LXXXIX. - Nuovi Ricordi

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Dodici ore dopo

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Dodici ore dopo.

Un paio d'ore dalla fine delle partite ero distesa sulla poltrona beige chiaro dell'Orange Terrace insieme a Claudia, incapace di calmarmi. Il visore proiettava la partita di qualche pro della Fenice a cui davo le spalle, guardandomi bene dal prendere altro sole dopo tutto quello beccato durante i campionati a squadre. 

Il viso era rovente, anche se ero uscita dal campo da molto tempo. L'incontro con Cresci dopo il campionato a squadre mi aveva destabilizzato e riuscivo a stento a controllare la tristezza e la frustrazione per i miei vuoti di memoria.

Il nostro tavolo era sotto la tettoia, all'esterno. Ripercorrere quelle lastre di legno candido mi faceva pensare a Riccardo. A pochi metri da lì avevo parlato con lui per la prima volta, quando quella era ancora una distesa desolata e colma di pozzanghere. 

Adesso invece quel posto era tirato a lucido, un'esplosione di colori e profumi. Gli aranci sparsi per la terrazza erano ricoperti di piccoli fiori bianchi, il chiacchiericcio incessante degli eleganti ospiti si mescolava al suono del pianoforte e alle urla delle rondini. 

Era strano pensarlo, ma Riccardo mi mancava terribilmente. Chiudevo gli occhi al sole e riguardavo i suoi occhi verdi, le sue labbra che accennavano un sorriso, le guance scolpite. Il profilo del suo corpo magro e muscoloso. I ciuffi disordinati dei capelli che ricadevano sulla fronte. 

Le giornate sembravano sempre perdere colore quando lui non c'era, e quella settimana sembrava non finire mai. 

Adesso che aveva vinto il secondo turno di un altro 10.000 dollari, vicino ai primi mille del mondo, nutrivo quel timore egoista ed orribile di doverlo vedere sempre meno, sempre più di rado. 

Fino a quando non sarebbe arrivata l'estate e ci saremmo tutti persi di vista per due mesi, forse anche di più.

- Quindi per te andrebbe bene provare gli abiti domani alle sette?

- No, non credo. Ho uno spot, in realtà.

- Sul serio? – chiese euforica.

- È solo una stupida pubblicità per la Wilson. Non farmi sentire più a disagio di quanto non lo sia già – dissi ridendo alla sua espressione felice. Poi riprese a controllare lo smart.

- Martedì? È assurdo che la mia agente mi costringa davvero a farlo. Se ha così tanta paura che ci sia una talpa nel mio staff non risolverà certo le cose facendoci prendere appuntamento tra noi – disse. Camuffai una risata.

- Sono quasi certa di avere la presentazione del libro della Koepp. E anche tu!

- Giuuusto! – disse lei ridendo, aggiungendo una nota. Claudia era dolcissima, ma in quanto ad organizzazione era un disastro. – Devo ancora provare la lettura ad alta voce. Tu hai letto il tuo capitolo?

- Veramente... ho letto tutto il libro. La settimana scorsa – Lei mi guardò a bocca spalancata.

- Cosa c'è? Non guardarmi così. Era una lettura... scorrevole. E poi è un'autobiografia interessante.

La Fenice 1. Tennis. Misteri. Bugie.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora