Prologo

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Quando avevo solo cinque anni i miei genitori mi affidarono a Steve, il miglior assassino che il mondo abbia mai visto... alcuni dubitano persino della sua esistenza e su di lui sono nate molte leggende. È pericoloso, spietato e molto bravo nel suo lavoro. Lui mi ha insegnato tutto quello che so ora e, anche se i suoi metodi sono stati un tantino traumatizzanti per una bambina di soli cinque anni, senza di lui ora non sarei la migliore assassina in circolazione... eh già, ho superato il maestro. Ma ovviamente non si ottiene nulla senza perdere qualcosa ed io ho perso la facoltà di sognare. Quasi ogni notte sono tormentata da incubi dove rivivo il mio passato e i sensi di colpa non hanno mai abbandonato il mio mentore, nonostante quello che mi ha fatto gli voglio bene come ad un secondo padre e anche lui mi vuole bene come se fossi sua figlia. Non serbo rancore verso di lui che ha ucciso la mia ingenuità, ma forse avrei preferito che la dura realtà del mondo non mi fosse stata sbattuta in faccia così presto e soprattutto in quel modo. Ricordo ancora le lacrime che ho versato a causa sua... per un errore di tiro per punizione mi sparava addosso senza pietà... per ogni lacrima che versavo mi picchiava senza ritegno... se mi rifiutavo di eseguire un esercizio mi pugnalava... fu ogni giorno così finché non capii che per sopravvivere avrei dovuto mettere da parte le emozioni e una spessa coltre di ghiaccio ricoprì il mio cuore. Passavano gli anni e da allora non piansi più, per nessun motivo, col tempo i proiettili o i pugnali che trafiggevano la mia carne quasi non li sentivo, ormai avevo raggiunto una soglia molto alta del dolore e, per quanto riguarda le percosse, imparai a difendermi, migliorando ogni giorno di più. Ormai gli allenamenti di sei o sette ore non mi stancavano più di tanto, ai miei occhi erano diventati un semplice passatempo. Tutto questo continuò per anni, anche quando cominciai la scuola che fu senz'altro un'orribile esperienza. Pensavo di poter trovare degli amici ma ovviamente gli allenamenti giornalieri non mi lasciavano tempo per uscire con nessuno e poi c'era anche il fatto che sono una principessa e tutti o mi evitavano intimoriti, sia dal fatto che mia madre è la Morte in persona e mio padre è il demone originale del fuoco e dell'aria, sia dallo strano e unico potere che avevo ereditato da mia madre e che non controllavo per niente: assorbire l'energia vitale delle persone, nutrendomi della loro anima che vedeva distrutta ogni possibilità di vivere in eterno lontana dal suo corpo mortale. Quando ero alle elementari uccisi metà delle ragazze della mia classe perché mi avevano fatto arrabbiare e quando mi calmai e mi resi conto di ciò che avevo fatto mi chiusi in me stessa, stavo sempre da sola e non parlavo con nessuno. Non potevo permettere che una cosa del genere succedesse di nuovo così diventai a poco a poco la ragazza fredda e inespressiva che sono ora. È da quando avevo dodici anni che le migliori leghe di assassini mi chiedono di entrare a far parte delle loro squadre ed io puntualmente rifiuto. Non voglio essere vincolata da nessuno e poi non voglio passare le mie giornate ad uccidere persone, ne avrò tutto il tempo quando lo spirito della morte passerà a me. Ne ho parlato con Steve per avere una sua opinione ma lui non ha detto altro che "Secondo me sei troppo spietata principessa... e quando se ne renderanno conto anche loro sarà troppo tardi. Non ti daranno mai degli incarichi quando sapranno che tu non uccidi subito gli obbiettivi ma li torturi lentamente e nei peggior modi finché non muoiono..." beh, credo che ormai abbiate capito che sono un tantino sadica. Steve se n'è reso conto quando mi ha mandata a svolgere una missione al posto suo per vedere come me la cavavo e il suo capo non l'ha più chiamato per altre missioni finché non gli ha raccontato la verità e cioè che ero stata io ad uccidere in quel modo raccapricciante l'obiettivo. Probabilmente tutta quell'aggressività in combattimento derivava dal fatto che non conoscevo l'affetto, nessuno me ne aveva mai dimostrato nei miei confronti e la mancanza di un elemento così fondamentale nella vita di una bambina mi aveva private completamente dei sensi di colpa, della pietà e dell'onore. Come avrete capito la mia vita non è mai stata come quella di una principessina delle favole. Mia madre non è mai stata e non è tuttora presente a causa del suo lavoro ma io non la odio per questo, più precisamente non provo nulla nei suoi confronti, so che c'è ma mi è completamente indifferente. Mio padre invece, anche se non lo vedo quasi mai perché essendo il re ha anche lui molto lavoro da fare, è sempre stato protettivo nei miei confronti e ha sempre cercato in tutti i modi di salvarmi dal dolore sentimentale, mai a quello fisico, con una forza tale da farmi pensare che ci fosse qualcosa di personale sotto, che non lo facesse del tutto per me. A parte questi piccolo e brevi momenti di inquietante gentilezza la sua era un'ombra sbiadita, stagliata lungo la mia esistenza ma immateriale. Tutto mutò radicalmente quando cambiai scuola ed incontrai lui, l'altra metà della mia anima, il mio compagno di vita, la ragione del mio sorriso ed il motivo per cui il mio cuore batte ancora. Dopo un suo solo sguardo lo spesso muro di ghiaccio che ricopriva il mio cuore si è crepato e quando mi ha sorriso... beh, quando l'ha fatto è stato come se il gelo non ci fosse mai stato, sostituito da una sensazione di leggerezza e benessere e da un dolce calore che mi fa sentire viva, importante, necessaria. Lui è riuscito a far trovare la pace alla mia anima tormenta, è diventato la ragione per cui ogni giorno mi costringo ad andare avanti e a non smettere di lottare... e senza accorgermene mi sono ritrovata a dipendere da lui, come se non fosse la gravità a trattenermi ma il suo semplice sguardo, come se lui fosse il mio Sole ed io il pianeta che orbita attorno a lui, sempre più vicino, pronto a bruciare per lui ad una sua richiesta. Quello che ho perso è stato l'affetto della famiglia ma quello che ho ottenuto è stato infinitamente migliore: un amore vero e profondo che mi consuma ed ora mi è chiaro il motive per cui esso è sempre stato paragonato ad una fiamma che con la sua luce riesce ad illuminare anche i momenti più bui. Io vivo per lui, lui e nessun altro.

Io sono Eris Black.

Death's daughter is my mate Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora