XXIII. - Esprimi un desiderio

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Le increspature della piscina brillavano alla luce delle candele. La serpentina luminosa conduceva verso l'ingresso dell'edificio dall'aria antica, circondato da verde prato e salici piangenti che vibravano al vento.

La casa di Angela si trovava nel quartiere residenziale più ricco della città, a pochi passi dalla foresta di Verdiana. Lo si capiva dal forte rumore delle cicale, dall'odore buono che permeava l'aria. Le luci provenienti dall'interno si posavano sui cespugli di rose e sulle sedie reclinabili.

Quando arrivai la maggior parte degli invitati era lì da un pezzo. La riunione con mia madre, Kahn, Cresci e Gianluca era durata parecchio e non ero riuscita a presentarmi prima delle undici e mezza. Sapevo che la mia amica non me l'avrebbe fatta passare liscia, ma per fortuna il suo sguardo accigliato durò il tempo di scartare il regalo da parte mia e di Marina.

- Ti salvi solo perchè mi piacciono da impazzire! – disse ammirando gli orecchini. Feci per entrare, ma lei mi bloccò sulla porta.

- Ah – ah! Dammi il tuo smart! La festa si chiama "un secolo fa" per un motivo! Nel 1935 neanche esistevano gli smart, non te lo lascerò portare con te! –

Maledette feste a tema di Angela.

- Tutta colpa degli Opening della Fenice che le hanno fatto venire la brillante idea! – sospirò Marina, facendomi ridere ma beccandosi un'occhiataccia.

- Sai che non posso rimanere senza smart per più di mezz'ora. Potrebbe chiamarmi Jade, Cresci, o peggio... mia madre –

- E tu sai che se lo vuoi tenere devi uscire da qui – 

Sganciai lo smart dal polso e glielo diedi, lei ricambiò con un'espressione soddisfatta e lo portò nel guardaroba, tornando con il bigliettino per recuperarlo. Marina mi prese sottobraccio ed entrammo.

Quadri, candelabri, mobili antichi. L'illuminazione era soffusa e intima. Tutti, lì dentro, sembravano usciti da film d'epoca lontana. Poi, nel soggiorno, tutto veniva rovinato dalla musica assordante, dall'aria che si era già fatta irrespirabile e dalla gente che ballava, riscaldando la stanza come una stufa. Intorno a quel gruppo si aggirava una ragazza armata di macchina fotografica. Le mie amiche mi trascinarono subito in fondo alla sala.

- Prima di attaccare con la ramanzina sugli effetti dell'alcool, è il mio compleanno ed esprimo il desiderio di brindare con te, almeno una volta! – urlò Angela per sovrastare il volume della musica.

- Non mi interessa se domani devi giocare il Roland Garros, stasera fai quello che ti diciamo! – aggiunse Marina prendendo tre bicchieri dal tavolo del beerpong, provocando un'insurrezione.

- Giusto, dimenticavo che nel 1935 i ragazzi si ubriacavano alle feste con la birra -

- Non rompere le palle! - urlò ancora, bevendo tutto d'un fiato. Marina scoppiò a ridere, forse un po' troppo. Non mi avevano di certo aspettato per brindare la prima volta. Trasportata dall'allegria afferrai il bicchiere rimasto e ne ingurgitai il contenuto. Anche io avevo voglia di divertirmi, di passare un po' di tempo con le mie migliori amiche. Un bicchiere non mi avrebbe fatto nulla.

Poco dopo ci lanciammo nella calca. Ero felice: dopo quello che mi era successo e tutti i cambiamenti che avevano stravolto la mia vita, potevo finalmente passare una serata senza pensieri. 

Le immagini della discussione a cui avevo assistito scorrevano davanti a me. Non avevo mai visto mia madre così infuriata. Solo grazie all'intervento di Jade mia madre aveva evitato di sporgere denuncia, arrivando ad un accordo con Kahn. Lo staff aveva individuato il problema: un calo di tensione aveva fatto impazzire l'organo di comando centrale. Un problema casuale che inaspettatamente mi rassicurò. Chiunque avesse lasciato quel foglio aveva solo sfruttato il malfunzionamento per terrorizzarmi, ma non l'aveva provocato.

La Fenice 1. Tennis. Misteri. Bugie.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora