XCIV. - È troppo difficile dire addio

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- No, no e no! Non esiste Beatrice, non insistere!

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- No, no e no! Non esiste Beatrice, non insistere!

Sebastiano e una delle sue scenate. A braccia incrociate, di fronte a me seduto ad uno dei tavolini del bar del subcardo, il preferito dagli allenatori, si girò, mostrandomi perfettamente il suo profilo, coperto leggermente dal cappellino bianco calcato sulla testa.

- Lo sai che quando fai così sembri proprio un bambino?

Si girò, deciso a reagire alla mia provocazione.

- Beatrice, non gioco in un torneo da almeno due anni. Non ne ho voglia. Non ho voglia e non ho tempo e non ho la testa per rimettermi a fare cose del genere. Davvero. Lo sai per te lo farei, ma proprio no. Non giocherò il doppio del Master Finale con te.

- Ma ti prego! Non capisci quanto è grave la situazione? Alessandro sta male, non può giocare! – sconsolata, con le mani giunte mi avvicinai ancora di più a lui. Il suo volto era infastidito.

- Tu mi hai sempre detto che non bisogna arrendersi, no? Che bisogna lottare fino all'ultimo e con tutti i mezzi a propria disposizione. Ti prego, Seba. Che ti costa? Sei l'unico mezzo che ho!

- Chiedi il qualcun altro.

- Sei tu l'unico qualcun altro! Claudia mi ha proposto di cedermi Riccardo, ma Marzio non le ha ancora risposto e se lui rinuncia a giocare con lei, rimarrebbe senza compagno.

- Gioca tu con Marzio, no?

- No! noi... Abbiamo avuto dei problemi. E poi lui in doppio fa schifo, mentre tu sei fortissimo. E visto che se partecipo con un istruttore o un professionista mi decurtano cinquanta punti, vorrei almeno vincerlo il torneo. Gli altri professionisti non ci sono, si stanno tutti preparando per il Challenger di Luglio. Sei la mia unica speranza.

Lui sbuffò, ma si vedeva che ci stava pensando.

- Beatrice, anche se accettassi, e non è detto che accetti, non credo sarebbe possibile.

- E perché?

- Perché io non sono un professionista. Lo sono stato, per un anno, tanto tempo fa – si fermò, e per un attimo avvertii che i suoi pensieri erano stati catturati da un ricordo lontano.

- ...Ma non lo sono più. Sono solo un tesserato, e per di più io rappresento il gruppo B. Non penso che potrei giocare con te.

- Ti ha detto qualcosa Cresci, vero? E' per questo che non sei più venuto a vedere le mie partite. Cosa ti ha detto?

- Non è il momento di parlarne, e calmati per favore. – rispose in difficoltà. Non aveva negato. Mi calmai a stento, non era quella la battaglia da combattere in quel momento.

- Seba, tutti se lo ricordano, anche se di quel solo anno da professionista, e lo sai. Puoi incolpare Cresci quanto vuoi...

- Sei tu che lo stai incolpando.

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