LXXVI. - Il risveglio

337 50 28
                                    

- Ho avvisato... stanno andando già a controllare le telecamere...

- Sì, era nell'ala ovest...

- ...Non ancora, ma dovrebbe riprendersi a momenti. Ti richiamo più...

- ...lo spogliatoio femminile del piano interrato... c'era sangue ovunque.

Aprii gli occhi, lentamente. La forte luce delle plafoniere mi rese difficile il compito di distinguere ciò che c'era intorno a me, ma la superficie su cui ero stesa non era sicuramente quella fredda e dura che avevo avvertito prima che perdessi i sensi. 

Lasciai che i polpastrelli tastassero la superficie ruvida. Un lenzuolo. Non sentivo più niente di umido sotto la testa, piuttosto qualcosa di morbido. Un cuscino.

D'istinto cercai di tirarmi su, ma una mano mi costrinse a desistere. Quella di Claudia.

- Si è svegliata, vai a chiamare l'infermiera – disse, girandosi verso una persona alle sue spalle.

Il lenzuolo era bianco e ripiegato sul ventre. Raggelai quando mi accorsi delle macchie rosse disseminate sul suo candido tessuto. Le gambe erano leggermente sollevate, e questo mi impediva di vedere con chi parlasse Claudia. 

Il mal di testa annebbiava i miei sensi, una sensazione forte di nausea partiva dallo stomaco. Sentivo la bocca secca e riuscivo a fatica a rimanere con gli occhi aperti.

Una delle infermiere della Fenice entrò poco dopo. Cominciò a controllare i miei valori, poi con un faretto esaminò le pupille. 

Attimi dopo spuntò Orlando.

Il suo gelido sguardo si posò su di me per un attimo, prima che la sua calma si tramutasse improvvisamente.

- Bea! Bea! Calmati! Cosa sta succedendo infermiera? – iniziò ad urlare Claudia. 

Lo sguardo del ragazzo era terrorizzato. 

- Capuano...

Urlai con tutta la forza residua in corpo, accecata da sentimenti così confusi da non riuscire a comprenderli io stessa. Sentii le mani della mia amica premermi sui polsi. Provai a liberarmi, ma non avevo abbastanza forza.

Continuavo a muovermi e a voler scappare fino a quando, improvvisamente, sentii qualcosa che mi calmò. 

Una sensazione di calma... liquida.

- Cosa le è successo?

- È normale, è ancora in stato di shock... aumentato le dosi di ansiolitico...

Chiusi gli occhi.

.

- ...di qualche giorno si dovrebbe riprendere. Ha perso tanto sangue, ha qualche contusione e ha urtato molto forte la testa, ma niente che non possa sistemarsi.

- Non posso credere che sia successo.

Aprii gli occhi, e mi sembrò che fossero passati anni da quando ero svenuta l'ultima volta. Claudia era lontana adesso, appoggiata alla parete.

- Tesoro, sei sveglia finalmente. Come stai? – era la voce di mia madre. Mi girai. Era lì, accanto a me, mi stringeva la mano.

- Bea, come ti senti? – chiese Jade. Alzai il braccio debolmente, portandolo alla testa. Lì dove avevo sentito per lungo tempo quel calore, adesso c'era una strana stoffa ruvida.

- Non te lo toccare. È la fasciatura – ammonì con dolcezza mia madre.

- Cos'è successo? – chiesi. Mi sentivo terribilmente intontita.

La Fenice 1. Tennis. Misteri. Bugie.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora