LIV. - Presenze

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- Tu credi davvero che il gruppo B stia tramando qualcosa contro di voi? –

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- Tu credi davvero che il gruppo B stia tramando qualcosa contro di voi? –

Mi chiese Marina, incredula. Guardai fuori dalla grande finestra del bar in cui io e le mie amiche ci eravamo date appuntamento, come ogni domenica mattina.

Angela, come sempre in palese ritardo, non ci aveva ancora raggiunte.

Passai le dita sulle rifiniture in legno di quella finestra, cercando di dare una risposta alle innumerevoli domande che la mia amica mi poneva. 

Il mio sguardo si soffermò sulle venature chiare. Le ripercorsi con il polpastrello, come se fosse un gioco di precisione. Qualsiasi cosa, pur di non pensare a ciò che era successo il giorno prima.

- Mi hanno cacciato senza che potessi vedere cosa stesse accadendo. È ovvio che stavo per rovinare qualcosa.

Ho sentito altre voci in lontananza, qualsiasi cosa sia non sono le sole coinvolte. Forse l'intero gruppo sta tramando alle mie spalle, e so che sono pronti a tutto -

- Non sarebbe poi così incredibile. Orlando Bassi aveva modificato quella suola solo per farti cadere ed evitare che li salutassi. Non mi stupirei se te la volessero far pagare – rispose Marina.

- Non giungere a conclusioni affrettate! Orlando non poteva prevedere che proprio quel giorno, correndo, avreste incontrato il B1 e che saresti caduta proprio in quell'istante.

E' fin troppo anche per lui - sentenziò Angela, lanciando la sua Chanel sull'unica sedia libera e sedendosi.

- Dovresti smetterla di difenderlo a spada tratta - la interruppe Marina. L'altra alzò gli occhi al cielo.

- Anche se è vero - dovresti proprio smetterla di difenderlo in continuazione - su questo hai ragione. Orlando ha sempre voluto che non parlassi con i B, ma credo che in quell'occasione volesse solo fare in modo che mi infortunassi per costringermi ad abbandonare il gruppo – dissi.

- Ma per i B1 non è stato così, e adesso vogliono vendetta – disse Marina.

Guardai ancora fuori, immersa nei miei pensieri. Vendetta... Avevo usato spesso quella parola negli ultimi tempi, eppure adesso sembrava non avesse più lo stesso suono. Quasi come se, a furia di ripeterla, avesse perso il suo significato.

Vendetta. 

- Non credo sia vendetta. O almeno, non credo che sia vendetta nei miei confronti - presi a parlare, interrompendo la conversazione che le mie amiche avevano iniziato quando avevo deciso bene di assentarmi.

- Cosa intendi? - chiese Marina.

- Non è una vendetta per quello che ho fatto. C'è dell'altro. Forse io sono capitata lì solo per caso, e mi hanno dovuto cacciare perché non scoprissi delle cose. Perché non capissi cosa stavano architettando -

Ripensai a quello che mi aveva detto Sebastiano. La storia su Felix era al di là di qualsiasi immaginazione. La guerra storica tra Fenice e TCI era nata da lui, da ciò che aveva fatto.

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