Steve è un co... beh avete capito

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P.o.v. Natan

La mattina presto percepisco qualcuno che si stende vicino a me.
Eris.
Il suo odore inonda la mia mente scacciando dai miei pensieri ogni ansia, ogni preoccupazione.
Sentire il suo corpo vicino al mio è una sensazione fantastica: vorrei rimanere così per sempre.
La amo, non potete neanche immaginare quanto la amo.
Sorrido.
Lei mi prende il volto tra le mani.
Il mio cuore comincia a battere all'impazzata.
Mi bacia.
Mugolo in approvazione sperando di ottenere altri baci e la mia tattica funziona piuttosto bene.
Apro gli occhi lentamente in modo da farli abituare alla luce che inonda la stanza. Appena la vedo sorrido e sbavo: è stupenda come al solito.
I suoi cappelli color del fuoco, i suoi occhi neri come lo spazio, il suo corpo atletico, amo ogni singola molecola di lei. Mi asciugo la bocca con la manica del pigiama.
-Ben svegliato lupetto-
Quel soprannome... anche quello lo amo, per il fatto che me l'ha dato lei, me l'ha dato Eris.
La bacio e sto per ricadere nelle braccia di Morfeo.
Chiudo gli occhi, li riapro per qualche secondo, poi li richiudo.
-Ora ti alzi o finisce male- mi minaccia.
Mugolo: non ho voglia di svegliarmi.
-Vuoi che ti insegni a difenderti sì o no?-
Il mio cervello miracolosamente riesce a percepire le parole "insegni" e "difenderti".
Ha accettato!
È fantastico!
Mi metto seduto di scatto: non aspettavo altro... dopo i suoi baci ovvio.
-Sì, certo, ovvio, sì-
Eris scoppia a ridere alzandosi.
-Allora andiamo. Oggi niente scuola- mi avverte con tono autoritario.
Sorrido.
-Agli ordini capo-
Lei ridacchia.
-Vestiti che poi andiamo nel bosco-
Solo in quel momento mi accorgo che indossa solo dei pantaloncini corti attillati neri e un top (sempre nero).
Non riesco a staccarle gli occhi di dosso... è così sexy...
Già sono una frana nel combattimento, se poi la ragazza che amo mi allena vestita in questo modo non so cosa riuscirò a combinare... il che va benissimo lo stesso, è perfetto.
Arrossisco e comincio a sbavare.
Inizio a credere di essere più lupo che umano.
-Ehm... uhm... vado...- dico prendendo gli indumenti dall'armadio e dirigendomi verso il bagno.
Eris ridacchia e mi aspetta in camera.
Decido di indossare una canottiera simile a quella che usano i giocatori di basket e dei pantaloncini corti.
-Va bene così?- chiedo quando rientro in camera.
Eris si morde il labbro inferiore e in meno di un secondo mi è davanti e mi bacia.
Dalla sua reazione deduco che la risposta sia sì: sono felice di aver azzeccato qualcosa e di essere partito bene.
-Sei perfetto- mi conferma sussurrando.
È bellissimo sentirlo dire da lei: è musica per le mie orecchie, musica per il mio cuore, musica per la mia anima.
-Uhm... ehm... grazie- balbetto arrossendo.
Perché ogni volta che mi fa un complimento devo diventare un pomodoro? Perché?
Credo che sia perché la amo... e ogni volta che mi dice qualcosa di bello non riesco a trattenere la gioia, la felicità, l'emozione perché sono troppo grandi per essere contenute.
-Ehm... anche tu- aggiungo.
Lei mi bacia per poi lanciarsi dalla finestra atterrando in piedi.
Una nuvola compare "solidificata" davanti alla finestra.
L'ha creata Eris.
È così carina quando si preoccupa.
L'ho già detto?
Beh se sì lo ribadisco ancora: è carina quando si preoccupa... a dire il vero... è sempre carina... stupenda... fantastica... unica.
Sorrido ed esco saltando giù dalla finestra: lei è così atletica e coraggiosa, non posso essere da meno.
-Mi sono ripreso... circa- le spiego regalandole un altro sorriso.
-Mh... non si sa mai- commenta lei.
Credo che se mi fossi fatto male mi avrebbe ucciso... o peggio: niente più baci per un anno!
Comincia a correre verso la foresta.
Io provo a seguirla, ma è veramente un razzo e non riesco a starle dietro.
Lei lo nota e rallenta.
Faccio un respiro profondo e penso "se la supero Eris mi abbraccia e mi bacia".
Scatto con carica improvvisa: cosa non si fa per amore.
Quando la raggiungo le faccio la linguaccia.
Lei sorride e torna alla sua velocità normale ovvero shuttle umano.
Giungiamo in una radura.
Cavolo non sapevo che questo bosco avesse così tante radure!
Eris va verso un albero.
Non sembra molto sicura di quello che sta facendo... come se qualcosa la bloccasse... forse sono quei ricordi di cui mi ha accennato... vorrei che li condividesse con me, ma non voglio forzarla.
Si gira verso di me.
Ha in mano dei... pugnali?! Io credevo che si partisse dal livello principianti! Utilizzando... che ne so... qualcosa che non possa nuocere in modo permanente alla mia salute?
Oh merda sento già che farò schifo.
Lo sguardo della figlia della morte è freddo e inespressivo come quello di un assassino.
Spero che stia bene... non mi ha mai guardato in modo così... distante... come se lei fosse in un universo parallelo, un universo superiore.
Quella semplice occhiata è come una pugnalata al cuore... fa male... mi fa sentire un rifiuto umano...
Allontano il pensiero che sia un segnale di odio o disinteressamento: lei deve insegnarmi e per farlo deve usare un po' di freddezza.
-Io lancerò i pugnali e tu dovrai schivarli. Spera di riuscirci. Cominciamo- mi spiega con tono inespressivo.
-Ehm... non potremmo partire con qualcosa di... come dire... meno leta- comincio, ma lei mi interrompe subito -No.-
Mi lancia contro un pugnale che mi si conficca sulla gamba destra.
Faccio una smorfia di dolore.
Ma perché l'ha fatto?!
Io non ero pronto!
Questo è solo un allenamento... un modo utile per passare del tempo insieme... perché mi tratta così?!
Mi abbasso per toglierlo.
Un altro pugnale mi si conficca sul braccio sinistro.
Altra smorfia di dolore.
Ma cosa le prende?!
Non la riconosco più!
Ok, è un allenamento: sapevo che mi sarei e sarei stato ferito.
Ma non in questo modo!
Non con questa freddezza!
Non con questo distacco!
-Ehi... aspetta un attimo...- dico mentre con un colpo secco estraggo il coltello dalla gamba.
-In combattimento nessuno aspetta nessuno-
Ha ragione... ma questo non è un vero combattimento! Sono solo alle prime armi! Non voglio diventare un assassino!
Mi scaglia contro un altro pugnale.
Per evitarlo mi butto a terra lateralmente.
Atterro sul braccio destro.
L'impugnatura del pugnale colpisce il terreno.
L'arma mi trapassa la carne e si conficca più in profondità.
Merda...
Guaisco dal dolore.
In quel momento Eris sembra ritornare in sé: per fortuna, per un attimo ho temuto che potesse uccidermi.
Mi si avvicina con aria preoccupata.
Ritorna il pensiero di quanto è unica e fantastica... e che questa sarà una giornata fantastica passata insieme a lei... ma questo dura ben poco.
-Oddio... scusami... io non...-
Non riesce a finire la frase.
Non voglio che si senta in colpa per causa mia...
Vorrei rassicurarla...
Vorrei dirle di non preoccuparsi...
Vorrei dirle che è colpa mia che faccio troppa pena...
Vorrei dirle che la amo e poi farlo ancora ancora e ancora...
Ma riesco solo a concentrarmi sulla ferita, al dolore che provo anche se è sopportabile... però... il fatto che me l'abbia inflitta lei... complica tutto...
-P-penso... che... che abbia t-trapassato- balbetto.
Sull'altro lato del braccio infatti si scorge una punta metallica.
Il sangue sgorga implacabile...
Non sono abituato a tutto questo... per niente... è già tanto se non sto vomitando....
Senza preavviso Eris afferra il pugnale e lo estrae di scatto.
Guaisco per il dolore.
Mi aspetto che mi chieda se sto bene, se voglio fare una pausa, se voglio passare a un altro esercizio, ma non fa niente di tutto ciò.
-Ricominciamo. Tu fai più attenzione- mi dice allontanandosi.
Mi alzo.
Ma non capisce che non sono abituato a tutto ciò?
Non capisce che mi sto spaventando?!
NON CAPISCE CHE IO NON SONO COME LEI?!
Guardo il braccio preoccupato: continua ad uscire sangue. -Non potremmo ehm... fare una pausa...?- le chiedo abbassando lo sguardo: anche se questa situazione inizia a irritarmi so che agli occhi di Eris dicendo questa frase sembrerò una nullità.
-No, niente pause- risponde secca lanciandomi contro due pugnali contemporaneamente. Uno riesco ad evitarlo, l'altro mi colpisce sulla spalla di striscio.
Merda... la ferita che mi ha inflitto l'assassino non si è ancora cicatrizzata del tutto.
Guaisco dal dolore.
Perché... perché mi sta facendo questo...
Un pugnale lanciato dalla figlia della morte a distanza ravvicinata fende l'aria.
Mi colpisce di striscio sul fianco.
Faccio una smorfia di dolore.
-Impegnati! Non è difficile!- mi sbraita contro.
Sento che potrei scoppiare in lacrime da un momento all'altro: certo che mi sto impegnando... sono riuscito a non essere colpito in pieno da due pugnali... questa per me è la prima volta che mi cimento in un allenamento del genere... in più... non riesco a concentrarmi se lei continua a trattarmi così... come se non significassi nulla...
Vorrei soltanto che mi abbracciasse e mi baciasse dicendomi che sto migliorando...
Eris... ti prego... torna in te...
-Io... io mi sto impegnando- rispondo leggermente spaventato.
Rabbia, paura, tristezza, delusione, iniziano a confondersi dentro di me: non sono più sicuro di star provando l'una o l'altra o tutte, voglio solo che questa farsa o qualunque cosa sia finisca.
-Ma se continuo a colpirti! Vuoi morire? Sono sicura di no, quindi impegnati di più!-
Annuisco e abbasso lo sguardo.
Una parte di me pensa che abbia ragione, che sono un perdente, una nullità... solo il comportamento di Eris, della persona che amo, mi potrebbe convincere su un opinione del genere... e a quanto pare ci sta riuscendo...
Altri due pugnali volano velocemente verso di me.
Li evito per un soffio.
Sì!
Ce l'ho fatta!
Non mi hanno colpito!
Anche se qualche secondo prima ero un vortice di emozioni negative, ora mi sento felice, felice come un bambino quando riceve il suo primo giocattolo.
Sorrido e mi aspetto che Eris si complimenti o almeno ricambi.
-Fermami- mi ordina invece correndo verso di me e impugnando due pugnali.
La guardo con gli occhi sbarrati.
Perché... perché tutto questo...
Se qualcun altro mi trattasse con tanta freddezza, durezza e insensibilità durante un allenamento... non mi sentirei come se il mio cuore fosse in un'autostrada e venisse investito ripetutamente... ma lei è Eris... è la mia mate.
Mi atterra subito, ma quando sta per conficcarmi un pugnale sullo stomaco miracolosamente riesco a divincolarmi e rotolando lateralmente riesco ad evitare il colpo.
Mi alzo sconvolto.
-A-avresti p-potuto conficcarmelo sullo... sullo stomaco?!-
Lei rotea gli occhi e mi salta addosso cercando di colpirmi.
Io non mi aspettavo che allenarsi con lei fosse... fosse... così.
Riesco spostarmi all'ultimo momento evitando di venire atterrato, ma vengo colpito lo stesso dal pugnale lungo il fianco.
Guaisco, più per la tristezza e la delusione che per il dolore...
Avrebbe potuto almeno avvertirmi che si sarebbe comportata come un'allenatrice spietata di assassini.
Io volevo principalmente passare un pomeriggio romantico con lei imparando, allo stesso tempo, qualcosa di utile...
Lei non si ferma, proprio come una macchina da guerra e mi pugnala ancora colpendomi sempre sul fianco dove mi aveva ferito un attimo prima.
Guaisco, questa volta più forte, questa volta per il dolore.
Riesco ad alzarmi.
Voglio solo scappare, fuggire, andare via, far finire questo incubo.
Non riesco ad essere trattato così da lei senza che mi dica sorridendo che lo sta facendo apposta: fa troppo male. Le do le spalle e incomincio a "correre" verso un albero.
-Non puoi nasconderti-
Il suo tono è tetro e inquietante... perché mi parla così...?
Scaglia un pugnale che mi si conficca sulla gamba.
-Io ti troverò sempre.-
Questa frase sarebbe dolcissima... in un contesto diverso.
Cado in ginocchio e sbianco.
-E... Eris...- sussurro.
-SMETTILA DI PARLARE E COMBATTI!- mi urla contro pugnalandomi con forza in mezzo alle scapole... nella ferita.
Lo sapeva... lo sapeva della ferita... perché... perché mi ha colpito in quel punto...
Ululo dal dolore.
Mi giro verso di lei.
Sono pallido e terrorizzato... cosa mi farà ancora....
-Eris... io... io... io... non ce la faccio- balbetto cercando di trattenere le lacrime.
Il suo sguardo si indurisce -NON OSARE MAI PIÙ DIRE UNA COSA DEL GENERE!- sbraita conficcando il pugnale più in profondità e girandolo nella piaga. Ululo dal dolore proseguendo con flebili guaiti.
Basta... non capisco più niente... non capisco più che emozioni sto provando...
Scoppio a piangere: non riesco più a tenere dentro tutto il dolore sia fisico che emotivo.
-FINISCILA! SOLO I DEBOLI PIANGONO! SEI PATETICO!- mi urla contro scagliando un pugnale che si sta per conficcare sul mio petto.
Patetico...
Ha detto che sono patetico...
Mi ha ferito senza pietà...
Ora basta!
Non sono il suo manichino per allenarsi!
Non le posso permettere di trattarmi in questo modo!
I miei occhi diventano rossi e blocco il coltello prendendolo per il manico.
Emetto un basso ringhio.
Lei sorrido compiaciuta.
Ma è impazzita?!
È orgogliosa perché ho usato i "potenziamenti" da Alpha per bloccare un pugnale che lei mi ha scagliato contro?!
Ribadisco...
Ma è impazzita?!
-Ora combattimento corpo a corpo devi atterrarmi per cinque secondi- mi ordina buttando a terra i pugnali e aspettando che agisca.
Reprimo l'istinto di saltarle addosso.
-Ora basta Eris!- sbraito.
-Cos'è hai paura di perdere?- mi chiede facendo un sorriso sghembo.
Ma si sta rendendo conto che è peggio di Kate quando vuole provocare qualcuno?!
SI STA RENDENDO CONTO CHE SONO FURIBONDO?!
LE IMPORTA QUALCOSA DI QUELLO CHE PROVO?!
-IO SONO SERIO! Quando ho chiesto se volevi allenarmi non intendevo in questo modo!- le urlo contro.
-Beh io non conosco altro modo- mi risponde passiva.
Almeno avrebbe potuto avvertirmi, ma no, si vede che aveva proprio voglia di farmi soffrire.
-Beh, allora chiederò aiuto a qualcun altro- le dico andandomene. Ad un tratto sento un tonfo sordo alle mie spalle.
Cosa vuole fare ora?!
Di quali terribili prove vuole farmi essere vittima?!
Mi giro di scatto ringhiando.
Eris è a terra... svenuta...
La rabbia, la tristezza, la delusione, tutto il dolore che ho provato si dissipano in un nano secondo.
Corro verso di lei.
La scuoto delicatamente.
-Eris... Eris!... ERIS!-
Oh merda, cos'ho fatto... non avrei dovuto trattarla così... forse i suoi ricordi la stavano condizionando...
La prendo in braccio e mi dirigo verso casa sua.
Per lei sono pronto ad affrontare sia suo padre che il suo allenatore.
Suono il campanello.
Steve apre la porta.
Chissà cosa penserà vedendo me pieno di ferite e Eris tra le mie braccia... spero che non fraintenda.
Fortunatamente non lo fa.
Guarda la sua allieva con il volto pallido e preoccupato.
-Cosa le è successo?- chiede tentando di mantenere un tono neutro.
Inizio ad andare nel panico: credevo che lui mi avrebbe dato tutte le risposte!
-Io... io... non lo so...-
Steve la prende in braccio e velocemente la porta nella sua camera.
Io lo seguo senza indugiare.
-Stai con lei io torno subito- ordina per poi correre via.
Ovvio che starò con lei... non la potrei mai lasciare sola in un momento simile.
Eris si sta agitando sul letto emettendo dei gemiti di dolore.
Non riesco a guardarla in questo stato: voglio rassicurarla, farle sentire che le sono vicino.
La bacio e poi le prendo la mano.
È fredda, scossa da tremiti.
La stringo forte in segno di sostegno... voglio solo aiutarla.
La figlia della morte comincia a piangere.
-N-no... basta... mi dispiace... m-mi dispiace... io... io non ce la faccio...-
Mi si stringe il cuore... non so se sia peggio questo o lei che mi ferisce senza pietà... credo questo...
Mi distendo a fianco a lei, la abbraccio e le inizio ad accarezzare i suoi morbidi capelli.
Eris non riesce a calmarsi e continua a piangere e a singhiozzare dicendo frasi sconnesse come "Mi dispiace, non ci riesco, ti prego basta, non farmi del male".
-Eris... tranquilla... ci sono io qui con te...- tento di rassicurarla baciandola.
Steve entra nella stanza con del ghiaccio e glielo appoggia sulla fronte.
Si siede accanto a lei e la guarda con un misto di tristezza e senso di colpa.
-Cosa le succede?- gli chiedo preoccupato.
-Ha la febbre molto alta... credo stia avendo degli incubi sul suo passato... cosa stavate facendo?-
-Ci stavamo allenando....-
Continuo ad accarezzarle i capelli mentre Steve prosegue con il suo interrogatorio.
-Dove?-
-In una radura... aspetti... quali incubi?-
Steve sbianca visibilmente e ignora la mia domanda.
-Oddio...- sussurra.
Lo guardo come per dire "continua".
Lui mi scocca un'occhiataccia.
-È tutta colpa tua se ora lei è in questo stato!- sbraita.
Sbianco a mia volta.
Colpa mia?
Cosa significa?
Cos'ho fatto?
Se ho causato tutto questo sono una persona orribile... ma non era mia intenzione... io non mi aspettavo che il suo passato la potesse aggredire in questo modo...
-C-cosa intende...?-
-Lei hai chiesto tu di allenarti?-
Annuisco e Steve sospira.
-Lei ha avuto un passato molto, molto difficile... e io non ero esattamente la persona più buona del mondo... era riuscita a reprimere i ricordi del suo passato che la tormentavano ma tu le hai fatto ricordare ogni cosa e la sua mente non ha retto-
Spiega con i sensi di colpa che sembrano uscire dalle parole.
I miei occhi iniziano a diventare rossi.
-Io... io... non capisco...-
Steve mi guarda come per dire 'ma sei serio?!'
Oh, certo che ho capito, solo che non posso credere che tu potessi essere così stronzo e senza cuore!
-Lei le faceva del male...- sussurro.
Ora i miei occhi sono completamente rossi, sono i miei veri occhi.
-Sì... non lo nego... ma io ho imparato così e credevo che... che se fossi stato più duro con lei di come lo erano stati con me sarebbe diventata più brava di me... ed è quello che è successo infatti... ma purtroppo non mi sono reso conto che era solo una bambina di cinque anni...-
Steve la guarda tristemente e le accarezza una guancia.
La figlia della morte sussulta.
Cinque anni?!
A soli cinque anni le sparava e la pugnalava senza pietà?!
Una rabbia cieca si insedia nel mio corpo.
Come ha osato far soffrire così tanto la mia mate?!
Ringhio e trasformandomi gli salto addosso.
-Ma che cazzo fai?!- mi chiede impassibile.
Ora vedrai cosa cazzo faccio!
Ringhio di nuovo e gli azzanno un braccio.
Lui non emette un suono, mi prende per la collottola e mi trascina fuori dalla stanza.
Non mi interessa se non gli farò male: voglio solo attaccarlo, ferirlo, sfogare la rabbia.
Gli artiglio la faccia.
Il mio sguardo è pieno di odio e rancore.
Steve rimane impassibile.
-Continua pure se vuoi. Non so cosa pensi di ottenere ma credo che lei abbia bisogno di te. Ora più che mai.-
Non gli do ascolto, non lo voglio ascoltare.
Gli azzanno il collo.
L'allenatore mi conficca un pugnale sullo stomaco.
Non sento niente: la rabbia domina sul dolore.
-Ora basta!- sbraita -Non posso farle questo! Non posso uccidere l'unico ragazzo che abbia mai amato!-
Sentendo la parola amato la mia voglia di ferirlo e aggredirlo inizia a dissiparsi.
Eris mi ama, io la amo: devo andare da lei.
Lo sbatto contro il muro poi vado in camera di Eris.
Con una zampa la sposto delicatamente sopra la mia schiena e la porto via uscendo dalla finestra.
Non ho intenzione di farla stare un secondo di più vicino a quel coglione!
Raggiungo la radura dove lei mi aveva condotto il giorno in cui mi ero svegliato e la appoggio delicatamente sull'erba.
Con una zampata mi tolgo l'arma dal petto e mi accoccolo accanto a lei.
Ha il volto contratto sia per dolore che per la paura.
Le lecco la faccia sperando di tranquillizzarla.
Lei si calma un po' ma continua a singhiozzare.
Eris... ti prego... riprenditi... se tu sei triste anch'io lo sono... io non voglio che tu sia triste... tu ti meriti solo felicità.
Mi accoccolo più vicino a lei.
Le sue lacrime bagnano il mio pelo.
Non piangere Eris... ci sono io qui con te... io ti proteggerò, sempre.
Ad un certo punto la figlia della morte affonda il viso nel mio pelo e inizia piangere più forte.
Abbasso le orecchie e comincio a guaire.
Lei non merita di soffrire, lei non deve soffrire, non finché ci sono io.
"Eris... Eris ci sono io con te... io non ti abbandonerò mai..." le comunico con il pensiero.
Apre gli occhi di colpo.
Ha il respiro accelerato.
Alzo le orecchie e felice le lecco la faccia.
-N-Nate... m-mi dispiace... mi dispiace tantissimo... i-io.... io non volevo farti del male...- balbetta ancora scioccata e tremante.
Lo so che ti dispiace, ma io ti ho già perdonata, non potrei mai rimanere arrabbiato con te.
In risposta le rilecco la faccia e la avvolgo con il mio corpo.
Lei si accoccola contro di me.
Il mio cuore esulta sollevato sul fatto che stia bene.
Rimango così, circondandola con il mio corpo e lasciando che il mio calore venga trasmesso a lei.
Dopo un po' il suo respiro torna regolare e i suoi muscoli si rilassano. Mi accarezza un orecchio e io scodinzolo.
-Grazie... per avermi aiutata...- sussurra.
"Sei la mia mate: se non lo avessi fatto non mi sarei mai perdonato" le rispondo mentre torno umano.
Arrossisce leggermente.
Credo che abbia notato solo adesso che quando ritorno umano indosso solo i pantaloni.
Arrossisco a mia volta.
-Chi te l'ha fatto? Non l'avevo mai visto prima...- chiede notando la ferita che mi ha inflitto Steve.
Abbasso lo sguardo.
Non voglio farla preoccupare e non voglio che si arrabbi con me: non sono orgoglioso di essermi lasciato sopraffare dalla rabbia e dall'odio.
-Nate... dimmelo...- insiste.
-Steve...-
Sbianca.
-C-cos'è successo?- mi chiede allarmata.
-Niente...- sussurro.
-Nate...-
-L'ho aggredito....- le rispondo continuando a guardare il terreno.
-P-perché?- mi chiede in un sussurro.
-Lui... lui ti faceva del male...- spiego.
-Sì... ma io non lo odio per questo... credeva che fosse il modo giusto...-
-Io... io non lo perdonerò mai- affermo stringendo i pugni.
-Sei arrabbiato con me?- mi domanda cambiando discorso e tenendo lo sguardo basso.
Io la guardo.
Ovvio che non lo sono.
La bacio.
Lei solleva lo sguardo.
Le viene a piangere... è così dolce.
-Mi dispiace tantissimo di averti trattato così... tu non ti meriti una come me... non meriti di soffrire- mi dice con un filo di voce alzandosi da terra.
-Beh... forse hai ragione... io non ti merito... perché tu sei fantastica, sei la persona più speciale che abbia mai incontrato, sei tutto per me-
La raggiungo e la ribacio. Lei mi guarda negli occhi e le scende una lacrima.
La asciugo.
-Ti amo Eris-
La ribacio.
-Anch'io ti amo Natan-
Mi bacia a sua volta.
È tutto così fantastico: il mio amore ed il suo, questi sono gli elementi che bastano per rendere una giornate perfetta. Lei mi abbraccia e sfiora con le dita la ferita che ho sulla schiena per tutta la sua lunghezza e si ferma in mezzo alle scapole, nel punto dove lei mi ha conficcato il pugnale. Le scende un'altra lacrima che mi bagna la spalla.
-Guarirà, non ti preoccupare- cerco di rassicurarla.
-Come ho potuto fare una cosa del genere...?- sussurra. Cade a terra in ginocchio. Non voglio che si senta in colpa, non voglio che soffra, lei è la mia mate deve avere solo il meglio.
Mi abbasso alla sua altezza e la bacio ancora, ancora, ancora e ancora. Poi la abbraccio stringendola forte e le accarezzo i capelli.
Lei è la luce, la luce che illumina la mia vita, la mia anima.
La luce che mi dà un senso.
La luce che alimenta il mio amore, la mia gioia, la mia speranza.
Io non permetterò che diventi più flebile o che si spenga, mai.
Io rimarrò sempre con te Eris, non ti abbandonerò mai e se ne avrai bisogno ti proteggerò, a costo della mia vita. Io ti amo e lo farò per sempre.

Death's daughter is my mate Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora