspettare un secondo di più mi lancio contro di lui cercando di non pugnalarlo in un punto vitale ma di aprirgli una ferita capace di metterlo parzialmente fuorigioco, lui velocemente si butta a terra e afferra un vecchio tubo di metallo per poi usarlo per parare il mio attacco. Con una mossa veloce riesco a tirare un forte calcio al tubo che vola lontano ma non abbastanza da non poter essere più recuperato. Mi lancio nuovamente all'attacco e ora l'uomo si ritrova costretto a restare costantemente sulla difensiva a schivare i miei colpi. Riesco a tirargli un pugno in faccia spaccandogli il naso che però guarisce quasi subito. Tutto ciò dura per alcuni minuti in cui nessuno dei due riesce a procurare ferite gravi all'altro. Mentre schivava i miei colpi il killer intanto arretrava verso il punto in cui era caduto il tubo ed ora è riuscito ad afferrarlo nuovamente. Meno un altro fendente contro il killer ma lui lo para senza difficoltà (okay, lo ammetto, è bravo, ma io lo sono di più e sarebbe tutto più semplice se il mio obiettivo fosse ucciderlo invece di catturarlo e basta), poi prova a colpirmi con un pugno sullo stomaco. Faccio un piccolo balzo all'indietro evitando così il colpo, poi riparto all'attacco. In quel momento Dylan atterra accanto a me e ripiega le ali, accompagnato da Nate che invece rotola a terra. È sempre il solito...
Prima di raggiungere la distanza necessaria per colpirlo mi giro verso di loro per vedere se Natan si è fatto male ma quando mi rivolto il killer è scappato.
Merda.
Sono una stupida.
Ho appena infranto la prima regola di qualsiasi bravo soldato: mai abbassare la guardia. Torno a concentrarmi su di loro e il mio sguardo passa da infastidito ad arrabbiato in pochi secondi.
-Che cosa ci fate qui voi due? Non avevo bisogno d'aiuto- sbraito, ma subito, vedendo lo sguardo mortificato di Nate, addolcisco la mia espressione e gli rivolgo un sorriso. Non riuscirò mai ad arrabbiarmi con lui... A Dylan invece lancio una rapida occhiata assassina -Con te farò i conti dopo- lo avverto, lui per tutta risposta esibisce una faccia da "non prendertela con me: io sono dolce e carino" per poi affrettarsi a spiegare -Sarebbe venuto comunque, lo sai, ho solo velocizzato...-
Sì, ma ci avrebbe messo più tempo, cinque minuti sarebbero bastati ad invertire tutto il corso degli avvenimenti.
-È un demone, l'assassino è un demone- lo interrompo sbrigativa rivolgendomi a Nate. -E io che speravo in un innocuo zombie- commenta lui che fino a quel momento era rimasto in silenzio. Lo vedo sorridere. Chissà a cosa starà pensando.... no, devo concentrarmi. -L'ho fiutato- aggiunge poi. -Ottimo- commento -Ora muoviamoci. Nate tu non interverrai se non sarà strettamente necessario- poi lancio un'occhiata d'intesa a Dylan -E non lo sarà- concludo perentoria.
Nate si trasforma e mi guarda.
-Facci strada Natan, ma dopo stanne fuori- gli ordino con tono di avvertimento. Ho usato il suo nome completo apposta per fargli capire che non è uno scherzo, che deve prendere sul serio le mie parole, che questo va oltre le sue capacità e potrebbe farsi male. Spero non faccia niente di avventato.
Il mio mate comincia a correre sulle tracce del killer seguito a ruota da me e Dy. Lo raggiungiamo in poco tempo e lo circondiamo proprio mentre stava per imboccare la via per tornare alla villa. Nate gli ringhia contro ma prima che possa fare qualsiasi altra cosa Dylan blocca il killer tenendogli le braccia dietro la schiena e impedendogli così di usare la sua arma, subito mi lancio contro di lui con due coltelli di vetro ma, prima di poterlo ferire, il killer riesce a liberarsi in parte un braccio e a colpire Dylan sulla fronte che inizia a sanguinare, e me sul fianco facendomi cadere lateralmente. Il colpo è stato parecchio forte ma io non lo sento, non sento né vedo nulla al di fuori del mio obiettivo. Noto con piacere che Nate ci sta fissando immobile e non sembra aver intenzione di muoversi. Il killer tira fuori un pugnale di vetro da sotto la giacca. Subito mi rialzo in piedi e mi metto in posizione difensiva mentre l'uomo senza perdere tempo si avventa su di me. Con la coda dell'occhio vedo Dylan tirare fuori una pistola, che riconosco essere quella che avevo dato a Natan, e sparare contro il killer che però crea un muro d'ombra alle sue spalle. Faccio comparire una palla di fuoco e la scaglio contro l'uomo per poi lanciare immediatamente un pugnale dietro ad essa in modo che sia nascosto dalle fiamme. Il killer, però, si abbassa all'ultimo bruciacchiandosi solo un po' i capelli e il colpo va dritto addosso a Dylan che con il muro d'ombra davanti non riesce a vederlo e quindi a schivarlo. Ho appena colpito il mio migliore amico e l'unica cosa che provo è rabbia per aver mancato il bersaglio. L'angelo soffoca un urlo di dolore e cade in ginocchio ma so che fa solo finta perché non fa caso al pugnale conficcato sulla sua spalla in mezzo ad una grande bruciatura e in un attimo scaglia una sfera di luce a rasoterra per creare un varco in quella barriera, e usando la mia tattica, spara di nuovo colpendo il killer al polpaccio. L'uomo urla con un misto di dolore e di rabbia per poi far arretrare il muro d'ombra.
Merda.
Dylan prova a tuffarsi lateralmente, ma ormai è tardi e viene immerso dalle tenebre.
Quando l'ombra scompare è a terra con il corpo scosso da tremiti.
Senza darmi il tempo di controllare come sta Dy il killer si scaglia nuovamente contro di me, ma un istante prima di raggiungermi si scontra con un lupo. Nate. Il mio compagno lo atterra e gli azzanna un fianco per poi artigliargli una guancia. Non sta andando male...
Sotto la luce della luna scorgo un bagliore fulmineo.
Un pugnale.
Sbianco di colpo.
In un secondo il killer apre un lungo squarcio sul ventre di Natan.
Tutto succede a rallentatore.
Vedo Nate barcollare e crollare lateralmente senza emettere alcun suono.
Sotto di lui comincia ad allargarsi una pozza di sangue, il sangue che mi ero ripromessa di non lasciare che fosse versato. In una frazione di secondo, che però a me sembra molto di più, incrocio il suo sguardo, ora opaco e colmo di sofferenza.
Guardo l'assassino.
La deve pagare cara per ciò che ha fatto.
La vista mi si oscura e sento me stessa lanciare un urlo di rabbia.
Voglio una sola cosa: morte.
Ora è come se stessi guardando un film: mi guardo mentre mi scaglio contro il killer, così rapida che la mia immagine è sfocata, vedo delle lingue di fuoco salire dalle mie mani e il killer volare per qualche metro con una grande bruciatura sul petto per poi schiantarsi contro l'asfalto con un tetro scricchiolio d'ossa. Lo colpisco con una sfera di fuoco e ombra. Lo sento urlare e in questo momento il mio desiderio più grande è sentire di nuovo quel suono, più e più volte. Estraggo la mia calibro quarantacinque caricata con proiettili di vetro e sparo un colpo. Il proiettile va a piantarsi sul polmone sinistro dell'uomo. Il killer comincia a tossire violentemente mentre del sangue comincia ad uscirgli dalla bocca e gli cola giù per il mento. Metto via la pistola ed estraggo entrambi i pugnali avvicinandomi a lui come un predatore davanti al suo pasto preferito. Sono consapevole di avere gli occhi completamente neri e un sorriso sadico stampato sul volto. Mi abbasso alla sua altezza mentre lui cerca invano di reggersi sui gomiti e guardandolo negli occhi infilo un dito nel foro provocato dal proiettile, spingendo quest'ultimo più a fondo. L'uomo urla e mi afferra il polso con la mano nel tentativo di fermarmi. Sorrido e gli spezzo il braccio. Urla di nuovo. Noto con disappunto che i suoi occhi stanno cominciando a diventare opachi. Lo prendo per il collo della maglia e lo tiro a sedere -Buon viaggio all'Inferno bastardo.- sussurro guardandolo negli occhi e staccandogli la testa di netto con un movimento a forbice dei miei pugnali. La testa si stacca seguita da un fiotto di sangue scuro e denso, rotolando accanto al corpo che si accascia all'indietro dopo di essa con un tonfo sordo.
In quell'istante torno in me diventando immediatamente e concretamente consapevole di ciò che ho appena fatto. Espiro di colpo e lascio cadere a terra i pugnali per poi guardarmi le mani grondanti di sangue. Sento una mano calda appoggiarsi sulla mia spalla e mi volto incrociando due occhi blu notte. Dylan. L'angelo ha le ali aperte e sporche di sangue come anche tutto il resto del corpo e a malapena si regge in piedi ma il suo sguardo è brillante e apprensivo. Senza dire una parola mi abbraccia e mi stringe forte contro il suo petto duro come il marmo. Non mi ero resa conto di essere fredda come il ghiaccio fino a quel momento. Chiudo gli occhi e mi abbandono contro di lui cercando inutilmente di riscaldarmi a contatto con il suo corpo che emana onde di calore come un fuoco acceso, il costante fuoco celeste, e in quell'istante riesco a percepire l'oscurità che opprime il mio cuore, la mia anima scura e fredda che si muove nel mio corpo e l'unica cosa che mi permette di non congelarmi sono due semplici emozioni: l'amore e l'amicizia. Di colpo mi rendo conto di un particolare: Natan è stato quasi sventrato. Mi allontano di scatto facendo quasi cadere a terra Dy che mi rivolge un'occhiata sconcertata-irritata. In un secondo sono accanto a Nate, che nel frattempo è tornato umano, e quando abbasso lo sguardo sulla ferita noto che è stata ricucita quasi perfettamente con ago e filo di sutura. Mi giro verso Dylan che sta sorridendo divertito -Credevi veramente che sarei venuto da te prima di aver salvato la vita del tuo ragazzo?- mi chiede ridacchiando per la mia espressione sconcertata. -Io... uhm... grazie mille per averlo aiutato, ora torniamo a casa così posso aiutare anche te- gli rispondo riprendendomi da quel momento di stallo. Dylan annuisce -Prima però dobbiamo sbarazzarci del corpo- mi ricorda piegandosi e prendendo Nate in braccio. Io senza dire una parola lancio un'occhiata al corpo dell'uomo che prende fuoco e in pochi minuti è semplice cenere sparsa dal vento. In silenzio afferro la testa del killer per i capelli e spalanco le ali. -Possiamo andare- annuncio con un tono stranamente lugubre per poi spiccare il volo seguita da Dylan che non osa proferire parola. Quello che ho fatto sicuramente non piacerà a Natan ma deve capire che non tutti i cattivi si possono salvare, spesso eliminare il problema è meglio di rinchiuderlo e accantonarlo perché potrebbe sempre trovare il modo di tornare. Abbasso lo sguardo sulla testa mozzata del killer che tengo stretta nella mano destra, su quello sguardo vitreo e la pelle cinerea e sul sangue sul suo mento che spicca in tutto quel pallore. È strano, proprio quando penso di essermi spinta il più lontano possibile e di aver toccato il fondo, che non ci sia ritorno dopo quello che ho commesso, scopro che posso spingermi ancora oltre e questo mi spaventa. Mi volto indietro, Dylan ha l'espressione contratta in una smorfia di dolore e si vede che si sta sforzando molto per non perdere quota, fortunatamente non siamo lontani dalla villa. Tra le sue braccia Nate sembra un ragazzino e sembrerebbe stare bene se non fosse per il colorito grigiastro e l'enorme squarcio sull'addome tenuto chiuso dai punti di sutura. Se mi concentro riesco quasi a sentirli su di me, l'unica cosa che lo mantiene vivo ora, che impedisce alla sua anima di lasciare il corpo, stanca di tanto dolore, ma richiamata da un filo invisibile si volterebbe indietro un'ultima volta e vedrebbe me e so che si fermerebbe per tornare a confortarmi perché potremmo allontanarci, non sentirci, persino dimenticarci... ma sappiamo entrambi che qualcosa ci legherà sempre.

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