CV. - Il Closing

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Qualche ora più tardi, in quella domenica di fine Giugno, con le luci delle fiaccole che risplendevano in ogni angolo della Fenice, i monili d'oro con i simboli dell'accademia e le ombre degli alberi e del Nido che si stagliavano sull'orizzonte or...

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Qualche ora più tardi, in quella domenica di fine Giugno, con le luci delle fiaccole che risplendevano in ogni angolo della Fenice, i monili d'oro con i simboli dell'accademia e le ombre degli alberi e del Nido che si stagliavano sull'orizzonte ormai celeste del tramonto, realizzai che ormai quell'anno era arrivato al termine.

Il cielo da rosso verteva sempre più verso l'azzurro. Il nono anno della Fenice era ormai agli sgoccioli. Le telecamere stavano per essere finalmente spente, e io potevo tornare a giocare, a pensare solo a quello.

- Un altro Ace? – chiese Ale al bar centrale. Ormai era diventato così abile con le stampelle che nessuno ci faceva più caso.

- Tranquilla, Capuano. Lo so. Ace analcolico - Feci cenno di sì, afferrando il bicchiere di cristallo.

- Dio, devo darmi un contegno. Quasi dimenticavo che domani ho quei cazzo di scritti per gli esami di stato. E tu, Capuano. Emozionata, vero? – chiese poco dopo. Aveva un completo nero e la cravatta impeccabile. I capelli più cresciuti rispetto a come li portava di solito, biondo rame.

Feci cenno di sì, buttando giù un sorso. Fuori dalla finestra continuava ad arrivare gente. Le siepi verde smeraldo erano state intagliate per mostrare il logo della Fenice, e tra una foglia e l'altra sbucava un fiore di ibisco rosso o giallo. 

In continuazione i flash dei fotografi distribuiti più in là, dietro la protezione alta mezzo metro davanti al viale di ingresso all'Orangery, indirizzava le foto al celebre red carpet della Fenice. 

L'unico ad essere spezzato in quattro parti, circondato da luci ed effetti luminosi, per terminare con il grande pannello luminoso posizionato nella prima parte della struttura vetrata. Qualcuno stava ancora sfilando, illuminato dai flash come se avesse davanti una tempesta. 

Un capannello di gente era rimasta lì davanti alle transenne, per non perdersi la scena. I giornalisti fermavano le persone sul red carpet per intervistarle. Poco dopo dall'ingresso sbucò Noemi, l'ultima ad arrivare.

- Come va la caviglia? - chiesi al ragazzo, ancora accanto a me.

- Bene, si riprenderà.

- Mi dispiace.

- Sì, anche a me. Ma forse è meglio così.

- Come mai dici questo? – chiesi, lasciando il bicchiere a metà su un vassoio vicino. Nonostante mi fidassi di Ale, il mio riflesso incondizionato non mi faceva bere tanto serenamente.

- Ma sì, negli ultimi tempi mi stavo un po' fissando. Troppi allenamenti. Una pausa mi farà bene...

Sorrisi. – Sono contenta. Non pensavo che Push potesse arrivare a tanto.

- Il fatto che collaborasse con Orlando per un certo interesse personale non significa che lui non odiasse davvero il gruppo A. Quel perdente aveva capito che non ci sarebbe mai entrato, ci stava perdendo la testa dietro questa storia. E voleva buttarci tutti nella merda.

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