XIII. - Il nuovo volto

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La luce si fece più fioca, e mentre gli applausi e le urla continuavano, la piattaforma sotto di me riprese a muoversi. Era tutto finito. Guardai ancora davanti a me fino a quando le uniche persone che riuscii a vedere furono Barbara, Jade e i ragazzi che mi aiutavano a scendere dalla piattaforma.

Ero sconvolta. La gente intorno a me era su di giri e non ne capivo il perché.

Ritornammo di corsa nel covo. Quando entrai nella sala quelle mille persone ci investirono con urla e applausi. I costumisti, con i volti radiosi, brindavano; truccatori ed hair stylist si abbracciavano. Lo screen era acceso, ma non trasmetteva nulla. Era tutto nero. Era quello il piano di Jade, il famoso colpo di scena che avrebbe stregato tutti. La mia immagine era già volata via, lasciando solo uno schermo nero mezz'ora prima della conclusione del programma. In quel momento tutti si stavano chiedendo chi fossi, completamente sorpresi. Barbara corse ad abbracciarmi, era la prima volta che sorrideva da quando l'avevo conosciuta.

- Sei trend mondiale. Beatrice. Io... non ci credo. Hai superato i duemila commenti al secondo. E' un nuovo record! –

Feci un sorriso forzato, non avevo idea di che cosa stesse parlando. Mi lasciai cadere sulla sedia vicina. Non avevo fatto nulla, eppure mi sentivo esausta. E quello era solo l'inizio.

Il cocktail party dell'Opening era il primo evento esclusivo della stagione. Due erano le regole fondamentali: era solo su invito e soprattutto erano vietate foto e video della serata. Ecco perché di quella festa non si sapeva quasi nulla, tranne che se avevi ricevuto un invito potevi ritenerti una persona importante. Passò un'altra ora e mezza dalla fine dell'Opening, tra festeggiamenti e cambi d'abito, poi uscimmo dal quartier generale. Potevano passare millenni, ma la regola di dover arrivare in ritardo per farsi notare era sempre indiscussa.

Quando varcai la soglia dell'atrio della Casa insieme a Jade e Barbara, una folla si girò ad osservarmi come se qualcuno l'avesse ordinato. Ecco, ora tutti gli sguardi erano su di me e non erano coperti da un velo nero. Per fortuna il silenzio durò pochi attimi: un applauso fragoroso riempì la stanza e io nervosamente cominciai a dispensare sorrisi alla folla.

Mentre continuavo a salutare qualcosa di assurdo, di inspiegabile accadde. Sentii uno sguardo attirarmi, come una calamita. In fondo alla sala, sulla grande scalinata che portava al primo piano, tra le luci dorate, Riccardo mi stava guardando. Mi guardava fisso, elegante e bellissimo. Avrei continuato a guardarlo anch'io, se non fosse stato per la folla che cominciò ad accalcarsi attorno a me, interrompendo bruscamente quel momento di intimità fra noi che forse era solo nella mia testa.

- Sei bellissima! –

- Congratulazioni, è stata una delle cerimonie più belle che io abbia mai visto! –

Non riuscivo a respirare. Gente di cui ignoravo l'esistenza si avvicinava. Mi facevano complimenti, mi guardavano ammirati. Altri mi salutavano e sorridevano come se fossimo amici da anni. Io mi guardavo intorno intontita, ringraziavo, sorridevo. Jade sempre al mio fianco.

- Quell'abito era meraviglioso! –

- Tieni, questo è il mio numero. Se avessi bisogno di un agente... -

- Beatrice, dobbiamo andare – mi disse Jade. Sapevo a cosa si riferiva. Dovevo andare dai dirigenti, per salutarli e ringraziarli. Anche se l'identità degli scout che mi avevano scelto era ignota, i dirigenti simboleggiavano la loro presenza.

- Piacere di rivederti, hai un aspetto splendido – mi disse la Gehry. Kahn era accanto a lei e fece un ghigno che mi sembrò un mezzo sorriso, o forse speravo che lo fosse. Lo ringraziai e passai oltre. La bocca mi si era seccata. Salutai tutti i dirigenti, poi passai ad altra gente. In quelle due settimane Jade aveva già cominciato a firmare contratti importanti prima ancora che si sapesse la mia identità. Su una cosa Kahn aveva ragione: era davvero in gamba.

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