La morte

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P.o.v. Eris

Appena torno a casa da scuola vado subito a mangiare qualcosa per evitare di svenire di nuovo. Poi raggiungo Steve al piano di sopra e cominciamo l'allenamento. Come sempre alle otto finiamo e io vado a farmi una doccia rilassante. Oggi fortunatamente non ci hanno dato compiti. Ad un certo punto sento bussare alla porta e subito dopo entra l'ultima persona che avrei immaginato: mia madre. –Andiamo.- mi ordina con un tono freddo che non ammette repliche io annuisco e assieme usciamo di casa. Come sempre lei è vestita con un lungo abito nero, che in questo caso è corto danti e ha un leggero strascico dietro, senza spalline per permettere alle sue ali nere, uguali alle mie, di uscire senza dover ogni volta lacerare i vestiti. Mia madre non mi ha mai rivolto una parola dolce o una carezza... nulla, è sempre stata fredda e scostante, so anche che mi odia perché io sarò il motivo della sua morte e che è la stessa Morte che le ha sempre impedito di mettere fine alla mia vita per preservare la sua. Non so quanti anni abbia ma sono sicuramente molti, ormai in quel corpo non è rimasto quasi nulla della donna che mio padre aveva conosciuto, che aveva amato e che aveva poi deciso di sposare, col tempo lo spirito di Morte, se non si ha un controllo sufficiente, consuma a poco a poco l'anima nel corpo del tramite arrivando ad avere quasi il completo controllo di esso. Mia madre spalanca le ali e spicca il volo, subito seguita da me, e si dirige in città e atterra in un vicolo buio. Ormai è notte e non ci sono molte persone per le strade quindi possiamo agire indisturbate. Mia madre si avvicina ad un uomo, chiaramente svenuto a causa dell'assunzione di droghe e di alcol, e i suoi occhi si tingono di un nero così scuro e profondo da avere riflessi bluastri mentre gli appoggia la mano destra sul cuore e quella sinistra sulla fronte. In quell'istante l'ombra di quell'uomo si stacca dal corpo. Guardo meglio e mi accorgo che non è la sua ombra ma bensì la sua anima che però è così scura che l'avevo confusa. Mi avvicino per osservare meglio ma subito faccio un balzo all'indietro trattenendo a stento un urlo quando la luce della luna illumina il volto di mia madre che è quasi completamente scarnificato, in vari punti le ossa del teschio sono esposte, i muscoli sono laceri e sanguinolenti ma gli occhi... gli occhi sono due grossi buchi senza fondo, colmi di un'oscurità che sembra non avere fine e poter inghiottire qualsiasi cosa. È Uno spettacolo agghiacciante. –Inferno.- pronuncia con voce raschiante Morte ed in quel momento quell'anima comincia a strapparsi e a ricomporsi urlando finché del fuoco dalle sfumature blu non la brucia completamente e di essa non riamane più nulla. Io non posso far altro che osservare sconvolta in silenzio. Quando mia madre si volta verso di me non so se vomitare oppure urlare fino a perdere la voce, ma lei non mi lascia il tempo di fare niente dirigendosi verso una sagoma distesa a terra che riconosco poi essere una donna che respira a fatica e si sta premendo le mani sull'addome dove una grande macchia di sangue si sta allargando sul suo vestito bianco. Devono averla pugnalata per derubarla. Mia madre si inginocchia accanto a lei e ripete il procedimento di prima solo che questa volta l'anima che esce dal corpo brilla di una leggera luce azzurrina e in quel momento gli angoli della bocca di mia madre si sollevano verso l'alto e forse vederla sorridere ad un estranea è stato più inquietante e doloroso di scorgere il vero volto di Morte. –Paradiso- annuncia Morte e subito l'anima di quella donna esplode senza un lamento in mille lucciole azzurrine che si salgono verso il cielo. –Per oggi hai visto abbastanza: puoi andare.- mi congeda tornando ad assumere il suo tono inespressivo ed io, senza farmelo ripetere due volte spicco il volto lasciandomi avvolgere dalle tenebre. Tornando a casa mi ritrovo a pensare a Natan: chissà dove sarà in questo momento... martedì l'ho trattato proprio male... molto spesso il mio istinto prende il sopravvento e spesso mi porta a compiere azioni di cui poi mi pento... lui voleva solo essere gentile e io l'ho minacciato di morte... bene, domani lo andrò a ringraziare... e mi scuserò per la mia reazione un tantino... avventata. Poi di colpo mi ritrovo ad immaginare la mia anima, chissà quanto è oscura in confronto a quella limpida e luminosa di Natan, dicono che la nostra anima si può scorgere attraverso i nostri occhi... e, beh, mi sembra chiaro quale dei due andrà all'Inferno. E a questo punto è inutile negare ciò che da giorni mi sforzo di non pensare: lui mi piace, davvero tanto e in un modo che quasi mi spaventa perché non credevo che si potesse provare delle emozioni così forti per qualcuno di cui, tra l'altro, conosco solamente il nome. Se penso a lui subito il desiderio di sentire, almeno per una volta, le sue labbra sulle mie è così forte e travolgente che mi riesce difficile anche respirare. Desidero quel contatto con tutta me stessa, sento che ogni volta che mi rivolgerà un sorriso o una parola sarà come fare un altro passo verso la follia, perché sì, sento che impazzirei se lui smettesse di posare il suo sguardo su di me e non mi vergogna affatto desiderarlo, tanto per la mia anima perduta non ci sarà redenzione. Guardo in basso e mi accorgo di essere proprio sopra alla mia casa. Ero così persa nei miei pensieri che non mi sono nemmeno accorta di essere arrivata a destinazione. Atterro, richiudo le ali e vado in camera mia. Indosso il pigiama, mi infilo sotto alle coperte e dopo poco cado in un sonno profondo.

Death's daughter is my mate Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora