L'uno novembre

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P.o.v. Natan

Sono le dieci in punto, vorrei dire che non sono nervoso, che mi sento forte e invincibile, ma in verità sono terrorizzato: vorrei soltanto scappare a gambe levate e lasciarmi tutto alle spalle, ma non posso permettermelo, sono io che ho deciso di intraprendere questa missione e non posso abbandonare il mio branco e la mia favolosa compagna. In questi ultimi giorni ho provato a convincere me stesso sul fatto che sarebbe andato tutto bene, che quella che abbiamo avuto non è un'idea così disastrosa e ci ero anche riuscito, ma ora... ora non ne sono più così sicuro. Tento di fermare senza risultato le gambe che mi stanno tremando incontrollatamente e stringo la pistola che mi ha dato Eris sperando che mi infonda coraggio, ma gli unici risultati che ottengo sono il pensiero che forse dovrò uccidere una persona e qualche conato di vomito da trattenere. "Se ti insegue mira alle gambe... e attento al rinculo" si era raccomandata per poi baciarmi prima di lasciarmi solo. Facile a dirsi... e poi che cosa sarebbe il rinculo?! Faccio qualche passo in avanti poi mi volto per controllare che non ci sia nessuno. Rabbrividisco: ho bisogno assolutamente di parlare con qualcuno di qualsiasi cosa per ignorare l'ansia e la paura e anche di una giacca più pesante per proteggermi dal freddo, ma purtroppo tutti i miei amici non sono al momento raggiungibili. Dylan è chissà dove a sorvolare la zona vicino alla villa, mentre io e Kate abbiamo il compito di sorvegliare costantemente il suo perimetro, quindi abbiamo deciso di posizionarci ai lati opposti e continuare a camminare in senso opposto. Louis, che all'inizio voleva stare con me, visto che le previsioni del tempo annunciavano chiaramente "forte vento" (e per una volta ci hanno azzeccato) e perciò correva il rischio di perdere parti del corpo, si è dovuto accontentare di controllare le finestre (ovviamente chiuse) insieme a Johan. Eris, invece, è nella postazione "porta della camera del re": è pressoché la retroguardia, il nostro asso nella manica, l'ultima frontiera. Mi rigiro e continuo a camminare stringendomi dentro il cappotto nel tentativo di proteggermi dal vento. Improvvisamente sento un rumore e girandomi nella direzione da cui viene noto qualcosa che si muove tra i cespugli e le aiuole. Il panico mi assale. Ok... devo stare calmo... ho una pistola... e se non funzionasse ho sempre i denti e gli artigli. Punto l'arma contro i cespugli con le braccia seguendo i movimenti delle foglie che indicano la posizione del mio nemico. Sento di avere dimenticato qualcosa... ah sì! Devo prima caricare e togliere la sicura. Avvicino la pistola al petto e provo a eseguire il più velocemente possibile il procedimento.
Le mani mi tremano.
La pistola cade a terra con il caricatore aperto e i proiettili si spargono sul terreno.
Merda, che imbranato!
Mi accuccio sulle ginocchia e mi affretto a raccoglierli lanciando di tanto in tanto qualche occhiata furtiva ai cespugli. Sto ancora rimediando al disastro fatto quando qualcosa mi salta addosso. Per un attimo credo che il mio cuore abbia smesso di battere, ma poi mi accorgo che è solo il lupo guardiano di Eris e mi tranquillizzo... in parte...
-Ehi, allora sei stato tu- gli dico mentre inizio a grattargli le orecchie -Mi hai spaventato-
"Mi dispiace: non era mia intenzione farti paura, ma sembri davvero un  pericolo pubblico con quella pistola in mano" si scusa spostandosi da sopra il mio corpo. 
-Non ti preoccupare- lo rassicuro io con una leggera stizza nel tono di voce causata dallo stress finendo di raccogliere i proiettili e rimettendoli nel caricatore: in fondo è stato lui a saltarmi addosso no?
-Come ti chiami?- gli chiedo in un lungo sospiro una volta finito il lavoro e riprendendo a camminare lungo il perimetro del giardino della villa.
"Sef" risponde lui. La sua voce suona quasi priva di emozione nella mia testa. Credo di aver appena trovato qualcuno con cui parlare... credo...
"Hai l'aria tesa licantropo. Hai paura?" mi chiede notando lo sguardo sollevato che gli ho appena rivolto.
-No!- rispondo con troppa fretta evitando di incrociare il suo sguardo -Ho solo bisogno di parlare con qualcuno-
I suoi occhi e le sue dimensioni, troppo grandi per un licantropo normale, mi mettono in soggezione, sembra un dio pronto a giudicare ogni mia parola e questo non mi piace, per niente, è come mettere sotto il rubinetto aperto un bicchiere già pieno d'acqua: sta fuoriuscendo ansia da tutto il mio corpo.
"È così che sono le battaglie, siamo tutti dei soldati, molti senza armi e senza gloria, ma combattiamo per superare ogni ostacolo che ci pone la vita. Questa è solo una delle tante battaglie che ti attendono Natan Hill, avere paura è normale ma devi mettere i sentimenti da parte per poter affrontare il nemico. Saresti già un'anima tra le mani della Regina se quello tra i cespugli non fossi stato io ma il killer"
Accelero il passo: non ho bisogno di frasi piene di significato, ma che ti fanno sentire come se fossi appena stato investito da un tir o ti fossi appena buttato dalle cascate del Niagara, ovvero uno schifo.
Mi correggo: non credo di aver trovato qualcuno con cui parlare. Sef mi raggiunge e inaspettatamente mi butta a terra e comincia a leccarmi la faccia. Nonostante la situazione scoppio a ridere.
-Ehi... ehi... smettila... -
Sef si scosta "Bene, perché non lo farò una seconda volta"
Il lupo si incammina costeggiando il muro e dopo qualche passo si gira a guardarmi "Su, forza, devi adempiere al tuo dovere".
Io mi affretto a seguirlo mentre con la manica mi pulisco la faccia. Dopo qualche metro sento dei rumori provenire dall'altra parte del muretto e improvvisamente sento il cuore che mi si sta arrampicando in gola. Mi mordo il labbro inferiore e dopo aver messo la pistola dentro ai pantaloni mi arrampico sul muretto e scruto attentamente l'ambiente circostante sperando di non notare niente di pericoloso o fuori posto. Falso allarme. Scendo con un balzo dal muretto, riprendo la pistola in mano e rincomincio a camminare.
"Non essere teso Hill" mi ammonisce il lupo guardiano sforzandosi di assumere un tono amichevole "Se sei teso peggiorerai solo la situazione, segui il tuo istinto, fidati delle tue percezioni e non sbaglierai".
Sospiro, non è molto rassicurante: forse intende l'istinto che non ho e le mie percezioni arrugginite? O forse la mia pessima autostima... oppure...
Notando il mio disagio Sef prova a rimediare "Devi credere di più nelle tue capacità licantropo o un giorno finirai per autodistruggerti".
Ora non so se mi stia prendendo in giro, se stia realmente tentando di aiutarmi o se ci stia provando solo perché sono il ragazzo di Eris, ma fatto sta che qualsiasi cosa dica mi fa solo sentire peggio, il che non aiuta per niente. Non sapendo cosa dire mi limito al linguaggio monosillabico "Mm" e inizio a giochicchiare nervosamente con la pistola sperando di non spararmi su un piede per sbaglio.
"Ok, ok, vuoi raccontarmi qualcosa per allontanare lo stress?" mi propone in tono gentile e sembra che voglia veramente ascoltare le news della "Vita di Natan, un licantropo che dovrebbe imparare a farsi i fatti suoi", ma sono quasi sicuro che in questo momento una vocina dentro di lui stia urlando "Noooooo! Che cosa ho fatto?! Perché a me?!".
Annuisco e inizio a raccontare la prima cosa che mi viene in mente.
-Sai, nel mio branco c'è una licantropa...-
"E sarebbe grave se non ci fosse: io considero i branchi misti un abominio, uno scherzo della..."
Sef notando l'occhiataccia che gli ho appena lanciato decide di dimostrare tutta la sua saggezza non continuando la frase.
-Comunque...- riprendo il filo del discorso -Questa licantropa si chiama Kate e c'erano due ragazzi a cui piaceva-
"Sono stati degli sciocchi: uno dei due avrebbe dovuto sapere fin dall'inizio di non avere possibilità. L'imprinting è un'emozione unica che non può essere condivisa, l'imprinting è la forma di amore più puro: se non c'è per un licantropo non è vero amore"
-Non è così semplice Sef: l'amore non è bianco o nero e non gioca neanche sulle sfumature di grigio. L'amore è rosso, qualsiasi rosso esista, ed è il sentimento più complicato che possa esistere... però ora non voglio cimentarmi in discorsi filosofici perché "A" non li so fare, "B" sono troppo nervoso-
"Non stavi andando male Hill, devo ammettere che ti ho sottovalutato: discorrere del tempo con te non è poi così male; continua pure il tuo racconto, cosa hanno fatto i due pretendenti? Si sono sfidati in un duello mortale per conquistare la sua mano?"
Sarebbe potuta essere anche una battuta divertente se non l'avesse detta con estrema serietà: non credo stia scherzando.
-Ehm no... semplicemente Kate ha scelto chi amava...-
"Ah, sì, giusto, voi mortali fate così, prosegui"
-Perché come funziona.... ah, non lo voglio sapere. In poche parole il ragazzo che è stato friendzonato, lo so che è brutto da dire visto che si tratta di un amico, mi ha affidato il compito di dare da parte sua a Kate l'unico oggetto importante che aveva: una collana d'oro-
"E l'hai venduta per ricavarne profitto personale?"
-No! Certo che no!-
"Sei un ragazzo onesto Natan, continua su questa strada"
Non so per quale motivo, ma arrossisco mentre il mio cervello si chiede se questa mia caratteristica sia davvero positiva. Mi guardo attorno vigile prima di proseguire a raccontare.
-Quando gliel'ho data è stata felicissima, questa gioia non si è manifestata né in lei né negli altri quando gli ho informati che Jack è partito per l'Egitto, però credo che abbiano capito il suo bisogno di cambiare aria... spero di rivederlo un giorno...-
"Non ti preoccupare Natan Hill, le persone a cui si vuole bene si rincontrano sempre in un modo o nell'altro, in questa o nell'altra vita. Ci sono cose che sono destinate a inseguirsi per sempre come il giorno e la notte, altre a ricongiungersi per poi subito separarsi come le lancette di un orologio, altre ancora una volta ritrovate si tengono strette per non perderle più, anche se a volte la nostra presa non basta e sono destinate a scivolare via come acqua senza che noi possiamo fare niente per riprenderle. L'amore e l'amicizia fanno parte di quest'ultima categoria, fragili come cristalli, ma allo stesso tempo forti come rocce e..."
-Esistono i bicchieri- lo interrompo io sperando di porre fine a quel discorso. Non giudicatemi, sono sempre ben disposto ad accogliere nel mio cervello perle di saggezza, ma non ora, non in questo momento, sono troppo in ansia.
"Voi mortali e il vostro umorismo" sbotta Sef leggermente irritato "Comunque, il pretendente vincitore come l'ha presa quando ha capito che la sua ragazza indossava una collana regalatale dal suo rivale?"
Ridacchio al ricordo di Dylan che mi guardava come per dire "Ma come hai potuto?!", senza però poter fare niente visto che con noi c'era Kate. Credo che dovrò assoldare un bodyguard per la mia sicurezza personale.
-Sono ancora vivo- decido di sintetizzare.
"Oh, capisco, voi mortali siete bizzarri, sono lieto che tu mi abbia raccontato questo episodio di vita quotidiana"
Sto per ribattere quando sento un urlo che però viene immediatamente soffocato da qualcosa o da qualcuno in modo da non svegliare chi dorme ed essere sentito il meno possibile. Il mio sguardo si alza immediatamente sul muro della villa e il mio primo pensiero si rivolge ad Eris. No... lei non urlerebbe mai... Johan! Il killer è entrato, ha superato il perimetro senza che ce ne accorgessimo, devo sbrigarmi.
1:00 il killer ha fatto il suo ingresso nella villa.
Sono pronto per scattare verso l'entrata ma Sef mi si para davanti e sono costretto a resistere all'impulso di tirargli un calcio: picchiare una sorta di dio sarebbe decisamente poco produttivo.
"Un'ultima cosa Natan Hill"
-Ma ti sembra questo il momento?!- sbraito mostrando i miei veri occhi.
Il lupo ignora il mio comportamento e prosegue "Secondo te sono le grandi cose a determinare le piccole cose o le piccole cose a determinare le grandi cose?"
-Ma che ne so io! Ora levati prima che qualcuno venga ammazzato!-
Sef assume un'aria sconsolata quasi affranta e poi corre via sparendo nell'ombra della notte.
Faccio tornare i miei occhi normali e mi fiondo verso il portone principale della villa. È chiuso: il killer deve essere passato da una finestra.
Prendo le chiavi che mi ha dato Eris e che spero di poter tenere alla fine di tutta questa storia e cerco il più velocemente possibile quella giusta, o almeno ci provo: le mani mi tremano, continuo a infilare e togliere chiavi dalla serratura provando decine e decine di volte le stesse perché non riesco a creare due gruppi separati nel mazzo. Improvvisamente arriva Kate trasformata che senza pensarci due volte sfonda la porta.
-Hai sentito?- le chiedo con il respiro affannato.
-Certo che ho sentito! Se no avrei perso tempo come te a cercare una stupida chiave!- mi rimprovera lei una volta tornata umana per poi prendermi la mano e trascinarmi verso la porta della camera del re. Notando la collana con lo scarabeo attorno al suo collo non posso fare a meno di sorridere anche se per pochi secondi.
Quando arriviamo troviamo Louis e Johan che stanno litigando a bassa voce: non ci sono né Eris né il killer.
-Entra tu- sta dicendo Louis.
-No tu- ribatte Johan.
-Se si è svegliato non voglio finire arrostito: sono uno zombie, fuoco è male-
-Non tirare fuori questi discorsi: il fuoco è male per tutti!-
Simulo un attacco di tosse. Johan si volta verso di me e Kate, mentre Louis mi punta la torcia negli occhi (non essendo né un licantropo né un demone né un vampiro, ovvero una creatura della notte, non vede al buio) costringendomi a distogliere lo sguardo.
-Dov'è Eris?- chiede Kate.
-Ha inseguito il killer che è scappato non appena ha capito che contro di lei non poteva farcela- spiega Johan.
Impallidisco di colpo: Eris è fantastica questo è vero ed è praticamente una dea della guerra scesa in terra quindi non ho bisogno di temere per la sua vita, ma per quella del killer... quello è tutto un altro paio di maniche: la figlia della morte spesso perde il controllo e ho paura che possa esagerare.
Nessuno merita di morire.
-E perché non siete andati con lei?- domando. Questa volta è Louis a rispondere -Perché ci ha ordinato chiaramente minacciandoci di squartarci vivi di non seguirla, che è ciò che abbiamo fatto, e di controllare se suo padre si è svegliato, su questo ci stiamo lavorando-
Kate si sbatte una mano sulla fronte -Non credete che se fosse sveglio si sarebbe già alzato per vedere cosa è successo? Idioti...-
-Ragazzi devo assolutamente raggiungere Eris: in che direzione è andata?- chiedo mentre le gambe fremono per la fretta di andare ad aiutarla, di andare a fare la mia parte che fino ad ora non mi è riuscita molto bene.
-Eris l'ha costretto a ripiegare fino in camera sua, poi però il killer è fuggito dalla finestra rompendo il vetro... ora potrebbero essere ovunque: servirebbe un supporto aereo. Dylan è arrivato?- domanda Johan.
-No, di sicuro sarà andato a mangiare briciole di pane lanciate da un vecchietto in qualche parco- rispondo secco provocando le risate di Kate che è costretta a tapparsi una mano con la bocca per non fare troppo rumore.
-A dire il vero preferisco le ali di pollo- ribatte una voce alle nostre spalle.
Kate si gira di scatto sorridendo raggiante.
-Dylan!- esclama sotto voce gettandogli le braccia intorno al collo per poi baciarlo.
-È arrivato il Coso- borbotto io con poco entusiasmo: anche se ora sta con Kate rimane sempre un possibile rivale.
-Non è il momento di pomiciare!- nota Johan per poi lasciare la parola a Louis che riassume brevemente l'accaduto.
-Allora ho fatto bene a raggiungervi visto che non notavo niente di sospetto- dice l'angelo sistemandosi la giacca di pelle -Dobbiamo subito raggiungere Eris (ma noooooo), volando faremo più in fretta, ma posso portare solo una persona-
-Vengo io- mi offro subito -Louis tu rimani qui in caso il killer riuscisse a tornare per finire il lavoro, Kate Johan voi cercatela via terra-.

Death's daughter is my mate Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora