XLVII. - La verità

344 51 65
                                    

– Dobbiamo parlare, ragazzina –

- Non c'è niente da dire, non è come pensi –

- Oh, e invece è esattamente come penso. Ti ho visto parlare con Buljat, e questo basta. Da quanto tempo va avanti questa storia? – la voce di Alessandro non ammetteva bugie.

- Non c'è nessuna storia. Ci siamo conosciuti qui durante le qualificazioni –

Lui scoppiò a ridere. 

– Sì, come no... Lui non fa le quali, ha quasi la mia stessa classifica –

Forse Ivan era anche più forte di quanto immaginassi, se aveva la stessa classifica di Alessandro.

- Lo so, ma era già qui quando sono arrivata. Tutti lo possono testimoniare – mentii.

Se nessuno ci aveva visti insieme, probabilmente Ivan era riuscito anche a coprire le tracce sulla sua presenza.

- Non sapevo fosse del TCI... – aggiunsi. Lui alzò gli occhi al cielo.

- E' la verità! – la mia voce si fece più ferma.

– Senti, te lo giuro, non vi avrei mai messo nei guai. So quanto mi odiate e l'unica cosa che volevo era combinare ancora più casini dopo quello dello spogliatoio.

Lui si è avvicinato senza dirmi di essere del TCI e con un nome falso, e io ero così felice che per una volta una persona non mi avesse riconosciuto che ho lasciato che mi parlasse –

- Cristo. Sei proprio un'ingenua... - disse lui, e per una volta non avevo la forza di ribattere. 

Era vero, ero stata proprio stupida. Sentii la rabbia pulsare nei miei pugni. Adesso cominciavo a capire come doveva essersi sentito Riccardo, perché aveva reagito così male quando ci eravamo parlati per la prima volta. 

Essermi avvicinata a lui e avergli detto che non sapevo assolutamente nulla della sua vita era stato al pari di un'offesa, era stato come tentare di ingannarlo ai suoi occhi. 

Era la stessa identica cosa che Ivan aveva fatto con me, solo che io lo avevo accolto a braccia aperte.

Questo non scusava Riccardo, non era stato corretto il suo comportamento, ma dopo quella serie di eventi potevo dire di aver capito il suo punto di vista.

– Cosa gli hai detto di noi? – Alessandro interruppe il mio flusso di pensieri.

- Non ho parlato di voi, non siete sempre al centro di ogni cosa –

Lui manteneva la rabbia a stento. 

– E' questo che non capisci! Noi - siamo - al centro - di ogni cosa! Soprattutto quando si tratta del TCI! Quindi qualsiasi cosa ti abbia detto per convincerti a parlare sul nostro conto, è finta -

- Come fai ad esserne certo? -

- Lo so perchè Buljat è il primo a voler distruggere la Fenice. Non ci ha mai sopportati –

- E se non fosse così? Se fosse solo una copertura? -

- Cristo, questo ti ha fottuto giù il cervello! – Alessandro urlò, sempre più nervoso.

Eravamo arrivati. Lui aprì la porta ed entrammo nel bungalow. L'aria calda della stanza ci avvolse.

- Nulla. Non ho mai accennato alla Fenice. Era il nostro... accordo – sibilai, dando risposta alla sua domanda. Lui mi fissò con il sangue negli occhi.

- So che non ci crederai, ma devi ascoltarmi. Il nostro incontro è stato casuale. Mi ero persa nel bosco del campeggio e lui mi ha trovato e riportato indietro.

La Fenice 1. Tennis. Misteri. Bugie.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora