Dylan

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P.o.v. Eris

Domenica. Sono le quattro del mattino ed io non ho più sonno. Mi annoio molto così decido di fare uno degli allenamenti per potenziare i cinque sensi. Metto la mia solita divisa di allenamento e mi faccio una coda alta. Esco dalla finestra e comincio a correre alla massima velocità addentrandomi sempre di più nel folto del bosco. Rallento un po' e chiudo gli occhi concentrandomi solo sull'udito e sull'olfatto. Quando ho raggiunto un buon livello di concentrazione riprendo la mia velocità normale. Salto massi e torrenti, schivo alberi e continuo a correre senza mai fermarmi. Sono ancora concentrata sugli odori e sui rumori che mi circondano quando sento dei passi molto veloci non molto lontani da me. Inspiro profondamente: angelo. Apro gli occhi di colpo. Silenziosa come un'ombra salgo su un pino e saltando di albero in albero senza fare il minimo rumore raggiungo l'intruso. È un ragazzo di qualche anno più grande di me. Sta correndo. Lo osservo attentamente e noto che porta con sé parecchie armi ben nascoste sotto al giubbotto. In meno di un secondo gli salto addosso e lui cade rovinosamente a terra, io mi posiziono sopra di lui e gli blocco braccia e gambe. -Come ti chiami?- gli chiedo fredda lui ridacchia divertito -Qui non si usa salutare?- mi domanda ironico -Dimmi il tuo nome e perché sei qui o ti uccido adesso- gli rispondo tagliente. Lui con una mossa rapida inverte le posizioni e mi fa un sorriso sghembo, io in risposta gli tiro un calcio sullo stomaco usando la forza da demone che lo fa volare per qualche metro. Atterra in piedi e mi guarda attentamente -Occhi neri, capelli rossi, brava nel combattimento... mh... sei Eris Black giusto?- mi domanda retorico senza levarsi quel sorrisino dalla faccia. -Sì, sono io. Ora rispondi alle mie domande- gli dico con lo stesso tono freddo di prima. -Io sono Dylan Hunt e sono venuto qui per conoscere te e Steve. Siete delle leggende e per me è un onore fare la tua conoscenza- mi informa finalmente -Di quale lega sei?- continuo io impassibile -BlackDragons- mi risponde lui. La Lega di Steve. Non so ancora se posso fidarmi di lui perciò starò attenta. -Quanti anni hai?- gli chiedo continuando il mio interrogatorio -Diciassette- risponde tranquillo -Cosa ci facevi qui? Se volevi incontrarci stai andando dalla parte opposta- gli domando con un impercettibile nota di curiosità nella voce -Nulla. Mi allenavo nella resistenza- mi spiega. Annuisco. -Ti porto da Steve. Andiamo.- gli annuncio sbrigativa. Lui annuisce. -Possiamo andarci volando?- mi chiede smettendo finalmente di sorridermi -Okay- gli rispondo neutra spiccando il volo, lui fa lo stesso aprendo due grandi ali bianche. Semplicemente bellissime. Non avevo mai visto le ali di un angelo. Le guardo affascinata e lui ridacchia -Non avevi mai visto un paio di ali bianche bambola?- mi chiede strafottente -No. Da queste parti non ci sono molti angeli e quelli che ci sono non volano mai per paura di essere visti dagli umani... e non chiamarmi così- rispondo sincera... anche se infondo non mi dispiace più di tanto che mi chiami così, mentre con un gesto della mano faccio scendere la nebbia sotto di noi in modo tale che nessuno ci veda. Questa volta è lui a guardarmi meravigliato. Senza dire nulla mi avvio velocemente verso casa mia e poco dopo arrivo. Aspetto che Dylan mi raggiunga e dopo cinque minuti buoni arriva. Io lo guardo alzando entrambe le sopracciglia -Sei lento- commento sorridendo divertita -No, sei tu che sei una scheggia, è diverso- ribatte lui. Io roteo gli occhi divertita e lo porto in casa. Lui si guarda attorno curioso. Poco dopo arrivo alla stanza di Steve e busso. -Entra pure principessa- mi risponde lui da dentro la stanza. Subito apro la porta -Ciao Steve. Lui è Dylan, l'ho trovato nel bosco mentre mi allenavo. Dice di venire dalla tua Lega. A quanto pare è venuto per conoscerci- gli spiego brevemente. Steve si alza e lo esamina attentamente -Per quanto rimarrai? Se sei qui vuol dire che hai una missione- gli domanda infine Steve -Starò qui a tempo indeterminato e, a dire il vero, non ho una missione. Sono qui per allenarmi e diventare più forte. Speravo di potermi allenare con te bambola- spiega continuando a sorridermi. Ma perché se lo dice lui quel soprannome mi piace?! Che mi sta succedendo?? -Per me va bene- acconsente Steve io mi limito ad annuire. -Vieni biondino. Fammi vedere cosa sai fare- gli dico con tono provocante mentre mi dirigo con passo spedito al terzo piano. Lui mi segue zitto. Sento il suo sguardo su di me e la cosa preoccupante è che non mi dà fastidio...
Quando arriviamo lui rimane impressionato dalle dimensioni della sala degli allenamenti. Io comincio a fare un po' di stretching e lui inaspettatamente si leva la felpa restando in canottiera. È alto e ha un fisico muscoloso e snello se poi aggiungiamo quello sguardo perennemente di sfida possiamo benissimo concludere che il sex appeal di certo non gli manca. Lui mi raggiunge e mi imita. Quando abbiamo finito lo guardo in segno di sfida e lui sorride. Attacca per primo. Mi corre incontro a zig zag, fa finta di colpirmi con un calcio sulla gamba ma io capisco le sue intenzioni e fermo con la mano il pugno che mi stava per tirare. Sorrido e di colpo gli giro il polso, velocemente mi posiziono davanti a lui e spostando il peso in avanti lo faccio cadere a terra di schiena. Gli blocco i polsi accanto al corpo impedendogli di muoversi. -Sei bravo... ma non abbastanza- commento io ridacchiando divertita dalla situazione: lui grande e grosso steso a terra da una ragazza più piccola sia di età che di statura. -Lo trovi divertente eh?- mi chiede divertito guardandomi negli occhi. Solo adesso noto i suoi occhi blu elettrico. Sembrano due pezzi di cielo notturno illuminato dai fulmini. Gli mollo i polsi e lui si mette seduto. Continuo a guardarlo negli occhi senza distogliere lo sguardo incantata e lui fa lo stesso. -Hai degli occhi bellissimi bambola...- sussurra lui con voce roca. Io non rispondo, mi limito a sorridergli sincera. Non mi sono resa conto della poca distanza che separa i nostri corpi finché non mi sono ritrovata le sue labbra sulle mie. La cosa orribile? Ho ricambiato il bacio. Lui mi sorride compiaciuto. Io mi sento malissimo. Come se avessi appena tradito Nate. Gli rivolgo uno sguardo di puro odio -Perché l'hai fatto?!- esclamo arrabbiata -Perché mi andava... e poi non mi sembra che a te sia dispiaciuto- mi risponde sicuro di sé. Mi prende il volto tra le mani e quando sta per far incontrare nuovamente le nostre labbra gli afferro i polsi e le mie mani diventano incandescenti. -Non provarci mai più io ho già un ragazzo e non lo tradirò di certo con uno come te.- lo avverto con tono duro, lui fa una leggera smorfia di dolore. -Capito bambola- mi risponde facendomi l'occhiolino. Il suo comportamento mi fa solo irritare di più ma gli mollo i polsi, mi alzo in piedi vado verso un sacco da box e comincio a colpirlo ripetutamente finché con un rumore sordo cade a terra. Ho tutte le nocche delle mani insanguinate ma non mi interessa. Devo sfogarmi. Sto andando verso un altro sacco da box quando Dylan (che fino ad ora era stato fermo a fissarmi) mi si avvicina e mi mette la mani sulle spalle. Io lo guardo in cagnesco e lui capendo al volo leva subito le mani. -Senti... scusa... non so perché l'ho fatto... mi dispiace... non avrei dovuto...- si scusa abbassando lo sguardo. Io lo guardo scioccata. Lui si è scusato?!?! Non lo avrei mai creduto possibile considerando che è l'esempio vivente dell'orgoglio maschile. A quanto pare mi sono sbagliata su di lui. Quella che porta è solo una maschera. Non è veramente così. Questo ragazzo mi incuriosisce molto. -Scuse accettate- gli rispondo cercando di superarlo ma lui mi ferma nuovamente. -Ora lascia stare quei poveri sacchi da box e andiamo a mangiare che è ora di pranzo e io sto morendo di fame- io guardo prima lui poi l'orologio e poi di nuovo lui per poi annuire e portarlo in cucina.

Passo l'intera giornata con lui. Ci siamo allenati insieme facendo qualche pausa di tanto in tanto. Abbiamo parlato e ho scoperto molte cose su di lui e nuove sfumature del suo carattere che prima ignoravo. Credo di potermi fidare di lui. E da quello che sono riuscita a dedurre dalle sue parole è che è un ragazzo che fino ad ora è sempre stato troppo solo e che ha un disperato bisogno di affetto, di qualcuno che gli stia accanto, che lo ami e lo comprenda. E quella persona voglio essere io. Voglio aiutarlo a tirare fuori il meglio che c'è in lui. Voglio che sappia che di me si può fidare, che io non lo abbandonerò. Dal primo momento in cui l'ho visto qualcosa in me è scattato, come se il mio corpo già sapesse che abbiamo bisogno l'uno dell'altra. È molto difficile trovare persone come lui ed è per questo che non lo lascerò andare tanto facilmente.

Death's daughter is my mate Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora