LVI. - L'abbandono

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La conclusione del Midseason era stata solo il culmine di una serie di atteggiamenti sempre più strani da parte di Giulia. Da quando la mia amica era tornata da Roma sembrava sempre più distante e irritabile. 

Aveva un motivo per non rivolgere la parola a me, ma il problema era che non si limitava solo alla sottoscritta.

Con tutto lo staff il clima era di assoluta tensione. Giulia continuava a saltare allenamenti su allenamenti ed era ormai chiaro a tutti che non fosse a causa del ginocchio malandato. 

Anche durante i Midseason aveva condotto vere e proprie cavalcate a fondocampo nel suo doppio in coppia con Riccardo, e niente poteva far credere che risentisse ancora dell'infortunio.

Nei primi tempi sia Cresci che John erano stati abbastanza clementi con lei: sapevano che stava passando un momento difficile e non volevano forzarla a riprendere a pieno ritmo per poi vederla soccombere in campo.

Nonostante i suoi tentativi di ribellione, le avevano impedito di disputare tornei fino a Dicembre, e lentamente Giulia si era ripresa senza operarsi. 

Ma col passare del tempo si erano resi conto che quel tipo di tattica non stava portando più i suoi frutti: Giulia diventava sempre più pigra e reagiva sempre peggio.

Invece di dedicarsi agli allenamenti con più grinta, aveva interpretato quel cambio di programma come una punizione, e aveva cominciato a saltarli.

Se per me era sembrato strano all'inizio, ben presto avevo capito che le sue assenze erano la normalità. Ma dopo il Grand Prix non era più la stessa.

- Non posso credere che sia finita – disse Claudia con voce strozzata, espirando rumorosamente.

- Neanche io... Se Gianluca continua a spremerci così, un giorno o l'altro ci uccide – Giulia sospirò distrutta.

Erano le cinque del pomeriggio, e il sole stava tramontando in quel preciso istante. Respirai a lungo, stendendomi esausta sull'erba umida del campo di calcio. Vedere ancora la luce sulle nostre teste era meraviglioso, dopo tanto buio. 

La primavera stava arrivando, anche se sentivo ancora i brividi del freddo pungente sulla pelle accaldata.

- Non buttatevi così. Fate stretching – ci ammonì il preparatore atletico, sorridendo e rivolgendoci un occhiolino.

Orlando e Alessandro si rivolsero un'occhiata eloquente, anche Noemi aveva i capelli così sfatti che i ciuffi biondi disordinati risplendevano in controluce davanti ai fari del campo.

- Non vedo l'ora di farmi una bella doccia – dissi, forse con voce troppo alta.

- E la farai, Beatrice. Ma non prima di quest'ultimo esercizio. Anzi, visto che hai tutta questa fretta, perché non cominci proprio tu? –

Tra gli incitamenti degli altri e le risate del personal trainer mi alzai in piedi e mi sistemai all'inizio del percorso.

Quando Gianluca fischiò la mia testa era pronta a scattare, ma le mie gambe erano dure e irremovibili.

Sentii di non aver recuperato a sufficienza subito dopo essere partita. Ogni salto, ogni cambio di direzione si manifestava con dolori e fitte.

Le ginocchia a malapena riuscivano a seguire i mille cambi di direzione dell'esercizio.

Ad esercizio completato mi stesi esanime sull'erba, mentre urla e sospiri erano adesso tutti rivolti a Claudia.

- Brava – esclamò il preparatore atletico, avvicinandosi ma senza perdere di vista la mia compagna.

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