IV. - Sguardo al passato

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La mattina successiva, un giovedì come un altro, salutai la famiglia e come al solito mi incamminai verso la scuola. Avevo la testa affollata di pensieri, che si accalcavano senza darmi tregua, e lo stomaco era così chiuso che non ero riuscita a mandar giù nulla a colazione. Non sapevo se rimanere a Verdiana sarebbe stata la cosa migliore, così come non ero sicura che la Roux-Blanchard potesse essere la scelta giusta. Una strana ansia mi premeva la testa; sentivo di dover prendere una decisione in quel momento.

Seguivo distrattamente i profili dei passanti, che sembravano tristi nella pioggia delle otto di mattina. Il tempo era cambiato in maniera improvvisa un'altra volta. Era tipico di Verdiana, caratterizzata da un tempo mutevole. In quella città, affacciata sulla costa ma circondata dalla foresta, ogni mattina bisognava guardare fuori dalla finestra per capire se avrebbe piovuto o se ci sarebbe stato un sole abbagliante. Per la maggior parte dell'anno il clima era caldo e umido, ma un acquazzone poteva sorprendere in qualsiasi momento.

Mi piaceva la pioggia, rimanevo incantata a guardarla. Ma solo quando ero al coperto e all'asciutto.

Proprio quando ero ormai a due passi dalla scuola un'auto sfrecciò alla mia destra, inzuppandomi quasi completamente la gamba.

- Bene! - Avrei perso almeno mezz'ora nei bagni delle ragazze con la gamba sotto l'asciugatrice. Poco dopo vidi alcuni ragazzi del B1 venirmi incontro. Non potevo farmi vedere in quelle condizioni. Con il cappuccio della giacca tirato il più possibile sulla testa, iniziai a camminare verso il Petrarca prima che potessero vedermi. Alcuni allievi dell'accademia si dividevano tra il Da Vinci e il Petrarca, erano le due scuole più vicine alla fermata dell'SV diretto alla Fenice. La maggior parte degli allievi però optava per l'opzione più comoda: la scuola della Fenice, il fulcro di Alcatraz.

In seconda O non era ancora arrivato nessuno. Appoggiai la borsa sul banco in ultima fila e iniziai a studiare chimica per la quarta ora. Non era facile studiare e allenarsi, così finivo per ritagliarmi un momento per fare i compiti nei posti più impensabili: nei dieci minuti che il Super Veloce ci metteva per accompagnarmi all'accademia, in classe prima del suono della campanella. A volte anche nelle clubhouse dei circoli in cui andavo in torneo.

Fuori dalla finestra cominciò ad impazzire il diluvio. Poco dopo entrò di corsa Marina, inzuppata dalla testa ai piedi nonostante gli stivaloni antipioggia. Socchiuse gli occhi verso il mio banco a causa della miopia, poi iniziò a correre a braccia aperte verso di me, urlando: - Finalmente! -

Si fermò di colpo a due passi da me, realizzò di essere completamente ricoperta d'acqua, quindi si tolse l'impermeabile giallo e mi abbracciò.

Scoppiai a ridere. - Non sono passati mica secoli! -

- Ho mille cose da dirti! È successo di tutto da quando te ne sei andata! -

- Chissà perché quando ci sono non succede mai niente, sto fuori dieci giorni e la gente impazzisce - - Taci! Sei andata alla Fenice ieri, vero? L'opening è il quattro Novembre. Io e Angela stiamo monitorando il canale per comprare i biglietti. Becs, suonerà Mike Brighton, ti rendi conto? Ah, sappi che non mi interessano le tue lamentele a riguardo, verrai anche tu e basta! -

- Hai finito il monologo? Posso rispondere? - dissi ridendo, con lo sguardo ancora fisso sulle redox.

Marina era la mia migliore amica. Ci eravamo conosciute allo Sporting a sei anni, durante il nostro primo corso di tennis. Lei aveva smesso di giocare un mese dopo, mostrando già la tendenza ad annoiarsi presto. Dopo esserci ritrovate nella stessa classe alle medie eravamo diventate inseparabili.

- Mi spieghi perché ogni anno devi insistere? - chiesi. Stava arrivando l'ennesima discussione.

- Perché mi fa innervosire la tua pseudo vendetta nei loro confronti in stile: "Io non vado a vedere le exhibition, sono una perdita di tempo". Moriresti pur di entrare in quel gruppo, ma a tutti i costi fingi che non sia così! Oltre al fatto che ho hackerato di nuovo il tuo profilo e so che ieri ti sei vista comunque il match di un certo Fersini-baby-quanto-sei-bello! - disse lei con soddisfazione.

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